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Investimenti e speranza


Lo chiede la Croce Rossa alla comunità internazionale per aiutare i Paesi africani più poveri. Ascoltiamo il presidente Francesco Rocca. (sonoro)

Missing at the borders


È il nome del sito nato per dare voce alle famiglie dei migranti morti, dispersi o vittime di sparizione forzata nel viaggio verso l’Europa. La piattaforma raccoglierà le testimonianze video delle famiglie per dare un’identità alle vittime e per far conoscere la lotta che i loro congiunti stanno portando avanti per avere verità e giustizia.

 

Dal 2000 ad oggi ci sono state 35 mila vittime nel Mediterraneo. Nei primi tre mesi e mezzo del 2017 quasi 800 persone hanno perso la vita nella traversata. Nessuno sa con certezza quante siano le vittime lungo le rotte che dall’Africa sub-sahariana portano fino al Mediterraneo. Ogni anno dobbiamo assistere al macabro conteggio delle vittime, ma quando se ne parla ci si riferisce a loro soltanto come dei numeri, senza tener conto del fatto che sono innanzitutto esseri umani. Le loro individualità, le speranze e i sogni che li hanno portati ad intraprendere il viaggio migratorio vengono completamente ignorati e cancellati. E non si parla neanche della condizione in cui rimangono le loro famiglie.
Missing at the borders è un progetto promosso da attivisti e militanti di diversi reti antirazziste delle due rive del Mediterraneo. In particolare sostengono il progetto le reti italiane Milano senza Frontiere, Palermo senza Frontiere, Como senza Frontiere e Carovane Migranti; l’Association des Travailleurs Maghrébins de France (ATMF) e il progetto Alarm Phone di Watch The Med, costituito da reti di attivisti e rappresentanti della società civile in Europa e NordAfrica.

“Libero subito”


È il messaggio che viene lanciato a gran voce in queste ore per chiedere la scarcerazione immediata di Gabriele Del Grande, giornalista e documentarista, tenuto in stato di fermo in Turchia dal 9 aprile scorso e che ha intrapreso, per protesta, da ieri uno sciopero della fame. Le associazioni chiedono al governo italiano di alzare la voce contro l’esecutivo di Ankara.

Potere assoluto


Dopo la vittoria di misura del presidente turco Erdogan nel referendum costituzionale, l’opposizione continua a denunciare brogli e chiedere di ricontare le schede. Lo chiede anche l’Ocse. Da Istanbul il commento della freelance Serena Tarabini. (sonoro)

Ospiti indesiderati


La Turchia interrompe nel Paese le attività di quattro ong internazionali. Tra queste c’è l’italiana Cosv, il Coordinamento delle organizzazioni per il servizio volontario. Le autorità di Ankara hanno addotto ragioni di “sicurezza nazionale”.

I conti non tornano


Secondo la ong internazionale Oxfam, non tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo va ai Paesi poveri. Il servizio di Fabio Piccolino.

 

Non tutto l’aiuto pubblico allo sviluppo va ai Paesi poveri. E’ la denuncia di Oxfam, che in occasione della pubblicazione annuale dell’Ocse sull’aiuto pubblico allo sviluppo, rende noto che oltre il 10% delle risorse, oltre 15 miliardi di dollari, sono state impiegate all’interno degli Stati donatori per coprire le spese legate alla crisi migratoria invece che essere destinate alla lotta alla povertà e alle disuguaglianze nei Paesi più poveri. Secondo l’organizzazione, le risposte ai bisogni dei rifugiati non possono essere a discapito dei paesi in crisi e le risorse non possono essere usate come merce di scambio per rafforzare le misure di controllo delle frontiere per il contenimento dei flussi migratori.

Ancora non basta


Le esecuzioni capitali nel mondo sono diminuite di circa il 37% nel 2016 rispetto all’anno precedente. Lo rivela un rapporto di Amnesty International. Triste record per la Cina, in cima alla lista dei Paesi più sanguinari del mondo, seguita Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan. Gli Stati Uniti per la prima volta dal 2006 non sono tra i primi cinque Paesi, si trovano in settima posizione.

Un euro al giorno toglie la guerra di torno


È la proposta del movimento nonviolento per la pace in Siria. Il servizio di Fabio Piccolino.

Un euro per ogni giorno di guerra:  è l’iniziativa del Movimento Nonviolento contro il conflitto in Siria. Raccogliere fondi per finanziare la nonviolenza organizzata e preparare incontri pubblici e in rete, perché chi lavora per la pace può contare su risorse molto limitate. L’invito è quello di costruire proposte di pace ed alternative concrete alla guerra, come l’iniziativa “Un’altra difesa è possibile” per la nascita dei i Corpi Civili di Pace. “Nessuno dei conflitti  iniziati dal 1991 ad oggi – si legge nell’appello, –  ha risolto i problemi sul campo, che anzi sono stati tragicamente aggravati. Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Libia, Siria: i governi seguono la strada della guerra, ed aggiungono il terrorismo dall’alto al terrorismo dal basso”.

Acque agitate


Ko Lanta, November 2010

La Barriera Corallina australiana è in pericolo. Indagini aeree infatti dimostrano che è in atto uno sbiancamento senza precedenti dei coralli, dovuto al cambiamento climatico e all’innalzamento delle temperature. Secondo gli scienziati, il fenomeno interessa un’area di circa 1500 chilometri.

Gli esperti sostengono che ci sono poche possibilità di recuperare i coralli danneggiati. Il professor Terry Hughes della James Cook University, ha affermato che i governi devono urgentemente affrontare il cambiamento climatico per evitare che il processo continui.

Venti di guerra?


(Foto: TGCom24)

Le bombe di Trump in Siria, in risposta al raid con gas chimico attribuito ad Al Assad dei giorni scorsi che ha ucciso più di cento persone, fa restare il mondo col fiato sospeso. Le ong internazionali chiedono alle istituzioni risposte diplomatiche invece di una nuova escalation di violenza e terrore.