Archivi categoria: Società

Fare presto e bene


Non possiamo più aspettare. È l’appello al Governo del Forum Disuguaglianze e Diversità e della Rete dei Numeri Pari, perché bisogna sconfiggere non solo il Covid-19, ma anche la miseria e i problemi economici e sociali, mettendo subito in campo misure concrete ed efficaci per frenare lo scivolamento nella disperazione sociale e dare risposte a milioni di cittadini e cittadine in difficoltà.

Al posto di un tetto


La Federazione italiana organismi per le Persone senza dimora (Fiopsd), ha inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte per denunciare la situazione che vive questa fascia particolare della popolazione e per avanzare alcune proposte su come evitare la diffusione del contagio. Ascoltiamo Michele Ferraris, responsabile della comunicazione. (sonoro)

Al collasso


“Rischiamo di disperdere energie e risorse e di non esser efficaci nell’aiuto alle persone colpite da questa emergenza.” Questo l’allarme lanciato dal Forum Terzo Settore che sul coronavirus chiede con urgenza la convocazione della Cabina di Regia interministeriale, per raccordare i provvedimenti, coinvolgendo tutti gli enti che operano nella società senza essere pubblici, né imprese profit.

Scuole chiuse a luglio


Secondo la Ministra Azzolina non c’è alcun bisogno di prolungare le lezioni fino in estate. La didattica a distanza sta funzionando. Sono in arrivo risorse per l’acquisto di tablet, pc e per consentire alle scuole di navigare gratuitamente a banda ultra larga. Se alcuni studenti avranno bisogno di recuperare, si potrebbe ipotizzare una finestra dedicata a settembre.

Solidarietà alimentare


Previsti 400 milioni di euro da distribuire alle persone in maggiore difficoltà. Il ruolo centrale del Terzo Settore. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.

Il terzo settore è in prima linea nella gestione dell’emergenza coronavirus che sta mettendo a dura prova l’intero Paese non solo da un punto di vista sanitario, ma anche economico e sociale. Un primo segnale di sostegno è arrivato con l’ordinanza del Dipartimento della Protezione civile dello scorso 29 marzo che prevede 400 milioni di euro da destinare all’erogazione di buoni pasto e derrate alimentari alle persone più fragili ed ai nuclei familiari più esposti agli effetti economici dettati dall’emergenza, individuati dai servizi sociali comunali. Le risorse saranno gestite dai Comuni che potranno avvalersi di volontari ed operatori del terzo settore nella fase di acquisto e distribuzione dei beni.

“La strage degli innocenti”


E questa volta sono le persone più fragili, anziani o con disabilità, a cui è negato l’accesso alle cure. Muoiono a casa o nelle residenze socio-sanitarie. Oltre a loro chi li assiste, parenti o operatori, ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari. Forte la denuncia del Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba e Alleanza Cooperative Italiane.

La storia si capovolge. A distanza di circa duemila anni dalla prima “Strage degli Innocenti”, quando, secondo la confessione cattolica, il re della Giudea Erode ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, il bersaglio è opposto. Ora, gli innocenti del ventunesimo secolo, sono le persone più anziane e con disabilità, esposte senza alcuna difesa di fronte al virus Covid-19. È attraverso questo parallelismo storico che Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia denunciano con un comunicato stampa la negligenza nei confronti delle persone più deboli, cui in queste settimane è stata negata ogni forma elementare di prevenzione.

Costretti a pagare con la propria vita. “A queste persone – esordisce la nota – una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate”. Soprattutto all’interno delle Rsa –  residenze sanitarie assistenziali – si moltiplicano, giorno dopo giorno, le persone che non riescono a sopravvivere. Le strutture di assistenza si trasformano in luoghi di sofferenza. I degenti resistono, finché possono, senza poter essere ricoverati e tantomeno sottoposti a tampone. Emergono sempre più casi, sempre nuove storie. Uno stato di assedio che condanna le Rsa ad essere i nuovi focolai del virus.

Ancora più drammatica la situazione in Lombardia, dove oltre ai casi sospetti (ma non certificati), gli operatori si ammalano e sono costretti all’isolamento domiciliare, sono in difficoltà a reperire mascherine e sovracamici, devono far fronte ad istruzioni sanitarie che vengono aggiornate ogni giorno. “Le persone che li assistono – prosegue il comunicato – si tratti di parenti o di operatori sociosanitari, rimangono ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari per evitare di contagiare e di essere contagiati. Anche nella distribuzione “pubblica” dei DPI, infatti, sono state privilegiate, sinora, le strutture sanitarie rispetto a quelle sociosanitarie”.

E di questo passo le conseguenze rischiano di essere molto pesanti. Da una parziale indagine della Fp Cgil sul 40% delle strutture lombarde, risultano almeno 200 Rsa con infezioni da Covid-19. Tra questi, alcuni casi sono davvero emblematici. Nella casa di riposo “Sassi” di Gropello Cairoli (Pavia) hanno perso la vita 15 degenti e un’infermiera di 64 anni risultata positiva al coronavirus. Per gli anziani ospiti della Rsa i sintomi sono quelli riconducibili al Coronavirus anche se non si è potuta accertare la natura della malattia, non essendo stati eseguiti i tamponi. Alla Rsa “Borromea di Mombretto” (Milano) la maggior parte dei contagiati dal virus si trovava in una residenza per anziani, in cui sono stati dichiarati 43 decessi per il virus, anche se secondo i parenti sarebbero molti di più. Nella casa di riposo di Quinzano d’Oglio (Brescia) sono morte 33 persone. Ufficialmente solo una di queste è morta di Covid-19: la prima, a cui è stato fatto il tampone dopo il decesso in ospedale. Gli altri 32 ospiti sono morti nella struttura, perché non è stato possibile fare arrivare l’ambulanza.

Ormai è chiaro: oltre alla prima linea degli ospedali esiste anche il fronte delle strutture e dei servizi socio sanitari. Dalle case di riposo alle comunità per famiglie o persone in difficoltà, dai servizi domiciliari ai centri diurni. Necessitano di supporto affinché possa cessare questa nuova “Strage degli Innocenti”. Il comunicato firmato da Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane si conclude proprio con il seguente appello: “Forniamo subito agli enti gestori tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive. Permettiamo alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario. Non neghiamo a nessuno la speranza e la possibilità di poter guarire e vivere.”

di Pierluigi Lantieri

Aiuti concreti


Legambiente lancia sulla piattaforma di crowdfunding www.laboriusa.it, il progetto “100 Carrelli per Catania”, per contribuire ad alleviare il disagio che cresce a dismisura. Mentre il Governo assume importanti decisioni con politiche di welfare, ci sono piccoli gesti che possono nell’immediato offrire una boccata d’ossigeno.

Il nido del cuculo


“La lotta al coronavirus non può essere a discapito dei malati di mente”. Lo scrivono in una lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro della Sanità Roberto Speranza e ai presidenti delle Regioni, le associazioni che si occupano di salute mentale. L’emergenza ha messo in ginocchio i centri e i servizi che già erano ridotti al minimo e privi di risorse.

In Calabria stop alla riforma del welfare: l’ultimo episodio di una serie lunga vent’anni


Ci risiamo. La Regione Calabria blocca, ancora una volta, la riforma del welfare nel proprio territorio. Neanche il tempo di insediarsi che il nuovo Consiglio regionale, riunito per la prima volta dopo le elezioni del 26 gennaio, ha deciso la retromarcia sulla attuazione della Legge nazionale di riforma del settore Politiche Sociali risalente all’anno 2000. La denuncia arriva  direttamente dalla Conferenza Permanente incaricata in materia con una nota firmata da Gianni Pensabene, presidente Consulta del Terzo settore e da Franco Mundo, Presidente Consulta Autonomie Locali. “Con incredulità e preoccupazione – si legge nel comunicato – apprendiamo che nella prima seduta del Consiglio regionale della Calabria, dedicata secondo prassi consolidata allo svolgimento di aspetti formali e importanti, sia stato inserito e approvato un ordine del giorno che invita la Giunta regionale a predisporre apposito provvedimento di modifica o di revoca della delibera di Giunta regionale n.503 del 2019 con la conseguente sospensione della esecutività del regolamento regionale n.22/2019”.

Il percorso normativo per la riforma del welfare calabrese sembrava giunto a compimento nel novembre dello scorso anno, quando in extremis la Giunta, presieduta da Mario Oliviero, aveva deliberato positivamente prima della sua scandenza. Già allora, il provvedimento era maturato a seguito di un tortuoso iter legislativo. Del resto, la Calabria rimane ancora l’unica Regione italiana a non aver attuato la Legge nazionale di riferimento, la legge quadro n.328 del 2000, che riforma il sistema del welfare nazionale. E dopo vent’anni il nodo resta ingarbugliato. “Peraltro – proseguono Pensabene e Mundo – l’ordine del giorno non ha tenuto in alcuna considerazione il lungo lavoro svolto dalla Conferenza Permanente regionale sulle politiche sociali (Organismo rappresentativo delle Autonomie Locali e dei soggetti del Terzo Settore), istituita ai sensi della L.R. 23 del 2003, che nel 2019 ha approvato all’unanimità il Regolamento Attuativo che l’ordine del giorno indica di sospendere o revocare”.

Si tratta dunque di un vero e proprio cambio di direzione, già manifestato in precedenti occasioni. Un avviso in questo senso era già arrivato ad inizio mese quando la sezione calabrese dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni italiani, per mano del suo vicepresidente vicario Francesco Candia aveva fatto pervenire una nota alla neo governatrice Jole Santelli chiedendo l’immediata sospensione della riforma sulle politiche sociali. In quel caso lo stesso Pensabene, portavoce del Forum Terzo settore Calabria, aveva replicato avvertendo che sarebbe stata una catastrofe visto che diverse realtà del terzo settore calabrese si erano adeguate alle nuove disposizioni effettuando investimenti rilevanti. Anche per questo nuovo tentativo di stop all’iter legislativo Pensabene, insieme a Mundo, torna sull’argomento: “Siamo preoccupati per la possibilità che una decisione con carattere di retroattività possa dare origine a contenziosi tra la Regione e le realtà del Terzo Settore, che avevano già adeguato le proprie strutture e assunto nuove unità lavorative per come previsto dal Regolamento attuativo del D.G.R. sopra richiamato. È per tale motivo – proseguono – che chiediamo con forza alla Presidente della Giunta Regionale e all’Assessore al ramo, di avviare, anche con l’ausilio delle nuove tecnologie, una immediata interlocuzione con la Conferenza Permanente sulle Politiche Sociali, che secondo obbligo di legge è costituita dalla Consulta delle Autonomie Locali composta dai Sindaci dei comuni capofila di Ambito e dalla Consulta del Terzo Settore della Calabria”.

Peraltro questo nuovo episodio di un caso tutto calabrese, l’ultimo di una serie lunga vent’anni, si colloca in uno scenario di piena emergenza per l’intero Paese. Il Coronavirus sta lentamente annientando le difese del territorio nazionale e anche la Calabria potrebbe presto ritrovarsi in balia della crisi sanitaria. In un quadro del genere un sistema di welfare moderno e funzionale sarebbe un’arma potentissima, soprattutto a vantaggio della parte di popolazione calabrese meno abbiente e più a rischio. Lo ricordano anche Gianni Pensabene e Franco Mundo a margine della loro nota: “ci saremmo francamente aspettati che nel momento in cui il Paese è investito da una tragedia epocale nella quale soccombono le fasce più vulnerabili e fragili della popolazione, si fosse data precedenza assoluta a provvedimenti di salvaguardia di migliaia di anziani, disabili e altri utenti, ospitati anche nelle 404 realtà che fanno parte del Terzo Settore calabrese”.

di Pierluigi Lantieri

Aiuti indispensabili


In questa emergenza, il Terzo settore è rimasto e rimarrà al fianco dei cittadini e delle istituzioni svolgendo la sua opera preziosissima nella sanità, raccolta del sangue, trasporto dei malati, ma anche aiuti ad anziani, disabili e alle persone più fragili, accoglienza per i senza dimora,  minori e stranieri. Tutto questo non può più essere dato per scontato. Servono provvedimenti mirati. È l’appello del Forum del Terzo Settore.