Sport e cittadinanza. Il rapporto di ActionAid evidenzia le troppe disparità ancora esistenti tra minori italiani e stranieri. Ius soli e Ius Culturae sportivo, pur basandosi sull’idea di sport come strumento di inclusione, hanno finito per produrre ulteriori discriminazioni, aumentando la vulnerabilità dei minori senza cittadinanza.
“Il 10 marzo scorso la Figc, con un atto d’urgenza, ha stabilito per i minori provenienti dall’Ucraina la possibilità di essere tesserati nelle società dilettantistiche fino alla fine dell’attuale stagione sportiva. Si è trattato di un provvedimento che ha fatto seguito alle numerose iniziative messe in campo dal calcio italiano come segno di vicinanza concreta al popolo ucraino, così duramente colpito dal conflitto in atto. Tuttavia, l’eccezionalità dell’iniziativa ha messo ancor più in evidenza le disparità esistenti tra minori italiani e stranieri nell’accesso all’attività sportiva”: lo denuncia ActionAid nel suo nuovo rapporto “Sport e cittadinanza. Norme, pratiche e ostacoli”.
“Le regole dello sport, come quelle di qualsiasi altro ordinamento, possono connotarsi per essere inclusive o fautrici di nuove esclusioni e differenze. Nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi anni, il cammino è ancora lungo. Il mondo dello sport, professionistico e dilettantistico, insieme a quello dell’attivismo sociale, della politica e delle istituzioni ha il dovere di ragionare su tali questioni affrontandone le problematiche collegate. Lo sport non dovrebbe concedersi di perdere la sua partita più importante: essere il luogo dell’inclusione di tutte le persone. È necessario quindi garantire la possibilità di accedere alla pratica sportiva per tutti, indipendentemente da origine o status giuridico”, afferma Daniela Capalbo, Referente ActionAid per la Campania. Secondo ActionAid il cosiddetto Ius soli sportivo (legge 12/2016) e lo Ius Culturae sportivo (art.1 co. 369 della Legge di Bilancio 2018), pur basandosi sull’idea di sport come strumento di inclusione hanno finito per produrre ulteriori discriminazioni, amplificando la vulnerabilità dei giovani under 18 senza cittadinanza.
Lo Ius soli sportivo prevede che i minorenni che non sono cittadini italiani ma che risiedono regolarmente nel nostro territorio almeno dal compimento del decimo anno di età possano essere tesserati presso le società sportive con le stesse procedure previste per i cittadini italiani. Prima di questa legge, soltanto la Federazione italiana hockey e la Federazione pugilistica italiana avevano adottato disposizioni per equiparare gli atleti. La limitazione al compimento dei dieci anni determina però disparità di trattamento: è il caso, ad esempio, di un minore entrato sul territorio nazionale all’undicesimo o dodicesimo anno di età che si ritrova quindi escluso dai benefici della legge. Un’altra criticità è la questione della “residenza regolare”: anche se il testo non menziona espressamente di che tipo di residenza si tratti, l’aggettivo regolare sembra far riferimento proprio alla residenza anagrafica. Un tema particolarmente spinoso per gli stranieri, perché il suo possesso è legato principalmente alla titolarità del permesso di soggiorno.
Ad affiancare lo Ius soli sportivo e a coprirne parzialmente i limiti è intervenuto lo Ius culturae sportivo che stabilisce che i minori cittadini di paesi non appartenenti all’Unione Europea, anche non in regola con le norme relative all’ingresso e al soggiorno, possono essere tesserati purché siano iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe dell’ordinamento scolastico italiano. Tuttavia, lo Ius culturae sportivo continua a non essere applicato in tutta la sua portata dato che in molti casi ancora non si consente il tesseramento di figli di genitori irregolarmente presenti sul territorio italiano o che hanno difficoltà a ottenere il certificato di residenza anagrafica.
Hygge: una palestra innovativa per minori con disturbi neuromotori e relazionali
Alla scoperta di nuove abilità. A Rovato, nel bresciano, inaugurata Hygge, un’innovativa palestra per la riabilitazione integrata di bambini e ragazzi con disturbi neuromotori e psicorelazionali. La sua caratteristica è la presenza di spazi per l’arrampicata, la camminata, l’esplorazione e per la valutazione del corretto coordinamento dei gesti.
Sono queste le caratteristiche della nuova area riabilitativa del Centro “Spalenza – Don Gnocchi” di Rovato (BS), dedicata alla presa in carico integrata di bambini e ragazzi con disturbi neuromotori e psicorelazionali. Una innovativa palestra per la riabilitazione pediatrica, che ha l’angolo dell’arrampicata e quello della camminata, lo spazio per l’esplorazione e quello per la valutazione del corretto coordinamento dei gesti. Ciascun allestimento stimola l’esplorazione e l’espressione delle abilità sensori-motorie specifiche del bambino. Durante la seduta ciascun bambino viene seguito secondo un programma riabilitativo personalizzato, con l’elaborazione di un trattamento mirato alla rimodulazione integrata delle proprie abilità. Tutta la palestra è progettata per offrire ai piccoli pazienti un ambiente ludico e accogliente dove sentirsi a proprio agio e partecipare attivamente al percorso riabilitativo proposto dai terapisti.
Il dottor Maurizio Vincenzo Falso, medico fisiatra e responsabile del Servizio di Riabilitazione del Centro, spiega che «la palestra Hygge offre ai nostri terapisti dell’età evolutiva l’opportunità di lavorare in un ambiente accogliente e stimolante, che si adatta ad ogni esigenza psicomotoria e relazionale dei piccoli pazienti, sviluppando la loro creatività e trasformando la seduta fisioterapica in un momento divertente e quindi ancora più efficace dal punto di vista riabilitativo».
Lo staff della palestra Hygge è coordinato dalla fisioterapista Federica Mola e condotto dalle fisioterapiste dell’età evolutiva Lara Vanoli, Sara Bignotti e Rachele Cordioli. La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile da Poliortopedia Brescia, che ha donato la messa in opera e l’allestimento della palestra. Hygge vuole offrire alle famiglie e alle strutture ospedaliere della provincia di Brescia un Centro riabilitativo di riferimento per la presa in carico globale del bambino affetto da disabilità: l’intero staff clinico-riabilitativo della palestra collabora ed interagisce quotidianamente con figure trasversalmente coinvolte nella cura dei bambini come neuropsichiatri, ortopedici pediatrici, neurochirurghi e istituzioni scolastiche. All’attività riabilitativa della palestra, inoltre, è stata affiancata la presenza in struttura di un ambulatorio fisiatrico dell’età evolutiva e delle patologie dell’accrescimento e del rachide, convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale.
“Sportpertutti, non basta dirlo”: l’Uisp ricorda Gianmario Missaglia con un libro
“Sportpertutti, non basta dirlo”, è il titolo del libro con cui l’Uisp ricorda Gianmario Missaglia, a 20 anni dalla scomparsa. Il servizio di Elena Fiorani.
Il 1 maggio del 2002 se ne andava un precursore della cultura dello sport per tutti nel nostro Paese: Gianmario Missaglia è stato presidente nazionale Uisp dal 1986 al 1998, impegnato nella divulgazione, nella comunicazione, nelle reti sociali che, in prima persona, contribuì a costruire, dal Forum del terzo settore a Libera.
Fu Missaglia a guidare l’Uisp nel delicato passaggio dallo “sport popolare” allo “sport per tutti”, e a portare nel 1996 Vivicittà a Sarajevo, città martire della guerra nell’ex Jugoslavia. L’associazione dello sportpertutti lo ricorda con una pubblicazione che raccoglie quattro suoi libri e con una diretta Facebook, domenica 1 maggio, cui interverranno dirigenti del terzo settore, giornalisti, storici, insieme alla moglie e al figlio.
Svolta storica nel calcio femminile: le giocatrici di Serie A passano al professionismo
Trovati un lavoro. Da luglio le calciatrici di Serie A diventeranno le prime atlete professioniste nella storia dello sport italiano. Finora lo sport femminile italiano era inquadrato come dilettantistico. Con questo passaggio tutte le tesserate potranno godere di tutele e compensi.
Nel consiglio federale di martedì la Federazione calcistica italiana (FIGC) ha completato il passaggio al professionismo del movimento femminile. Dal primo luglio la Serie A — il massimo campionato nazionale — diventerà quindi un torneo professionistico a tutti gli effetti e si verrà a creare una vera e propria professione a norma di legge, quella di calciatrice. Per la prima volta nella storia dello sport italiano, ci saranno delle atlete professioniste.
Finora tutto lo sport femminile italiano operava fuori dal professionismo e il calcio era inquadrato come dilettantistico. Di conseguenza i compensi di giocatrici e dipendenti delle squadre venivano elargiti sotto forma di rimborsi e accordi privati. Inoltre, pur svolgendo di fatto un lavoro a tempo pieno, l’assenza di veri e propri contratti di lavoro non garantiva compensi previdenziali, tutele assicurative e contrattazioni collettive.
Con il passaggio al professionismo — consentito e agevolato dalla legge di bilancio votata due anni fa, ma rallentato dagli effetti della pandemia — tutele e compensi verranno ampliati a tutte le tesserate.
In Italia il riconoscimento del professionismo, ovvero la scelta di aderire o meno al settore professionistico e al Comitato olimpico, spetta alle singole federazioni sportive. Dopo il successo dei Mondiali in Francia del 2019, in cui la Nazionale femminile era arrivata ai quarti di finale, il presidente della FIGC Gabriele Gravina aveva detto di essere al lavoro ma di avere anche bisogno di tempo, dato che il professionismo richiedeva il raggiungimento di una sostenibilità economica diffusa tra squadre e campionati.
Negli ultimi anni l’ingresso dei club storicamente maschili nei campionati femminili italiani aveva aumentato notevolmente l’interesse del pubblico, soprattutto sulla Serie A, che nel tempo ha guadagnato nuovi sponsor e contratti televisivi. La FIGC, inoltre, finanzia il movimento con 3 milioni e mezzo di euro all’anno. Tuttavia, il campionato di Serie A è formato ancora da diverse piccole società che dovranno essere sostenute, almeno inizialmente, per reggere l’impatto dei nuovi costi.
Caso Peng Shuai: sospesi tutti gli eventi in Cina nel 2022
Caso aperto. L’organizzazione mondiale del tennis femminile sospenderà tutti gli appuntamenti previsti in Cina nel 2022 per spingere il governo di Pechino a indagare sulla vicenda della tennista Peng Shuai, che lo scorso novembre era scomparsa per tre settimane dopo aver rivolto accuse di violenze sessuali contro un importante politico cinese.
Dopo le accuse all’ex vicepremier Zhang Gaoli, Peng aveva smentito quanto detto in precedenza, in maniera però elusiva e poco convincente, e molti avevano sostenuto che ci fossero state forti pressioni del governo cinese. Il caso aveva generato un grande scandalo in Cina e all’estero. Steve Simon, l’amministratore delegato della WTA, ha detto che la sua organizzazione non tornerà in Cina fino a quando il governo cinese non avvierà indagini formali sulle accuse di Peng e non dimostrerà in modo «verificabile» che la tennista sia libera di parlare senza interferenze o intimidazioni.
Fondazione Maratona Alzheimer: al via programma di attività dedicato a sostegno e cura
Sostegno e cura. La Fondazione Maratona Alzheimer avvia un programma di attività dedicato alla ricerca e ai diritti delle persone affette da questa malattia. L’obiettivo è la realizzazione del progetto Caffè Alzheimer Diffuso, con una rete di associazioni sul territorio nazionale.
Da aprile fino a settembre prossimo, la Fondazione sarà impegnata a organizzare e promuovere iniziative, dalla formazione alla raccolta fondi per la cura e la ricerca, destinate a richiamare l’attenzione della società civile e dei decisori sul tema dei diritti delle persone con Alzheimer, in quella che dovrebbe essere la stagione delle riforme del Servizio Sanitario Nazionale secondo le strategie del PNRR. Tra le più attese, alla luce delle criticità che la pandemia ha evidenziato e dopo il prezzo pagato dalle persone con Alzheimer nei due anni di Covid, c’è la nuova gestione della non autosufficienza, una riforma non ulteriormente procrastinabile.
Per la Fondazione Maratona Alzheimer si tratta di ribadire quanto già espresso, a settembre 2021, con il lancio della Petizione nazionale per il diritto alla cura delle persone con l’Azheimer che è stata consegnata al Ministro per la Salute, Roberto Speranza, e che ha raccolto oltre 31mila firme. Con questo documento la Fondazione chiedeva fossero recepiti nel PNRR i nove punti ritenuti fondamentali per un nuovo assetto dei servizi destinati alle persone con Alzheimer che hanno necessità di cura e assistenza diverse e superiori, rispetto ad altre non autosufficienze, per le caratteristiche evolutive proprie della malattia.
Il nuovo programma della Fondazione si inaugura il 27 e 28 aprile, a Bertinoro, con due giorni di formazione e confronto dedicati al Caffè Alzheimer, un servizio gratuito e sussidiario che si inserisce nella rete dei servizi socio sanitari.
Il corso di formazione è la necessaria premessa alla realizzazione del progetto “Caffè Alzheimer Diffuso”, sostenuto dalla Fondazione Roche, per il quale la Fondazione Maratona Alzheimer, oltre ad assicurare un supporto economico in tre anni, ha promosso una rete di associazioni sul territorio nazionale, con particolare attenzione alle aree più svantaggiate. È grazie infatti alla Fondazione Maratona Alzheimer se si potranno organizzare i Caffè Alzheimer nei Comuni di S. Ginesio, nella provincia di Macerata, zona colpita dal terremoto nel 2016, di Pizzo Calabro e di Messina. Le associazioni che prenderanno parte al progetto del “Caffè Alzheimer Diffuso”, coordinate da Amici di Casa Insieme ODV, con l’impegno ulteriore della Fondazione Maratona Alzheimer, sono già diventate 20, dalle prime 13 iscritte. I primi caffè sono previsti all’inizio del mese di maggio. Il corso di formazione in presenza si svolgerà nella sede del CEUB, Centro Residenziale Universitario di Bertinoro. Si inizia il 27 aprile, dopo il saluto della sindaca Gessica Allegni alle 14, con un calendario di interventi dedicati di Stefano Montalti, Presidente Fondazione Maratona Alzheimer, del Dott. Andrea Fabbo, responsabile progetto Demenze Regionale; del Prof. Rabih Chattat, Università di Bologna e del Prof. Marco Trabucchi, Presidente della Associazione Italiana di Psicogeriatria.
Alle 16,50 la Fondazione Maratona Alzheimer presenterà il suo nuovo logo e alle 17.30 si svolgerà la lectio magistralis della Prof.ssa Laura Calzà. Direttrice della Fondazione IRET Onlus. Alle 18,15 la consegna a IRET dell’assegno di 15mila euro per le ricerche sulla prevenzione secondaria da parte della Rete per la ricerca che unisce Associazioni, Aziende, Fondazione Maratona Alzheimer e runner solidali.
Il 28 aprile, invece, si entrerà nel vivo dell’organizzazione e gestione dei Caffè Alzheimer. L’iniziativa consentirà ai partecipanti l’accredito di 9 Crediti formativi ECM per psicologi (in allegato il programma delle due giornate).
I primi appuntamenti del “Caffè Alzheimer diffuso” sono in calendario a partire dal mese di maggio e gli incontri si svolgeranno su tutto il territorio nazionale, dall’Emilia Romagna fino alla Calabria e alla Sicilia. L’obiettivo è quello di supportare le associazioni nell’organizzazione di un modello coordinato e condiviso di Caffè Alzheimer che consenta di aumentare il grado di consapevolezza del ruolo che questi incontri possono svolgere se inseriti, adeguatamente, nella rete dei servizi. Un progetto che è stato accolto con grande interesse dalle associazioni, soprattutto dopo il lungo periodo di sospensione delle attività a causa della pandemia. Un modello quindi che, oltre a garantire un maggior benessere al caregiver, colloca il paziente al centro di una cura che si fa personalizzata e che tiene conto delle reali condizioni del paziente e della sua famiglia.
La Fondazione è inoltre impegnata nello sviluppo di una rete di associazioni per il sostegno alla Cura Domiciliare e la Prevenzione, nella realizzazione del primo Centro studi e documentazione Alzheimer in Italia e conferma, per il prossimo settembre, la Mezza Maratona e la Marcia Alzheimer per i diritti a Cesenatico e la Maratona Alzheimer in 100 piazze dei borghi e delle città d’Italia. La Fondazione Maratona Alzheimer parteciperà ad Exposanità, in calendario a Bologna dall’11 al 13 maggio prossimi.
Skills4Sports: un futuro nello sport per i neet siciliani
Sportivi per professione. A Palermo parte il progetto Skills4Sports che interpreta lo sport come integrazione e apprendimento delle competenze professionali da spendere nel mercato del lavoro in sei paesi dell’area mediterranea. E’ rivolto a giovani dai 17 ai 30 anni della Sicilia e, in particolare ai neet.
Il progetto internazionale, portato avanti dal Ciss Ong e finanziato dal programma Eni Cbc Med, ha l’obiettivo di aumentare le opportunità di lavoro dei giovani Neet nel settore sportivo. Già dai prossimi mesi, si darà avvio alle formazioni, gratuite e specifiche, rivolte a ragazze e ragazzi tra i 17 e i 30 anni della Sicilia e, in particolare di Palermo. Le formazioni sono due e riguarderanno due gruppi di 30 giovani ma il numero si può considerare aperto.
Per accrescere le opportunità lavorative dei giovani nell’ambito dello sport è fondamentale, allo stesso tempo, individuare quali sono i requisiti che i datori di lavoro richiedono e che invece mancano. Per questo, dopo una mappatura, già messa a punto nei mesi scorsi, verranno avviati dei corsi di formazione per chi fosse interessato ad apprendere e rafforzare le proprie skills per il mondo dello sport. Una possibilità che, quindi, non riguarda soltanto i giovani, ma anche i datori di lavoro del settore sportivo che saranno coinvolti nella Strategic Alliance for Skills4Sports, un network che farà anche una lobby per influenzare le politiche e le azioni necessarie alla creazione di opportunità di lavoro nel prossimo futuro.
“Si tratta di un’idea innovativa ma, soprattutto, necessaria in un momento storico come quello che stiamo attraversando in quanto è efficace e concreto nella lotta alla disoccupazione e si prende cura delle richieste reali dei giovani presenti sul territorio – afferma la coordinatrice del progetto del Ciss Valentina Venditti -. Per competenze sportive intendiamo non solo quelle di tipo tecnico ma anche quelle che caratterizzano l’indotto che sono il marketing e l’attività di tipo promozionale. Presto si realizzerà anche una piattaforma aperta in più lingue a cui potranno accedere i giovani degli altri Paesi partecipanti. Per il momento siamo in una fase iniziale in cui stiamo attivando la formazione anche dei ragazzi con disabilità nell’ambito delle competenze digitali che possono essere utilizzate non solo nell’ambito sportivo. Stiamo anche avviando anche delle relazioni con alcune realtà lavorative dove questi giovani potranno fare dei tirocini. La cosa importante è la creazione di un network internazionale fruibile da tutti i giovani dell’area mediterranea interessata”.
“Il progetto fa molto di più – aggiunge il presidente del Ciss Sergio Cipolla – perché è in grado di espandersi e abbracciare tutta l’area del Mediterraneo coinvolgendo Paesi partner come Malta, Libano, Palestina, Spagna e Grecia. E’ un progetto dal respiro internazionale ed inclusivo che tenta un salto coraggioso e importante portando un miglioramento concreto per tutto il nostro territorio”.
Skills4Sports è un progetto che mira ad aumentare l’occupabilità dei neet dell’area mediterranea formando nuovi professionisti per il settore dello sport, riducendo la discrepanza di competenze e coinvolgendo le principali parti interessate nel processo. Il progetto rafforzerà, inoltre, la capacità istituzionale di almeno 160 tra rappresentanti di organizzazioni, Ong e autorità locali nel Mediterraneo attraverso seminari specializzati.
25 aprile: sport e memoria con la Corsa di Miguel
Sport e memoria. Il 25 aprile torna a Roma la Corsa di Miguel, giunta alla 23^ edizione. Il servizio di Elena Fiorani.
Arrivo nello Stadio Olimpico per la corsa che ricorda il maratoneta poeta argentino Miguel Sanchez, organizzata dal Club Atletico Centrale con la collaborazione dell’Uisp Roma. La manifestazione sarà all’insegna della Festa della Liberazione, ma anche della solidarietà. Infatti, uno dei simboli della giornata sarà la joelette, la carrozzina che permette di partecipare anche a persone con disabilità.
Si corre ancora una volta per la giustizia sociale, il rispetto dei diritti e la pace e i dieci chilometri della gara saranno dedicati ad altrettanti grandi campioni dello sport che hanno lottato per i diritti. Partenza alle 9 da Lungotevere Maresciallo Diaz e, dopo il tradizionale giro dei ponti, arrivo all’interno dello Stadio Olimpico, anche per i partecipanti alla Strantirazzismo di 3 chilometri, cui parteciperanno centinaia di studenti dei licei romani.
Il padel che include: in Spagna sempre più aperto alle persone con disabilità
Sport oltre ogni barriera. In Spagna il padel è sempre più aperto all’inclusione delle persone con disabilità. Infatti è uno sport agonistico federale da 7 anni e attualmente ci sono 86 giocatori, con un Circuito Nazionale gestito dalla Federazione Spagnola di Sport per Persone con Disabilità Fisiche che consiste in circa 15 prove annuali.
Uno sport per tutti. Uno sport inclusivo. Il padel, infatti, è noto per la sua trasversalità e negli ultimi anni sta crescendo in Italia l’interesse delle persone con disabilità di praticare questo sport. Già diversi club italiani stanno lavorando su questo fronte «Il nostro club è nato con l’intento di promuovere il padel in carrozzina tra le persone con disabilità fisiche, in modo che fosse un aiuto per lo sviluppo della loro autonomia e salute – le parole di Susana Rodriguez –. A oggi, oltre ad avere il numero 1 della Catalogna, sia femminile che maschile, stiamo organizzando la terza stagione della “Scuola di iniziazione e perfezionamento del padel in carrozzina”, la prima in Catalogna, aperta a chiunque voglia venire per imparare. Nel resto della Spagna stanno emergendo sempre più club di padel in carrozzina».
La settimana scorsa si è tenuto un Open Nazionale al Padelarium Gava, una delle tante competizioni presenti in terra iberica per promuovere l’inclusione: «In Spagna, il padel in carrozzina è uno sport agonistico federale da 7 anni e attualmente ci sono 86 giocatori – aggiunge Susana –. Abbiamo un “Circuito Nazionale di Pádel in Carrozzina” che è gestito dalla FEDDF (Federazione Spagnola di Sport per Persone con Disabilità Fisiche) e consiste in circa 15 prove annuali, un campionato di selezioni autonome e un campionato di Spagna. In Catalogna abbiamo la “Liga Catalana de Pàdel en Cadira”, gestita dalla FCEDF (Federazione Catalana di Sport per Persone con Disabilità Fisiche), e il “Circuit de Pàdel en Cadira” gestito dalla FCP (Federazione Catalana di Pàdel)». Il legame con l’Italia è forte, tanto che Marcela Ferrari, ct della Nazionale, è membro onorario del Club: «È un punto di riferimento per noi – conclude Susana – partecipa ai tornei inclusivi (ossia una coppia formata da un normodotato e un diversamente abile) e alle nostre attività, mette tantissimo entusiasmo in tutto ciò che fa».
Croce Rossa e Federazione pugilato sul ring solidale: firmato protocollo d’intesa
Guantoni solidali. Croce Rossa Italiana e Federazione pugilato hanno firmato un protocollo d’intesa per promuovere l’educazione alla sicurezza e alla salute intesa come benessere fisico e mentale. Previste attività di informazione e formazione su stili di vita sani, pratiche di primo soccorso ed educazione alla donazione di sangue, organi, tessuti e cellule.
Il pugilato Italiano, negli ultimi anni, ha intensificato le attività legate alla formazione in campo sportivo, etico e sanitario, avendo come obiettivo principale la professionalizzazione di tutti gli operatori della boxe e garantendo un valido e concreto supporto. Per tale motivo la federazione, con 60.000 tesserati e più di 1000 società sportive, ha voluto legarsi alla Cri che si subito messa a disposizione offrendo attività di informazione e formazione delle persone riguardo gli stili di vita sani (anche attraverso la promozione di una corretta alimentazione e dell’importanza dello sport), alle pratiche di primo soccorso e all’educazione dei cittadini alla donazione di sangue, organi, tessuti e cellule.
La collaborazione ha come focus diverse attività, da veicolare attraverso un piano di comunicazione arricchito con il supporto dei Campioni/Ambassador della Fpi. Tali attività sono ricomprese nel protocollo d’intesa e nell’accordo quadro siglati in occasione del Premio Giuliano Gemma & FPI Awards 2021, in cui il Presidente della Fpi Flavio D’Ambrosi e quello del Coni Giovanni Malagò hanno conferito al Presidente della Cri Francesco Rocca il Premio Speciale “Hug-Abbraccio” per l’Impegno Sociale. “Questo riconoscimento – commenta Rocca – è un grande onore che desidero condividere con i 150mila volontari della Croce Rossa Italiana. Lo sport veicola valori simili a quelli che i nostri operatori mettono in atto sul campo e la collaborazione con la Fpi non potrà che rafforzare questo binomio”. “Sono lieto ed onorato – la replica di D’Ambrosi – della partnership avviata con Croce Rossa perché il pugilato Italiano ha l’opportunità di operare al fianco di una delle realtà più straordinarie del nostro paese”.