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“Salute in cammino”: l’iniziativa in occasione del mese rosa fa tappa a Offida (Ap)


“Salute in cammino”

Sabato 8 ottobre l’iniziativa organizzata in occasione del mese rosa di prevenzione dei tumori femminili fa tappa a Offida, grazie all’organizzazione dell’Unione Sportiva Acli Marche. Sport e salute vanno a braccetto promuovendo il movimento come un vero e proprio rimedio naturale utile alla prevenzione.

Nell’ambito del progetto “Ricostruzione sportiva e Destinazione Benessere”, sabato 8 ottobre si svolgerà una camminata sportiva con partenza da Piazza Fratelli Cervi a Borgo Miriam di Offida alle 9,30. La manifestazione, a cui è possibile aderire gratuitamente, è promossa dal Comune di Offida, assessorato allo sport e dall’Unione Sportiva Acli Marche Aps.

“Vuoi fare attività fisica – dicono i promotori dell’iniziativa – e stare in compagnia e all’aria aperta? Ti invitiamo ad una iniziativa che promuove il movimento come un vero e proprio farmaco naturale. Invitiamo in particolare le donne di ogni età a partecipare ad un evento che viene realizzato a Ottobre, mese da sempre dedicato alla prevenzione dei tumori femminili. Sono circa 60.000 i nuovi casi di cancro al seno in Italia stimati per il 2022 che rappresentano il 45% di tutti i tumori nella donna. Occorre pertanto aderire alle varie campagne di prevenzione per contrastare l’insorgere di tale patologia come quella di incrementare le opportunità di svolgimento di attività fisica”.

Per poter partecipare occorre prenotare con un messaggio al numero 3939365509 indicando il proprio nome e cognome e la data della manifestazione entro il 6 ottobre, in quanto è previsto un tetto massimo di 50 persone che potranno essere presenti.

“Muoversi per sentirsi liberi”: 18 società sportive di Grosseto promuovono attività fisica e integrazione


Muoversi per sentirsi liberi

E’ il progetto che sostiene l’integrazione sociale dei ragazzi dai 5 ai 14 anni attraverso la pratica sportiva. 18 società sportive del territorio di Grosseto si sono rese disponibili ad accogliere i praticanti che potranno svolgere gratuitamente la loro attività preferita e a fornire loro il necessario per lo svolgimento di lezioni e allenamenti.

Come ogni anno importante è stato il coinvolgimento delle società sportive operanti sul territorio: ben 18 società hanno aderito al progetto rendendosi disponibili all’accoglienza dei ragazzi all’interno dei corsi da loro previsti, i ragazzi che usufruiranno del progetto potranno così praticare gratuitamente la loro attività sportiva preferita insieme ai loro coetanei e saranno supportati dalle società sportive che, in accordo con l’amministrazione, forniranno loro quanto necessario per lo svolgimento dell’attività stessa.

“Con questo progetto – affermano il sindaco di Grosseto Antonfrancesco Vivarelli Colonna e l’assessore al sociale Sara Minozzi – l’amministrazione conferma un impegno che tutti noi riteniamo fondamentale: accompagnare i nostri ragazzi in un percorso di crescita il più possibile ispirato ai valori dell’aggregazione, dello stare insieme e della socialità. In questo senso, l’impegno delle società sportive del nostro territorio, che sono pronte ad accogliere i giovani e alle quali diamo sostegno concreto, è davvero determinante. Con “Muoversi per sentirsi liberi” i ragazzi potranno incontrarsi, praticare sport e impegnare le loro giornate con le attività che preferiscono”.

Le famiglie interessate potranno ritirare il modulo per la domanda presso gli Uffici del Servizi Sociali del Comune di Grosseto in via degli Apostoli 11, dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle ore 12,30 – martedì e giovedì anche alle ore 15,00 alle ore 17,00 oppure scaricare il modulo.

Sport e inclusione dei rifugiati: al via il progetto CrosSport di Fondazione S.S. Lazio


Obiettivo inclusione

Al via il progetto CrosSport che vede impegnata la Fondazione S.S. Lazio 1900 nell’inclusione dei rifugiati. Nell’iniziativa, cofinanziata dalla Commissione europea, sono coinvolti anche Portogallo, Grecia e Spagna. L’obiettivo è ascoltare e capire i bisogni di ragazze e ragazzi per poi aiutarli a sentirsi parte integrante della società attraverso lo sport.

Cofinanziato dalla Commissione Europea, il progetto Crossport (Crossing the Boundaries through Sport) vede impegnate in prima linea Fondazione S.S. Lazio 1900, Iccs Europe (Centro internazionale per la sicurezza dello Sport), Iotc (International Olympic Truce Committe) e Fundacion Sevilla – rappresentative di quattro Paesi che toccano con mano quotidianamente la portata di questi flussi (Italia, Portogallo, Grecia e Spagna) – nel favorire attraverso la pratica degli sport l’integrazione sociale e l’accoglienza dell’altro.

Inoltre, attraverso una reale collaborazione tra le istituzioni, le organizzazioni sportive, le Fondazioni e le realtà associative di questi quattro Paesi, si creeranno le condizioni per rendere i rifugiati non degli esseri umani da compatire, ma veri protagonisti del nuovo percorso di vita davanti a loro. Il progetto durerà 18 mesi e ci sarà un proficuo interscambio di esperienze tra le quattro realtà coinvolte.

«Questo è il vero ruolo dello sport che sa creare veri legami sociali. Come Lazio, movimento polisportivo a capo dell’Emca – European Multisport club Association – possiamo garantire attraverso le nostre oltre 80 discipline sportive la massima realizzazione dei talenti specifici, peculiari e irreplicabili di ogni rifugiato, che potrà scegliere lo sport che più lo fa sentire a proprio agio ed esprimere», spiega la presidente della Fondazione S.S. Lazio 1900 Gabriella Bascelli . «Sarà per noi l’occasione giusta per metterci in una umile posizione di reale ascolto e capire i bisogni di queste ragazze e ragazzi, far decidere loro il proprio destino, per poi aiutarli tramite lo sport a sentirsi parte integrante della nostra Italia e della nostra Europa».

Per la Fondazione S.S. Lazio 1900, anche l’attrice Anna Foglietta, concretamente impegnata con una sua onlus sul tema – ha deciso di essere testimonial del progetto: «Crossport merita attenzione e rispetto perché ascolta il punto di vista di questi ragazzi e parla di integrazione tramite lo sport, che è l’unico grande veicolo che si può utilizzare per dare opportunità».

Qatar 2022 e diritti umani: le divise “di denuncia” dello sponsor tecnico della nazionale danese


Colori di protesta

Due maglie monocromatiche dal colore inequivocabile: rosso e nero. Lo sponsor tecnico della nazionale di calcio danese lancia divise “di denuncia” per prendere posizione sul fronte del rispetto dei diritti umani in Qatar in vista dei Mondiali di calcio. “Non vogliamo essere visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone”, affermano.

Si potrebbe pensare anche a un’operazione con finalità non del tutto disinteressate da parte dell’azienda, ma le dichiarazioni sono nette: “Non vogliamo essere visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone. Sosteniamo la nazionale danese fino in fondo, ma questo – evidenzia sui social lo sponsor tecnico – non significa sostenere il Qatar come nazione ospitante. Crediamo che lo sport debba unire le persone. E quando non lo fa, vogliamo dirlo”.

Altrettanto ferma la risposta dell’organizzazione del Mondiale, al via il 20 novembre: “Contestiamo l’affermazione fatta dallo sponsor tecnico sul fatto che questo torneo sia costato la vita a migliaia di persone – la replica del Comitato Supremo del Qatar per la delivery e la legacy -. Inoltre rigettiamo la banalizzazione del nostro sincero impegno a proteggere la salute e la sicurezza di 30mila lavoratori che hanno costruito gli stadi del Mondiale e contribuito ad altri progetti legati al torneo”.

Maria Sole Ferrieri Caputi sarà la prima arbitra in Serie A: domenica alle 15 dirigerà Sassuolo – Salernitana


 

 

Qui si fa la storia

Maria Sole Ferrieri Caputi sarà la prima arbitra in Serie A. Scenderà in campo domenica alle 15 per Sassuolo – Salernitana. Il servizio è di Elena Fiorani.

Anche gli stadi italiani hanno un tetto di cristallo che finalmente verrà infranto: dopo la presentazione estiva dei ruoli arbitrali a Coverciano in vista della nuova stagione sportiva, si aspettava solo il debutto in campo, che avverrà domenica al Mapei Stadium.

La prima direttrice di gara donna della Serie A, laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e in Sociologia, ha diretto quasi centocinquanta partite in carriera, partendo dalla Serie D, mentre con la massima serie si è incrociata in Coppa Italia.

Inoltre, è stata da poco inserita nel gruppo dei direttori di gara del Mondiale Under 17 femminile in programma in India a partire dall’11 ottobre. Un primo passo verso la normalità anche per i campi di calcio italiani, tradizionalmente permeati di machismo e maschilismo.

Iran, la scelta di campo dei calciatori della Nazionale: il gesto a sostegno delle donne


 

Scelta di campo

Dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi i calciatori della Nazionale iraniana di calcio hanno deciso di appoggiare la protesta delle donne del loro Paese con un gesto simbolico di grande impatto: prima dell’amichevole con il Senegal hanno coperto con dei giubbotti neri le proprie maglie durante l’esecuzione dell’inno.

Si allargano a macchia d’olio le proteste, in Iran e fuori dai confini, dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi. Anche il mondo dello sport ha scelto di non restare in silenzio. Un gesto di aperta solidarietà verso le donne che protestano dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi.

La partita è finita 1-1, con un gol di Sardar Azmoun, il più forte calciatore iraniano, che è stato il più esplicito nel prendere posizione con i post pubblicati sul suo profilo Instagram. L’attaccante del Bayer Leverkusen ha scritto: “Non posso più tacere. La punizione può essere che mi escludano dalla squadra, ma è un piccolo prezzo da pagare, un sacrificio – ha sottolineato – che farei anche per una sola ciocca di capelli di una donna iraniana. Vergognatevi per la facilità con cui uccidete le persone. Lunga vita alle donne iraniane”, la conclusione eloquente del suo intervento social.

Mobilità sostenibile: un’app premia i dipendenti che utilizzano la bici nel tragitto casa-lavoro


 

Un premio per chi pedala

A Castello di Godego, Treviso, un’azienda ha creato un’app per i dipendenti con cui certificare l’utilizzo della bici nel tragitto casa-lavoro: Con i punti raccolti si potranno ottenere crediti da utilizzare per l’acquisto di buoni regalo. L’obiettivo è ridurre traffico e inquinamento, valorizzando i percorsi in bici e a piedi.

I lavoratori che si recheranno in azienda utilizzando la bicicletta o condividendo una stessa automobile potranno certificare le loro scelte “green” attraverso una apposita app e ottenere crediti da utilizzare per l’acquisto di buoni regalo.

E’ l’iniziativa assunta dal gruppo Breton, di Castello di Godego (Treviso), specializzato nella progettazione e produzione di macchine e impianti industriali per la lavorazione di pietra naturale, ceramica e metalli.

Questo, viene spiegato dalla direzione delle risorse umane, “per promuovere sinergie tra persone e luoghi, riducendo il traffico e di conseguenza l’inquinamento e valorizzando al contempo anche i percorsi in bici e a piedi, considerando che la maggior parte dei collaboratori risiede in un raggio medio di 10-15 km”.

A beneficiare del servizio finanziato da Breton saranno in particolare i circa 900 dipendenti operativi nel quartier generale di Castello di Godego e nella sede dell’azienda controllata Lapitec, di Vedelago (Treviso). Per ogni tratta casa-lavoro certificata in bici, a piedi, o in carpooling, per un massimo di due tratte al giorno, i dipendenti otterranno 50 centesimi tramite cashback.

Sport, donne e cinema: a Venezia la 5^ edizione del Festival “Endorfine Rosa Shocking”


Endorfine Rosa Shocking

A Venezia la 5^ edizione del Festival cinematografico che celebra le donne nello sport. Fino al 30 settembre il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti in cui lo sport apre finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza domestica ai cambiamenti climatici, dal disagio sociale allo sfruttamento dei bambini.

Protagonisti saranno i film e le donne nello sport, come già ci anticipa il bellissimo trailer del Festival realizzato dal regista Mimmo Verdesca, già autore di un altro ritratto al femminile, Alida, il documentario dedicato all’indimenticabile Alida Valli per il suo centenario (2020). Durante il 5° Endorfine Rosa Shocking il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti – soprattutto provenienti da Paesi remoti, ambientate in angoli di mondo insoliti – che ci raccontano in che modo il tenace animo femminile riesca sempre a rispondere ad ogni avversità esprimendosi pienamente attraverso il potentissimo linguaggio universale dello sport. Ogni disciplina – dalle più note a quelle più disparate – è infatti in grado di agire, a livello chimico, su ognuno di noi: le endorfine – come recita il nome del Festival – sono infatti quelle sostanze prodotte dal cervello, classificate come neurotrasmettitori. Una volta rilasciate possono aiutare ad alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di sana euforia e benessere.

Si tratta di dieci gemme – fuori dai circuiti di massa – che qui vengono proposte al pubblico come una preziosa testimonianza artistica in cui lo sport diventa un pretesto per aprire finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza sulle donne tra le mura domestiche o nello spogliatoio ai cambiamenti climatici, dall’inquinamento al disagio sociale, dalla guerra allo sfruttamento dei bambini, dalla disabilità alle minoranze etniche, dalla forza delle tradizioni culturali alle rigide società patriarcali.

Il tema sportivo è declinato in cinque serate a tema:  Sport e Tradizione (lunedì 26 settembre), Sport e Amicizia (martedì 27 settembre), Sport e Patriarchie (mercoledì 28 settembre), Sport e Identità (giovedì 29 settembre) e Sport e Perdita (venerdì 30 settembre). Ogni serata prevede la proiezione di due film, un lungometraggio e un cortometraggio, alle 17.30 con una replica alle 20.00, seguiti da una discussione-confronto con i registi.

Sono le donne – non per forza famose o professioniste, ma senza dubbio atlete nello sport più difficile, quello della vita – e le loro storie davvero uniche ad essere al centro di ogni titolo: dalla ragazza indigena canadese che vuole diventare una campionessa di snowboard e soffre per l’inevitabile allontanamento dalla sua tradizione culturale (Precious Leader Woman di Cassie De Colling), alle peripezie della nazionale femminile iraniana di calcio a cinque che si aggiudica la finale degli Asian Games in Malesia e deve riuscire a uscire dal Paese nonostante il capitano non abbia il permesso firmato del marito per farlo (Cold Sweat di Soheil Beiraghi); dalla storia della due donne che per prime attraversano sugli sci la Haute Route non-stop da Chamonix a Zermatt (The Traverse di Ben Tibbetts e Jake Holland) allo sguardo intimo su come il surf cambia la vita di una ragazza dello Sri Lanka (We Are Lile Waves di Jordyn Romero).

E poi ancora altre storie unite dal filo rosso dello sport come forza e sprone per combattere le convenzioni e scintilla di consapevolezza e crescita: dall’adolescente cresciuta in mezzo ai valori della cultura tradizionale a cui appartiene che sogna di diventare una nuotatrice professionista (Kanya di Apoorva Satish ) alla forza da guerriere di due amiche che si allenano in vista di una gara di scherma (Malek Means Angel di Lea Hjort Mathiesen); dalla nuova passione, il nuoto nella natura, di una transgender che, reinterpretando la scienza, riesce a sconfiggere le regole (Eden di Charlie Bush) alle prime campionesse femminili mondiali di Hip Hop, due amiche legatissime al mondo della danza (Martha&Niki di Tora Mårtens); dalla storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut (Campo di Shatila), a Roma e a New York, sfidando stereotipi e discriminazioni di genere e sociali (Sisterhood di Domiziana De Fulvio) alle vicende di un’atleta professionista e guida alpina, inizia a mettere in discussione tutti gli aspetti della sua vita in montagna (Not Alone di Heather Mosher).