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Campioni di solidarietà


Sono 164 i calciatori, tra cui Chiellini e Dybala, che hanno aderito al Common Goal Fund, progetto europeo attraverso cui gli atleti destinano almeno l’1% del loro ingaggio a progetti sociali promossi da organizzazioni non profit. L’iniziativa intende usare il gioco del calcio come leva per promuovere un cambiamento nei paesi in via di sviluppo, concentrandosi sui più giovani.

“Common Goal” è il nome dell’iniziativa che ha preso il via ad agosto 2017 con il contributo fondamentale della star del Manchester United Juan Mata, forte della convinzione che il calcio, in quanto fenomeno mondiale senza età né confini, può avere un impatto notevole sulle vite degli altri ed essere veicolo dei cambiamenti sociali di cui abbiamo più bisogno. Mata ha invitato i suoi “colleghi” a destinare almeno l’1% del proprio stipendio a un fondo, il Common Goal Fund, a supporto di organizzazioni non profit in prima linea nel perseguimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.

Sono ben 164 gli atleti tra calciatori, calciatrici e allenatori da tutta Europa che hanno aderito all’iniziativa. In Italia le adesioni sono coordinate e gestite da Fondazione Italia Sociale attraverso Fondazione Donor Italia, che ha registrato a luglio l’adesione dell’attaccante della Juventus Paulo Dybala e di alcune giovani stelle di prestigiosi club di serie A. Tra queste, la 24enne attaccante del Sassuolo Claudia Ferrato, la coetanea calciatrice della Roma Allison Swaby, la ventottenne centrocampista della Juventus Sofie Pedersen e Dominika Čonč, centrocampista del Milan classe 1993. Primo italiano ad accogliere entusiasticamente l’iniziativa Giorgio Chiellini che si è unito al “team” del Common Goal già nel 2017.

La stagione del benessere


Prenderà il via lunedì prossimo a Chivasso la terza  edizione dell’iniziativa che promuove la salute psicofisica attraverso l’attività sportiva e l’alimentazione. Il servizio di Elena Fiorani.
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L’edizione di quest’anno sarebbe dovuta partire lo scorso 18 aprile ma l’emergenza sanitaria dovuta all’epidemia Covid-19 ha costretto a posticipare l’iniziativa che si apre lunedì e andrà avanti fino a domenica 18 ottobre. Gli appuntamenti in programma, organizzati da diverse associazioni del territorio, si svolgeranno nel rispetto di tutte le normative anti contagio, come l’utilizzo della mascherina ed il distanziamento sociale.

Saranno incentivate le camminate e il trekking, il nuoto, il volley, il pattinaggio artistico, l’uso della bicicletta e l’alimentazione corretta. Dopo mesi di lockdown in cui tutti siamo stati costretti a stare fermi e interrompere l’attività fisica, questa edizione della Stagione del benessere assume un valore particolare perché sottolinea l’importanza di rimanere attivi, anche in forma moderata, in momenti complessi come questo.

Un premio per il comune più green


È stato prorogato al 31 ottobre il termine per la presentazione delle candidature all’urban award, il premio per i comuni che investono in progetti legati alla bici e alla mobilità sostenibile. In tempi di pandemia la bicicletta, infatti, è il mezzo ideale per spostarsi. Proprio per promuoverne sempre più l’uso il comune vincitore riceverà un parco bici composto da circa 30 mezzi. La premiazione si terrà il 18 novembre.

Urban Award è il premio ideato da Viagginbici.com e organizzato con Anci. È il momento della mobilità sostenibile. Ora più che mai. La pandemia e il conseguente distanziamento sociale hanno avuto un forte impatto sui trasporti, con traffico sempre più intenso e mezzi pubblici ad accesso contingentato. Pratica, ecologica e alla portata di tutti la bicicletta diventa il mezzo ideale per spostarsi.

L’obiettivo di premiare i Comuni che investono in progetti legati alla bicicletta e
alla mobilità sostenibile. Urban Award vuole far conoscere tutte le soluzioni che le amministrazioni stanno programmando o realizzando per consentire ai cittadini e ai turisti di incrementare l’utilizzo di biciclette e trasporti integrati per i propri spostamenti. Il Premio prenderà in considerazione i progetti appena approvati o in essere delle amministrazioni pubbliche.

Verranno valutate anche le attività di comunicazione e sensibilizzazione attuate dai Comuni attraverso eventi e iniziative volte a promuovere l’uso della mobilità integrata, come bici e mezzi pubblici oppure incentivazione all’utilizzo della mobilità dolce anche integrata con il trasporto pubblico locale per una riduzione dell’uso dell’auto privata.

E io mi alleno in piazza


E’ la scelta della società di volley PlayAsti, i cui allenamenti oggi si terranno in piazza San Secondo, per la indisponibilità delle palestre cittadine. Dopo l’emanazione dei protocolli per la sanificazione dei locali scolastici, palestre comprese, ai quali gestori e società sportive debbono attenersi, il percorso si è inceppato nei rimpalli di responsabilità, lasciando i giovani atleti senza spazi.

Alle pallavoliste potrebbero unirsi anche i giovani cestisti con la Scuola Basket Asti a condividere ed aderire la campagna. «E’ caduto un meteorite – spiega il direttore sportivo Beppe Basso – come peraltro era stato previsto da un post di Mauro Berruto pubblicato a fine luglio e diventato virale. Il frutto di un contorto meccanismo politico e da un
tam-tam di responsabilità che sta costringendo tanti giovani, non solo ad Asti, all’inattività quasi totale». A luglio dal Governo il decreto che regolava l’apertura delle palestre scolastiche specificando che «le competenze degli enti locali nella concessione delle palestre e di altri afferenti alle istituzioni scolastiche di competenza».

Nel frattempo venivano emanati i protocolli per la sanificazione dei locali scolastici (palestre comprese), ai quali gestori e società sportive debbono attenersi. «Tutti i dirigenti hanno contattato aziende specializzate, comprato sanificatori e materiali per l’igienizzazione. Noi siamo pronti a partire» precisano le pallavoliste. Qui la macchina si è inceppata: Comune e Provincia attendono l’approvazione dei dirigenti scolastici, questi ultimi attendono il via
libera dal consiglio d’istituto. «Il risultato è che sono trascorsi tre mesi e nessuno ha ancora autorizzato l’apertura nonostante il forte interessamento delle istituzioni, col sindaco Maurizio Rasero, e soprattutto nonostante la normativa sia molto chiara e consenta l’utilizzo in orario extra-scolastico» aggiungono dalla PlayAsti.

Ad Asti, a pochi giorni dalla pubblicazione dei calendari di volley, la Play Asti rischia di non potersi iscrivere: solo il Palagerbi è stato concesso dal Comune, ma nove ore settimanali per 300 atlete non sono sufficienti a garantire la sopravvivenza della società. L’elenco delle palestra attualmente chiuse vede: Liceo Vercelli e Giobert (in capo alla Provincia), Baussano e Brofferio (del Comune) e le ore delle poche palestre utilizzabili (Rio Crosio, Jona e via Dalla Chiesa) non sono state distribuite equamente tra i diversi sodalizi. Peraltro PlayAsti ha già rinunciato ad ospitare al PalaGerbi le gare interne della prima squadra nella B2 nazionale.

Sotto canestro non va meglio. «Metà dei nostri tesserati si allena all’aperto, compresi i piccoli del mini basket» ammette Paola Prunotto, presidente della Sba. La società a cui fanno riferimento circa 450 tesserati attualmente ha a disposizione qualche ora nei palazzetti di corso Alba e via Gerbi. «Ce le spartiamo con la pallavolo, ma stiamo parlando di poche ore a fronte di 22 squadre che debbono sostenere allenamenti. All’aperto abbiamo invece a disposizione l’area della Mazzarello. La situazione la definirei imbarazzante a livello di impiantistica: l’attualità ha aggravato una nota e grave criticità. L’auspicio è che dalla prossima settimana qualche porta si possa aprire altrimenti è la fine» conclude la numero uno del sodalizio di basket.

In gioco per il futuro


Ha preso il via a Napoli, sullo storico campo di calcio all’interno del Real Albergo dei Poveri, l’iniziativa gratuita che, attraverso la pratica sportiva e le attività laboratoriali, permetterà a giovani tra i 14 e i 18 anni di scoprire le proprie capacità e i propri talenti, sviluppare relazioni positive e acquisire strumenti e competenze per facilitare il loro inserimento lavorativo.

Capofila l’associazione Fhenix con il sostegno di UniCredit e di Fondazione Milan: l’obiettivo è il sostegno sociale e culturale della città attraverso l’arricchimento dell’esperienza sportiva offerta nel centro Kodokan Napoli ai giovani del quartiere, di età compresa tra i 14 e i 18 anni con la possibilità di accedere anche ai nuovi laboratori di fotografia e di orientamento al lavoro, con stage nelle aziende.

Il progetto coinvolge altri partner sul territorio per l’individuazione dei ragazzi: i Servizi Sociali territoriali Municipalità I-II-III-VIII del Comune di Napoli, l’Associazione Sportiva Dilettantistica Spartak San Gennaro, l’Associazione S. Camillo onlus.

Sei razzista? Non gareggi


Quinn Simmons, americano campione juniores di ciclismo, è stato sospeso dalla sua squadra, la Trek-Segafredo, per un tweet razzista. “Ha rilasciato dichiarazioni che riteniamo divisive,  incendiarie e dannose per la squadra”, ha motivato la decisione la società del diciannovenne, che era stato coinvolto in polemiche a sfondo razziale già in passato, ma stavolta la società ha deciso di prendere le distanze.

Dopo il primo dibattito tv per le elezioni presidenziali Usa tra Trump e Biden, Simmons aveva risposto in maniera provocatoria alla giornalista belga José Been. Lei aveva invitato i sostenitori di Trump a non seguirla più su Twitter, Simmons le aveva risposto postando “bye” accompagnato da una manina nera, emoticon che in simili circostanze assume un significato razzista. Un saluto che ora gli potrebbe costare caro.

La risposta di Simmons ha infatti scatenato una tempesta sui social media, travolgendo ulteriormente il marchio Trek, già in difficoltà. Trek-Segafredo aveva subito denunciato su Twitter il commento di Simmons: “Il razzismo è inaccettabile”. Quindi è arrivata la nota del team: “Trek-Segafredo è un’organizzazione che valorizza l’inclusione e sostiene la diversità ed equità per tutti gli atleti. Pur sostenendo il diritto alla libertà di opinione, riteniamo le persone responsabili delle loro parole e azioni”. Come nel caso di Simmons. ” Il team e i suoi partner lavoreranno insieme per decidere come andare avanti e terranno informati i fan e il pubblico sulle decisioni prese in merito”.

Non è la prima volta che Simmons viene coinvolto in polemiche a sfondo razziale. Settimane fa, dopo le proteste esplose negli Stati Uniti per la morte di George Floyd, ucciso dalla polizia, il pro americano Cory Williams, aveva pubblicato pesanti post su Instagram sulle discriminazioni subite per il colore della pelle. “Ho lottato nella mia carriera – aveva scritto Williams – Sono diventato uno dei migliori ciclisti americani, anche il migliore della mia età. Sono stato campione nazionale e ho vinto una gara a tappe in generale, sono stato maglia verde, ho vinto oltre 20 campionati statali e sono stato tra i primi 20 nelle gare nazionali su strada da junior e non sono mai stato convocato nella squadra nazionale “. Simmons aveva risposto a Williams tramite messaggio diretto, dicendo che semplicemente non era abbastanza veloce.

E quando Williams aveva condiviso il suo messaggio con i suoi 85.000 follower su Instagram, Simmons si era scusato, affermando che stava difendendo Billy Innes, il capo di Usa Cycling per i programmi giovanili, senza mettere in dubbio le capacità di Williams. Troppo tardi, comunque, per fermare le polemiche.

Caccia alla plastica


Domenica a Napoli un’iniziativa, promossa da diverse associazioni, che lega sport e ambiente all’insegna della tutela del mare. Il servizio di Elena Fiorani.

“Caccia Alla Plastica – Swimming Edition” sarà un misto tra nuoto in acque libere, apnea e caccia ai rifiuti. Il Lungomare liberato del capoluogo campano diventerà la sede di una sfida sportiva a chi recupera  più plastica. Un membro della squadra dovrà completare il percorso di 2  km a nuoto nelle acque libere antistanti il lungomare ed altri tre si occuperanno di raccogliere la plastica, non solo in acqua ma anche sulla linea di costa limitrofa al campo di gara.

Ogni 100 grammi raccolti verranno scalati dei secondi dai tempi dei nuotatori, così i partecipanti saranno uniti nello sforzo di proteggere l’ambiente marino. Obiettivo dell’iniziativa è sensibilizzare la cittadinanza e,attraverso il gemellaggio sport e ambiente, promuovere l’acquisto di prodotti  sostenibili e la raccolta differenziata dei rifiuti

“Ability in disability”


Riparte oggi a Catania il progetto per l’inclusione rivolto a bambini e ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico. Giunto alla terza stagione propone lezioni di basket, scherma e aikido a giovanissimi dai 5 ai 17 anni, al fianco di istruttori specializzati in disturbi dello sviluppo. L’obiettivo è dare a tutti i partecipanti la possibilità di inserirsi socialmente.

Seguiti da quattro tutor (istruttori specializzati in disturbi dello sviluppo), i bambini e i ragazzi, seguono, nelle stesse ore di corso dei ragazzi del Cas (Centro addestramento sportivo del Cus), le lezioni di tre sport diversi: basket (dai 5 agli 8 anni), scherma (dai 9 ai 10 anni), aikido (dai 15 ai 17 anni).

“Sport e inclusione sociale – spiega il presidente del Cus Luigi Mazzone – sono capisaldi della mission, anche etica, che il consiglio da me presieduto vuole perseguire in ogni suo atto. Sport ability in disability è un progetto che abbiamo in tal senso sempre considerato prioritario. Prima di essere presidente del Cus, sono un neuropsichiatra infantile e, in questo doppio ruolo, penso di avere una grande responsabilità: provare ad elaborare progetti sociali che portino benefici alle famiglie che abbiano figli affetti da qualche vulnerabilità. Problematiche che però non devono impedire loro di potersi integrare con i coetanei. La competenza e la professionalità di chi coordina e dei tutor coinvolti nel SAD mirano proprio a questo”.

“Speriamo di coinvolgere sempre più famiglie – spiega Roberta Bottino, psicoterapeuta e coordinatrice del progetto – perché Sport ability in disability, che prende spunto dal progetto Aita, ha uno scopo fondamentale: dare a tutti i ragazzi che partecipano la possibilità di inserirsi socialmente. Lo sport in tal senso è una chiave importante, forse la più immediata, per garantire l’integrazione. Ringrazio il presidente Mazzone, la cui sensibilità per questi temi è nota, per l’importanza che da sempre ha dato e continua a dare al SAD, facendo del Cus Catania una struttura all’avanguardia in tema di sport e inclusione”.

Arriva Milla


È un progetto di crowdfunding per comunicare lo sport inclusivo attraverso un fumetto. Per realizzare il primo libro Sportfund, Fondazione per lo sport onlus ha attivato una raccolta fondi on line. L’idea è quella di esplorare, attraverso gli occhi di una bimba,  il mondo della disabilità, e far conoscere così più da vicino il mondo del gioco libero e dell’attività sportiva dei bambini disabili.

Un tuffo dove l’acqua è più blu


Marica Russo e Roberta Piovesan sono le prime tuffatrici italiane con disabilità: da circa due anni hanno iniziato questo sport e la loro ambizione è coinvolgere sempre più atleti per accedere in futuro ai Giochi paralimpici. I primi risultati ci sono: ora sono dieci i tuffatori disabili che nel nostro paese iniziano ad affacciarsi a questa nuova disciplina. A luglio si è tenuta la prima esibizione.

Marica e Roberta sono due ragazze romane, reduci entrambe da un’amputazione traumatica, che nel settembre del 2018 hanno iniziato ad allenarsi nella squadra Master dell’MR Sport di Roma con atleti normodotati. “Noi facevamo nuoto ma volevamo provare un altro sport”, racconta Marica Russo. “Mi son sempre piaciuti i tuffi ma non esisteva una società che potesse accogliere persone come noi, con una disabilità fisica. Sapevo che la MR Sport aveva una sezione di Tuffi Adapted solamente per ragazzi con handicap intellettivi. Ho chiesto informazioni alla società e mi hanno proposto di provare ad allenarmi con altri atleti normodotati”. La sua scelta è stata seguita anche da Roberta Piovesan, che racconta: “Io soffro di vertigini e ho difficoltà a tuffarmi con una gamba sola, ma quando Marica mi ha lanciato questa sfida l’ho accolta volentieri. Ora non posso più fare a meno di questa adrenalina che provoca anche dipendenza”.

In poco tempo, le atlete si sono introdotte nella squadra e l’allenatrice ha elaborato una preparazione tecnica specifica per loro. “Ho dovuto adattare gli allenamenti alle loro esigenze”, racconta Paola Flaminio. “Ho compreso con il tempo che Roberta, non avendo la parte inferiore della gamba, ha difficoltà nell’equilibrio. Così ho deciso di che per avere una maggiore stabilità doveva partire a braccia aperte. Marica, invece, priva di una parte del braccio, ha difficoltà nella raggruppatura, la posizione che permette di raccogliersi stringendo le gambe al petto. Ha imparato a raggruppare con la sola forza degli addominali”.

Ora le due ragazze, oltre a tuffarsi dal trampolino di un metro, hanno raggiunto altre altezze: quello da tre e la piattaforma da cinque. “Marica e Roberta hanno imparato tutti i tuffi di base fino al salto mortale – prosegue Paola Flaminio – Abbiamo fatto le rotazioni avanti e ora stiamo lavorando su quelle indietro che sono più tecniche. Prossimo obiettivo è imparare il salto mortale e mezzo”.

I partecipanti sono aumentati e hanno fatto la loro prima esibizione, grazie anche all’interesse mediatico e al sostegno della Federazione italiana nuoto paralimpico. “Abbiamo dato a tutte le discipline d’acqua un riconoscimento statutario – ha detto il presidente Finp Roberto Valori – anche per i tuffi. Devono però crescere i partecipanti”. Nella decima edizione della Roman Junior Cup, che si è svolta dal 22 al 24 luglio 2020 al Kursaal di Ostia, in occasione del quinto torneo di tuffi per intellettivi, hanno così debuttato i primi sette tuffatori con disabilità fisica.

di Pierluigi Lantieri