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Un gol per i diritti


Rebecca Quinn, nazionale canadese di calcio, ha fatto coming out pubblicamente come persona trans con un post su Instagram. Nel suo messaggio suggerisce una serie di azioni per aiutare le persone LGBTQS, come seguire altre persone trans sui social e abituarsi ad usare un linguaggio neutro e inclusivo. La risposta è stata estremamente positiva, molte colleghe calciatrici l’hanno sostenuta con affetto.

Nella sua bio riporta i pronomi che preferisce usare per parlare di sé, “They/them”, ossia i pronomi neutri in inglese. Ciò potrebbe indicare che Quinn non si identifica né come donna né come uomo e che potrebbe anzi identificarsi come “non binary” (vale a dire con un genere che va al di là del binarismo fra uomo e donna). Ad ogni modo, al momento non ha utilizzato specificatamente tale etichetta, bensì la definizione più generale di “transgender”.

Nel post afferma di aver fatto coming out come persona trans con la famiglia e gli affetti più stretti ormai da anni, ma cosa ben diversa è il dichiararsi pubblicamente. Per quello è dovuto passare altro tempo e solo ora ha trovato la forza necessaria. “Fare coming out è difficile”, condivide. Eppure ha deciso di farlo perché vuole “essere visibile per le persone queer che non vedono persone come loro su Instagram”. Quinn lancia inoltre un appello alle persone cisgender, ovvero non transgender (“se non sapete cosa significhi cis, probabilmente siete
cis”). Suggerisce una serie di azioni per aiutare le persone LGBTQ, tra cui ad esempio seguire altre persone trans o non binary sui social, abituarsi ad usare un linguaggio neutro e inclusivo ed essere coscienti dei propri pregiudizi e stereotipi.

La risposta da parte dei follower è stata estremamente positiva e molte colleghe calciatrici si sono unite ai tifosi e alle tifose nei messaggi di supporto e affetto. Quinn è la prima persona a fare coming out come trans nella NWSL-National Women’s Soccer League, il principale campionato professionistico di calcio femminile degli Stati Uniti d’America.

La quota sospesa


È l’idea lanciata dalla Cerretese Pallavolo per aiutare le famiglie in difficoltà. La squadra della provincia di Firenze ha proposto di creare dei voucher di sostegno per il pagamento delle quote di attività sportiva, da redistribuire in base al reddito familiare. Al momento dell’iscrizione tutti potranno lasciare un importo aggiuntivo, di qualsiasi entità, che sarà utilizzato per aiutare altre famiglie.

Una proposta per cercare di uscire tutti insieme dalla situazione di criticità nella quale anche alcune società sportive, causa lockdown e pandemia Covid, si trovano. Carenza di sponsor, conti che faticano a tornare che si scontrano con la voglia di dare risposte ad atleti e famiglie, in alcuni casi pure loro in lotta contro un bilancio da far quadrare. Una voglia di guardare oltre che ha spinto la Cerretese Pallavolo a lanciare un’idea, presto arrivata sui tavoli di Regione Toscana.

“Come abbiamo sempre fatto– spiega la società attraverso la sua pagina Facebook – garantiremo la possibilità di allenarsi anche alle atlete di famiglie che attraversano momenti di difficoltà economiche: è sempre bastato e sempre basterà farcelo sapere e verremo incontro alle esigenze delle famiglie. Ma dal momento che anche le società sportive hanno difficoltà legate alle incertezze degli sponsor, ci siamo fatti carico alla Regione Toscana della proposta di creare voucher per il pagamento delle quote di attività sportive per le famiglie sotto una certa soglia di Isee”.

Sì, perché “alla fine, in questa situazione di incertezza economica, le associazioni sportive stanno finendo tra l’incudine e il martello ovvero tra sponsor che fanno fatica a rinnovare le sponsorizzazioni e famiglie che non riescono a pagare le quote”. Un contesto complesso e di difficile risoluzione. “Noi siamo una società economicamente solida e continueremo a venire incontro alle esigenze di tutti perché la nostra priorità non sono certo le quote ma è che le bimbe si allenino e si divertano – mette in chiaro il team – Nell’attesa che la Regione valuti la nostra proposta e visto che i genitori delle atlete sono sempre stati così attenti alle nostre tantissime iniziative sociali, abbiamo lanciato al nostro interno l’idea della ‘quota sospesa’”.

In altre parole, “nel pagamento della quota le famiglie possono lasciare qualcosa in più, che sia 1 o siano 2, 5 e 10 euro o più, in base alla propria disponibilità: noi utilizzeremmo queste donazioni aggiuntive creando un fondo per aiutare chi invece è in difficoltà a pagare la quota. A dimostrazione di quanto siano straordinarie le nostre famiglie e del clima che abbiamo creato all’interno della società, la prima quota in assoluto pagata per la nuova stagione ha già riscontrato una donazione per il fondo ‘quota sospesa’”. Perché il gioco di squadra è il segreto di ogni vittoria.

La storia di Valentina Petrillo, diventerà presto un film


E’ la prima atleta paralimpica transgender italiana. Oggi scenderà in pista a Jesolo nei Campionati paralimpici di atletica leggera organizzati dalla Fispes. E la velocista ipovedente T12 gareggerà per la prima volta nella categoria femminile, dopo aver corso in quella maschile. La sua storia verrà raccontata nel film documentario “5 nanomoli – Il sogno olimpico di una donna trans”.

Il film, attualmente in lavorazione, è prodotto da Etnhos e da Gruppo Trans, con il sostegno di Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti e Arcigay- Associazione Lgbti italiana. Il film viene sviluppato con la consulenza di Joanna Harper, studiosa canadese, autrice di numerosi studi sugli atleti transgender, e con il coinvolgimento di organizzazioni statunitensi, tra le quali la rivista Outsports, che si occupano della corretta rappresentazione delle persone trans nei media.

Sentiamo le sue parole, a poche ore dal debutto sui 100 metri tra le donne.

Di corsa per la memoria


A Cesenatico è tutto pronto per la nona edizione della Maratona Alzheimer, che quest’anno si svolgerà a distanza, a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria. Chiunque, fino al 21 settembre, potrà percorrere in autonomia quanti più chilometri riesce, in marcia, di corsa e anche in bicicletta. Obiettivo: raccogliere un milione di chilometri, tanti quanti sono in Italia i malati affetti da demenza

Una marcia fino al santuario della Madonna di San Luca di Bologna, per contribuire attivamente alla ‘raccolta chilometri’ solidale con la Maratona Alzheimer. E’ quella portata a termine dalla sottosegretaria al ministero della Salute, Sandra Zampa, che ieri è partita dal centro di Bologna per raggiungere il santuario, ‘regalando’ i chilometri percorsi alla manifestazione di sensibilizzazione sui diritti delle persone con Alzheimer e demenza.

La ‘scalata’ di Zampa arriva pochi giorni dopo l’impresa di Romano Prodi che, sempre per la stessa causa, sabato ha raggiunto il passo dello Stelvio in bicicletta. La Sottosegretaria Zampa parteciperà, venerdì 11 settembre, alle ore 10.30 (Cesenatico, Museo della Marineria) ai lavori di apertura della Maratona e dell’Alzheimer Fest: quest’anno infatti le due manifestazioni si svolgeranno insieme. E intanto a Cesenatico, grazie al lavoro dei volontari, è tutto pronto per il taglio del nastro della nona edizione della Maratona Alzheimer che si svolgerà da venerdì 11 fino a domenica 13 settembre.

Ma non finisce qui perché chiunque, dall’11 al 21 settembre, Giornata Mondiale Alzheimer, potrà percorrere in autonomia quanti più chilometri riesce, in marcia, di corsa e anche in bicicletta: tutti i chilometri andranno ad aggiungersi ai 700mila già raggiunti dai partecipanti dalla prima edizione, del 2012, fino ad oggi. L’obiettivo è tagliare il traguardo di 1 milione di chilometri: un milione, tante quante sono in Italia le persone affette da questa malattia.

Infine da Cesenatico le bandiere chilometriche di Maratona Alzheimer, posizionate a segnalare il percorso dei 42 km degli scorsi anni, raggiungeranno diverse piazze d’Italia attraverso la collaborazione con numerose Associazioni Alzheimer Italiane: il week-end del 19-21
settembre, attraverso il progetto della Maratona diffusa ci saranno, sparse per il nostro paese, numerose postazioni informative, con focus sulla prevenzione e sulla sensibilizzazione della malattia. La prima bandiera sarà posizionata a Cesenatico, l’ultima a Roma. Sul sito www.maratonaalzheimer.it ci si potrà iscrivere all’evento e contribuire, con una donazione minima di 10 €, ad un grande progetto solidale che farà bene a chi corre, pedala o marcia e aiuterà a sostenere i progetti di assistenza e ricerca. Per non dimenticare chi non riesce più a ricordare.

“La storia in bici”


Oggi fa tappa in Piazza Duomo ad Orvieto il viaggio cicloturistico da Cuneo a Napoli che promuove la storia e la cultura italiane. Questa edizione è sotto il segno di Totò e del suo “sono un uomo di mondo, ho fatto tre anni di militare a Cuneo”, che ne rappresenta il viatico gentile e solidale, per un’iniziativa che avvicina i due poli d’Italia, tra sport e cultura, con visite a luoghi storici del Paese.

Si tratta della quarta tappa (Siena-Orvieto) del viaggio cicloturistico in bicicletta organizzato ogni anno a settembre, dall’Associazione Sportiva e Culturale “La storia in bici”, che gode del Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo. Ad accogliere i 40 ciclisti e gli accompagnatori assistiti da motostaffette della Federazione ciclistica italiana, sarà l’Assessore allo Sport del Comune di Orvieto, Carlo Moscatelli.

Gli itinerari prescelti hanno sempre una loro storia. Dopo quelli realizzati nelle precedenti edizioni: VERONA-TRIESTE (nel 2017 sul percorso dedicato ai luoghi della Grande Guerra), TORINO-ROMA (nel 2018 per celebrare i 70 anni della Costituzione Italiana) e MILANO-MATERA Capitale europea della Cultura (nel 2019, celebrando gli italiani di diversa provenienza geografica e sociale con la cultura che tutti accomuna, rappresentata dal genio di Leonardo), il viaggio cicloturistico nella storia del costume italiano, quest’anno ha prescelto il percorso CUNEO-NAPOLI.

Nelle intenzioni degli organizzatori “doveva essere un omaggio a tutto il costume italiano e a quell’incredibile ‘italian style’ diventato un elemento qualificante nel mondo e che, mai come adesso, diventa attuale. In questo anno 2020 incredibile, tragico e straordinario, assumono un significato ancora più ampio, soprattutto se riletti nel loro insieme. Da Cuneo a Napoli, per riprenderci l’Italia, per ricordarci che siamo un grande Paese e che siamo ‘uomini di mondo’ (Totò è infatti il trait d’union tra le due città…), ovvero cittadini di quel mondo che vogliamo”.

I partecipanti al viaggio cicloturistico CUNEO–NAPOLI giungeranno a Fontanelle di Bardano alle ore 17:48 e la scortati dalla Polizia Locale arriveranno in Piazza del Duomo lungo il seguente percorso: Sferracavallo – Via Arno – Strada di Porta Romana – Via Alberici – Piazza Febei – Via Maitani – Piazza Duomo.

In difesa dei piccoli atleti


In vista delle Olimpiadi di Tokyo, rimandate al 2021, il Giappone resta osservato speciale per gli abusi sui giovani sportivi. Infatti, un recente report di Human Rights Watch denuncia che in questo paese sono ancora diffuse le violenze su bambini e adolescenti, come accade in molti Paesi orientali in cui l’uso della violenza è considerato parte integrante degli allenamenti dei ragazzi più promettenti.

Il 26 giugno 2020 la triatleta sudcoreana ventiduenne Choi Suk-hyeon si è tolta la vita a causa delle continue violenze fisiche, psicologiche e sessuali subite da parte del medico e dell’allenatore della sua squadra. L’ex campionessa cinese di pattinaggio artistico su ghiaccio Jessica Shuran Yu, attualmente a Singapore, dove ha iniziato la carriera da allenatrice, ha rivelato attraverso il proprio account Instagram insulti e punizioni ricevuti dal suo coach fin dall’età di 9 anni.

Questi recenti eventi testimoniano solo in parte ciò che in molti Paesi orientali rappresenta la norma, ovvero l’uso della violenza come parte integrante degli allenamenti di atleti promettenti in età infantile o adolescenziale. A sostenerlo è il rapporto di Human Rights Watch “Mi hanno picchiato così tante volte che ho perso il conto: gli abusi sugli atleti minorenni in Giappone” che, attraverso le testimonianze, dirette o tramite questionario online, di circa 800 sportivi di oltre 50 discipline, traccia un quadro inquietante.

Salvate Ricicletta


È l’appello affinché sia evitata la chiusura del laboratorio di vendita, riparazione e noleggio di biciclette di via Darsena a Ferrara. Dovrà trovare un’altra sede entro la fine del mese la
ciclofficina che ospita un progetto rivolto a persone con disagio attivo dal 2002 e vanta oltre mille bici tornate in vita attraverso il reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.

L’Officina Ricicletta rischia di chiudere. Il laboratorio di vendita, riparazione e noleggio di biciclette di via Darsena non può più restare nel capannone dell’ex Mof. Il termine ultimo è settembre. Alla fine del prossimo mese, dunque, l’Officina dovrà trovare un’altra sede. Inutile dire che negli anni questo progetto rivolto a persone con disagi e divenuto una bella realtà nel 2002 ha riscosso tra l’opinione pubblica un successo e un consenso crescenti. Tanto che la petizione lanciata giovedì mattina, che chiede che Ricicletta non venga dismessa, ieri alle 17 aveva già raccolto, online, 1. 675 firme. Quasi un record.

Tale da far muovere lo stesso sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, che proprio ieri ha contattato i responsabili di Ricicletta fissando un incontro in municipio per martedì. In quella riunione il  primo cittadino pare intenzionato a proporre, a indicare ai dirigenti dell’Officina alcune
possibili soluzioni per quanto riguarda la nuova e necessaria sede. «Spero che tutto vada a buon fine – ci ha detto ieri il capo della officina Davide Parziale grande esperto di biciclette – qui vengono rimesse a nuovo tantissime bici, molte ci vengono donate e noi le sistemiamo e le mettiamo in vendita a prezzi super calmierati. In 5 anni, dal 2015, abbiamo ricevuto mille bici donate da privati – ribadisce – questo è un laboratorio “protetto” che Comune e Asl hanno voluto creare».

Dal Comune sarebbero già arrivate un paio di proposte per i locali, ma né un magazzino pertinenza delle Mura vicino al palazzo delle palestre di Porta Catena, né i locali ex Amga di via Bologna costituiscono ipotesi praticabili. Non dovrebbe tuttavia essere un problema, per il Comune di Ferrara, trovare una nuova sede per Ricicletta. Una officina che non deve chiudere.

No all’indifferenza


Lo sport americano si schiera contro le discriminazioni, a partire dal basket che ha trovato un accordo per ricominciare. Il servizio di Elena Fiorani.

Dopo aver boicottato i playoff in corso a Orlando come forma di protesta contro il razzismo della polizia e del sistema penale statunitense, i giocatori della NBA hanno accettato di riprendere a giocare, dopo che la lega di basket nordamericana ha annunciato che alcuni palazzetti verranno usati come seggi elettorali alle elezioni presidenziali del 3 novembre, in modo da allargare la possibilità di voto.

È il risultato principale ottenuto dai giocatori con la protesta attuata in un momento di grandi tensioni razziali negli Stati Uniti. I giocatori hanno ricevuto grande sostegno sui media e nel mondo dello sport e dello spettacolo, ma sono stati duramente criticati dal presidente Donald Trump. La lega di basket è la più schierata e progressista tra i grandi campionati sportivi per quanto riguarda i diritti civili degli afroamericani, che rappresentano la grande maggioranza dei giocatori.

Palestre scolastiche: allarme da Roma


La stagione sportiva 2020/2021 ha ufficialmente preso il via il 1° settembre. Eppure, moltissime associazioni sportive che operano in contesti scolastici vivono ancora una condizione di totale incertezza circa i tempi e le modalità di ripartenza della propria attività.

Le difficoltà economiche dovute al lungo stop imposto dall’emergenza sanitaria si uniscono alla preoccupazione che il proprio spazio di sport quotidiano possa venir utilizzato per altri scopi, o, peggio ancora, dichiarato inaccessibile.

Questa condizione di indeterminatezza è inaccetabile perchè rischia di avere ripercussioni pesanti sulla possibilità di fruizione della pratica sportiva per tante ragazze e tanti ragazzi del nostro territorio. Con conseguenze facilmente immaginabili.

La scelta del sindaco del Comune di Fiumicino Esterino Montino, che il 28 agosto scorso ha deliberato la sottrazione delle palestre scolastiche di competenza territoriale all’attività pomeridiana ha, inoltre, assestato un nuovo durissimo colpo allo sport di base della nostra regione.

Una scelta che, lo diciamo apertamente, non condividiamo e che rischia di generare un pericolosissimo “effetto domino”.

La decisione di “chiudere” spazi e di lasciare nell’incertezza i dirigenti sportivi di base che svolgono una rilevante funzione sociale è evidentemente quella più semplice, ma anche la più pericolosa.

Pericolosa perché rischia di cancellare esperienze, competenze e passioni che caratterizzano, da sempre, lo sport sociale e popolare.

Una scelta che porta con sé l’accettazione del dover percorrere una strada che proprio non ci appartiene, quella di rinunciare ad una sfida che il tempo odierno ci lancia: far vivere lo sport per tutti anche in questo particolarissimo momento storico che stiamo attraversando.

Molto è stato detto e molto è stato scritto sullo sport come “cardine” della ripresa. Come centro di gravità di una ripartenza che possa spingere tutto il paese a rialzarsi dopo il durissimo lockdown vissuto tra marzo e giugno. Ecco, quello a cui stiamo assistendo, va esattamente nel senso opposto.

Esprimendo vicinanza a tutte le associazioni sportive Uisp e non solo che vivono la condizione appena descritta, ci rivolgiamo alle istituzioni cittadine e regionali.

E mettiamo sul piatto tutto il nostro impegno nel sensibilizzare i livelli superiori della nostra associazione e tutti gli interlocutori istituzionali possibili. Lo sport (e più in generale l’intero terzo settore) può essere davvero il motore del ritorno ad una (nuova) normalità.

Siamo convinti della forza dello sport sin dalla nascita dell’Uisp, nel 1948. Il nostro auspicio è che ne siano realmente convinti anche gli altri, non solo a parole.

Uisp Comitato Territoriale di Roma

Vincenti dentro e fuori dal campo


Il Lione ha conquistato la sua quinta UEFA Champions League femminile consecutiva: la squadra più vincente al mondo è anche la prima a trattare donne e uomini allo stesso modo. Le giocatrici del Lione usano le stesse strutture dei maschi, dai campi di allenamento al nuovo stadio da 60.000 posti, viaggiano con gli stessi  mezzi e vengono retribuite in modo paritario, tutte cose per nulla scontate nel calcio femminile.

La serie di vittorie del Lione in Europa – che con l’ultima è arrivata a  sette in totale – impressiona, ma non è nulla paragonata a quella che mantiene da tredici anni nel campionato francese, dove vince il titolo  ininterrottamente dal 2007. In tutto questo tempo ha perso soltanto cinque partite e ha concluso tre stagioni da imbattuta senza mai nemmeno
pareggiare.

Il dominio più schiacciante che si possa trovare nell’intero panorama  sportivo – non esiste nulla di simile nel calcio maschile, nel basket o in qualsiasi altro sport di squadra – è un caso di studio per tutto il movimento femminile, ancora giovane e anche per questo fatto di ampie disparità. Come settant’anni fa il Real Madrid maschile, che vinse le prime cinque Coppe dei Campioni consecutivamente, il Lione di oggi può essere considerata la prima grande squadra nella storia del calcio femminile.

Il suo successo è merito dell’imprenditore locale Jean-Michel Aulas, che nei primi anni Duemila fece uscire dalla mediocrità la squadra maschile della città. Con lui il Lione ha vinto tutto il possibile a livello nazionale ed è diventato uno dei luoghi migliori in cui giocare a calcio in Francia. Nel 2004 — mentre la squadra maschile vinceva sette campionati di fila — Aulas ebbe l’intuizione di assorbire la squadra femminile del posto, anticipando di almeno un decennio tanti altri grandi club europei.

Nel Lione giocano tuttora le calciatrici più importanti della nazionale francese: Sarah Bouhaddi, Wendie Renard, Eugénie Le Sommer e la capitana Amandine Henry. Ci sono poi la norvegese Ada Hegerberg, giocatrice più pagata al mondo e primo Pallone d’Oro femminile nella storia, Dzsenifer Marozsán, capitana della Germania, Saki Kumagai, capitana del Giappone, e Shanice van de Sanden, campionessa d’Europa con l’Olanda nel 2017. Se si va indietro negli anni, si trovano anche Hope Solo, Megan Rapinoe e Alex Morgan, le tre calciatrici più famose negli Stati Uniti, che si trasferirono in Francia proprio per acquisire esperienza prima di tornare in patria e diventare campionesse del mondo.