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Ucraina, il “fronte del freddo”: 10 milioni di persone senza riscaldamento a -20°


 

La voce di una donna ucraina di Bucha: racconta che verso Stojanka ha visto tanti cadaveri sulle strada e ha coperto gli occhi alle sue figlie perché non vedessero.

Oggi parliamo del conflitto in Ucraina: proprio nel giorno di Natale compirà 10 mesi esatti. In guerra anche il freddo può diventare un’arma. Dieci milioni di persone in Ucraina sono senza elettricità e riscaldamento, mentre le temperature stanno drasticamente scendendo fino a -20°.

È il “fronte del freddo”, nuova componente del conflitto in corso da 10 mesi. Tra blackout e carenza di gas, nella città di Bucha, CESVI sta allestendo, insieme alle autorità governative, i primi 11 heating point dove la popolazione civile durante il giorno può ripararsi dal gelo, ricevere coperte, cibo e bevande calde.

Gli heating point si trovano per lo più nei pressi di edifici pubblici, perché si possa usufruire della linea internet, dei servizi igienici e di riparo in caso di attacchi missilistici. Inoltre, sono attrezzati con sistemi di riscaldamento alternabile tra elettricità, legna e gas, a seconda della disponibilità delle fonti energetiche previste dal Governo.

Forniscono beni di prima necessità.Per sostenere l’intervento è attiva la campagna di crowdfunding #UNACOPERTAPERLUCRAINA, tramite cui chiunque può donare su gofundme.org. Ascoltiamo Filippo, operatore Cesvi a Bucha.

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Così la pandemia ha impoverito il ceto medio: redditi giù fino al 35%


 

 

Reporter senza frontiere presenta il rapporto annuale: nel 2022 nuovo record di giornalisti finiti in carcere, ben 533. I giornalisti uccisi sono stati 57, ne risultano scomparsi 49.

Oggi parliamo di redditi e impoverimento delle famiglie. Donne con meno di 40 anni e con un figlio. Sono loro ad aver pagato di più la crisi economica legata al Covid: in tre anni hanno perso il 35% del loro reddito. È quanto emerge dalla prima indagine elaborata dall’Osservatorio nazionale Acli dei redditi e delle famiglie, nato a giugno 2022 dalla collaborazione tra l’Area Famiglia delle Acli nazionali, il Caf Acli e l’Iref.

Lo studio ha analizzato lo stato di salute delle famiglie italiane prima e dopo il Covid per capire come la pandemia abbia influenzato la disponibilità di reddito e le scelte di spesa. L’analisi si basa su un panel di 974.000 dichiarazioni dei redditi, in forma anonima, effettuate presso il Caf Acli negli anni 2019, 2020 e 2021.

Nel periodo 2019-2021, un terzo dei contribuenti (326mila persone) ha avuto un aumento del reddito, i restanti due terzi (611mila contribuenti) ha, invece, visto il proprio reddito diminuire.  Ascoltiamo il presidente nazionale delle Acli Emiliano Manfredonia.

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Carcere e sovraffollamento: quelle 700 persone che rischiano di tornare in cella


 

 

Amnesty chiede verità e giustizia alle autorità della Spagna e del Marocco, sulla morte di almeno 37 persone e sulla perdurante scomparsa di altre 77 a seguito degli eventi mortali che ebbero luogo il 24 giugno nell’enclave spagnola di Melilla.

Oggi parliamo di carcere. Non c’è solo il drammatico dramma dei suicidi per questo 2022. C’è un altro allarme lanciato da Associazione Antigone: “circa 700 persone recluse, in regime di semilibertà, hanno beneficiato dei provvedimenti varati dal governo per contrastare il diffondersi del Covid-19 all’interno del carcere. Nel loro caso questi provvedimenti consistevano nel non rientrare in carcere la notte, dopo aver passato la giornata fuori, in libertà, per attività di lavoro o altre attività autorizzate”.

La questione, secondo Antigone, si incrocia con il sovraffollamento che sta tornando a livelli preoccupanti (sono oltre 56 mila le persone detenute per circa 47 mila posti effettivi, con una crescita di 1.500 unità negli ultimi quattro mesi), trovare nuovamente posto a queste 700 persone è un’ulteriore mazzata alle celle strapiene. Ascoltiamo ora Susanna Marietti, coordinatrice di Antigone Onlus.

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Povertà sanitaria: gli italiani che non si curano nonostante un Ssn universale


 

 

Le voci degli studenti universitari a Teheran: protestano contro la repressione e le esecuzioni del regime nei confronti di chi protesta da mesi.

Oggi parliamo di povertà sanitaria. Nonostante l’impronta universalistica del nostro Servizio Sanitario Nazionale (SSN), parte consistente della spesa farmaceutica resta a carico dei cittadini. In particolare, nel 2021 (ultimi dati disponibili) il 43,5% (cioè 3,87 miliardi di euro) della spesa farmaceutica è stata pagata dalle famiglie (+6,3% rispetto al 2020), con profonde differenze tra le possibilità di quelle povere e quelle non povere.

Una persona indigente, ha a disposizione un budget per la salute pari a soli 9,9 euro al mese, mentre una persona non povera ha a disposizione sei volte tanto, cioè 66,83 euro mensili. Limitandoci al budget per l’acquisto di farmaci, i poveri hanno a disposizione solo 5,85 euro, mentre i non poveri 26″.

È quanto emerge dal 10° Rapporto Donare per curare – Povertà Sanitaria e Donazione Farmaci realizzato con il contributo incondizionato di IBSA Farmaceutici e ABOCA da OPSan – Osservatorio sulla Povertà Sanitaria (organo di ricerca di Banco Farmaceutico). Ascoltiamo il professore Giancarlo Rovati, coordinatore scientifico del Rapporto.

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Il Sud e la qualità della vita che non si misura con sole, mare e cibo


 

 

La voce di Candida Lobes sulla Geo Barents di Medici senza frontiere: racconta delle nascite di bambini a bordo di una nave che ha salvato loro la vita ancor prima di nascere.

Oggi parliamo di qualità della vita e della classifica pubblicata ogni anno dal Sole24Ore che è anche tema di dibattito e di non poche polemiche. Per entrare nel merito senza sterili difese di campanile bisogna guardare i dati in modo preciso e approfondito. Bologna vince su tutti per la quinta volta in 12 anni, in generale il nord va sempre meglio mentre in fondo alla classifica ci sono Napoli, la Calabria, la Sicilia e il Sud.

Nulla di nuovo se tutti gli indicatori socio-economici parlano di un divario territoriale cronico con l’allarme Svimez per il potenziale mezzo milione di nuovi poveri  nel 2023 nel Mezzogiorno. Un focus meritano due dati. Il primo riguarda il benessere delle donne che vede Napoli al penultimo posto, davanti solo a Vibo Valentia. Ascoltiamo Daniela Santarpia, presidente cooperativa sociale Eva.

Per quanto riguarda la Sicilia è Palermo a registrare un tonfo di diverse posizioni mentre Agrigento rappresenta il fanalino di cosa su diversi indicatori. Ascoltiamo Giuseppe Fiolo che in Sicilia è il responsabile di Legacoopsociali.

Le “Vite in movimento” di 16 giovani che con le foto raccontano il mondo


 

L’edizione straordinaria del telegiornale del 12 dicembre 1969 quando bomba nella banca nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana a Milano diede inizio alla strategia della tensione e agli anni di piombo.

Oggi parliamo di un mostra promossa da UNICEF – in collaborazione con Grandi Stazioni Retail e con il supporto di Accademia Italiana – dal titolo “Vite in Movimento. Sogni e sfide di 16 adolescenti in Italia”.  La mostra fotografica è stata inaugurata a Roma Tiburtina in occasione della giornata mondiale dei diritti umani (10 Dicembre) fino alla giornata internazionale per i diritti dei migranti (18 Dicembre).

Simbolica la scelta della stazione per ospitare l’esposizione che, attraverso scatti selezionati, invita il visitatore a guardare il mondo dagli occhi di ragazze e ragazzi che si sono trovati a lasciare il Paese d’origine e sono arrivati recentemente in Italia.

La mostra è infatti il risultato di un workshop che ha coinvolto 16 ragazze e ragazzi da 6 Paesi diversi realizzato in collaborazione con Giacomo Pirozzi, fotografo professionista che dal 1991 lavora con l’UNICEF in contesti di vulnerabilità.  Ragazze e ragazzi sono stati guidati in uno studio tecnico dell’immagine, hanno ricevuto una macchina fotografica con cui hanno descritto spaccati della loro realtà, che hanno commentato con un attento lavoro di story-telling.  Ascoltiamo il fotografo Pirozzi e uno dei ragazzi coinvolti nel progetto, Mamoudou.

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Eutanasia legale: la storia di Massimiliano racconta il limbo in cui vive il Paese


 

Il momento ripreso con un video in cui alcuni estremisti di destra a Verona hanno assaltato l’auto di tifosi marocchini che festeggiavano la qualificazione ai quarti di finale dei Mondiali di calcio.

Oggi parliamo di eutanasia. È morto con il suicidio assistitio in una clinica in Svizzera, Massimiliano, il 44enne toscano da 6 anni malato da sclerosi multipla, che lunedì aveva lanciato un appello per essere aiutato a morire in Italia. Ne dà notizia l’associazione Luca Coscioni a cui l’uomo, non più autonomo, si era rivolto. Massimiliano, spiega l’associazione, è stato accompagnato nel paese elvetico “da Felicetta Maltese, 71 anni, iscritta all’associazione Luca Coscioni e attivista della campagna Eutanasia Legale e da Chiara Lalli, giornalista e bioeticista”. Ora entrambe andranno ad autodenunciarsi ai carabinieri di Firenze.

Questo nuovo caso è destinato ad aprire dibattiti e polemiche su una realtà del nostro Paese che rimane ancora in un limbo. Ascoltiamo la voce di Massimiliano nel suo ultimo video diffuso dall’associazione Luca Coscioni.

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Sviluppo sostenibile: la distanza tra le Regioni per gli obiettivi di Agenda 2030


 

 

Le voci e i rumori dei vigili del fuoco che a Ischia continuano a cercare l’ultima persona dispersa dall’alluvione del 26 novembre: è stata ritrovata ieri, le vittime sono 12.

Oggi parliamo del Rapporto ASviS – Alleanza per lo sviluppo sostenibile. Aumentano le distanze tra le Regioni, ancora lontano il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Le disastrose alluvioni di Marche e Ischia dimostrano l’urgenza di norme nazionali rigorose per il governo del territorio

Il terzo Rapporto dell’ASviS “I territori e lo sviluppo sostenibile”, presentato ieri al Cnel, rivela un Paese a diverse velocità. Tra le Regioni aumentano le distanze nel raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030 in tema di povertà, salute, istruzione, parità di genere, energia, lavoro e città e comunità. Diminuiscono solo per due Obiettivi: economia circolare, giustizia e istituzioni. Ascoltiamo i presidenti Asvis Marcella Mallen e Pierluigi Stefanini.

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Caro bollette e post pandemia: Sant’Egidio ha triplicato i pacchi alimentari


 

 

Il video diffuso su twitter dall’associazione Luca Coscioni con cui Massimiliano, 44 anni, affetto da sclerosi multipla da 6 anni, spiega le ragioni per cui vorrebbe porre fine alle sue sofferenze in Italia, senza dover andare all’estero.

Oggi parliamo ancora di crisi sociale e povertà con i dati che arrivano dalla Comunità di Sant’Egidio presentati ieri. Disoccupazione e lavori precari, pensioni e salari insufficienti, prezzi dei beni di prima necessità alle stelle e bollette da capogiro: la pressione sulle tasche degli italiani non cessa, spingendo sempre più persone in povertà e costringendole a cercare aiuto. Il preoccupante quadro è delineato dalla Comunità di Sant’Egidio, che da oltre cinquant’anni assiste le persone che vivono in povertà e ai margini, e che nell’ultimo anno per far fronte alle richieste di assistenza ha intensificato le proprie attività di distribuzione di alimenti e accoglienza.

Il 68% degli italiani si dice oggi “molto preoccupato” o “abbastanza preoccupato” dalle difficoltà di pagare le bollette. I costi che pesano sulla vita quotidiana di persone e famiglie, con il connesso aumento dei prezzi al consumo dei beni alimentari, nel preoccupante quadro sulla povertà che sostanzialmente conferma i massimi storici del 2020, anno d’inizio della pandemia del Covid-19: 5,6 milioni di individui in povertà assoluta.

La Comunità di Sant’Egidio ha distribuito oltre 600mila pacchi alimentari in tutta Italia, numero tre volte maggiore rispetto al periodo precedente. Ascoltiamo ora Massimiliano Signifredi, volontario di Sant’Egidio a Roma

Via la polizia morale in Iran: prima vittoria della rivolta di donne e giovani


 

I momenti e gli spari con cui un poliziotto israeliano ha ucciso a sangue freddo un giovane palestinese.

Oggi parliamo della situazione in Iran dove da oltre due mesi donne e giovani sono in rivolta dopo la morte di Masha Amini. Il procuratore generale iraniano, Mohamad Jafar Montazeri, ha annunciato lo scioglimento della ‘Polizia della morale’, implicata nella morte sotto custodia di Mahsa Amini il 16 settembre scorso, evento che è stato all’origine dell’ondata di proteste nel Paese. “La Polizia della morale è stata smantellata dalle stesse persone che l’hanno istituita”, si è limitato ad annunciare il procuratore durante una riunione nella città di Qom, prima di assicurare che tale organismo, incaricato di verificare il rispetto dei valor tradizionali islamici “non ha nulla a che vedere con la Giustizia iraniana”, ufficialmente incaricata di questa funzione.

Lo stesso procuratore – riporta Radio Farda – ha riconosciuto che il sistema giudiziario iraniano non persegue dichiaratamente lo scioglimento di questa “Polizia della sicurezza sociale”, ma i recenti incidenti, in riferimento alle proteste, hanno portato l’apparato della sicurezza a cercare “una soluzione prudente a questo problema”. Ascoltiamo il portavoce di Amnesty International Italia Riccardo Noury.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo