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Oliviero Toscani: addio al fotografo delle denunce sociali e culturali

di Redazione GRS


È scomparso a 82 anni il fotografo noto per le sue campagne choc e per aver portato nella pop art la foto come senso critico. Il servizio di Patrizia Cupo.

Più che mai attuale sarebbe oggi la sua foto tra le più famose: il palestinese con la kefiah che abbraccia l’ebreo ortodosso. Ha avuto il merito di fare dell’arte pop veicolo di grandi denunce Oliviero Toscani, scomparso a Cecina il 13 gennaio, vinto da una malattia – l’amiloidosi – che lui stesso rivelò al grande pubblico l’estate scorsa. Dal malato di Aids morente raffigurato come un moderno Cristo, ai cuori uguali di bianchi, neri e gialli. In 60 anni di carriera, Toscani ha parlato di guerra, religione, sesso, pena di morte, violenza e soprattutto razzismo con le sue campagne choc: usava le foto come armi di denuncia, più forti di qualsiasi slogan. I suoi funerali si terranno in forma privata.

“Roma, sport sociale”: un documentario sulle storie di vita in sei luoghi romani

di Redazione GRS


Costruire benessere insieme – “Roma, sport sociale” è un docureportage che racconta sei storie in cui vicende sportive e personali, legate a sei luoghi sportivi romani di forte identità socio-culturale, si intrecciano e diventano un unicum con la palestra, il campo, la piscina che le hanno viste nascere e crescere a Montagnola, Corviale, Montespaccato, Tuscolano, Celio e Tor Marancia.

Operatori culturali: la denuncia delle paghe da fame nel settore

di Redazione GRS


Arriva la denuncia delle paghe per gli operatori culturali dall’associazione “Mi riconosci”. Il servizio è di Federica Bartoloni

Quello della cultura è un settore basato su appalti al ribasso. Per questa ragione gli operatori culturali sono costretti ad accettare retribuzioni tra i quattro, cinque euro l’ora per i dipendenti (sempre precari) di cooperative che riescono ad aggiudicarsi appalti in progetti culturali proprio grazie a queste gare al ribasso. “Caporalato”, “sfruttamento”: non esistono altri termini per definire tali condizioni come denuncia l’associazione “Mi Riconosci?” attraverso le pagine di “Avvenire”. Siamo abituati a relegare queste parole al fianco del concetto di schiavitù ma, nonostante nel nostro Paese continui a crescere il fenomeno del caporalato di immigrati stranieri soprattutto in agricoltura, questo si è evoluto in altre forme, così come la schiavitù.