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“Respect diversity”: ragazzi con disabilità insieme agli scout

grsDuecento ragazzi con disabilità che frequentano Centri diurni del territorio bolognese gestiti dalla Cooperativa sociale La Fraternità della Comunità Papa Giovanni XXIII si cimenteranno in gare di atletica, dal lancio del peso e del vortex alla corsa veloce e a ostacoli. Insieme a loro gareggeranno i giovani dell’Estate ragazzi di Mercatale/Castel de’ Britti, di Ozzano dell’Emilia e provenienti dai gruppi scout del territorio. È “Respect diversity”, giornata promossa dalla Cooperativa sociale La Fraternità e dal Servizio Dipendenze patologiche dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. “Non c’è nessuno così povero da non avere niente da dare, e nessuno così ricco da non avere niente da ricevere dagli altri – dice la responsabile del Centro diurno La nuvoletta bianca di Ozzano dell’Emilia, citando don Oreste Benzi – L’entusiasmo dei nostri ragazzi sarà ancora più forte quest’anno perché gareggeranno insieme a loro tanti altri giovani, questo non potrà che rendere la giornata speciale, e darà ancora più significato alla parola integrazione“.

La giornata di rispetto delle diversità si tiene presso la pista di atletica di Ozzano dell’Emilia (via dello Sport, 32) a partire dalle 9.30 e culminerà con la premiazione e una festa: gli atleti con disabilità e i loro educatori riceveranno medaglie e riconoscimenti per il primo, secondo e terzo classificato nelle diverse categorie. La giornata si inserisce nelle tre giornate del rispetto, organizzate dalla Cooperativa sociale La Fraternità e dal servizio Dipendenze Patologiche dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Prossimi appuntamenti saranno il 27 giugno con la Festa dell’indipendenza e le iniziative contro le dipendenze, Respect life, l’11 luglio con le proposte artistiche sul tema del riciclo, Respect environment, realizzate in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti di Bologna.

Filippine, l’Onu condanna la situazione delle carceri

Il comitato Ojail2nu per la prevenzione della tortura ha chiesto al governo delle Filippine di migliorare la situazione carceraria.
Sovraffollamento, scarsità di servizi essenziali e assistenza, necessità di ricorrere alle famiglie per la sopravvivenza: secondo gli ispettori è necessario trovare al più presto delle soluzioni sostanziali.
Nel paese asiatico inoltre rappresenta un grave problema la detenzione senza condanna: si calcola che solo il 35% dei detenuti lo è per sentenze passate in giudicato.

DyMove, combattere la discriminazione nel mondo del lavoro

dinamo2 La lotta alle discriminazioni sui luoghi di lavoro ha ancora molta strada da fare nel nostro paese. Proprio con l’intento di invertire questa rotta nasce il progetto DyMove-Diversity on the Move, promosso dall’Unar in partnership con diverse realtà della società civile, che punta a sensibilizzare il settore pubblico e privato, attraverso campagne di informazione e corsi di formazione dedicati.

Secondo la ricerca “Il diversity management per una crescita inclusiva“, realizzata nell’ambito del progetto, a utilizzare strategie inclusive, infatti, sono soprattutto aziende di grandi dimensioni, mentre pressochè nullo è l’impegno nelle pubbliche amministrazioni e nel settore dei trasporti, prive di una strategia di lungo periodo.

“Quello della discriminazione è un tema importante da portare all’attenzione in un momento come questo in cui sentiamo alzarsi un rumore assordate proveniente dai discorsi sulle ruspe e sui migranti – sottolinea Marco De Giorgi, direttore dell’Unar -. Purtroppo oggi si fa molta speculazione su questi argomenti, proprio per questo oggi presentiamo un progetto che va nella direzione indicata dalla strategia 2020 dell’Unione europea, che prevede una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. In questo caso l’obiettivo e’ sviluppare occupazione senza perdere vista i temi della giustizia sociale”.

Secondo i promotori del progetto investire nella diversità non solo è doveroso, ma è anche conveniente. “Un’azienda che investe in multiculturalità ha un profitto stimato del 35% in più, se investe nella diversità  di genere l’introito cresce del 18%. Lo dicono diversi studi internazionali ma in Italia sono pochissime le aziende che lo fanno – spiega Marco Buemi, responsabile del progetto -. All’estero hanno invece compreso la necessità di sviluppare strategie di diversity management per accaparrarsi l’utenza. Lo hanno fatto nella metro di Londra, per esempio, potenziando il servizio per i disabili”.

Con Atac e Ferrovie dello Stato, tra Giugno e Settembre, partiranno alcuni corsi di formazione sulle diversità, pensati proprio per le persone che sono più a contatto con la clientela. “Coinvolgeremo il personale di front line, cioè coloro che danno informazioni – aggiunge Buemi – e che in alcuni casi sono quelli che discriminano di più, anche senza volerlo”.

Le parole dello sport: seminario nazionale a Roma

seminario comunicazione uisp - Antonio Marcello-0699Il 4 giugno a Roma, nell’aula Magna della Facoltà di architettura a Testaccio, si è tenuto il seminario nazionale “Le parole dello sport, il sociale e il linguaggio dei media” organizzato da Giornale Radio Sociale, Uisp, e Università Roma Tre, con il sostegno della Fondazione con il Sud e il riconoscimento dell’Ordine dei giornalisti che ha attribuito quattro crediti formativi ai pubblicisti e ai professionisti che vi hanno preso parte. Grande successo di partecipanti, con circa 250 giornalisti presenti.

Nel saluto introduttivo, Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp, è partito proprio dal tema della definizione di sport: “Che cos’è lo sport oggi, e in particolare in questo paese? Dal punto di vista dei numeri, i praticanti sono ancora in minoranza rispetto ai sedentari. Chi si occupa del problema più grosso, quello dei sedentari, soprattutto giovanissimi, visto che il Coni si occupa di chi lo sport lo pratica già? L’associazionismo di promozione sportiva e l’Uisp hanno di fronte questa montagna da scalare. C’è bisogno di un giornalismo sportivo e sociale capace di raccontare questo mondo, anche attraverso storie che arrivano dalle periferie e non puntano alle medaglie. Ma soltanto ad esserci e a partecipare”. Continua a leggere

Un viaggio per crescere… al Sud

foto1-1080x675Un viaggio in pullman, 60 adolescenti, 4 regioni, 7 giorni. Sono questi i numeri del viaggio di Crescere al Sud, la rete di 80 organizzazioni impegnate nella promozione e tutela dei diritti dei minori nel Mezzogiorno, promossa da Fondazione con il Sud e Save the Children.

Il viaggio parte oggi, venerdì 22 maggio, da Palermo e toccherà i territori di Catania, della Locride, di CosenzaTarantoBari Napoli per arrivare a Roma il 28 maggio, dove i ragazzi porteranno alle Istituzioni le richieste e le proposte raccolte incontrando i loro coetanei nei luoghi simbolo dell’abbandono. Richieste di una generazione che vuole poter crescere al Sud. Perché, invece, provare a costruire lì il proprio futuro sembra un percorso ad ostacoli.Dal problema della povertà dei ragazzi, a quello della dispersione scolastica, alla mancanza di lavoro.

Saranno proprio i figli di questo disagio diffuso, i giovani viaggiatori di Crescere al Sud, a testimoniare tappa dopo tappa le criticità e le emergenze dei loro territori. Lo scopo del viaggio, al quale parteciperanno oltre 60 adolescenti che nel loro quotidiano hanno scelto di impegnarsi nei loro quartieri per promuovere il riscatto sociale della loro generazione, è quello di raccontare le diverse problematiche che segnano la condizione di chi nasce e cresce nel sud Italia, denunciare la mancanza di opportunità e servizi, ma anche raccogliere e dare voce alle aspirazioni, proposte e passioni dei ragazzi e delle ragazze che vogliono essere protagonisti della propria vita.

Ogni tappa raccoglierà nuovi partecipanti per arrivare insieme a Roma il 28 maggio, dove alle ore 14.30, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio, incontreranno le Istituzioni nell’evento conclusivo del viaggio.

Le tappe

Venerdì 22 maggio, Palermo>>
Sabato 23 maggio, Catania>>
Domenica 24 maggio, Locri>>
Lunedì 25 maggio, Cosenza>>
Lunedì 25 maggio, Taranto>>
Martedì 26 maggio, Bari>>
Mercoledì 27 maggio, Napoli>>
Mercoledì 27 maggio, Casal di Principe>>

MODAVI FOTO CONTEST, AL VIA LA PRIMA EDIZIONE

1In occasione della Giornata Mondiale della Diversità Culturale di oggi, il MODAVI Onlus lancia la prima edizione del “MODAVI FOTO CONTEST”, concorso fotografico annuale su Instagram, rivolto ai giovani italiani e stranieri di età compresa tra i 16 e i 35 anni, residenti in Italia.

Per promuovere il valore della diversità culturale come ricchezza, i temi fotografici scelti per l’edizione 2015 sono l’integrazione e l’intercultura quali strumenti di piena partecipazione alla vita sociale dei giovani italiani e migranti, al fine di promuovere, attraverso la creatività, l’integrazione tra le diverse culture della propria città e consentire, ai partecipanti,di esprimere il proprio sentimento di italianità.

E’ possibile partecipare al concorso fino al 21 Giugno. Le fotografie migliori saranno anche esposte in una mostra fotografica virtuale sul sito www.modavi.it.

Pena di morte per l’attentatore di Boston. Amnesty: “Non è giustizia”

boston“Condanniamo gli attentati che hanno avuto luogo a Boston due anni fa, e piangiamo la perdita di vite umane e gravi danni che hanno causato. La pena di morte, tuttavia, non è giustizia. Aggrava soltanto la violenza, e non riuscirà a dissuadere gli altri dal commettere crimini simili in futuro”.
Sono le dichiarazioni di Steven W. Hawkins, direttore esecutivo di Amnesty International USA, dopo la notizia della condanna  a morte per Dzhokhar Tsarnaev,  il ventunenne autore dell’attentato che nel 2013 provocò la morte di 3 persone e il ferimento di altre 264.
Qualche settimana fa i genitori di Martin Richard, il bambino di otto anni morto durante l’attentato avevano chiesto che non si facesse ricorso alla pena  capitale per i colpevoli.
Ad applicare la condanna è direttamente il governo federale, mentre lo stato del Massachusetts, di cui Boston è capitale, l’ha abolita.
Secondo Amnesty, non c’è alcuna prova che dimostri che la pena di morte sia un deterrente alla criminalità o che abbia un qualche effetto nel ridurre il terrorismo.

Il 30 e 31 maggio a BolognaFiere torna TheJamBO

ThejamBO_2015“Getteremo le basi per vivere lo sport in una dimensione di urban park sempre più diffusa e per tutti”. Questa la prospettiva tracciata da Vincenzo Manco, presidente Uisp – Unione Italiana Sport Pertutti, nel corso della conferenza stampa di presentazione della prossima edizione di TheJamBO, in programma il 30 e 31 maggio a Bologna. “Si tratta di una sfida che abbiamo accettato insieme a Bologna Fiere – ha proseguito Manco – la formula sembra sicuramente essere riuscita: attraverso l’appuntamento di TheJamBO vogliamo sostenere il movimento degli sport freestyle in tutta Italia e promuoverne l’associazionismo. Sono anche queste le attività intrecciate con la nostra filosofia e il nostro modo di vivere lo sport. Abbiamo imparato a trovare empatia con questo mondo, strutturando un format vicino ai nuovi bisogno di movimento e di espressività dei giovani”.

Lo slogan dell’Uisp coniato per questi due giorni di movimento ed emozioni è “Try & Enjoy”. Ovvero: prova e divertiti, vivi in prima persona lo sport, questa è l’occasione giusta per metterti alla prova. Tante attività in uno stesso luogo e 48 ore da vivere a perdifiato. A TheJamBO si potrà passare dagli sport Street a quelli Adventure, da quelli Beach agli Events, attraversando l’area Kids e quella Lab&Stage. Un’offerta unica nel suo genere, attività con diversi livelli di difficoltà, dal parkour allo skate, dal tricking alla bike passando per le discipline street come il beach volley, il beach rugby, la street dance ed il basket 3 vs 3. E per i più piccoli parco avventura, area kids e molto altro.

L’obiettivo dell’Uisp a TheJamBO è quello di promuovere un altro modo di fare sport, non solo agonistico, ma come sano stile di vita. Oltre a questo, c’è la voglia di far conoscere le attività “indysciplinate” senza pregiudizi, valorizzandone gli aspetti di socializzazione, divertimento e amicizia. Spesso, in Italia, questo tipo di pratiche sono considerate un “disturbo” o un potenziale danneggiamento per le strutture urbane. Al contrario possono orientare un nuovo modo di concepire le città, dove i giovani – e non solo – possano riconoscersi e vivere con piacere. Nel parkour, ad esempio, non esiste competizione: è una disciplina, un’arte, uno stile di vita. La centralità diventa quella delle sensazioni, delle evoluzioni acrobatiche, del forte valore di esperienza di gruppo.

Contest, sfide, esibizioni, gli European Freestyle Championship, Campionati Italiani di danza sportiva, Rassegna Nazionale di Danza… tutto questo è il TheJamBO targato Uisp. Ed ancora: due workshop internazionali, uno di parkour con sei coach europei e l’altro di hip-hop e housedance. Inoltre due laboratori tematici (ciclofficina, giocoleria e arti circensi) e uno spettacolo di Fire Show tra danza, movimento e fuoco. Verrà allestito anche un percorso di sport e sostenibilità dove sarà possibile provare vari tipi di pavimentazioni sportive di materiale riciclato. L’allestimento dei padiglioni sarà molto urban, verrà riprodotto il contesto cittadino, con muretti, scalinate, rampe e dislivelli. Per chi vorrà rilassarsi c’è lo spazio beach, con attività sportive sulla sabbia e la possibilità di riprendere fiato su una sdraio, come a Copacabana.
Info: www.uisp.it, www.uisp.it/emiliaromagna, www.uispbologna.it

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Il calcio multietnico vince nel nome dell’inclusione

koaLa fine dei campionati delle categorie minori porta grandi soddisfazioni per il calcio multiculturale e all’insegna dell’integrazione. Partiamo da Napoli: dopo una stagione di vittorie, la AfroNapoli United, squadra di calcio multietnica nata nel 2009 da un’iniziativa di Antonio Gargiulo, oggi presidente del team, ha conquistato il campionato e la promozione in Prima categoria battendo il Cardito in un 3 a 0 sul campo di Marcianise. Un risultato che, racconta Gargiulo, valica lo sport: “Per i ragazzi che con AfroNapoli United hanno trovato il modo di essere e sentirsi cittadini napoletani, ragazzi come tanti altri della loro età, la vittoria è solo il punto di partenza per vincere anche la battaglia contro il razzismo e le discriminazioni. E poi che una compagine multietnica abbia queste capacità di unione e potenza dimostra, in pratica e anche in altri ambiti, che le differenze e le diversità sono un punto di forza”.

Raggiungiamo poi la Calabria e la Koa Bosco, squadra di calcio degli immigrati che lavorano nella piana di Gioia Tauro, che ha vinto il campionato di Terza categoria e a far festa con loro è arrivato anche il presidente del Senato Piero Grasso. La finale dei playoff disputata a Maropati, un piccolo paese della provincia di Reggio Calabria, si è trasformata in un evento da copertina e alla fine i calciatori sono tornati da trionfatori nella tendopoli in cui vivono, tra Rosarno e San Ferdinando. È lì che don Roberto Meduri, il parroco della zona, dal 2013 va a invitare i ragazzi, quasi tutti africani, a indossare un paio di scarpette alla fine della giornata di lavoro nei campi. Un ritaglio di tempo per scaricare la tensione, divertirsi, socializzare. E magari dimenticare per un po’ che si trovano lontano dalla famiglia e che non vivono in una casa ma in una tenda blu della Protezione civile. L’anno scorso la Koa Bosco si è iscritta ai campionati dilettantistici della Figc. Sui campi da gioco si sono verificati anche episodi di razzismo, uno dei quali è sfociato in una rissa. Ma domenica scorsa le amarezze sono state lasciate alle spalle quando è arrivato il triplice fischio dell’arbitro a decretare che la squadra più forte di tutte era proprio quella che arrivava dalla tendopoli. “Gli ultimi – hanno commentato su Facebook i volontari che operano nell’insediamento – sono diventati i primi”.

Stop ai bambini soldato nella Repubblica Centrafricana

bambino_soldato
I capi di otto gruppi armati della Repubblica Centrafricana si sono impegnati a liberare migliaia di bambini soldato e  garantire il ritorno a casa dei ragazzi già impiegati in operazioni militari.
Ad annunciarlo è l’Unicef, che stima i minori tra i 6.000 e i 10.000: oltre a quelli impegnati nei combattimenti, costretti ad uccidere e a rischiare la vita, ci sono anche quelli utilizzati per fini sessuali, quelli messi a lavorare nelle cucine, o come  messaggeri.
La vicenda dei bambini-soldato è uno degli aspetti più critici della guerra in Centrafrica, in uno scontro che va avanti da quasi due anni tra le milizie cristiane e quelle musulmane. Secondo UNHCR, i rifugiati nei paesi vicini sono 460 mila, mentre le persone che necessitano di aiuti umanitari sono quasi tre milioni.
La liberazione di questi minori rappresenta una conquista importante, ma sarà fondamentale il loro reinserimento nella società: è necessario che ci siano  famiglie pronte ad accoglierli, un aiuto psicologico e pedagogico e la possibilità di avere mezzi di sostentamento per sopravvivere.