Podcast

La strage di Ischia e lo stato di emergenza continuo di un territorio fragile

di Redazione GRS


 

Le voci dei soccorritori a Ischia mentre riescono a raggiungere un uomo rimasto nel fango di un garage.

Oggi parliamo della frana che ha colpito Ischia e nello specifico il comune di Casamicciola. Tra i morti ci sono un neonato di 21 giorni e la sorella di 7 anni e si cercano ancor i dispersi per quella che è l’ennesima strage dovuta a eventi climatici che sbattono sulla mancata prevenzione e messa in sicurezze di territori fragili e sottoposti a continua cementificazione. Intanto ieri il governo ha stanziato 2 milioni dichiarando lo stato di emergenza.

In Campania da inizio anno registrati 18 eventi climatici estremi, 6 solo nel mese di novembre. Salgono a 100 quelli monitorati dal 2010 fino a metà novembre 2022. 27mila le richieste di condono presentate dagli isolani con i tre condoni nazionali. 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento.

Sono i numeri diffusi da Legambiente che afferma: “al Governo Meloni chiediamo tre azioni concrete: il piano nazionale di adattamento al clima in bozza dal 2018, la legge contro il consumo di suolo in stallo da due legislature e l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico”. Ora ascoltiamo le parole del capo dipartimento della Protezione civile Fabrizio Curcio ai giornalisti e quelle di alcuni abitanti di Ischia raccolta dall’agenzia Vista.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Libere, in campo contro la violenza di genere

di Redazione GRS


 

Un gesto brutale che lascia lividi sulla pelle e squarcia ogni sicurezza. Non solo.
Un senso di privazione della libertà, di sottomissione a una volontà che non è la tua.
Anche questo significa abusare, in modo più sottile, psicologico. L’umiliazione della donna in quanto essere umano. Per combattere questo male storico, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito nel 1999 la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. A distanza di oltre vent’anni, la strada verso i diritti e la parità è tutt’altro che in discesa. Vale per l’Italia come per il resto del mondo.

Senza il reddito di cittadinanza restano 5 milioni di poveri in Italia

di Redazione GRS


 

La voce di una bimba iraniana che grida Donne, vita, libertà. Dall’Iran si è levato un vento di rivolta che parla a tutto il mondo nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Oggi parliamo di reddito di cittadinanza, questione riesplosa dopo l’annuncio della fine della misura nel 2023 e della sua sostituzione nel 2024. Ieri il ministro Valditara ha riacceso il tema diffondendo alcuni dati: in Italia ci sono 364.101 percettori di reddito di cittadinanza nella fascia compresa tra i 18 e i 29 anni.

“Di essi, abbiamo scoperto che ben 11.290 possiedono soltanto la licenza elementare o addirittura nessun titolo – spiega il Ministro Valditara -. e altri 128.710 soltanto il titolo di licenza media. Per il ministro bisogna prevedere “l’obbligo di completare il percorso scolastico per chi lo abbia illegalmente interrotto o un percorso di formazione professionale nel caso di persone con titolo di studio superiore ma non occupate né impegnate in aggiornamenti formativi”.

Intanto le reti associative hanno manifestato la loro contrarietà alla scelta del governo, a partire dall’Alleanza contro la povertà chiedendo un incontro urgente. Ascoltiamo Antonio Russo, vicepresidente delle Acli che sono parte dell’Alleanza.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

L’uscita dai centri antiviolenza delle donne “in bilico”: serve reddito di libertà

di Redazione GRS


 

Con una mano a tapparsi la bocca i calciatori della Germania hanno così protestato contro la censura imposta dalla Fifa per esprimere il dissenso sui diritti durante i mondiali in Qatar.

In vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne oggi torniamo a parlare dell’argomento. Le donne in uscita da Centri antiviolenza e Case Rifugio vivono un percorso accidentato, fatto di ostacoli e difficoltà, che le espone a estrema vulnerabilità socioeconomica e al rischio di ricadere nella spirale della violenza.

L’allontanamento dalla casa familiare per motivi di sicurezza o perché di proprietà del maltrattante; la mancanza o la sospensione temporanea del lavoro per ricevere cure e supporto, l’impossibilità di disporre dei propri soldi e del proprio conto corrente, perché sotto il controllo del convivente.

Sono queste le necessità impellenti delle donne che hanno subito violenza a cui troppo spesso lo Stato non risponde a causa di politiche frammentarie, incoerenti e fondi stanziati insufficienti a coprire le richieste di supporto per avere un reddito certo, alloggio sicuro e lavoro dignitoso.

È quanto denuncia ActionAid con il report “Diritti in bilico”, l’analisi delle politiche e delle risorse nazionali e regionali a sostegno delle donne, attraverso focus group, workshop e interviste che hanno coinvolto circa 100 rappresentanti di strutture di accoglienza, servizi territoriali ed enti pubblici per donne in fuoriuscita dalla violenza. Ora ascoltiamo la voce di Grazia, donna fuoriuscita da una condizione di violenza