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Memorandum con la Libia, proroga automatica tra abusi e respingimenti

di Redazione GRS


Il Memorandum tra Italia e Libia verrà prorogato automaticamente per altri tre anni. Il servizio di Giovanna Carnevale.

Il governo italiano aveva tempo fino a ieri per fermare il memorandum con la Libia che verrà dunque prorogato automaticamente per altri tre anni. L’accordo prevede il sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica e la collaborazione nel controllo delle frontiere, ma come spiega Amnesty Italia, in questi anni si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone e nel respingimento forzato di oltre 158 mila persone verso la Libia, dove torture, violenze, detenzioni arbitrarie e tratta di esseri umani sono documentate da Nazioni Unite, Corte penale internazionale e organizzazioni indipendenti.

Sudan, Rete Pace e Disarmo chiede il cessate il fuoco immediato

di Redazione GRS


Rete Italiana Pace e Disarmo ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si promuova un cessate il fuoco immediato in Sudan,  l’apertura di corridoi umanitari sicuri e garantiti e il blocco di  tutte le forniture e il commercio di armi.

 

La Rete Italiana Pace e Disarmo chiede con forza che il Governo italiano, l’Unione Europea e la comunità internazionale:

Promuovano un cessate il fuoco immediato, sostenendo con urgenza ogni sforzo diplomatico per fermare le ostilità e avviare un processo politico inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana.
Sostengano l’apertura di corridoi umanitari sicuri e garantiti, per permettere l’accesso immediato degli aiuti alle popolazioni intrappolate, in particolare nella regione del Darfur e nella città di Al Fashir.
Blocchino tutte le forniture e il commercio di armi verso le parti in conflitto, in applicazione del Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) e delle normative europee ed italiane in materia di export militare. Nessun Paese deve contribuire — direttamente o indirettamente — a questa carneficina.
Sostengano l’attivazione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, affinché la crisi sudanese sia posta all’ordine del giorno come priorità assoluta, con la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta indipendente sui crimini di guerra e contro l’umanità.
Incrementino il sostegno alle organizzazioni umanitarie attive sul campo, sia internazionali che sudanesi, che stanno operando in condizioni estreme per salvare vite umane sia nelle zone colpite direttamente dal conflitto che in quelle che stanno accogliendo i rifugiati interni
Rafforzino la pressione diplomatica sui Paesi che alimentano il conflitto, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, affinché cessino ogni forma di sostegno armato o logistico alle fazioni in guerra.

Il Sudan non può essere abbandonato al silenzio e all’indifferenza. Serve un’azione immediata, coraggiosa e coordinata per fermare il massacro e restituire una prospettiva di pace a milioni di persone. La comunità internazionale, e in particolare l’Italia e l’Unione Europea, devono assumersi la responsabilità di agire — non solo con parole di condanna, ma con atti concreti di solidarietà, disarmo e diplomazia di pace.

Legge di Bilancio 2026: una manovra di corto respiro, vincoli troppo stringenti

di Redazione GRS


Secondo l’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia, la Legge di Bilancio 2026 è condizionata da vincoli troppo stringenti che ne condizionano l’efficacia.

“Senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita – commenta Simone Gamberini di Legacoop – il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione.

 

“L’analisi dei documenti e dello scenario in cui si colloca il paese -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop- obbliga a parlare di ‘manovrina’. Il difficile contesto internazionale e il progressivo venir meno delle risorse del PNRR determinano un preoccupante rallentamento dell’economia: senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita, il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione. Noi avevamo chiesto al Governo politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. La Legge di Bilancio 2026, diversamente, fotografa un Paese che rinuncia a guardare avanti, costretto da vincoli europei e da una prudenza che rischia di diventare rinuncia. Manca una visione di crescita fondata su investimenti, innovazione e lavoro di qualità, elementi essenziali per ridare slancio alla produttività e fiducia ai cittadini. Come movimento cooperativo, chiediamo al Governo di costruire un patto vero per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, non solo di contenere i conti. Senza una strategia di medio periodo per il capitale umano e l’economia reale, l’Italia rischia di restare ferma mentre il mondo cambia. La rimodulazione del PNRR può rappresentare un’opportunità per destinare risorse importanti alla crescita e alla competitività”.

Clima ingiusto: giustizia sociale e ambientale nel saggio di Carrosio e Cogliati Dezza

di Redazione GRS


È il libro di Giovanni Carrosio e Vittorio Cogliati Dezza, edito da Donzelli, che mette in relazione la giustizia ambientale e quella sociale, con l’idea di trasformare la crisi ambientale in un’opportunità per costruire società più eque e sostenibili.

 

La crisi climatica rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo: il cambiamento climatico non solo genera impatti differenziati sulla popolazione, accrescendo le disuguaglianze, ma le stesse politiche di transizione energetica possono produrre effetti distributivi regressivi, se non adeguatamente progettate. In questo libro Vittorio Cogliati Dezza e Giovanni Carrosio analizzano la convergenza tra giustizia ambientale e giustizia sociale, alla luce delle molteplici interdipendenze tra benessere delle persone, integrità degli ecosistemi, ricchezza delle relazioni sociali, specificità dei luoghi, decarbonizzazione della produzione e dei consumi. E sottolineano la necessità che le politiche energetiche e climatiche siano strutturali, trasversali e multilivello, a scala nazionale e locale. Solo così potranno integrare obiettivi di sostenibilità ambientale e di riduzione delle disuguaglianze. Politiche ambientali prive di sensibilità sociale rischiano infatti di esacerbare le disparità, mentre interventi sociali che ignorano la dimensione ecologica possono accelerare la crisi climatica. Dalla diagnosi del problema gli autori passano all’azione, con la proposta di un welfare energetico-climatico: un framework innovativo che non si limita a redistribuire risorse, ma si fa carico del rapporto tra le persone e l’ambiente, ripensando i sistemi di protezione sociale in risposta ai nuovi rischi generati dal cambiamento climatico. Questa prospettiva teorica e operativa mira ad affrontare simultaneamente le sfide della decarbonizzazione e della coesione sociale, ridefinendo il welfare oltre gli ambiti tradizionali (abitazione, salute, occupazione, mobilità) in chiave ecologica e inclusiva. Un welfare per la giustizia ambientale e sociale.

Sport in carcere: a Busto Arsizio il CSI trasforma la detenzione

di Redazione GRS


Nella casa circondariale di Busto Arsizio, grazie al Centro sportivo italiano l’attività sportiva diventa strumento di inclusione e rinascita. Allenamenti e tornei di pallavolo, basket, scacchi e calcio e un corso per arbitri per ritrovare fiducia e a costruire nuove possibilità, dentro e fuori dal campo.

«Il carcere è un mondo che non si conosce per niente, a meno di non aver avuto qualcuno vicino che è o è stato recluso. Se ne sente parlare solo per sentito dire, per quello che si legge sui giornali, per le polemiche dei politici. Quando però entri dentro un penitenziario, cambi completamente atteggiamento. Ti accorgi che molti dei detenuti non sono dei mostri, ti accorgi che tanti sono ragazzi che avrebbero potuto avere un futuro diverso se avessero avuto una persona che, al momento giusto, avesse detto loro: “Ma cosa stai facendo? Fermati, ti do una mano io”». Michele Lepori, vicepresidente del comitato di Varese del Centro sportivo italiano – Csi, descrive così il suo incontro con la Casa circondariale di Busto Arsizio, in cui l’associazione già entra portando attività legate allo sport sociale e in cui amplierà la propria presenza grazie al progetto “Liberamente sportivi”, finanziato da Sport e salute, che prevede oltre 100 ore di allenamenti di pallavolo basket, scacchi e calcio.

«Abbiamo cominciato perché un’associazione che è nostra partner, che si chiama L’Altropallone, ci ha coinvolti», continua Lepori. «Abbiamo iniziato a portare delle squadre esterne dei nostri campionati a fare delle amichevoli. Così, abbiamo deciso di scrivere questo progetto». Al momento, sono già iniziati gli allenamenti con un gruppo di giovani adulti fino ai 24 anni, una parte importante della popolazione carceraria di Busto Arsizio. Verrà organizzato anche un vero e proprio torneo, in cui le persone detenute giocheranno sempre in casa, ricevendo altri team. «Il contatto con l’esterno dà a questi ragazzi una boccata d’ossigeno, perché sappiamo bene come può essere la vita all’interno di una casa circondariale», commenta Lepori. «Da parte di chi entra all’inizio ci sono dei timori e dei pregiudizi, che però vengono presto dimenticati quando si inizia a giocare. Utilizzare lo sport permette di abbattere le sovrastrutture che una persona ha in testa e di creare dei bei rapporti».

Le società che sono entrate a giocare in carcere, infatti, chiedono spesso di tornare. I ragazzi detenuti scendono in campo con la voglia di giocare e basta – dicono –, non ci sono polemiche con l’arbitro o con gli avversari. «Si sente proprio l’importanza per loro delle due ore che passiamo assieme», commenta il vicepresidente del Csi di Varese. «Dà loro un obiettivo, un momento di sfogo».

Nel progetto sono coinvolte anche altre realtà del Terzo settore, come la cooperativa Intrecci, che aiutano nel processo di selezione dei partecipanti agli allenamenti e alle partite. I giovani, però, non saranno solo coinvolti nel gioco, ma saranno destinatari anche di una formazione: all’interno della casa circondariale partirà un corso arbitri, che li certificherà come arbitri ufficiali di calcio a sette per il Csi. «Una volta usciti, se rimarranno in zona, perché essendo vicini a Malpensa molti sono persone che hanno commesso reati all’aeroporto e che dopo torneranno nel loro Paese, potranno arbitrare le nostre partite», commenta Lepori.

Molte delle società sportive coinvolte dal Csi hanno una vocazione sociale e sono particolarmente sensibili ai contesti sociali svantaggiati e alla mancanza di possibilità che hanno fatto finire i ragazzi – anche molto giovani – dietro le sbarre. «Ci sono alcune società che si sono offerte di ospitare i detenuti una volta usciti, altre sono arrivate con dei palloni da regalare», conclude Lepori, «perché si accorgono oche si tratta di giovani che se avessero trovato una mano tesa al momento giusto non darebbero finiti in questa situazione».