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Rigopiano, Appello bis tra timori di prescrizione e proteste dei familiari

di Redazione GRS


Minaccia di prescrizione – Lunedì si è volta l’udienza nell’ambito del processo d’appello bis sulla tragedia dell’hotel Rigopiano. Il servizio di Federica Bartoloni.

Davanti alla sempre più concreta minaccia di prescrizione, si è svolta il 1° dicembre l’udienza nell’ambito del processo d’appello bis sulla tragedia dell’hotel Rigopiano di Farindola che, il 18 gennaio del 2017, fu travolto da una valanga che causò la morte di 29 persone tra ospiti e dipendenti della struttura. La difesa ha chiesto la piena assoluzione per i tre dirigenti regionali accusati di gravi omissioni e carenze nell’esercizio del loro ruolo ai tempi dei fatti. Le associazioni dei familiari delle vittime urlano nuovamente il loro sdegno davanti al tentativo di ribaltamento della sentenza di Cassazione dello scorso anno che aveva stabilito l’esistenza di responsabilità di fronte ad un disastro concretamente valutato prevedibile e, di conseguenza, evitabile.

Aderenza terapeutica insufficiente, CittadinanzAttiva: emerse gravi fragilità sociali

di Redazione GRS


Aderenza terapeutica – Secondo un’indagine di CittadinanzAttiva, la metà dei cittadini italiani, in cura per una o più patologie, non segue le terapie in modo costante ed appropriato. Si tratta principalmente di persone fragili e anziane, con basso livello socio-culturale, spesso sole o con scarso supporto familiare.

Sono questi alcuni dei risultati che emergono dalla “Indagine civica sull’aderenza terapeutica: un piano d’azione comune”, presentata oggi da Cittadinanzattiva e che ha coinvolto target eterogenei, rappresentati da un totale di 547 fra pazienti e presidenti di associazioni di pazienti e da ben 2228 professionisti sanitari. Il target è così composto: 502 Pazienti, 45 Presidenti delle Associazioni di pazienti, 74 Medici di Medicina Generale, 165 Medici specialisti, 194 Infermieri, 1590 Farmacisti di comunità, 205 Farmacisti ospedalieri.

“L’aderenza terapeutica è un fenomeno complesso e multifattoriale e, in quanto tale, necessita di interventi personalizzati e allo stesso tempo strutturali per garantire l’efficacia delle cure e quindi la qualità di vita dei pazienti. Interventi che consentirebbero di contenere le spese economiche derivanti dalla scarsa aderenza alle terapie, stimate in circa 2 miliardi di euro l’anno per il Servizio Sanitario Nazionale”, dichiara Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva. “Quanto e come il cittadino segua con costanza le terapie, siano esse farmacologiche e non, è condizionato da numerosi fattori, di carattere anagrafico, sociale, economico, di stili di vita, e dunque – accanto ad interventi di sistema finalizzati a integrare un modello di rete coordinato, di prossimità, supportato da strumenti digitali e capacità organizzativa – occorre puntare molto sul tempo che i professionisti possono dedicare al paziente e ai suoi caregiver”.

Fra i cittadini che hanno risposto al questionario, oltre la metà è affetta da patologie di tipo metabolico, da patologie reumatologiche (39,1%) e cardiovascolari (29,1%). Si tratta di ambiti che, per natura, richiedono trattamenti continuativi e spesso complessi, con un impatto rilevante sulla gestione quotidiana della terapia. In particolare ciò è vero per chi convive con più patologie, un target che, all’interno del campione di riferimento, è rappresentato dai due terzi dei cittadini.

La quota più ampia di pazienti intervistati (38%) interpreta l’aderenza come rispetto puntuale delle indicazioni mediche, il 18% come un fattore di consapevolezza e responsabilità personale, mentre il 15% come conseguenza diretta della relazione medico-paziente, basata su dialogo, fiducia, confronto e collaborazione.

Fra le motivazioni che portano a non seguire la terapia prevalgono, a detta dei pazienti, aspetti psicologici e percettivi: il (28,3%) soffre la sensazione di dipendenza dal farmaco, mentre la pigrizia o mancanza di motivazione (20,8%) e la percezione di non essere in pericolo reale (20,2%) contribuiscono a una riduzione dell’aderenza.

Interessante il profilo dei pazienti “non aderenti” fornito dai Presidenti delle associazioni: quasi il 73% di questi ultimi afferma che sono maggiormente a rischio le persone fragili e anziane, quelle con basso livello socio-culturale (58,3%), chi vive in condizione di solitudine e di scarso supporto familiare (54,2%), a conferma del ruolo cruciale della rete sociale nel sostenere la gestione quotidiana della terapia. Rilevante anche la quota (45,8%) di chi sostiene che i pazienti con comorbidità siano quelli più a rischio.

Anche i professionisti intervistati confermano in gran parte le caratteristiche del paziente a maggior rischio di non aderenza: con percentuali superiori al 70%, lo individuano nelle persone sole o anziane, poco meno (con percentuali intorno al 65%) in soggetti con basso livello socio-culturale. La presenza di due o più patologie risulta essere un fattore importante ma meno rilevante degli altri rispetto al rischio di non seguire correttamente le terapie: ad indicarla è circa un terzo del campione dei medici di medicina generale e degli infermieri, oltre la metà dei farmacisti ospedalieri e degli specialisti.

Fra guerra e pace, il nuovo album di Pippo Pollina tra Palestina e Ucraina

di Redazione GRS


Musica di pace – Esce “Fra Guerra e pace”, nuovo album del cantautore Pippo Pollina. Il servizio di Patrizia Cupo.

In “Free Palestina” la terra ferita si fa musica per gridare alla sua libertà. “Fra i petali del girasole” racconta invece la storia di un soldato ucraino che, pur segnato dalla guerra, continua a sognare una vita di pace. Esce il 5 dicembre l’ultimo album di inediti del cantautore siciliano Pippo Pollina, da anni voce impegnata tra musica e pensiero civile, e che unisce sonorità acustiche a testi intensi. A gennaio il via al tour europeo che partirà dalla Germania. Un disco che invita a non restare indifferenti.

Atleti russi verso Milano-Cortina: annullato il divieto totale

di Redazione GRS


Porte aperte – Dopo la fine del bando per gli atleti russi annunciata di recente dalla federazione mondiale di judo, il Tribunale arbitrale dello sport ha deciso di annullare l’esclusione totale degli sciatori russi e bielorussi dalle competizioni internazionali, spalancando così la strada alla loro presenza sotto bandiera neutra alle prossime olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina.

Se “soddisfano i criteri” stabiliti dal Comitato internazionale olimpico (CIO) per accedere allo status neutrale, è stato deciso, gli atleti di entrambi i paesi “dovrebbero essere autorizzati a partecipare agli eventi di qualificazione” della Federazione internazionale di sci per i prossimi Giochi invernali. Lo ha fatto sapere lo stesso Tas, in un comunicato

Dopo la fine del bando per gli atleti russi annunciata di recente dalla federazione mondiale di judo, il Tribunale arbitrale dello sport (TAS) ha deciso di annullare l’esclusione totale degli sciatori russi e bielorussi dalle competizioni internazionali, spalancando così la strada alla loro presenza sotto bandiera neutra alle prossime olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina. Se “soddisfano i criteri” stabiliti dal Comitato internazionale olimpico (CIO) per accedere allo status neutrale, è stato deciso, gli atleti di entrambi i paesi “dovrebbero essere autorizzati a partecipare agli eventi di qualificazione” della Federazione internazionale di sci per i prossimi Giochi invernali. Lo ha fatto sapere lo stesso Tas in un comunicato, accogliendo parzialmente due ricorsi contro la Federazione Internazionale Sci e Snowboard (Fis) e autorizzando, di fatto, gli atleti coinvolti a partecipare agli eventi di qualificazione. Il 21 ottobre il consiglio della Fis aveva emesso una risoluzione “per non facilitare la partecipazione di atleti russi e bielorussi come atleti neutrali individuali/Ain’ agli eventi di qualificazione Fis per i Giochi olimpici e paralimpici del 2026”.

I due ricorsi di Russia e Bielorussia
Proprio a proposito della presa di posizione del consiglio della Federazione Internazionale Sci e Snowboard, presieduta dall’imprenditore svedese Johan Eliasch, gli atleti russi hanno sostenuto che si trattasse di una violazione degli statuti della Fis e dei principi di neutralità politica e non discriminazione. Il primo ricorso era stato presentato dalla Federazione sciistica russa (RSF), precisamente da 12 atleti e para-atleti russi e dal Comitato Paralimpico Russo. Il secondo ricorso, invece, è stato presentato dalla Federazione sciistica bielorussa (BSU) e da 5 atleti bielorussi. Ed entrambi i collegi del Tas hanno ritenuto che gli statuti della Fis proteggono gli individui dalla discriminazione e impongano alla Fis di essere politicamente neutrale (art. 5.2). Di conseguenza, i ricorsi sono stati parzialmente accolti sulla base del fatto che la decisione della Fis “costituisce un’esclusione generalizzata degli atleti in base alla nazionalità, indipendentemente dal fatto che gli atleti soddisfino o meno i criteri di ammissibilità Ain”. Inoltee, la richiesta di consentire agli atleti paralimpici russi di partecipare agli eventi Fis alle stesse condizioni degli altri atleti paralimpici è stata accolta in assenza di un quadro “Ain” stabilito dal Comitato Paralimpico Internazionale. Respinte le richieste per consentire ad altri atleti, personale di supporto e funzionari russi di partecipare alle prossime competizioni.

Gli atleti russi coinvolti nel ricorso sono stati Saveliy Korostelev, Lana Prusakova, Maria Travinicheva, Artiom Galunin, Ekaterina Tkachenko, Daniil Sadreev e i para-atleti Alexey Bugaev, Varvara Voronchikhina, Anastasiia Bagagiin, Ivan Golubkov, Polina Novakovskya e Mikhail Scivolando. Gli atleti bielorussi invece sono stati Hanna Huskova, Anna Derugo, Anastasiya Andryianava, Ihar Drabiankou e Uladzislau Vazniuk.

Cnca: i tagli ai fondi Aids mettono a rischio equità e salute globale

di Redazione GRS


Equità, salute e parità di genere  – Cnca si unisce all’appello lanciato da Unaids: i tagli ai fondi per la lotta all’Aids e le politiche repressive che colpiscono persone Lgbt+, persone che usano droghe e altre comunità vulnerabili, limitano gravemente l’accesso ai servizi essenziali di prevenzione, diagnosi e cura, compromettendo i progressi ottenuti nella risposta globale all’Hiv.

In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids 2025, il Cnca si unisce all’appello di Unaids: i tagli ai fondi per la lotta all’Aids e le politiche repressive che colpiscono persone Lgbtq+, persone che usano droghe e altre comunità vulnerabili, limitano gravemente l’accesso ai servizi essenziali di prevenzione, diagnosi e cura, compromettendo i progressi ottenuti nella risposta globale all’Hiv.
Anche l’Italia, che aderisce agli obiettivi Onu, deve rafforzare i propri interventi per non tornare indietro sul diritto alla salute e sui traguardi raggiunti.
Il Cnca ritiene che debbano essere rafforzate, con adeguati stanziamenti, le seguenti misure: “Interventi mirati alle ‘popolazioni chiave’ – uomini che fanno sesso con uomini, persone che usano droghe, sex worker, persone trans, persone detenute – e ai gruppi esposti a condizioni di vulnerabilità sociale come persone migranti e persone senza dimora, come raccomandato dalle Linee guida internazionali, infatti barriere economiche, giuridiche, linguistiche e culturali limitano l’accesso ai servizi sanitari e aumentano il rischio di infezione; campagne informative mirate e ampliamento delle modalità di accesso ai test, anche attraverso l’offerta attiva nei contesti non sanitari, gestita dalle organizzazioni di terzo settore; più in generale, interventi ‘di prossimità’ capaci di intercettare le persone al di fuori dei servizi istituzionali, nei luoghi della quotidianità (come feste e concerti), e di promuovere cambiamenti attraverso dinamiche interne alle diverse comunità e subculture; in questo scenario, la Riduzione del danno, pilastro della salute pubblica, continua a svolgere un ruolo determinante – in linea con gli indirizzi europei e Onu – anche nel contenere la diffusione dell’Hiv tra le persone che usano droghe; interventi nel mondo della scuola, dove l’Italia continua a distinguersi in negativo rispetto alla maggior parte dei Paesi europei: l’educazione all’affettività e alla sessualità non è ancora inserita nei curricula scolastici. Il progetto EduForIST, finanziato dal ministero della Salute, coordinato scientificamente dall’Università di Pisa e realizzato con il contributo di diversi enti di terzo settore tra cui il Cnca, ha cercato di colmare questa mancanza e, dal 2022, ha avviato azioni pilota nelle scuole adottando l’approccio della Comprehensive Sexuality Education raccomandato da Unesco e Oms, che integra aspetti medici, cognitivi ed emotivi per contrastare la disinformazione e favorire una crescita consapevole”.
“La Giornata mondiale contro l’Aids – dichiara Maria Stagnitta, referente per l’Hiv/Aids del Cnca – richiama tutti alla responsabilità di mantenere alta l’attenzione sull’Hiv e sulle altre infezioni sessualmente trasmissibili. Più che una celebrazione, dalle istituzioni ci attendiamo che investano con continuità nella prevenzione, nella salute pubblica e nella tutela dei diritti, trasformando la risposta all’Aids in una sfida collettiva e inclusiva, che non lasci indietro nessuno”.

Comunità energetiche e incentivi rinnovabili, Legacoop chiede più tempo oltre il 2027

di Redazione GRS


Serve più tempo – Legacoop chiede di prorogare o eliminare la scadenza del 31 dicembre 2027  per gli incentivi a sostegno della costituzione di comunità energetiche rinnovabili. “Non possiamo permettere – spiega il presidente Simone Gamberini –  che un limite temporale non più adeguato alla realtà freni lo sviluppo di uno strumento così strategico per il Paese”.

“Le Comunità Energetiche sono partite da troppo poco tempo per poter rispettare una scadenza
così vicina”, afferma Gamberini. “Serve realismo: tra lentezza delle autorizzazioni, complessità
tecniche e investimenti ancora in fase di avvio -prosegue il presidente di Legacoop- il rischio è di
aver lavorato molto per ottenere un risultato modesto rispetto al potenziale reale delle CER. Non
possiamo permettere che un limite temporale non più adeguato alla realtà freni lo sviluppo di uno
strumento così strategico per il Paese”.
Legacoop è impegnata con forza nella promozione delle CER. Ad oggi sono 55 le CER cooperative
costituite, in 16 regioni, che l’associazione ha contribuito a fondare con significative forme di
supporto finanziario e procedurale; di queste, 15 sono quelle già riconosciute dal GSE (Gestore dei
servizi energetici) che gestiscono 48 configurazioni riconosciute (11% del totale), con 9 MW di
potenza totale installata.
Gamberini sottolinea, inoltre, che il recente taglio delle risorse PNRR destinate alle CER, pur
rilevante, non è il problema centrale. “La questione vera non è il taglio dei fondi, che può essere
gestito, ma la tempistica. È la scadenza del 2027, così com’è oggi, a rappresentare il principale
ostacolo. Se vogliamo che le CER funzionino davvero, dobbiamo prorogare il termine oppure
eliminarlo, permettendo di saturare pienamente l’obiettivo dei 5 GW di potenza complessiva
installata”
Per Legacoop Nazionale, la revisione della scadenza rappresenta una scelta necessaria per
garantire stabilità agli investimenti e dare continuità a un modello che unisce energia pulita,
partecipazione e sviluppo locale. “Non stiamo chiedendo tempo per comodità -conclude
Gamberini- bensì reclamando le condizioni minime per far funzionare una politica pubblica che sta
coinvolgendo comunità, imprese e territori. Dare alle CER la possibilità di crescere significa
rafforzare il Paese e la sua transizione energetica”.