A Roma torna “La Fleur – Il fiore proibito” di Project XX1, esperienza teatrale immersiva tra maschere, 17 ambienti e 40 attori. Lo spettatore esplora in libertà e partecipa all’analisi del tema della giustizia assistendo al racconto di fantasia della caduta della famiglia Andolini, protagonisti del Padrino, tra potere e ragione.
Project xx1 punta a restituire al pubblico il potere di scegliere. Mascherato e anonimo, infatti, lo spettatore è invitato a esplorare un universo fatto di 17 ambienti scenici, 40 interpreti, 12 storie intrecciate e un’unica grande trama: un’esperienza che si sviluppa nel tempo e nello spazio, diversa per ciascuno, in ogni replica.
“La Fleur” racconta la decadenza e le lotte di potere della famiglia Andolini, un impero criminale alle prese con la propria implosione. Intrighi, amori, tradimenti e vendette si intrecciano in una narrazione corale che interroga una domanda universale: che cos’è la giustizia? Non c’è una sola risposta, ma dodici punti di vista, dodici destini che si sfiorano e si consumano in un ambiente vivo, pulsante, dove ogni gesto può cambiare la percezione della storia.
Ritorno in campo – Portare la pace in Palestina con un pallone da volley. È la “missione” di Mauro Berruto, ex ct della Nazionale maschile di pallavolo, medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 2012, che a fine novembre sarà a Ramallah dove terrà una serie di allenamenti con la nazionale e corsi per allenatori e sportivi.
«Sono sinceramente emozionato e onorato», dice sorridendo l’ex ct azzurro che è pronto a rimettersi in gioco per una causa giusta. «Non entravo in una palestra da dieci anni. Per scelta, forse per rispetto verso una parte di me che aveva chiuso un cerchio perfetto. Ho trascorso venticinque anni ad allenare, ho avuto l’onore di guidare la Nazionale italiana di pallavolo maschile fino al bronzo olimpico di Londra 2012. Non pensavo di poter avere nulla di più. Ora, dieci anni dopo, accadrà di nuovo», spiega Berruto che ha già il biglietto aereo pronto per volare a Ramallah dai pallavolisti palestinesi. «Sarò lì nell’ultima settimana di novembre. Quello è il periodo in cui tornerò ad allenare. Lo farò nel posto più simbolico e fragile che si possa immaginare: la Palestina. Su invito del Comitato Olimpico Palestinese e della Federazione Palestinese di Pallavolo, avrò l’onore di diventare per qualche giorno il Commissario Tecnico della Nazionale Palestinese di pallavolo maschile – spiega Berruto -. Condurrò una serie di allenamenti con la squadra nazionale, corsi di formazione per allenatori e sportivi palestinesi, e parteciperò a incontri istituzionali dedicati allo sviluppo dello sport e alla diplomazia sportiva. Partirò per questo viaggio nel significato più profondo dello sport con Ouidad Bakkali, Laura Boldrini, Sara Ferrari, Valentina Ghio e Andrea Orlando. Insieme, porteremo un messaggio di pace, dialogo e cooperazione, convinti che lo sport possa ancora essere un linguaggio di riconciliazione».
Amensty International esorta i governi europei ad agire per garantire un accesso equo e universale ai servizi d’interruzione di gravidanza, a fronte delle restrizioni ancora in vigore e ai crescenti tentativi di limitarne ulteriormente tale accesso in tutta Europa con ostacoli pericolosi e dannosi
Il rapporto, intitolato “Quando i diritti non sono reali per tutte e tutti: la lotta per l’accesso all’aborto in Europa”, mette in luce come – nonostante i progressi ottenuti grazie ad anni di mobilitazioni – persistano ostacoli pericolosi e dannosi che continuano a compromettere l’accesso alle cure abortive. Tutto ciò avviene in un contesto in cui gruppi anti-diritti umani, sempre più organizzati e finanziati, intensificano i propri sforzi per influenzare negativamente politiche e leggi, spesso diffondendo paura e disinformazione, con l’obiettivo di limitare ulteriormente l’accesso all’aborto.
“La dura realtà è che, nonostante i significativi progressi fatti in Europa, l’accesso all’aborto resta ostacolato da un preoccupante insieme di barriere visibili e invisibili”, ha dichiarato Monica Costa Riba, responsabile delle campagne per i diritti delle donne di Amnesty International.
“Le conquiste ottenute a caro prezzo in materia di diritti riproduttivi rischiano seriamente di essere annullate da un’ondata di politiche regressive, promosse dal movimento anti-gender e sostenute da politici populisti che adottano pratiche autoritarie”, ha aggiunto Monica Costa Riba.
Un Piano contro la droga – Lo ha lanciato la Controconferenza sulle dipendenze promossa tra gli altri da Arci, Antigone, Gruppo Abele, Cgil e A Buon Diritti. Ascoltiamo
Politiche efficaci, giuste, sicure per la salute, il benessere e l’inclusione.
I miliardi investiti in politiche proibizioniste, in Italia e nel mondo, non hanno ridotto o contenuto il fenomeno, mentre continuano a non proteggere la salute e la sicurezza delle persone che le usano e della società in generale.
La ‘guerra alla droga’ ha prodotto danni alla giustizia sociale, alla coesione dei territori, al sistema della giustizia e al rispetto dei diritti umani e delle libertà personali.
Proposte di Iniziative necessarie verso una riforma strutturale della Legge sulle droghe 309/90:
Abolire sanzioni amministrative per il consumo e rivedere le pene per spaccio secondo il principio costituzionale di proporzionalità.
Prevedere linee guida nazionali per una strategia sulle misure alternative alla detenzione in una logica di decarcerizzazione e deistituzionalizzazione.
Abrogare le misure mirate a penalizzare e discriminare le persone che usano e/o con precedenti penali droga correlati, quali daspo e zone rosse.
Abrogare tutte le norme proibizioniste e punitive del Governo Meloni: Decreto Rave, Decreto Caivano, nuove norme del codice della strada, Decreto sicurezza.
Un doppio standard – Arcigay esprime preoccupazione in merito a una circolare del Dipartimento penitenziario che escluderebbe le coppie unite civilmente dal diritto ai permessi 104 per l’assistenza ai familiari. Secondo il segretario generale dell’associazione, Gabriele Piazzoni, si utilizzano cavilli formali per negare i diritti. “E’ inaccettabile, chiediamo l’intervento immediato del Ministro Nordio”.
“Apprendiamo con sconcerto che il DAP utilizza cavilli formali per negare diritti fondamentali al personale unito civilmente”, dichiara Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. Che prosegue: “Questa decisione è discriminatoria e contrasta palesemente con i principi costituzionali di uguaglianza. Mentre l’INPS, già nel 2022, aveva chiarito l’estensione dei benefici alle unioni civili, il Dipartimento Penitenziario sceglie una interpretazione restrittiva che crea cittadini di serie A e di serie B. La pubblica amministrazione dovrebbe essere garante di uguaglianza, non amplificatore di discriminazioni – prosegue Piazzoni. – Chiediamo al Ministro della Giustizia Nordio di intervenire immediatamente per ristabilire la legalità e garantire che nessun lavoratore o lavoratrice sia discriminato in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere o alla forma della propria unione affettiva”.
Società
Servono nuove regole – Sui social dei genitori influencer i figli minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. Ascoltiamo Flavia Brevi di Terre des Homme Italia
La riflessione nasce dalla ricerca “Protagonisti consapevoli? La tutela dei minorenni nell’era dei family influencer”, svolta da Terre des Hommes Italia insieme a Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e ALMED (Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto dell’avvocata Marisa Marraffino, esperta di diritto dei media digitali e la partnership tecnica di Not Just Analytics.
Dalla ricerca quali-quantitativa, che analizza 20 profili di family influencer e 1334 contenuti social per capire come sono mostrati figlie e figlie, emerge che i/le minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. In un terzo circa dei contenuti pubblicitari, i bambini e le bambine risultano essere parte attiva dell’advertising: ad esempio scartano il prodotto, lo presentano, lanciano la promozione. Nella maggior parte dei contenuti in cui appaiono minori, inoltre, non sono adottate forme di tutela della privacy per i più piccoli, ad esempio riprese di spalle, immagini pixellate o l’aggiunta di emoticon sul viso. Nei contenuti organici tali forme di tutela appaiono nel 7% dei contenuti; la percentuale si abbassa al 2% se si considerano i contenuti pubblicitari. Nel 29% dei contenuti si riscontrano situazioni potenzialmente problematiche rispetto alla privacy: nel 21% dei casi sono mostrati momenti intimi come il bagnetto, il cambio del pannolino, la nanna; nel 6% dei contenuti il minore è coinvolto in trend o challenge; nel’1% dei casi il minore è colto in un momento critico (rabbia, tristezza, difficoltà).
Servono nuove regole – Sui social dei genitori influencer i figli minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. Ascoltiamo Flavia Brevi di Terre des Homme Italia
La riflessione nasce dalla ricerca “Protagonisti consapevoli? La tutela dei minorenni nell’era dei family influencer”, svolta da Terre des Hommes Italia insieme a Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e ALMED (Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto dell’avvocata Marisa Marraffino, esperta di diritto dei media digitali e la partnership tecnica di Not Just Analytics.
Dalla ricerca quali-quantitativa, che analizza 20 profili di family influencer e 1334 contenuti social per capire come sono mostrati figlie e figlie, emerge che i/le minori appaiono in 1 contenuto organico su 2 e in 1 sponsorizzato su 4. In un terzo circa dei contenuti pubblicitari, i bambini e le bambine risultano essere parte attiva dell’advertising: ad esempio scartano il prodotto, lo presentano, lanciano la promozione. Nella maggior parte dei contenuti in cui appaiono minori, inoltre, non sono adottate forme di tutela della privacy per i più piccoli, ad esempio riprese di spalle, immagini pixellate o l’aggiunta di emoticon sul viso. Nei contenuti organici tali forme di tutela appaiono nel 7% dei contenuti; la percentuale si abbassa al 2% se si considerano i contenuti pubblicitari. Nel 29% dei contenuti si riscontrano situazioni potenzialmente problematiche rispetto alla privacy: nel 21% dei casi sono mostrati momenti intimi come il bagnetto, il cambio del pannolino, la nanna; nel 6% dei contenuti il minore è coinvolto in trend o challenge; nel’1% dei casi il minore è colto in un momento critico (rabbia, tristezza, difficoltà).
“Umbria Legale e Sicura” – Dal 27 novembre al via via un ciclo di cineforum contro lo sfruttamento lavorativo e per la promozione della legalità con quattro proiezioni in altrettante città umbre. L’iniziativa è Legacoop, Confcooperative, Confesercenti e Cooperativa Borgorete, all’interno del progetto di cui la Regione Umbria è capofila
L’obiettivo è coinvolgere imprese, istituzioni e cittadinanza in un percorso condiviso di informazione e riflessione sul ruolo del lavoro come strumento di inclusione e dignità, promuovendo al tempo stesso pratiche produttive e sociali fondate su equità, trasparenza e rispetto dei diritti.
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