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Roma, il progetto “Arcipelago” del Municipio 14 che rigenera il territorio urbano

di Redazione GRS


È il progetto di riqualificazione del municipio XIV a Roma. Il servizio di Patrizia Cupo.

Un parcheggio trasformato in piazza culturale e azioni di recupero di zone abbandonate formano “Arcipelago”, progetto di riqualificazione dei quartieri Ottavia e Palmarola portato avanti dal Municipio 14 della capitale. E così, il parcheggio dell’Istituto Pablo Neruda diventa uno spazio con festival musicale, percorsi pedonali, microforestazione urbana e l’ ex casa del custode si trasforma in spazio culturale. Il progetto si integra nel più ampio Piano Urbano Integrato, piani per la rigenerazione dell’area dell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà a Roma.

Sportwashing in Arabia: dallo stadio al campo da tennis, la denuncia di Amnesty

di Redazione GRS


Mentre si stanno svolgendo le Finals del circuito femminile di tennis a Riad, Amnesty denuncia le politiche arabe iniziate con il calcio e proseguite comprando altri sport popolari per rafforzare l’opera di sportwashing, fino al punto che ormai stiamo normalizzando tutto questo.

Aryna Sabalenka apre con un sorriso le Finals di Riad, simbolo di un tennis che sembra aver dimenticato ogni scrupolo etico. L’Arabia Saudita, accusata di gravi violazioni dei diritti umani, ospita ora le migliori otto giocatrici del mondo, attratte da un montepremi record. Anche l’Atp ha siglato un accordo con il Fondo sovrano saudita per un Masters 1000 dal 2028. Dirigenti e atleti lodano i “progressi sportivi”, mentre Amnesty denuncia il silenzio mediatico su questi temi. Lo sport, sedotto dal denaro, sta normalizzando il potere saudita.

Arabia? Sì, proprio l’Arabia Saudita, uno degli Stati in cui la violazione sistematica dei diritti umani è più brutale e dove, nei prossimi giorni, le otto migliori giocatrici dell’anno si affronteranno per conquistare il titolo di “maestra” dell’ultima stagione. Alla vincitrice spetterà un assegno da 2,5 milioni di dollari (1,7 milioni di euro), su un montepremi complessivo di 15,5 milioni (13,4 in euro). Tutto è, dunque, felicità. Nessuna traccia del vecchio sospetto o del timore del giudizio altrui. Con tanto oro sul tavolo, avanti tutta — pensano dirigenti, attori e attrici. Perché no?

«L’anno scorso sono stata in un ristorante giapponese davvero ottimo, e fare shopping lì è fantastico. Non ho giocato molto bene, ma il meglio è stato fuori dal campo», racconta la bielorussa, che non risparmia gli elogi — «è incredibile quello che stanno facendo per lo sport, il progetto è straordinario» — mentre i rapporti di diverse organizzazioni umanitarie insistono sulla realtà crudele: «aumento delle esecuzioni» e «restrizioni dei diritti civili e politici», nonostante l’Unione Europea riconosca «i progressi compiuti in materia di diritti delle donne». Ma al tennis, ormai, sembra non importare più di tanto. La tentazione è stata troppo grande. Alla fine, anche questo sport ha accettato il compromesso. El Pais

Poco più di una settimana fa, l’Atp — l’organismo che governa il circuito maschile — e il Fondo di Investimento Pubblico (Pif) saudita hanno ufficializzato il passo finale: l’inclusione di un Masters 1000 arabo nel calendario a partire dal 2028. Missione compiuta, per entrambe le parti. «L’accordo segna una nuova era per il tennis mondiale e una trasformazione sportiva importante in Arabia Saudita, portando nel paese i nomi più celebri dello sport e offrendo un’esperienza indimenticabile», ha proclamato l’Atp, mentre il suo presidente, l’italiano Andrea Gaudenzi, si è mostrato orgoglioso: «Per noi è motivo di grande soddisfazione ed è il risultato di diversi anni di lavoro. Crediamo che i tifosi e i giocatori saranno entusiasti di ciò che sta arrivando».

Amnesty: “Sta funzionando, stanno comprando tutto e noi non ci scandalizziamo più”
In effetti, l’ostinazione araba per lo sport della racchetta nasce da lontano, considerando la sua natura globale, il potenziale economico e il valore simbolico che proietta. Il tennis, lo sport bianco: purezza, eleganza, universalità. In realtà, una mossa strategica per completare un puzzle di cui fanno già parte calcio, golf e Formula 1, tra le altre discipline, oltre a una buona dose di stelle internazionali. «Sta funzionando», spiegano ad Amnesty International. «Il calcio ha aperto la strada e poi hanno iniziato a comprare altri sport popolari per rafforzare l’opera di sportwashing, fino al punto che noi, come società, stiamo normalizzando tutto questo. Ci scandalizziamo sempre meno e se ne parla come se fosse una competizione qualsiasi. Stanno vincendo la battaglia», denunciano.

Memorandum con la Libia, proroga automatica tra abusi e respingimenti

di Redazione GRS


Il Memorandum tra Italia e Libia verrà prorogato automaticamente per altri tre anni. Il servizio di Giovanna Carnevale.

Il governo italiano aveva tempo fino a ieri per fermare il memorandum con la Libia che verrà dunque prorogato automaticamente per altri tre anni. L’accordo prevede il sostegno alla cosiddetta guardia costiera libica e la collaborazione nel controllo delle frontiere, ma come spiega Amnesty Italia, in questi anni si è tradotto nella detenzione arbitraria di migliaia di persone e nel respingimento forzato di oltre 158 mila persone verso la Libia, dove torture, violenze, detenzioni arbitrarie e tratta di esseri umani sono documentate da Nazioni Unite, Corte penale internazionale e organizzazioni indipendenti.

Sudan, Rete Pace e Disarmo chiede il cessate il fuoco immediato

di Redazione GRS


Rete Italiana Pace e Disarmo ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si promuova un cessate il fuoco immediato in Sudan,  l’apertura di corridoi umanitari sicuri e garantiti e il blocco di  tutte le forniture e il commercio di armi.

 

La Rete Italiana Pace e Disarmo chiede con forza che il Governo italiano, l’Unione Europea e la comunità internazionale:

Promuovano un cessate il fuoco immediato, sostenendo con urgenza ogni sforzo diplomatico per fermare le ostilità e avviare un processo politico inclusivo sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana.
Sostengano l’apertura di corridoi umanitari sicuri e garantiti, per permettere l’accesso immediato degli aiuti alle popolazioni intrappolate, in particolare nella regione del Darfur e nella città di Al Fashir.
Blocchino tutte le forniture e il commercio di armi verso le parti in conflitto, in applicazione del Trattato sul Commercio delle Armi (ATT) e delle normative europee ed italiane in materia di export militare. Nessun Paese deve contribuire — direttamente o indirettamente — a questa carneficina.
Sostengano l’attivazione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, affinché la crisi sudanese sia posta all’ordine del giorno come priorità assoluta, con la richiesta di istituire una commissione d’inchiesta indipendente sui crimini di guerra e contro l’umanità.
Incrementino il sostegno alle organizzazioni umanitarie attive sul campo, sia internazionali che sudanesi, che stanno operando in condizioni estreme per salvare vite umane sia nelle zone colpite direttamente dal conflitto che in quelle che stanno accogliendo i rifugiati interni
Rafforzino la pressione diplomatica sui Paesi che alimentano il conflitto, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, affinché cessino ogni forma di sostegno armato o logistico alle fazioni in guerra.

Il Sudan non può essere abbandonato al silenzio e all’indifferenza. Serve un’azione immediata, coraggiosa e coordinata per fermare il massacro e restituire una prospettiva di pace a milioni di persone. La comunità internazionale, e in particolare l’Italia e l’Unione Europea, devono assumersi la responsabilità di agire — non solo con parole di condanna, ma con atti concreti di solidarietà, disarmo e diplomazia di pace.

Legge di Bilancio 2026: una manovra di corto respiro, vincoli troppo stringenti

di Redazione GRS


Secondo l’analisi di Area Studi Legacoop e Prometeia, la Legge di Bilancio 2026 è condizionata da vincoli troppo stringenti che ne condizionano l’efficacia.

“Senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita – commenta Simone Gamberini di Legacoop – il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione.

 

“L’analisi dei documenti e dello scenario in cui si colloca il paese -commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop- obbliga a parlare di ‘manovrina’. Il difficile contesto internazionale e il progressivo venir meno delle risorse del PNRR determinano un preoccupante rallentamento dell’economia: senza un deciso cambio di passo nelle politiche per la crescita, il Paese rischia una nuova stagione di stagnazione. Noi avevamo chiesto al Governo politiche industriali per favorire gli investimenti delle imprese, e interventi concreti per l’aumento del potere d’acquisto dei lavoratori. La Legge di Bilancio 2026, diversamente, fotografa un Paese che rinuncia a guardare avanti, costretto da vincoli europei e da una prudenza che rischia di diventare rinuncia. Manca una visione di crescita fondata su investimenti, innovazione e lavoro di qualità, elementi essenziali per ridare slancio alla produttività e fiducia ai cittadini. Come movimento cooperativo, chiediamo al Governo di costruire un patto vero per lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale, non solo di contenere i conti. Senza una strategia di medio periodo per il capitale umano e l’economia reale, l’Italia rischia di restare ferma mentre il mondo cambia. La rimodulazione del PNRR può rappresentare un’opportunità per destinare risorse importanti alla crescita e alla competitività”.

Clima ingiusto: giustizia sociale e ambientale nel saggio di Carrosio e Cogliati Dezza

di Redazione GRS


È il libro di Giovanni Carrosio e Vittorio Cogliati Dezza, edito da Donzelli, che mette in relazione la giustizia ambientale e quella sociale, con l’idea di trasformare la crisi ambientale in un’opportunità per costruire società più eque e sostenibili.

 

La crisi climatica rappresenta una delle sfide più complesse del nostro tempo: il cambiamento climatico non solo genera impatti differenziati sulla popolazione, accrescendo le disuguaglianze, ma le stesse politiche di transizione energetica possono produrre effetti distributivi regressivi, se non adeguatamente progettate. In questo libro Vittorio Cogliati Dezza e Giovanni Carrosio analizzano la convergenza tra giustizia ambientale e giustizia sociale, alla luce delle molteplici interdipendenze tra benessere delle persone, integrità degli ecosistemi, ricchezza delle relazioni sociali, specificità dei luoghi, decarbonizzazione della produzione e dei consumi. E sottolineano la necessità che le politiche energetiche e climatiche siano strutturali, trasversali e multilivello, a scala nazionale e locale. Solo così potranno integrare obiettivi di sostenibilità ambientale e di riduzione delle disuguaglianze. Politiche ambientali prive di sensibilità sociale rischiano infatti di esacerbare le disparità, mentre interventi sociali che ignorano la dimensione ecologica possono accelerare la crisi climatica. Dalla diagnosi del problema gli autori passano all’azione, con la proposta di un welfare energetico-climatico: un framework innovativo che non si limita a redistribuire risorse, ma si fa carico del rapporto tra le persone e l’ambiente, ripensando i sistemi di protezione sociale in risposta ai nuovi rischi generati dal cambiamento climatico. Questa prospettiva teorica e operativa mira ad affrontare simultaneamente le sfide della decarbonizzazione e della coesione sociale, ridefinendo il welfare oltre gli ambiti tradizionali (abitazione, salute, occupazione, mobilità) in chiave ecologica e inclusiva. Un welfare per la giustizia ambientale e sociale.