Archivio Redazione GRS

Torna “Sportivamente”, il talk di AiCS sull’associazionismo sportivo

di Redazione GRS


Da domani torna Sportivamente, il talk prodotto da AiCS che racconta le belle storie di associazionismo sportivo sociale che parlano di inclusione, coesione e impegno civico. Il programma andrà in onda tutti i sabati pomeriggio alle 18.30 su DonnaTv, canale 62 del digitale terrestre.

A cura di Patrizia Cupo e condotto da Raffaella Camarda (al montaggio e in redazione: Roberto Vecchione, Sara Cacioppo), SportivaMente nel corso di questi anni ha dato spazio a volti, piccole storie che i grandi media difficilmente raccontano: ha portato al centro le buone notizie e dimostrato, grazie a ogni singola buona pratica, che abbandonare il Terzo Settore renderebbe questo Paese solo, aspro, bellicoso.
L’ultima stagione, poi, in 23 puntate ha ospitato 120 storie, più di 140 volti. E non ha raccontato solo le buone pratiche ma anche invitato istituzioni, esperti e consulenti del Non profit italiano, giovani volontari e dirigenti del Terzo Settore a confrontarsi insieme sui cambiamenti in atto – dalla riforma del Terzo Settore a quella dello Sport, fino a quella fiscale.

La quinta stagione di SportivaMente sarà visibile anche su YouTube al canale AiCS .

Per chi volesse partecipare, segnalando la propria storia, per venirla a raccontare ai microfoni di AiCS (gli studi di registrazione sono a Roma), basta scrivere a: ufficiostampa@aics.info, o chiamare la redazione al 339.4008969.

Ricerca SIMO: una donna su tre si sente discriminata nello sport

di Redazione GRS


Presentata stamattina a Roma la ricerca SIMO – Sport Inclusion Modern Output, in cui sono state raccolte oltre 800 testimonianze di atlete attive ed ex atlete italiane. I dati emersi restituiscono un quadro preciso: nello sport femminile, la disparità non è un’impressione, è un sistema. Infatti il 29% delle atlete si percepisce discriminata.

Lo sport praticato da donne è ancora considerato una “derivazione” di quello maschile e raramente viene messo al centro. Le difficoltà iniziano presto:  quasi la metà delle atlete ha avuto problemi a conciliare sport e studio prima dei 16 anni , una delle cause principali di abbandono.
Tra i 15 ei 35 anni, le donne tesserate in ambito agonistico sono solo il 30% e chi resta spesso si scontra con precarietà e disuguaglianze: il 77% delle atlete non ha mai avuto un contratto con la propria società sportiva, pur dedicando allo sport gran parte dell’anno.

Anche le prospettive dopo la carriera restano limitate: il 59% vorrebbe continuare nello sport con ruoli di responsabilità, ma solo il 23% dei tecnici federali è donna, e il 96% dei presidenti federali è uomo. Persino alle Olimpiadi di Parigi 2024, su  449 membri della delegazione italiana solo 71 erano donne, mentre sette delle dodici medaglie d’oro sono state vinte da loro. La disparità economica è altrettanto evidente: l’86% delle atlete percepisce un’ineguaglianza negli investimenti tra uomini e donne, l’82% nelle tabelle premi, l’80% nei montepremi.

La ricerca verrà presentata Roma venerdì 7 novembre, in occasione del corso di formazione per i giornalisti, organizzato da Giulia Giornaliste e Ordine dei giornalisti, dal titolo “Donne, media, sport: genere e informazione sportiva”.  L’appuntamento è dalle 9.30 alle 13.30 in via Sommacampagna 19, sede dell’Ordine dei gironalisti. Dopo i saluti di Guido D’Ubaldo , presidente OdG Lazio, interverranno Antonella Bellutti; Andrea Soncin, commissario tecnico della Nazionale Femminile di calcio; Mara Cinquepalmi, giornalista; Tiziano Pesce, presidente Uisp; Mimma Caligaris, vicepresidente vicaria Ussi; Vittorio di Trapani, presidente Fnsi. Modera la giornalista Alessandra Mancuso.

E laddove ci sono stereotipi e disparità, cresce anche il rischio di violenza. Il 44% delle atlete ha subito violenza psicologica, nell’81% dei casi da membri dello staff tecnico e nel 15% da dirigenti. Il 22% ha sofferto di  disturbi alimentari, un dato  tre volte più alto della media nazionale. Il 4% riporta casi di violenza sessuale. Ma, più spesso, la violenza è  invisibile e normalizzata, agita sotto forma di commenti sull’aspetto fisico o di pressioni legate alla performance.

Infatti, il 29% delle atlete si percepisce discriminata, e in questo gruppo le critiche aumentano: il 77% ha subito violenza psicologica, il 63% ha avuto difficoltà nello studio, il 61% vive disagio per il proprio corpo. Eppure, sebbene nel 2021 sia stata introdotta la figura del guardiano, incaricata di ricevere segnalazioni di abusi o discriminazioni, un’atleta su quattro non si rivolgerebbe a questa figura, per timore di ripercussioni o per mancanza di fiducia. Un segnale chiaro: le norme da sole non bastano se non cambiano i contesti e le relazioni di potere.

Immigrazione, Rapporto IDOS: “In Italia domina un’immagine distorta e strumentale”

di Redazione GRS


In Italia viene diffusa un’immagine caricaturale e immaginaria dell’immigrazion. Lo dice il nuovo Rapporto di Idos. Il servizio di Anna Monterubbianesi.

È stato presentato a Roma il Dossier Statistico Immigrazione 2025 del Centro studi IDOS, giunto alla 35ª edizione. Il rapporto denuncia la distanza tra la realtà dell’immigrazione e l’immagine distorta che domina il dibattito pubblico, alimentata da stereotipi e narrazioni strumentali. Secondo il presidente Luca Di Sciullo, queste rappresentazioni favoriscono sfruttamento, traffici illegali e politiche che alimentano esclusione e sofferenza. Il report non si pone solo in termini di denuncia, ma anche di proposta, con sei azioni immediate, tra cui percorsi di ingresso regolare, corridoi umanitari strutturali e la chiusura dei CPR. Un’opera corale che ha coinvolto 130 esperti, con dati, infografiche e analisi per restituire un quadro reale e documentato dell’immigrazione oggi in Italia.

Nasce Justice Fleet: 13 ong unite dopo il rinnovo del memorandum Italia-Libia

di Redazione GRS


Dopo anni di crescenti violazioni dei diritti umani da parte della cosiddetta Guardia costiera libica e dopo il rinnovo del memorandum Italia-Libia, 13 ong tra cui Sea Watch e Mediterranea Saving Humans si uniscono in una nuova alleanza, la Justice Fleet, e sospendono le comunicazioni operative con il  Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi di Tripoli, in Libia.

13 organizzazioni di ricerca e soccorso nel Mediterrano centrale hanno annunciato la costituzione della Justice Fleet, supportata dal Centro europeo per i diritti costituzionali e umani e dall’organizzazione Refugees in Libya. È una risposta alla coercizione degli Stati europei a comunicare con le milizie libiche, autori di quotidiane violenze in mare e in opposizione al rinnovo tacito del Memorandum d’Intesa Italia-Libia. Le organizzazioni parte della Justice Fleet hanno deciso di interrompere le comunicazioni operative con il Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi di Tripoli, in Libia (JRCC), a cui le costringe la Legge 15/23 nota come “decreto Piantedosi”, integrato nel decreto flussi.

Il Centro coordina gli interventi violenti di cattura e respingimento della cosiddetta Guardia costiera libica e non può essere considerato un’autorità competente. La Libia non è un luogo sicuro per le persone in fuga. Inoltre, il JRCC di Tripoli non soddisfa gli standard internazionali necessari al funzionamento di un centro per il coordinamento dei soccorsi: non è raggiungibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, manca di capacità linguistica e non dispone di un’infrastruttura tecnica adeguata per coordinare le operazioni di soccorso.
Da 10 anni, le organizzazioni di ricerca e soccorso hanno documentato la violenza sistematica perpetrata dalla cosiddetta Guardia Costiera Libica, una rete decentralizzata di milizie armate equipaggiate e addestrate con fondi dell’UE, in particolare dall’Italia. I naufraghi vengono intercettati con la violenza in mare, rapiti e condotti in campi dove tortura, stupri e lavori forzati sono una pratica sistematica. I tribunali europei e le istituzioni delle Nazioni Unite hanno da tempo riconosciuto la violenza organizzata che, secondo gli esperti legali, costituisce un crimine contro l’umanità.

Tali violenze sono state documentate società civile negli ultimi 10 anni, e un report costantemente aggiornato sarà disponibile da oggi sul sito justice-fleet.org. L’interruzione delle comunicazioni operative con il JRCC Libia potrebbe comportare multe, detenzioni o persino la confisca dei mezzi di soccorso della Justice Fleet da parte dello Stato italiano, in violazione del diritto internazionale. Dal 2023, il governo italiano ha detenuto illegalmente mezzi di soccorso ai sensi della cosiddetta Legge Piantedosi.

Un breve atlante di donne e sport: il libro di Mara Cinquepalmi su madri e calcio

di Redazione GRS


Venerdì 7 novembre, alle 17.30 a Roma si tiene la presentazione di Breve atlante delle (altre) madri e dei (nostri) figli, il nuovo libro della giornalista Mara Cinquepalmi. Le protagoniste sono quattro madri, con le loro storie che si muovono sullo sfondo di eventi calcistici significativi per la storia sociale del nostro Paese, come i Mondiali del 1982 o la sfortunata finale del 1994.

Quattro madri, quattro storie che esplorano le fragilità e i segreti delle famiglie. Venerdì 7 novembre 2025, alle ore 17.30, il Circolo Pd Monte Mario di Roma (via Avoli, 6) ospita la presentazione di Breve atlante delle (altre) madri e dei (nostri) figli, il nuovo libro della giornalista Mara Cinquepalmi edito da Scatole Parlanti. Intervengono con l’autrice Marina Artusi, segretaria Pd Monte Mario, e Paola Vaiarello, coordinamento Democratiche Monte Mario.

Breve atlante delle (altre) madri e dei (nostri) figli esplora le fragilità e i segreti delle famiglie, in particolare quelle di donne che, per vari motivi, hanno dovuto rinunciare ai propri figli, costrette ad affidare i loro bambini a terzi, spesso in circostanze drammatiche. Di queste madri la cronaca ci restituisce quasi tutto. Conosciamo le loro storie fin nei minimi dettagli, ma di quello che accade dopo un abbandono restano poche tracce. Tranne quando madri e figli si ritrovano. I protagonisti dei quattro racconti, tutti legati a una madre di nome Agata, si muovono sullo sfondo di eventi calcistici significativi, che riflettono la storia sociale del nostro Paese (i Mondiali del 1982, lo spareggio per lo scudetto Bologna-Inter del 1964, la finale dei Mondiali del 1994, lo scudetto del Cagliari del 1970). Un viaggio emozionante tra passato e presente, tra ricerca e riconciliazione.

“Ci sono storie – spiega l’autrice – che vengono da lontano, te le porti dentro e poi prendono vita, quasi ti chiedono di essere raccontate. Così è stato per questi quattro racconti che affrontano un tema delicato e drammatico. Madri e figli che fanno i conti con le proprie fragilità, con i pregiudizi. La riconciliazione col proprio passato o con la propria storia, se c’è, non è mai facile o scontata. Questa è anche una piccola raccolta di storie sull’essere figli. Lontani, perduti, ritrovati”.

L’autrice
Mara Cinquepalmi (1976), foggiana ma bolognese d’adozione, è giornalista professionista Ha scritto Te lo leggo negli occhi per l’antologia Hanno deciso gli episodi: 20 racconti sul calcio e i suoi luoghi comuni (Pendragon, 2015) e La cura della memoria, pubblicato in Emilia Romagna,  La religione della cura (Les Flaneurs, 2022). È autrice dell’e-book Dispari. Storie di sport, media e discriminazioni di genere (Informant, 2016) e dei libri Donne di carta. Il Poligrafico nei documenti dell’Archivio di Stato di Foggia e nei ricordi delle lavoratrici (Il Castello, 2017) e Turista per calcio (e non per caso) (Il Castello, 2020). Ha curato, per l’associazione GiULiA, il libro Donne Media & Sport (2019), poi rieditato dalla Fondazione Murialdi per il giornalismo (2021).

Sinossi dei quattro racconti

La crepa
Estate 1982. Mentre l’Italia impazzisce per Paolo Rossi e la Nazionale di calcio, Marisa e Giovanni scoprono di essere fratello e sorella. Ventisei anni prima, infatti, Agata è stata costretta a dare in adozione il figlio partorendo in un ospedale dedicato ad accogliere le ragazze madri. Complice Lina, una compagna di stanza in ospedale, divenuta negli anni un punto di riferimento per Agata, Marisa e Giovanni si ritrovano nell’estate del 1982 per poi allontanarsi. Sarà il funerale di Agata a riunirli di nuovo vent’anni dopo.

Dormono sulla collina
Inverno 2021, un cimitero crolla all’improvviso. Decine di bare galleggiano in mare. Altre sono trascinate via dalla corrente. Tra queste anche quella di Enrico, che nell’estate del 1994, mentre l’Italia di Roberto Baggio perde ai rigori il Mondiale contro il Brasile, scopre di essere stato abbandonato dalla sua madre naturale, Agata, per questioni economiche. Sette anni dopo, nell’estate 2001, Agata ed Enrico si incontrano per la prima volta. Il tempo, però, non ha mai rimarginato la ferita dell’inganno. Anzi, ha lavorato, invece, come un tarlo. Fino a morirne.

Un altro posto nel mondo
Ciascuno di noi ha il proprio posto nel mondo. Basta solo cercarlo. A volte, però, non è così semplice. E allora occorre salvarsi. Luca lo sa bene. Non ha mai conosciuto i suoi genitori e Agata, sua madre, per inseguire l’amore di un uomo ha scelto di scappare e affidarlo a una famiglia, quando era molto piccolo. Luca ha scelto il calcio per salvarsi. Voleva essere come il suo beniamino Giacomo Bulgarelli, ma ha trovato il suo posto tra i pali.
Agata, invece, ha continuato a cercare il suo posto nel mondo senza successo e dopo ventidue anni ha deciso di tornare. Una domenica di maggio Luca e la sua squadra si giocano la salvezza, Agata si gioca una vita da madre in un incontro che può segnare un nuovo inizio per entrambi.

Millennium bug
Tre tempi come quelli di una fotografia: messa a fuoco, esposizione e scatto. La storia prende spunto dal ritrovamento di una foto. Siamo a fine dicembre 1999, a poche ore dal nuovo Millennio. A trovarla è Fabrizio, un ragazzo che sta riordinando la casa della nonna Agata insieme a sua madre Nina. La foto è quella di un bimbo mai visto prima. Non è un parente, non è un amico. Eppure, qualcosa li lega. Il ritrovamento della foto sarà occasione per Nina per rivelare un segreto di famiglia, una “giornata particolare” vissuta da lei e da suo fratello, Michele, nel giugno 1970, nell’anno del primo scudetto del Cagliari di Gigi Riva.