Con questo slogan, il 15 settembre del 2003, milioni di persone scesero nelle piazze di oltre 600 città in tutto il mondo per fermare la guerra dell’Occidente in Iraq, giustificata come “preventiva”. A distanza di oltre un decennio il Paese cerca ancora pace.
Uno sguardo più in là
È in corso, a Belgrado, il seminario sul tema “Giovani e mercato del lavoro nei Balcani” con diverse realtà sociali dell’area e organizzato dal Movimento cristiano dei lavoratori. Integrazione europea e progresso sociale, ha dichiarato il presidente dell’associazione, Carlo Costalli, sono la strada per mettere fine al fenomeno delle migrazioni forzate.
Per Costalli, “è un fatto che le società dei Paesi balcanici occidentali necessitano di vedere accelerato il processo di integrazione europea, senza il quale il destino di tanta gente sembra essere limitato ad una migrazione forzata”. Per Mcl, “nei Balcani occidentali deve al più presto riprendere con determinazione il processo di integrazione europea oggi sostanzialmente fermo e, quando il rapporto con i parametri economici è fuori orizzonte, si deve avere il coraggio di intervenire con accordi strategici speciali per un’aggregazione che permetta di sviluppare politiche di pace e di progresso sociale a favore della gente”.
Massima trasparenza
Nuove misure per rafforzare la prevenzione e affrontare i casi di abusi sessuali: sono quelle annunciate da Oxfam a seguito dell’indagine che ha rivelato l’ingaggio di prostitute da parte di alcuni membri dello staff ad Haiti, dopo il terremoto del 2011. L’organizzazione umanitaria, che ha già licenziato i responsabili, introdurrà norme di reclutamento più stringenti.
Sos Siria
Sette anni di guerra e un futuro senza pace per un Paese sempre più allo stremo. Il servizio di Giovanna Carnevale.
Secondo tutte le agenzie delle Nazioni Unite, la Siria sta vivendo uno dei momenti più drammatici dall’inizio della guerra, sette anni fa. Presi di mira, in questa fase, sono soprattutto gli ospedali. Secondo la Union of medical care, rete internazionale di ong, sono stati 14 gli attacchi ai presidi ospedalieri nel mese di gennaio, in violazione del diritto internazionale umanitario. Ma, come ha dichiarato il coordinatore Onu per gli aiuti in Siria, gli sforzi diplomatici da questo punto di vista sono impotenti. I convogli umanitari devono essere approvati dal governo siriano e dai gruppi armati che dovrebbero offrire garanzie di sicurezza, ma l’ultima entrata di un convoglio risale a novembre.
Terra bruciata
A Mosul i servizi sanitari di base sono a rischio per circa 750.000 bambini e meno del 10% è pienamente funzionante. È l’allarme lanciato da Unicef, che riporta l’attenzione sulla grave situazione in Iraq, che vive da tre anni intense violenze. La settimana prossima, dal 12 al 14 febbraio, si svolgerà la Conferenza internazionale per la ricostruzione del Paese.
Senza fine
Missili e bombardamenti in aumento negli ultimi giorni nella Siria martoriata da un conflitto lungo 7 anni. Secondo l’Osservatorio per i diritti umani del Paese, il bilancio sarebbe di 84 morti nella periferia di Damasco, per l’agenzia governativa di 5 civili. 30 scuole, segnala Save the children, sono state chiuse per questioni di sicurezza.
Ritorno al passato
Sale la tensione tra Israele e Polonia sulla nuova legge sull’Olocausto votata a Varsavia nei giorni scorsi, nata per vietare e punire la definizione dei campi della morte nazisti come “lager polacchi”. Una norma pericolosa e antistorica, come sottolinea Carla Nespolo, presidente dell’Anpi. (sonoro)
Una pratica barbara
Oggi è la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili istituita dalle Nazioni Unite. Un’occasione per ribadire la messa al bando di una forma di violenza, di cui sono vittime le bambine e le donne, assimilabile alla tortura perché provocano danni fisici permanenti e traumi psicologici.
Themis
Attiva, da pochi giorni, la nuova missione europea per i soccorsi nel Mediterraneo. Ce ne parla Giovanna Carnevale.
È stata chiamata Themis ed è la nuova missione navale europea che sostituirà Triton nelle operazioni in Mediterraneo per il soccorso ai migranti. Tre le principali novità di questa missione, nata su iniziativa dell’agenzia Frontex, l’estensione dell’area di intervento, lo sbarco dei migranti soccorsi, che dovrà essere effettuato nel porto più vicino all’area di salvataggio e la riduzione a 24 miglia dalle coste italiane della zona di pattugliamento delle nostre unità navali. Iniziano, però, i primi dubbi: per l’Associazione per gli studi giuridici dell’immigrazione la nuova missione è un passo indietro rispetto a Triton, perché porterà a meno soccorsi e quindi a più morti in mare. Mare che negli ultimi mesi, d’altra parte, sta già conoscendo le conseguenze negative di una drastica riduzione delle navi di salvataggio delle ong.
Dietro la lavagna
Quasi tre giovani su dieci che vivono in paesi colpiti da conflitti o disastri sono analfabeti, in totale 59 milioni. Per le ragazze la situazione è più grave rispetto ai coetanei maschi, con il 33% che non possiede nozioni base. A lanciare l’allarme è l’Unicef, che chiede maggiori investimenti nell’istruzione, in particolare per i più svantaggiati.