È il nome della campagna per donare protesi ai bambini con disabilità del Camerun. Nel Paese africano, il 23% dei minori tra i 2 e i 9 anni ha almeno una difficoltà motoria o psichica, spesso dovuta a malattie come malaria, lebbra, morbillo e aggravata dalla malnutrizione.
Un cupo presente
Dopo gli ultimi due attentati terroristici, la Turchia vive tra paura e la voglia di riscatto, sopita però dal pugno duro di Erdogan. Da Istanbul la testimonianza di Serena Tarabini, giornalista freelance. (sonoro)
La guerra dimenticata
Nel silenzio generale in Yemen si continua a morire e a farne le spese sono soprattutto i bambini. Il servizio di Fabio Piccolino.
In Yemen otto milioni di bambini non hanno accesso alle cure sanitarie. Il dato è contenuto nella ricerca “Lottare per la sopravvivenza” realizzata da Save the Children, che denuncia l’aumento della mortalità infantile nel paese asiatico. Sono oltre 1200 infatti i minori rimasti uccisi durante il conflitto tra la coalizione araba e i ribelli, che dal marzo 2015 infiamma il paese, e il sistema sanitario è ormai al collasso: più della metà delle strutture mediche sono chiuse o funzionanti solo in parte. Save the Children ha lanciato un appello per chiedere alle parti in conflitto di rimuovere gli impedimenti per le azioni umanitarie, oltre a consentire l’accesso rapido e senza ostacoli per gli interventi di aiuto alla popolazione.
Buona speranza
La pena di morte negli Stati Uniti è sempre meno applicata: nel corso del 2016 ci sono state in tutto venti esecuzioni, otto in meno dell’anno precedente. Secondo i dati raccolti dal Death penalty information center, il sostegno dell’opinione pubblica verso la pena capitale è al minimo da quattro decenni.
E’ diminuito anche il numero dei nuovi condannati a morte, il più basso dal 1972. La pena di morte è ammessa in 31 stati americani, ma nel 2016 è stata applicata solo da quattro di questi. Ad influire su questo risultato c’è anche il lavoro fatto dal presidente Barack Obama, che nel corso della sua presidenza ha firmato moltissimi atti di clemenza.
#AleppoDay
Oggi è la giornata per informare, raccontare e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla tragedia siriana. A partire dai bambini. Ai nostri microfoni il portavoce di Unicef, Andrea Iacomini. (sonoro)
Ai ferri corti
Dopo l’omicidio dell’ambasciatore russo ad Ankara, i rapporti tra Putin ed Erdogan rischiano di far degenerare la situazione nell’aria mediorientale. L’analisi di Mariano Giustino, direttore della rivista Diritto e libertà.
(sonoro)
(Foto getty images)
Madri sulle orme dei figli
La carovana, organizzata dall’associazione messicana Movimiento Migrantes Mesoamericano da 13 anni compie un viaggio di venti giorni con tappe in tutto il Paese. È composta da un gruppo di parenti che insegue le tracce dei propri cari scomparsi: 27.000 negli ultimi due anni.
Più ricchi, meno accoglienti
Secondo le analisi di Oxfam, i Paesi con maggiore benessere sono quelli che non si impegnano a reinsediare sul loro territorio i rifugiati. Il servizio è di Giovanna Carnevale.
5 milioni di rifugiati siriani, ma solo il 3% è stato accolto dai Paesi ricchi. Libano, Giordania e Turchia gli Stati che hanno offerto maggiore protezione. A rivelarlo è l’ultimo rapporto di Oxfam, che analizza le politiche di reinsediamento in Paesi come Australia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Spagna e Canada. Quello che manca, denuncia l’organizzazione umanitaria, è la volontà politica di accogliere: soprattutto nell’ultimo anno i leader politici hanno iniziato ad assecondare sempre di più spinte xenofobe, con ripercussioni tragiche sui rifugiati. L’appello di Oxfam si rivolge anche all’Italia: secondo gli accordi presi in sede di Unione europea, il nostro Paese avrebbe dovuto accogliere circa 2000 rifugiati, ma ad oggi è stato reinsediato solo un terzo.
(Foto: Askanews)
Fuga da Aleppo
Ancora in corso l’evacuazione di ribelli e civili. Il servizio di Fabio Piccolino.
L’evacuazione dei civili da Aleppo ha acceso nuovamente i riflettori su una delle peggiori crisi del nostro secolo: il conflitto in Siria dura dal 2011 ed è costato la vita a oltre trecentomila persone e causato quasi cinque milioni di sfollati. In queste ore le associazioni umanitarie stanno facendo sentire la propria voce: Amnesty International ha chiesto il dispiegamento di osservatori delle Nazioni Unite per proteggere le migliaia di civili in fuga da potenziali rappresaglie e altre violazioni dei diritti umani, mentre Unicef ha invitato le parti in conflitto a raggiungere immediatamente una tregua e ad autorizzare le organizzazioni umanitarie a prestare urgente assistenza alla popolazione. Medici Senza Frontiere infine ha espresso indignazione per le violenze contro i civili e preoccupazione per il loro destino.
Stato sociale addio
Il Senato brasiliano ha dato il via libera a una modifica della Costituzione che fissa un tetto alla spesa pubblica e limita i programmi sociali per i prossimi vent’anni. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza contro l’austerità e il nuovo presidente Michel Temer.
Le proteste si sono accese in almeno sette stati brasiliani all’indomani del voto al Senato. In base a un sondaggio, il 60% della popolazione si è detto contrario alla modifica approvata e solo il 24% a favore. L’opposizione ritiene che danneggerà l’istruzione e la sanità pubblica, mentre per il capo dello Stato Michel Temer si tratta di un provvedimento che servirà a far uscire il Paese dalla recessione. I prossimi passi a cui aspira il presidente sono la riforma delle pensioni e del lavoro.