Via libera in Francia alla legge contro lo spreco alimentare. Il Senato ha approvato il provvedimento che impedisce ai supermercati di gettare il cibo, obbligandoli ad accordarsi con le associazioni per la sua distribuzione. Ora i transalpini vogliono portare la misura a livello europeo.
Sulla loro pelle
Nel solo mese di gennaio sono stati oltre duecentocinquanta i morti nell’Egeo e tanti sono bambini. Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef parla di “un genocidio in mare senza precedenti” e lancia un appello. Ascoltiamolo. “E’ da settembre che continuiamo a rivolgere ogni settimana appelli e continuano ogni settimana a morire bambini senza che nessuno si faccia carico di questa situazione. Ecco perché io ho lanciato per l’ennesima volta una doppia proposta: la prima è quella di aprire corridoi umanitari immediatamente, la seconda invece, che tutti purtroppo definiscono come una cosa inutile, è di osservare un giorno di lutto in tutti i paesi dell’Unione Europea proprio per questi bambini. E’ un modo per sapere se davvero l’Unione Europea tutta insieme è ancora unita nel condannare questo tipo di situazione e soprattutto nel piangere di fronte ai propri errori.”
In ginocchio
In Etiopia è allarme siccità, la peggiore degli ultimi 30 anni: sono oltre 10 milioni le persone che necessitano di assistenza umanitaria. L’emergenza è dovuta agli effetti del fenomeno atmosferico Niño: secondo Oxfam, la produzione agricola è crollata e nei prossimi mesi la situazione è destinata a peggiorare.
La rotta della vergogna
In Turchia i profughi siriani sono costretti a subire umiliazioni e violenze quotidiane pur di raggiungere l’Europa. Ai nostri microfoni la denuncia di Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr. “In Turchia, dove ci sono più di due milioni di rifugiati siriani, di loro solamente meno di 300 mila è accolto in campi di rifugiati. Il resto deve sostenersi con le proprie sole forze, laddove non è possibile per i rifugiati siriani lavorare e la maggior parte dei bambini non va a scuola. Quindi chiaramente da lì molti cercano di partire. C’è ormai una rete di trafficanti che usa violenza e di fatto sfrutta in una maniera completamente senza scrupoli queste persone, mettendole su delle barche che non possono assolutamente navigare.”
L’Italia non ripudia la guerra
La Rete italiana per il disarmo ha presentato un esposto in diverse Procure d’Italia per chiedere di indagare sulle spedizioni di bombe dal nostro Paese all’Arabia Saudita. Francesco Vignarca, portavoce dell’associazione. “La legge 185 del 1990 regola l’export di materiale d’armamento dall’Italia verso l’estero e impedisce autorizzazioni a paesi che siano in stato di conflitto armato o paesi che violano in maniera grave i diritti umani. Noi pensiamo che invece le sei forniture avvenute negli ultimi mesi dalla Sardegna all’Arabia Saudita, per fornire bombe che è certificato sono poi usate in bombardamenti nello Yemen, si configurano in entrambe le categorie. Tutte queste cose non sono più ammissibili e noi abbiamo pensato di rivolgerci alla Magistratura con questo esposto per finalmente fare in modo che anche la Magistratura si prenda carico di questa situazione.”
Siria, l’appello di Amnesty: “basta assedi e attacchi ai civili”
Porre fine agli assedi e permettere alle organizzazioni umanitarie un accesso senza restrizioni: è questo il contenuto dell’appello di Amnesty International e diretto al presidente della Siria Bashar al-Assad, all’ambasciatore siriano negli Stati Uniti Bashar Ja’afar e al capo dell’opposizione Khaled Khoja.
L’appello è stato lanciato in concomitanza con l’inizio a Ginevra del primo di una serie di incontri, mediati dalle Nazioni Unite, tra il governo siriano e i gruppi armati non statali. Lo scopo è quello di sollecitare i partecipanti al dialogo a dare priorità alle preoccupazioni circa i corridoi umanitari, gli attacchi contro i civili e le violazioni a danno dei detenuti.
Secondo le Nazioni Unite, in Siria sono circa 4,5 milioni le persone che, pur avendo bisogno di assistenza umanitaria, rimangono in aree difficili da raggiungere. Sono inoltre 400mila, sempre in base ai dati delle Nazioni Unite, quelle che si trovano sotto assedio; le ong, però, stimano questo numero in circa un milione.
L’appello di Amnesty International riporta l’attenzione sulla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che chiede espressamente accessi umanitari e la fine degli attacchi contro i civili, oltre all’adempimento degli obblighi di diritto internazionale.
Prioritario, per l’organizzazione umanitaria, è anche porre fine alle violazioni nei centri di detenzione; sia alle autorità governative che alla Coalizione Nazionale Siriana, pertanto, è richiesto di “consentire accesso illimitato a tutte le strutture di detenzione agli osservatori indipendenti, trattare con umanità le persone private della libertà e rilasciare chiunque sia detenuto solo per il pacifico esercizio dei suoi diritti umani”.
Prove di dialogo
Iniziano oggi a Ginevra i colloqui di pace per la Siria organizzati dalle Nazioni Unite. I negoziati però non hanno l’obiettivo, ritenuto troppo difficile, di fermare la guerra, ma di cercare un accordo su tregue locali per poter garantire l’arrivo degli aiuti umanitari. Il conflitto, iniziato nel 2011, ha devastato il Paese, causando oltre 250 mila morti e più di quattro milioni di rifugiati.
Ritorno al passato
E in Danimarca il Parlamento ha approvato, nel pacchetto di norme sui richiedenti asilo, la proposta di privarli di denaro e oggetti di valore oltre i 1.300 euro “per contribuire alle spese di mantenimento e alloggio”. Ai nostri microfoni, il commento di Bruno Amoroso, professore emerito all’Università della città danese di Roskilde. “La Danimarca è un paese di relativo benessere, tra l’altro anche abbastanza ricco, nel senso lordo della ricchezza, però questo è già successo negli ultimi venti anni, in cui si è stati a discutere di togliere la mensa ai bambini nell’asilo oppure di ridurre l’assistenza agli anziani. Questo si fa in un paese che nel contempo si arricchisce sempre di più e concentra sempre di più la propria ricchezza.”
Diventare grandi nel braccio della morte
È il titolo del rapporto di Amnesty International che denuncia le costanti violazioni dei diritti umani in Iran, uno dei pochi paesi al mondo a mettere a morte persone minorenni al momento del reato. Il dossier è stato presentato in concomitanza con la visita del presidente Rohani a Roma.
Up-skilling Europe: studiare per combattere l’esclusione sociale
Pochi giorni fa si è concluso a Cluj-Napoca, in Romania, il terzo meeting internazionale di Up-skilling Europe, il progetto dedicato a formare, attraverso lo sviluppo di materiali didattici, adulti a rischio di esclusione sociale nelle competenze base e trasversali necessarie a migliorare la loro occupabilità.
I materiali assumono la forma di cinque “toolkit”, che includono una serie di metodi educativi e formativi innovativi, strumenti e materiali basati sui principi dell’apprendimento attivo.
Up-skillling Europe è nato nel 2014 con cinque organizzazioni partner: il Comune di Alcalá de Guadaíra (Spagna), Interactive English Language School (Regno Unito), SIKXGNL (Grecia), Stowarzyszenie Wiosna (Polonia) e Cantiere Giovani (Italia).
Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, tre prove pilota sono state organizzate nelle città di Alcalá de Guadaíra (Spagna), Cracovia (Polonia) e Frattamaggiore (Italia) per testare i toolkit con adulti a rischio di esclusione sociale. In ogni paese hanno partecipato alle prove 72 “studenti” adulti e 16 formatori.
Sulla base dei risultati, i partner hanno stabilito le correzioni necessarie prima della pubblicazione dei toolkit, prevista per il prossimo luglio. I toolkit saranno disponibili in sei lingue europee (inglese, greco, italiano, polacco, rumeno e spagnolo).
Il progetto Up-skilling Europe è co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Erasmus Plus.