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A rischio


children-334528__180Secondo l’ultimo rapporto Unicef, la povertà infantile in Grecia è aumentata del 6,3% negli ultimi dieci anni. Nel 2014 oltre 420mila bambini vivevano in condizioni di indigenza, tre punti percentuali in più rispetto al 2010. Diminuita nel frattempo la spesa media mensile delle famiglie con due minori a carico: 800 euro in meno in quattro anni.

 
Il nuovo rapporto annuale Unicef “La condizione dell’infanzia in Grecia 2016 – I bambini a rischio” conferma il drammatico peggioramento delle condizioni di vita dei bambini in Grecia: aumenta la povertà infantile e diminuisce la spesa media mensile delle famiglie con due figli a carico.
“Il livello di deprivazione materiale riflette la debolezza economica nell’acquistare beni ritenuti opportuni o necessari per una vita soddisfacente”, ha detto l’Unicef. “Questo indicatore distingue le persone che non possono permettersi l’acquisto di un determinato bene o servizio da quelle che non vogliono o non ne hanno bisogno. La grave deprivazione materiale è intesa come l’incapacità oggettiva delle famiglie di potersi permettere almeno quattro tra nove beni e servizi (quali: affitto, elettricità, acqua, riscaldamento, carne, vacanze, Tv, auto, telefono)”.

Voci strozzate


“In tutto il mondo la libertà di stampa è in consistente e preoccupante declino”. Così Reporter senza frontiere riassume i dati del rapporto annuale sullo stato dell’informazione. E tra i Paesi in cui viene minata l’espressione c’è anche l’Italia, scesa al 77° posto, indietro di altre quattro posizioni rispetto al 2014. I reporter italiani più a rischio sono coloro che fanno inchieste sul crimine organizzato e sulla corruzione.

In macerie


terremoto ecuadorÈ di 413 morti e oltre 2.000 feriti l’ultimo bilancio del terremoto che ha colpito l’Ecuador nella notte tra venerdì e sabato scorsi. L’Unione Europea ha stanziato un milione di euro, in prima fila anche Caritas. Ascoltiamo Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale. (sonoro)

Morte per (mancato) soccorso: le responsabilità europee


barcone-immigratiNel giorno dell’anniversario della strage del 18 aprile 2015 costata la vita a circa ottocento migranti, un barcone proveniente dall’Egitto e diretto in Italia si rovescia nel Mediterraneo con più di quattrocento persone a bordo.

Non è fatalità, sono tragedie che si potevano evitare, ma il cui peso è stato consapevolmente trascurato dalle strategie messe in campo dall’Unione europea. A dimostrarlo è un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Londra e York, intitolato “Death by (failure to) rescue”, ovvero “Morte per mancato soccorso”.

La ricerca rivela come la decisione presa nell’autunno 2014 di sostituire l’operazione Mare Nostrum con Triton abbia prodotto solo risultati disastrosi: se nei primi quattro mesi del 2014 le vittime in mare erano state diciassette, nello stesso periodo dell’anno successivo, il numero è salito a 1600.

La priorità dell’Ue nella gestione dei flussi migratori è passata dal prestare soccorso ai migranti in mare al disincentivare le partenze dai Paesi di origine, ma il fallimento, sotto gli occhi di tutti, è stato totale: i viaggi della speranza non sono diminuiti, e ad essere aumentati sono soltanto le morti.

Secondo i documenti esaminati dai ricercatori inglesi, sia il naufragio del 18 aprile 2015, sia quello di pochi giorni prima in cui morirono altri quattrocento migranti, potevano essere evitati se l’operazione Triton, che ha il mandato di non spingersi oltre le trenta miglia dalle coste europee, non avesse preso il posto di Mare Nostrum, un’operazione militare e umanitaria.

Da diversi mesi l’Italia chiedeva all’Europa di non essere lasciata sola nella gestione dei migranti, e l’analisi che alla fine venne fatta del problema migratorio fu che l’efficacia di Mare Nostrum nel salvare le vite in mare rappresentava un incentivo alle partenze. Meglio, quindi, decisero le autorità europee, frenare queste ultime direttamente e puntare al controllo delle coste dell’Europa.

Ma a non arrivare più sulle nostre coste, ora, sono i diritti umani, mentre il Mare Nostrum è diventato un cimitero di disperati.

Cimitero Mediterraneo


barcone-immigratiMentre l’Europa discute, senza trovare accordi, di politiche di accoglienza un’altra strage di migranti si compie davanti al nostro Paese. Il servizio di Giovanna Carnevale.

 

Sarebbero oltre 400 i migranti annegati nel Mediterraneo nella giornata di ieri mentre cercavano di raggiungere l’Italia dall’Egitto su un barcone. Una “tragedia annunciata”, così l’ha definita Migrantes, mentre Arci parla di “morti a causa dei muri e del cinismo europeo”. Associazioni e ong hanno subito chiesto l’avvio di canali umanitari, sottolineando come il fenomeno migratorio vada gestito, fornendo un’alternativa legale al traffico di esseri umani, e non contrastato. Esattamente un anno fa un’altra strage in mare costava la vita a circa 800 persone.
E proprio ieri uno studio di ricercatori inglesi ha dimostrato i risultati disastrosi prodotti dalla sostituzione dell’operazione Mare Nostrum con Triton: 1600 morti nei primi quattro mesi del 2015 contro i 17 dello stesso periodo nel 2014.

“Un gesto di grande valore simbolico”


Così la portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati Carlotta Sami commenta la visita, lo scorso sabato, di Papa Francesco a Lesbo tra i migranti. Un messaggio a tutta l’Europa, dice. Ascoltiamola. (sonoro)

Pugno duro


tuchia33Nella sua lotta al terrorismo, la Turchia sta calpestando la dignità dei cittadini e attaccando la libertà di stampa. A denunciarlo è il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, che parla di “danni irreparabili al pluralismo” e di ingiustificate restrizioni imposte alla popolazione.

 

Citando le operazioni antiterroristiche degli ultimi mesi, Nils Muiznieks ha detto che in Turchia “il rispetto per i diritti umani si è deteriorato a una velocità allarmante”. Sono sempre di più le città a maggioranza curda dove viene imposto il coprifuoco e l’esercito esegue raid contro i militanti del Pkk. Nelle operazioni, come denunciano molte ong, non vengono colpiti soltanto i combattenti per l’indipendenza, ma anche civili. Secondo Strasburgo, “le autorità turche hanno il dovere di condurre inchieste effettive” sull’accaduto, “e risarcire senza indugio la popolazione locale che chiaramente ha sofferto enormi danni”.

Disuguaglianze tra minori, i dati Unicef. Italia agli ultimi posti tra i Paesi ricchi


shoes-505471__180Maglia nera per l’Italia per quanto riguarda le disuguaglianze tra i bambini. In base alla classifica stilata dall’Unicef, il nostro Paese si posiziona trentacinquesimo sui quarantuno dell’Unione europea e dell’Ocse per quanto riguarda le disparità di reddito.

Il rapporto dell’Unicef analizza il divario tra i minori in termini di reddito, istruzione, salute e soddisfazione nei confronti della vita, rilevando che la Danimarca è lo Stato (tra quelli Ue ed Ocse) dove le disuguaglianze tra i bambini che si trovano nella fascia più bassa della distribuzione del benessere e quelli nella fascia media sono più lievi, mentre Israele è all’ultimo posto.

Se in media l’Italia si posiziona trentacinquesima su quarantuno Paesi, risultati non molto diversi li ottiene per quanto riguarda i singoli parametri utilizzati nella classifica Unicef: nel divario sui risultati scolastici è ventiduesima su trentasette, ventottesima su trentacinque nell’ambito della salute e ventiduesima su trentacinque in termini di soddisfazione nei confronti della vita.

I dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, riferiti al 2013, evidenziano poi un netto peggioramento nel nostro Paese (di circa otto punti percentuali) rispetto al 2008, soprattutto per quanto attiene la salute: il 30,5% degli adolescenti italiani ha riferito di soffrire quotidianamente di uno o più disturbi.

Estonia, Lettonia, Irlanda e Polonia riportano un trend positivo sul rendimento scolastico, essendo riusciti a ridurre nel tempo il numero di bambini privi di  competenze.

Il rapporto dell’Unicef dimostra come essere cittadini di un Paese “ricco” rispetto a quelli sottosviluppati o in via di sviluppo, non vuol dire automaticamente vivere in una società dove il benessere è ugualmente distribuito. Gli Stati Uniti e il Giappone, ad esempio, che rappresentano due degli Stati più ricchi del mondo, si posizionano in basso nella classifica per distribuzione di reddito. Rispetto al 2002, però, gli Stati Uniti sono gli unici, insieme alla Spagna, ad essere migliorati in tutti e quattro gli indicatori.

 

In chiaroscuro


migranti44Trend positivi per gli aiuti allo sviluppo negli ultimi dati Ocse, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. In Italia spesi 982 milioni di euro per i rifugiati. “Ma – denunciano le ong internazionali – non sempre i soldi arrivano davvero alle popolazioni più povere”.

 

I dati del 2015 sull’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) – pubblicati oggi dall’OCSE – mostrano che nel 2015 le risorse destinate all’APS ammontano a 131,6 miliardi di dollari, impegnati da paesi donatori prevalentemente europei: un incremento complessivo del 6,9% che si riduce ad un piccolo 1,7% al netto dei costi per l’accoglienza dei rifugiati contabilizzati da molti Paesi donatori, soprattutto in Europa, in quota APS. L’Italia ha innalzato il suo contributo di APS in rapporto al PIL dallo 0,19% del 2014 allo 0,21% del 2015. Un aumento che, al netto dell’inflazione e dei tassi di cambio, ammonta in termini assoluti a +568 milioni di dollari, pari a +14,2%.
“Un’inversione di tendenza che non basta”. “Se da un lato si può essere soddisfatti dell’aumento di contributi da parte dei Paesi Donatori, Italia inclusa – ha commentato Francesco Petrelli, responsabile delle relazioni istituzionali di Oxfam Italia – dall’altro è evidente che bisogna fare di più, in un mondo dove ci sono ancora 900 milioni di persone che vivono in estrema povertà. L’aumento dell’Aiuto Pubblico italiano, conferma l’inversione di tendenza positiva del nostro Paese, sebbene vi siano ancora molti ritardi da recuperare rispetto ad altri donatori – ha aggiunto Petrelli – rimane solo da sperare e auspicare che queste risorse, nel quadro nella nuova legge sulla Cooperazione, siano sempre più concentrate per la realizzazione di programmi di sviluppo e lotta alla povertà, sia nelle aree e nei Paesi che l’Italia ha indicato come prioritari (Africa Sub Sahariana e Mediterraneo) sia nei Paesi più poveri, agli ultimi posti delle classifiche di sviluppo: i cosiddetti LDC least devloped countries”.

Il diritto si è fermato ad Idomeni


indomeniAl confine tra Macedonia e Grecia regna il caos più totale. Tra l’inerzia dell’Europa e il pugno duro della polizia locale, migliaia di sfollati resistono in condizioni al limite della dignità umana. La denuncia di Amnesty International nelle parole del portavoce Riccardo Noury. (sonoro)