Ci risiamo
Le prossime 4 edizioni della Supercoppa italiana si svolgeranno in Arabia Saudita. Il commento di Amnesty International e Sport 4 Society affidato alle parole del giornalista Riccardo Cucchi: “Un grave errore sfruttare il calcio per operazioni di sportwashing utili solo a chi vuole nascondere la violazione dei diritti umani. Il calcio italiano non sia complice di queste operazioni”.
L’assemblea della Lega calcio di Serie A ha deciso il cambio di format della Supercoppa italiana ma ha confermato di voler disputare le prossime quattro edizioni in Arabia Saudita.
Riccardo Cucchi, storica voce della trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” e presidente della giuria del premio “Sport e diritti umani” di Amnesty International Italia e Sport 4 Society, ha diffuso per conto delle due associazioni questa dichiarazione:
“Il rispetto dei diritti umani fa parte dei valori fondanti dello sport. Il denaro non può essere più importante dell’impegno a difenderli. È un grave errore sfruttare il calcio per operazioni di sportwashing utili solo a chi vuole nascondere la violazione dei diritti umani. Il calcio non può certamente cambiare, da solo, il mondo. Ma può impegnarsi a migliorarlo.
La situazione dei diritti umani in Arabia Saudita è grave. Con questa scelta la Lega di Serie A mostra assoluta insensibilità e disinteresse. L’obiettivo dello sportwashing è organizzare grandi eventi sportivi per mostrare un’immagine lontana dalla realtà e ostacolare la denuncia delle violazioni dei diritti umani. Silenzio in cambio di denaro: il calcio italiano non sia complice di queste operazioni”.
Giochi Nazionali Invernali Special Olympic: fino al 16 marzo in Piemonte la XXXIV edizione
Giochi speciali
Il Piemonte ospita, fino al 16 marzo, la XXXIV edizione dei Giochi Nazionali Invernali Special Olympic, il programma sportivo internazionale dedicato agli atleti con disabilità intellettiva. Saranno 250 i partecipanti provenienti da ogni parte d’Italia, specialisti di sci alpino e snowboard.
Dopo l’assegnazione a Torino dei Giochi Mondiali Invernali Special Olympics 2025, il Piemonte ospita, dal 12 al 16 marzo 2023, anche l’edizione XXXIV dei Giochi Nazionali Invernali del programma sportivo internazionale dedicato agli atleti con disabilità intellettiva. Presentati presso la sede torinese di Intesa Sanpaolo, partner dell’evento, i Giochi Nazionali vedranno la partecipazione di 250 atleti con e senza disabilità intellettive provenienti da ogni parte d’Italia, che sfideranno i propri limiti offrendo a chiunque li osservi un punto di vista diverso, quello delle abilità.
“Tutto il mondo sportivo praticato da persone disabili sta scrivendo in questo Paese una silenziosa rivoluzione culturale. Lo sport non viene più vissuto solo come fine per i grandi atleti paralimpici ma soprattutto come strumento. E di questo do a Special Olympics ampio merito” commenta Luca Pancalli, Presidente del Comitato Paralimpico.
Il clima dei Giochi si è cominciato a respirare già dopo la conferenza stampa di presentazione, con l’accensione della fiamma simbolo degli eventi Special Olympics; che racchiude in sé l’essenza dell’attività realizzata quotidianamente in tutto il mondo da tantissimi atleti e volontari, a testimonianza di un viaggio comune verso l’inclusione.
La Torch Run, partita da Torino il 9 marzo, percorrerà 200 km attraversando i comuni di Pragelato, Sestriere e Bardonecchia, tappa finale che sigillerà l’inizio della Cerimonia di Apertura nel Palazzo delle Feste. La fiamma, scortata da un atleta e un partner Special Olympics, accenderà il tripode dando il via ufficiale all’evento. Gare e premiazioni, invece, si svolgeranno dal 14 al 16 marzo.
“Vogliamo confermare tutto il nostro impegno a favore dello sport come sinonimo di inclusività – ha detto Claudia Vassena, responsabile direzione sales & marketing digital retail di Intesa Sanpaolo – e lo faremo supportando gli atleti con un nutrito numero di volontari, tra i quali molti colleghi Intesa Sanpaolo che si sono candidati spontaneamente. Siamo pronti a tifare tutti insieme e restare al fianco di Special Olympics fino al grande evento conclusivo del 2025″.
Parallelamente alle discipline dello sci alpino e dello snowboard, verranno promosse (per la prima volta in Special Olympics) anche delle gare di danza sportiva. Inoltre, sempre presso il villaggio olimpico, sarà allestita un’area salute all’interno della quale odontoiatri e podologi effettueranno screening gratuiti agli atleti nelle relative aree Special Smiles e Fit Feet. La festa di chiusura saluterà atleti, coach, volontari e familiari il 15 marzo alle 21 presso il Campo Smith.
“Basta morti in mare”, ma lo striscione di solidarietà viene multato: il caso Athletic Brighéla
Cattivo esempio
L’Athletic Brighéla, squadra di calcio dilettantistica bergamasca, è stata multata dopo aver esposto senza autorizzazione uno striscione di solidarietà per i morti in mare del naufragio di Cutro. La società si è detta fortemente perplessa per questa decisione.
Lunedì pomeriggio, 6 marzo 2023, la squadra lo aveva scritto con una forte presa di posizione sulla sua pagina Facebook, postando la foto dello striscione: “Cimitero Mediterraneo. Basta morti in mare”. E aveva corredato il post con la motivazione: «Il pomeriggio è comunque cominciato rimarcando la posizione dell’Athletic Brighéla e della squadra River Negrone sulle questioni umane che da troppo stanno caratterizzando il nostro paese in modo negativo. Dopo quella che i nostri politici seguitano a chiamare “tragedia” ed è invece risultato di scelte ben precise, ribadiamo che noi non ci stiamo».
Il post chiudeva con questa frase, scritta tutta in maiuscolo con due pallini all’inizio e alla fine, uno rosso e uno nero, per evidenziare il concetto: «Basta morti in mare! Basta indifferenza!». Martedì la squadra ha ribadito la presa di posizione con un altro post: «L’Athletic Brighéla si conferma realtà unica, per sensibilità e attenzione riposta sui temi dell’attualità, esponendo, con il benestare della squadra avversaria, uno striscione che non lascia spazio a interpretazioni o divisioni».
Ora, come scrive l’Eco di Bergamo, per quella scelta di sensibilizzare sull’argomento, la squadra di calcio dilettantistica bergamasca si è vista multare e squalificare alcuni componenti. L’Atlethic Brighela è una società molto attiva anche nel sociale. Il giudice sportivo della Delegazione di Bergamo ha deciso per una multa da 550 euro e la squalifica per il capitano e i dirigenti. Il motivo? Aver esposto lo striscione nonostante l’arbitro avesse detto no.
“Marcare la meta”: al via oggi l’Assemblea nazionale Uisp, parla il presidente Tiziano Pesce
Marcare la meta
Oltre 200 delegati si ritroveranno da oggi a domenica a Tivoli Terme per l’Assemblea nazionale Uisp. Ai nostri microfoni il presidente nazionale dell’Unione Italiana Sport per tutti Tiziano Pesce.
L’A.S Rugby Milano porta i valori dello sport sociale dentro le mura del carcere Beccaria
Innocenti evasioni
Nel carcere minorile di Milano Beccaria, entrano in campo i valori del rugby grazie al progetto, nato nel 2007, dell’Associazione Sportiva Rugby Milano, che propone uno sport basato sulla gestione dell’aggressività, che trasmette atteggiamenti e messaggi positivi.
«Siamo tornati al Beccaria tre settimane dopo l’evasione del 25 dicembre. Incontriamo i ragazzi per insegnare il rugby. Lo facciamo da 15 anni, ogni sabato. Con la speranza che i valori del rugby possano aiutarli a comprendere qualcosa di utile. Per vivere, più che per giocare». Valerio Savino è il responsabile del progetto, varato nel 2007, dall’Associazione Sportiva Rugby Milano: uno sport basato sulla gestione dell’aggressività, proposto a ragazzi che con la propria aggressività fanno conti difficili.
Una sfida, basata sull’ascolto; una squadra come opportunità contro la solitudine, perché un compagno che lotta e avanza per donare un vantaggio all’altro si trasforma in una rivelazione. Da ricambiare poco dopo: «Abbiamo svolto un allenamento il 24 dicembre, il giorno prima dell’evasione dei sette detenuti. Con noi quel giorno c’era don Gino Rigoldi. È grazie a lui che il nostro progetto ebbe inizio. Parlammo del Natale come di un momento critico, così come accade in agosto, quando viene percepito un vuoto profondo. Entrambi respiravamo un’aria strana, una tensione anomala, segno che qualcosa stava per accadere. Dal nostro rientro nell’istituto, in gennaio, quella tensione sembra attenuata. Però, dopo il clamore, dopo le prime pagine dei giornali e i proclami sull’urgenza di intervenire per migliorare le condizioni dell’istituto, ho la sensazione che nulla sia accaduto. Lo dico da semplice operatore che non conosce certi meccanismi istituzionali ma, insomma, tutto sembra rimasto come prima. So che don Gino sta facendo il possibile per riassestare il quadro educativo. Intanto però il Beccaria di oggi, a noi che lo frequentiamo una volta la settimana, pare identico al Beccaria del 2022. Lo dico sperando di sbagliarmi».
Le donne praticano più sport degli uomini, ma nessuno lo racconta: i dati delle ricerche
C’è ma non si vede
Le donne praticano sport più degli uomini ma nessuno lo racconta. Una ricerca Unesco dimostra che, al di fuori di eventi globali come le Olimpiadi, la copertura arriva anche a minimi del 4%, nonostante il 40% dei partecipanti alle competizioni siano donne.
Si potrebbe definire come la contraddizione tra sport praticato e sport “percepito” quella messa in evidenza dalla ricerca dello IACS (International Association for Communication and Sport). La contraddizione consiste nel fatto che nonostante il mondo del fitness e di moltissime discipline abbiano visto crescere costantemente la partecipazione delle donne, la copertura mediatica dello sport femminile è invece in calo e, negli ultimi anni, si è attestata intorno al 5%.
Le sportive praticanti
Una ricerca dell’UNESCO in materia dimostra che, al di fuori dei periodi in cui vengono trasmessi eventi sportivi di risonanza globale come le Olimpiadi, lo sport femminile riceve una copertura mediatica che arriva anche a minimi del 4%, nonostante il 40% dei partecipanti alle competizioni siano donne. Per rimarcare questo scarto, celebrare le donne di tutto il mondo e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla visibilità dello sport femminile Technogym ha dato vita alla campagna “The missing out”. Dal mondo del fitness e della pratica sportiva emerge, infatti, come la presenza delle atlete sia sempre più marcata. Secondo i datid dell’IHRSA (Associazione Internazionale degli operatori di fitness) relativi al 2020, ad esempio, il numero di donne che frequentano i fitness club ha ormai superato gli uomini, con una percentuale che corrisponde al 50,5% a livello globale e con picchi del 55% in paesi come l’Inghilterra. Dal 2010 il tasso di adesione femminile in palestra è aumentato del 32,2%, mentre quello maschile è cresciuto ad un ritmo più lento, ovvero del 23,2%.
Nell’ambito della campagna “The missing out”, l’8 marzo le vetrine di Technogym Milano in via Durini, 1 svelano completamente alcune immagini che nelle giornate precedenti erano visibili solo per una porzione del 5%, che quindi ne svelava solo un dettaglio. Le immagini complete mostrano alcune campionesse sportive che hanno lasciato il segno e che Technogym ha l’onore di accompagnare durante la loro preparazione sportiva. Tra queste, la sciatrice alpina Federica Brignone, vincitrice di tre medaglie olimpiche e tre iridate, che si allena con Technogym Skillrun; la tre volte campionessa mondiale di ciclismo su strada Martina Fidanza, che si allena con Technogym Ride; la pluricampionessa olimpica Bebe Vio che utilizza Technogym Bench per la sua preprazione atletica e la velista Caterina Banti, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, che usa Technogym Skillbike.
Il korfball e la parità di genere: storia, regole e curiosità dello sport che punta alle Olimpiadi
Tutti in campo con il korfball
È uno sport olandese simile al basket, noto soprattutto per la sua parità di genere. Infatti, in questo gioco, da sempre le squadre sono miste. La disciplina ha più di un secolo e si stima che sia praticato nel mondo da circa un milione di persone.
Negli ultimi anni stanno aumentando le competizioni sportive miste, in cui maschi e femmine gareggiano insieme. Succede perlopiù in gare a staffetta, verso le quali il Comitato Olimpico Internazionale si sta mostrando sempre più interessato, ma in cui di fatto i maschi gareggiano con i maschi e le femmine con le femmine. Ma ci sono anche casi in cui maschi e femmine gareggiano davvero insieme: per esempio nella vela, nel nuoto artistico, nel pattinaggio di figura o nel doppio misto del tennis.
È invece molto raro che maschi e femmine gareggino insieme in uno sport di squadra, una cosa che succede quasi solo nel korfball, una disciplina olandese che ha più di un secolo, pensata appositamente per squadre miste e di recente presentata dal New York Times come «uno degli sport meno conosciuti al mondo, ma anche fra i più progressisti».
Il korfball fu inventato nel 1902 da Nico Broekhuysen, un insegnante di Amsterdam alla ricerca di un gioco di squadra in cui alunni e alunne potessero competere insieme. Broekhuysen prese in parte ispirazione dal netball, una variante del basket pensata per essere meno fisica e meno di contatto rispetto alla pallacanestro tradizionale, e in parte da un gioco svedese con un grande anello messo sopra a un palo alto tre metri, anch’esso pensato perché maschi e femmine ci potessero giocare insieme.
Per il korfball (da “korf”, che in olandese vuol dire “cestino”) Broekhuysen sostituì anzitutto il grande anello con qualcosa di più simile a un canestro (cosa che rendeva più facile capire quando si faceva punto) e più in generale elaborò una versione semplificata dei giochi a cui si era ispirato, così da rendere il suo sport adatto anche ai bambini.
Nei Paesi Bassi e in Belgio il korfball ebbe subito buona diffusione: fu sport dimostrativo, con due sole squadre olandesi partecipanti, alle Olimpiadi del 1920 di Anversa, in Belgio, e otto anni dopo fu riproposto, sempre con squadre miste e di nuovo come sport dimostrativo e non ufficiale, anche ai Giochi di Amsterdam.
Si stima che il korfball, di cui esistono una settantina di federazioni nazionali, sia praticato nel mondo da circa un milione di persone, la maggior parte delle quali tra Belgio e Paesi Bassi, dove certi atleti arrivano anche a guadagnare oltre tremila euro al mese.
Si può praticare sia al chiuso che all’aperto (ne esiste anche una versione da spiaggia) e nella sua forma standard si gioca su campi rettangolari lunghi 40 metri e larghi 20. Si gioca in otto contro otto, con quattro giocatrici e quattro giocatori per squadra, e l’obiettivo è lanciare la palla nei due canestri, che stanno in cima a un palo, senza tabellone e a tre metri e mezzo d’altezza (quasi mezzo metro più in alto rispetto a quelli del basket). Nel korfball contemporaneo i canestri sono dei cilindri di plastica. La palla è simile a una da calcio o da pallavolo, più che a una da basket.
I punti nel korfball si chiamano gol e non esiste il tiro da tre né tantomeno da due: ogni gol vale sempre un punto. Un’altra differenza rispetto al basket è che i canestri non sono alla fine del campo ma più o meno a due terzi: si può quindi fare gol anche da dietro.
Il gioco prevede momenti ben codificati di attacco e di difesa, non si possono fare palleggi e chi ha la palla non può fare passi né dribblare: è insomma uno sport in cui l’obiettivo è smarcarsi per poi tirare con precisione, uno sport che — come scrive la Federazione italiana korfball, fondata nel 2003 — presuppone «un contatto fisico contenuto» e richiede «ampia destrezza e gioco di squadra».
Nel korfball, ha scritto il New York Times, non sempre è facile trovare un equilibro tra giocatori e giocatrici e c’è inoltre chi lo ritiene comunque problematico, a livello di parità di genere, perché le dinamiche di gioco portano le femmine a marcare le femmine e i maschi a marcare i maschi. Allo stesso tempo, tuttavia, c’è chi ritiene che in questo modo lo sport raggiunga un giusto equilibrio. Il New York Times racconta inoltre come il korfball si stia evolvendo: un tempo i maschi si dedicavano soprattutto a fare punti e le femmine a fare assist, mentre ora i ruoli si stanno evolvendo e integrando sempre di più.
Così come molti altri sport minori e di nicchia, anche il korfball ha come obiettivo le Olimpiadi: dalla sua, rispetto a molti altri pretendenti, ha l’assoluta parità di genere. A suo sfavore gioca il fatto che continua a essere piuttosto seguito nei Paesi Bassi, dove certe partite arrivano ad avere alcune migliaia di spettatori, ma pochissimo altrove.
Dagli anni Ottanta è anche uno degli sport dei World Games, una manifestazione multisportiva e internazionale di discipline non olimpiche. Ogni quattro anni ci sono poi i Mondiali, la cui prossima edizione sarà nell’ottobre di quest’anno a Taiwan.
In bici contro l’inquinamento: la missione di “2 Italians Across the Us”
In bici contro l’inquinamento
Tremila km tra deserto e freddo: Pietro Franzese ed Emiliano Fava sono impegnati in «2 Italians Across the Us» per raccogliere fondi a favore dell’ambiente, attraverso un viaggio coast to coast da una parte all’altra degli State.
I dati parlano chiaro: l’Italia è il secondo paese consumatore di plastica in Europa. Ed è seconda all’Egitto per dispersione di plastica nel Mediterraneo. Intanto, ogni cittadino americano produce ogni anno 130 chili di rifiuti di plastica. Ora, i casi sono due: per sensibilizzare le persone su questa storia di inquinamento da plastica, o si va in Egitto o si sceglie di andare negli Usa. Pietro Franzese ed Emiliano Fava hanno scelto la seconda strada; andandosene negli Usa per realizzare «2 Italians Across the Us»: in bicicletta per 6mila chilometri, da una parte all’altra degli States. Da San Francisco (sono partiti lo scorso 19 gennaio all’ombra del Golden Gate) a Miami. Un viaggio nel nome della sensibilizzazione sull’impatto ambientale dell’inquinamento da plastica, raccogliendo fondi (su GoFundMe, finora sono stati raccolti 1.200 euro) a favore dell’associazione «Plastic free».
Ciclisti social
Dove sono arrivati in queste ore i due ciclisti ambientalisti? Sono a metà dell’opera, dopo aver percorso più di 3000 chilometri e con una tabella di marcia niente male: da 100 chilometri al giorno. Ma per sapere che cosa è accaduto in tutto questo tempo sarà meglio farselo raccontare dagli stessi protagonisti – del resto, oltre che ciclisti, il bresciano, ma salentino d’adozione Fava e il milanese Franzese sono degli abilissimi documentaristi social – i quali si trovano in queste ore in quel di Houston, nel Texas. «Nei primi dieci giorni abbiamo affrontato molto dislivello, poi il percorso è diventato più pianeggiante e di nuovo molti sali e scendi impegnativi tra El Paso, che supera i 1000 metri di altitudine, e Houston – raccontano -. Abbiamo percorso circa 3200 chilometri, con tappe di un centinaio al giorno, valutando condizioni di vento e strade».
“Il prezzo da pagare”: lo sport come strumento di emancipazione nel libro di Stefano Tamburini
Il prezzo da pagare
E’ il titolo del libro di Stefano Tamburini, con prefazione di Rosy Bindi. Il servizio di Elena Fiorani
Trenta ritratti di uomini e donne ribelli, dall’inizio del Novecento fino ad oggi, che hanno scelto lo sport come strumento di emancipazione e rivendicazione. Ogni tanto infatti, lo sport accelera, va più veloce della società annunciando importanti trasformazioni in arrivo. Ce lo ricordano nomi come Tommie Smith e John Carlos, con i loro pugni chiusi in alto nel guanto nero o, più recentemente, Asra Panahi, sedicenne nuotatrice iraniana che rifiuta di cantare un coro in onore dell’ayatollah e viene picchiata dalla «polizia morale». Il sottotitolo del libro, quando lo sport diventa lotta per i diritti umani e civili, illustra l’intento di recuperare queste vite esemplari per passarle alle prossime generazioni, e sostenere l’impegno di tutti per la difesa di diritti che sono stati conquistati con lotte impervie.
Sport, ambiente e educazione civica: presentato a Urbino il progetto “Pedaliamo in sicurezza”
“Pedaliamo in sicurezza”
Presentato il progetto che ad aprile e maggio coinvolgerà nove istituti scolastici e circa 400 bimbe e bimbi. In quattro comuni della provincia di Pesaro Urbino operatori sportivi affronteranno, attraverso il gioco, temi come l’educazione stradale, il rispetto per l’ambiente e la conoscenza e uso delle bici.
La scuola ciclismo Uisp Pedalo Sicuro ha sviluppato il progetto “Pedaliamo in sicurezza”: l’affiliata Uisp Pesaro Urbino ha coinvolto nove plessi scolastici con 400 alunni, nei comuni di Urbino, Petriano, Sassocorvaro Auditore e Montecalvo in Foglia. “Da 10 anni formiamo tecnici e organizziamo corsi di guida sicura per adulti, così abbiamo deciso di portare tali attività anche a scuola – ha spiegato Piergiorgio Guelpa, di Pedalo Sicuro, alla presentazione del progetto – Il programma si articolerà in quattro moduli, con attività sia in aula, sia fuori. Tratteremo di educazione stradale, rispetto per l’ambiente e conoscenza e uso delle bici, che spiegheremo attraverso il gioco. Al termine, consegneremo un attestato di partecipazione e un kit. Accanto ai nostri, saranno coinvolti altri trenta tecnici di ciclismo e agenti della polizia locale associata”.
Secondo Simone Ricciatti, presidente Uisp Marche, è “un progetto completo, che comprende ambiente, educazione civica, sport e divertimento e si connette alle nostre dinamiche. Da una ricerca fatta nel 2022 con Svimez, sono emersi dati drammatici su sedentarietà e obesità giovanile, quindi l’opportunità cade bene. E poi si tratta di coscienza ambientale, che si lega agli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu da noi perseguiti”.
Gli incontri si svolgeranno tra aprile e maggio e “tutte le attività saranno basate sul gioco educativo – spiega Piergiorgio Guelpa, responsabile Ciclismo Uisp Pesaro Urbino – con l’obiettivo di dare maggiore consapevolezza ai partecipanti e far conoscere loro le scuole di ciclismo dove praticare il nostro sport. Sono stati coinvolti diversi partner disposti a supportare il progetto, che prevede l’acquisto di alcune bici, del materiale necessario alla costruzione dei percorsi con giochi di abilità e dei kit contenenti l’attestato di partecipazione, la t-shirt e omaggi che verranno consegnati ai ragazzi e alle ragazze al termine dell’attività formativa”.
Saranno coinvolti nelle attività anche gli agenti di polizia locale, che illustreranno ai giovani ciclisti alcune norme del codice della strada, che poi gli istruttori faranno mettere in pratica fuori dall’aula. Alla presentazione del progetto hanno preso parte anche rappresentanti delle amministrazioni comunali: “Progetti del genere gratificano – afferma la vicesindaco di Urbino, Marianna Vetri – Ringrazio i sindaci, perché si sta muovendo qualcosa e le iniziative che passano per lo sport e per la valorizzazione del territorio vissuto in sicurezza tramite esso sono importanti. Grazie anche alle scuole, a Uisp, alla polizia locale associata e a tutti i sostenitori del progetto”.