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Sport sociale, preparare la ripartenza


Preparare la ripartenza. I 4 enti di promozione sportiva Acsi, AiCS, Csen e Libertas insieme per programmare il futuro della pratica dilettantistica, grazie a due progetti finanziati da Sport e Salute: il piano di formazione “E’ Ora” e il progetto di ricerca “Riunisci” sulla valutazione del potere inclusivo dello sport sociale in collaborazione con l’Università di Tor Vergata.

Stando ai dati Istat pre-Covid, In Italia nel 2019 poco più di un individuo su 5 era a rischio di povertà e di esclusione sociale. Contro il rischio marginalità, un’azione importante la faceva lo sport di base, quale leva di socialità, educazione, ed inclusione, oggi però fortemente piegato dalla pandemia. A pochi mesi dall’inizio dell’allerta Covid, era emersa chiara da parte delle organizzazioni sportive di base l’esigenza dello sviluppo di competenze chiave utili a una ripartenza in sicurezza ed efficace.

Dal bisogno di sostenere lo sport di base, strumento cardine contro l’esclusione sociale, nascono quindi i due progetti “E’ Ora” e “Riunisci”, entrambi finanziati da Sport e Salute Spa e presentati da 4 dei maggiori enti di promozione sportiva del Paese: ACSI (Associazione centri sportivi italiani), AiCS (Associazione italiana cultura sport), CSEN (Centro sportivo educativo nazionale), e il Centro Sportivo Nazionale LIBERTAS, che da soli rappresentano nel Paese quasi 7 milioni di sportivi amatoriali. Il primo, “E’ Ora – Servizi di aggiornamento e assistenza all’associazionismo sportivo per la ripartenza”, è un pacchetto formativo rivolto agli operatori e ai dirigenti delle organizzazioni sportive sociali e si pone l’obiettivo generale di sviluppare conoscenze e competenze utili alla ripartenza del movimento sportivo di base.

Il secondo, “Riunisci – Ricerca Università Sport e Contributo Inclusione” è invece un progetto di ricerca condotto in collaborazione con l’Università di Tor Vergata e che si pone come obiettivo la valutazione dell’impatto sociale dello sport di base sul territorio italiano e la costruzione di politiche di indirizzo del movimento sportivo amatoriale e azioni che concorrano a promuovere inclusione, aggregazione e partecipazione attiva alla vita sociale. I progetti sono stati presentati entrambi questa mattina a Roma nel corso della conferenza stampa on line alla presenza dei dirigenti dei 4 Enti, dell’Università di Tor Vergata, e del presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli.

Olimpiadi invernali, il pattinatore Timothy LeDuc primo atleta non binario


Giochi per tutti. Domani a Pechino al via i Giochi invernali: Timothy LeDuc, che gareggerà nel pattinaggio a coppie insieme ad Ashley Cain-Gribble, sarà il primo atleta non binario. Nel 2019 è diventato il primo pattinatore apertamente gay a vincere gli US Championships nel “pair skating”. L’atleta denuncia i limiti all’inclusione che ancora esistono, ma la sua federazione lo difende dagli haters.

La partecipazione farà storia, ed è bastato il solo annuncio per scatenare il solito codazzo di veleni social ai quali la federazione americana ha risposto subito con fermezza: “US Figure Skating sostiene i nostri membri LGBTQ+ e denuncia le frasi di odio contro qualsiasi membro della nostra comunità. Noi siamo orgogliosi del ruolo innovativo di Timothy LeDuc come primo atleta apertamente non binario del Team USA e riconosciamo la sua positiva influenza come membro della squadra olimpica americana”.

Non binario, quindi non uomo né donna, o entrambe le identità. Non è questione di un viaggio da un sesso all’altro, si tratta di percezione di se stessi. Più forte di qualsiasi identificazione, quella di Timothy LeDuc, trentuno anni, sarà una voce che dalle Olimpiadi di Pechino parlerà a milioni di persone nel mondo, soprattutto ragazzi che vogliono essere “open”, secondo la definizione del pattinatore, e il libro di Agassi non c’entra. Perché non si tratterà solo di elementi tecnici di un esercizio, presentazione, valutazione dei giudici e punteggi con cui rispondere alle coppie russe e agli altri avversari più temibili: sarà una missione, come è stata concepita da Timothy. “La mia speranza è che quando le persone sapranno della mia storia diranno: ‘E’ la prima persona non binaria a raggiungere questi livelli. Vorrei che la narrazione cambi in modo che gli omosessuali possano essere “open”, aperti, e avere successo nello sport”.

Scontato? Per nulla, a sentire come Ashley Cain-Gribble, l’altra metà della coppia USA, racconta la difficoltà di chi vuole fare coming out anche in un mondo in cui sensibilità e propensione artistica contano come nel pattinaggio: “Dedicheremo le nostre esibizioni a tutte le persone che si sentivano come se non appartenessero – o gli è stato detto che non appartenevano – a questo sport”. “Siamo sempre stati qui” scandisce LeDuc, “abbiamo sempre fatto parte dello sport. Solo che non sempre siamo stati in grado di aprirci. Potrebbero esserci più atleti olimpici che mai, pronti a identificarsi come LGBTQ. Ma ci sono ancora limiti all’inclusione”.

Il doppio sogno di Robert Mircea si avvera: cittadinanza e Olimpiadi invernali


Last minute. Il sogno di Robert Mircea si è avverato: arrivato a Milano a 9 anni dalla Romania, dopo 12 anni ha finalmente ottenuto la cittadinanza italiana, in tempo per ricevere la convocazione dalla nazionale di bob ed andare a disputare le Olimpiadi in Cina. “Due sogni che si realizzano – dice – La cittadinanza attesa quasi con rabbia e la Nazionale raggiunta come sogno”.

Ha frequentato persone, amici, scuole, e soprattutto palestre in Italia, per anni e anni, ma si sa, la legge per ottenere la cittadinanza è una delle meno attuali. Tantissimi i cavilli, i lacci e i lacciuli che imbrigliano troppo spesso giovani come Mircea. Per fortuna però, lo sport corre più della burocrazia e Robert ha potuto vincere diversi titoli italiani nel sollevamento pesi, allenandosi nella palestra abbiatense della Pesistica Abbiatense Weightlifting. Successi che però si sono sempre dovuti fermare al confine italiano, dal momento che l’atleta non ha mai potuto partecipare alle competizioni internazionali proprio a causa della cittadinanza che non voleva arrivare.

“Ora non ho più scuse, prima mi sentivo sempre schiacciato da un peso che non riuscivo ad alzare, ma che non dipendeva da me – confida Robert – Per quanto mi allenassi e vincessi nel mio sport nulla si muoveva. Questo peso non c’è più e tutto dipenderà da me”.

Robert ora può davvero volare e lo farà perché è stato convocato dalla nazionale di bob per andare a disputare le Olimpiadi invernali di Beijin, in Cina. Si, non c’è un errore; Robert non lancerà o solleverà un peso, ma lo spingerà. Mentre aspettava che la Federazione pesistica italiana intercedesse per lui e spingesse la documentazione affinché potesse diventare italiano, un’altra Federazione si è mossa ed è stata quella degli sport invernali.

“Sono in Italia da più di 10 anni e in regola con tutti gli altri documenti, i problemi erano legati ad alcuni cavilli e la Federazione mi ha aiutato a risolverli e sottoporre finalmente la mia pratica a chi di dovere. Giovedì ho firmato sulla Costituzione italiana in Comune a Corbetta, dove vivo”. Il via libera dalla Prefettura e poi l’attesa della chiamata dal Comune, poi finalmente il giuramento. Cittadinanza e passaporto il giorno dopo, tutto in fretta perché Robert l’8 febbraio deve partire, direzione Cina.

“Due sogni che si realizzano, due emozioni forti ma diverse. La cittadinanza attesa quasi con rabbia e la Nazionale raggiunta come sogno. Ora so che devo dare il massimo, ho tutte le carte per decidere del mio destino, so che allenandomi e facendo la vita che faccio non posso far altro che migliorare”. Mircea è abituato alla fatica, dopo la scuola ha iniziato a lavorare 8 ore al giorno come muratore, per poi scappare in palestra ad Abbiategrasso ad alzare chili e chili: “Ora posso concentrarmi al 100% sullo sport, solo i miei genitori e i miei allenatori sanno la fatica che ho fatto per arrivare dove sono”. Adesso Mircea spera e merita di entrare in un gruppo sportivo e poter dedicare la sua vita completamente allo sport, rappresentando i colori azzurri al meglio, opportunità che senza cittadinanza non avrebbe avuto.

“Mi auguro di poter competere al meglio alle Olimpiadi ed essere selezionato dai tecnici per poi gareggiare. A quel punto la speranza è quella di potermi allenare al meglio, senza aver più problemi di lavoro e cittadinanza. Dopo queste Olimpiadi invernali ci saranno le Olimpiadi in casa (Milano – Cortina 2026) e vorrei essere ancora più competitivo nel bob, senza abbandonare del tutto il sollevamento pesi”. A chi gli chiede come sia il passaggio dal sollevamento pesi al bob, Robert sorride e dice che per lui non sia stato un grande cambiamento: “Gran parte dell’allenamento è fatto di pesi, poi c’è la tecnica di corsa per spingere al meglio il bob. Insomma, spesi spostavo prima e pesi sposto ora. Mi auguro di poter fare bene e rappresentare finalmente al meglio la mia nazionale”.

Formazione su due ruote: il corso universitario sulla mobilità ciclistica


Formazione su due ruote. Sono aperte le iscrizioni al corso per diventare esperto promotore della mobilità ciclistica dell’Università di Verona. Lungo il percorso di studi sarà possibile imparare tutto il necessario per promuovere la mobilità urbana e territoriale su due ruote. Ci si può iscrivere fino al 28 febbraio e il corso inizierà ad aprile.

In tutti questi anni l’Università di Verona e la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta hanno formato quasi 200 figure professionali. Sono gli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica che stanno contribuendo, ciascuno nel proprio settore e ambito lavorativo, a favorire le migliori pratiche bike friendly. Per chi non ne avesse mai sentito parlare – qui una nostra intervista per capire meglio di che si tratta – il Corso di perfezionamento e aggiornamento professionale – Post Lauream – dell’Università di Verona è diretto dal Professor Federico Schena (Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento) e mira a sviluppare professionalità specifiche: gli Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica sono in grado di fare da raccordo tra pianificatori, progettisti, portatori di interesse, operatori economici e turistici, politici e amministratori. Tutto per promuovere la mobilità ciclistica urbana e territoriale. Le iscrizioni sono aperte sul sito ufficiale fino al 28 febbraio. Il corso inizierà ad aprile.

Attiva da oltre trent’anni con un lavoro di advocacy costante, FIAB è uno degli attori di riferimento in Italia e in Europa per quanto riguarda la diffusione della mobilità ciclistica. Il Corso dell’Università di Verona è un tassello fondamentale di questo percorso, in una fase cruciale della ripresa del nostro paese. Dobbiamo, in altre parole, fare in modo che la transizione ecologica sia concreta.

Il percorso formativo è fondamentale anche in ottica del PNRR. Perché, tra i vari aspetti, forma il personale della Pubblica Amministrazione con le competenze necessarie per attuale l’innovazione e il cambiamento. Comuni, Province e Regioni devono investire su questo.

Le competenze trasmesse
• Tecniche: pianificazione, progettazione, sicurezza stradale, raccolta ed elaborazione dati
anche in prospettiva di accedere ai finanziamenti del PNRR.
• Gestione e governance: comunicazione, mobility management, gestione di tavoli di lavoro e
reti sociali, project management.
• Economiche: sviluppo e marketing territoriale, gestione aziendale, politiche e azioni per il
cicloturismo, mappe, Piani di segnaletica cicloturistica, portali web, gestione club di
prodotto.
• Politiche per la salute: aspetti educativi, proposta di stili di vita sani, promozione di percorsi
casa scuola e casa lavoro.
• Conoscenze giuridiche: normative per muoversi negli ambiti istituzionali.
A chi può tornare utile diventare Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica
• Dipendenti pubblici (Regioni, Provincie e Comuni) che vogliono approfondire il tema della
mobilità ciclistica come aggiornamento per le loro attività istituzionali.
• Politici e decisori che sentono il tema della bicicletta attuale e lo vogliono valorizzare al meglio
nei propri ambiti di competenza.
• Professionisti che già lavorano con “la bicicletta” (progettisti, mobility manager, agenzie di viaggi) e vogliono perfezionarsi.

• Persone che vogliono avviare nuove professioni e nuove economie in ambito “bicicletta”.
• Volontari e soci di associazioni che operano nel mondo della bicicletta.

• Per tutti coloro che desiderano avere una visione a 360° del mondo bicicletta per poter
relazionarsi con tutti i portatori di interesse, per operare nelle cabine di regia a varia scala
territoriale, che vogliono migliorare le loro città e i territori all’insegna del più bici e meno
auto.

Come si svolgerà il Corso
L’edizione 2022 si terrà in modalità ibrida: 44 ore di lezioni online e quattro giornate di esercitazioni pratiche a Mestre, Peschiera del Garda, Bolzano Valsugana per “toccare con la bicicletta” le miglior realizzazioni. La possibilità di ascoltare e rivedere le lezioni registrate sulla piattaforma d’Ateneo ha consentito, e consentirà in futuro, anche a dipendenti pubblici di recuperare materiale utile.

I docenti
Il Corso ha come docenti professori universitari, esperti FIAB e professionisti del settore ed è rivolto a diplomati e laureati di qualsiasi livello e disciplina che desiderano acquisire una competenza specialistica. Il Coordinatore Didattico del Corso è Marco Passigato, libero professionista, esperto in pianificazione, progettazione e promozione mobilità ciclistica – membro del Centro Studi Gallimbeni di FIAB – Coordinatore Comitato Scientifico dell’Associazione Esperti Promotori della Mobilità Ciclistica EPMC e già Mobility Manager dell’Università di Verona.

Gli ex studenti
Dei 150 diplomati fino alla settima edizione del corso, 21 hanno attivato progetti imprenditoriali come accompagnamento in bici, noleggio, ospitalità specializzata e comunicazione; 29 hanno avviato attività professionali come progettazione, consulenze, guide, o sono animatori di processi partecipativi e facilitatori; 26 sono volontari esperti a vari livelli anche di vertice in associazioni a carattere nazionale come FIAB; 14 sono dipendenti pubblici di Regioni e Comuni; 6 sono consiglieri Comunali, Assessori o Deputati.

Le iscrizioni per la nuova edizione del Corso Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica sono aperte sul sito ufficiale dell’Ateneo.

Lottare per i diritti: le ragazze che si allenano di nascosto a Kabul


Allenarsi con la paura. A Kabul le ragazze della squadra di taekwondo si allenano di nascosto, cambiando luogo ogni volta per non essere scoperte. Il divieto dei talebani agli sport femminili ha costretto le atlete alla clandestinità ma non ha piegato la loro passione, ormai abituate ad andare controcorrente nella società afghana più conservatrice.

Bashir Ahmad Rustamzai, il nuovo ministro dello sport del Paese, ha detto che i talebani avrebbero consentito 400 sport, senza specificare se e quali le donne avrebbero potuto praticare. Farzana Frotan, 28 anni, è una di queste donne coraggiose. La sua partecipazione ai campionati mondiali di taekwondo del 2015 e una medaglia d’oro al torneo internazionale di taekwondo WTF del 2016 in Tajikistan non sono bastate a farle ottenere l’esenzione dal divieto dei talebani. “Sognavo di diventare una campionessa, non solo nelle competizioni internazionali ma anche alle Olimpiadi. Ma in questo momento sto a casa e non posso nemmeno andare al club”, ha raccontato Farzana a EFE.

L’atleta si allena clandestinamente un giorno o due alla settimana con le sue compagne in luoghi diversi per paura di essere scoperta. L’allenatore della nazionale Nematullah Habibi ha raccontato all’agenzia di stampa spagnola che una volta i talebani sono arrivati poco dopo la fine dell’allenamento e per rappresaglia “hanno torturato la famiglia che li ha ospitati”. La repressione talebana non è l’unico ostacolo che queste donne devono superare per fare sport. Farzana ha raccontato le difficoltà di convincere la sua famiglia. “Ero innamorata del taekwondo… ma i miei genitori non erano d’accordo e mi hanno detto che non era adatto alle ragazze”. Per ottenere l’approvazione dei genitori, Farzana ha detto loro che se avesse imparato il taekwondo, avrebbe potuto difendersi dagli abusi dei ragazzi.

Per queste donne il taekwondo è molto più di uno sport: “Lo sport, specialmente per le donne in Afghanistan, è la chiave per una vita felice e sana”, ha spiegato a EFE Husnia Sadat, 23 anni, anche lei della squadra nazionale di taekwondo. “Lo sport mi ha dato fiducia e non mi sento più vulnerabile come le altre donne in Afghanistan”.

Tornano in campo le calciatrici afghane accolte a Firenze


 

 

 

Ricominciare a vivere. Le calciatrici fuggite dall’Afghanistan ad agosto tornano in campo a Firenze. Il servizio di Elena Fiorani

Sono scappate dal loro Paese dopo l’arrivo dei talebani, perché alle donne è stato proibito di praticare sport e la loro passione per il pallone le ha messe nel mirino degli estremisti. Firenze le ha accolte e adesso le ragazze torneranno finalmente a giocare indossando la maglia del club Centro Storico Lebowski, squadra di calcio femminile che milita nei dilettanti.

La società sportiva fiorentina, che porta avanti un percorso sportivo e sociale, ha aperto le porte alle atlete e al loro allenatore, nell’ottica di un gesto di solidarietà, ma anche con l’obiettivo di coltivare il loro percorso sportivo con il massimo della qualità e della soddisfazione.

Carrara, palestre e piscine gratis per le associazioni sportive


Una mano tesa: a Carrara palestre e piscine gratis per le associazioni sportive, per il periodo da gennaio 2020 a marzo 2022. Lo ha deciso l’amministrazione comunale nell’ambito delle iniziative di sostegno alle società sportive e ai loro atleti nella crisi dovuta alla pandemia.

«Lo stop alle gare imposto a molte discipline e l’interdizione all’accesso del pubblico ha provocato una sensibile riduzione degli incassi delle società sportive: per questo abbiamo deciso di sollevarle dall’obbligo di pagamento delle tariffe orarie per l’utilizzo degli spazi delle palestre e delle piscine comunali. È un modo per andare incontro alle associazioni e agli sportivi nella speranza di consentire una veloce ripresa e incremento delle loro attività vista l’importanza che l’attività motoria ha per la “salute” psicofisica delle persone e in particolare dei più giovani» ha spiegato l’assessore allo Sport Andrea Raggi, ricordando che a causa della pandemia gli oneri a carico delle società sono addirittura cresciuti, tra richieste di rimborso e protocolli sanitari di igienizzazione degli spazi.

Grazie al decreto legge 34/2020, “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”, l’amministrazione ha dunque potuto rideterminare le condizioni economico-finanziario originariamente pattuite tra comune e associazioni sportive per l’uso e l’utilizzo degli spazi all’interno degli strutture sportive di proprietà del municipio. Per questo i debiti per l’uso degli spazi delle piscine e palestra comunali contratti dalle società nel periodo dello stato di emergenza, tra gennaio 2020 e marzo 2022, sono da considerarsi azzerati.

“Where is Peng Shuai?”: agli Australian Open il sostegno alla tennista cinese


“Where is Peng Shuai?”. Ieri gli organizzatori degli Australian Open hanno comunicato che gli spettatori del torneo potranno indossare la t-shirt a sostegno della tennista cinese Peng Shuai, delle cui condizioni ad oggi si hanno scarse notizie. Negli scorsi giorni ad alcuni tifosi era stato chiesto di toglierla, scatenando le critiche sia del mondo del tennis che della politica australiana.

Martedì gli organizzatori degli Australian Open, uno dei tornei di tennis più importanti al mondo che si sta svolgendo in questi giorni, hanno detto che gli spettatori potranno indossare t-shirt a sostegno della tennista cinese Peng Shuai. La decisione è arrivata dopo che negli scorsi giorni alcuni spettatori avevano indossato delle t-shirt con stampata la scritta “Where is Peng Shuai?” (“Dov’è Peng Shuai?”) ed erano stati costretti a toglierle. Questa decisione degli organizzatori era stata molto criticata, sia nel mondo del tennis che nella politica australiana.

Peng Shuai è una tennista cinese che lo scorso novembre era scomparsa per giorni dopo aver denunciato violenze sessuali subite da uno dei più importanti politici cinesi, generando con le sue accuse un grande scandalo in Cina e all’estero. Peng era ricomparsa dopo due settimane in un video in cui diceva di stare bene e ritrattava le accuse. Da subito era parso a molti che la tennista non avesse parlato liberamente, ma sotto costrizione, e ad oggi le notizie sulle sue condizioni sono scarse.

Dopo che agli spettatori era stato chiesto di togliere le t-shirt, in molti avevano criticato la decisione degli organizzatori, accusati di censurare chi volesse avere notizie della tennista cinese. Tra questi la tennista ceca naturalizzata statunitense Martina Navratilova, una delle più vincenti di sempre, che aveva definito “patetica” la scelta degli organizzatori. Anche il ministro della Difesa australiano, Peter Dutton, aveva duramente criticato la decisione degli organizzatori degli Australian Open, definendola “molto preoccupante”.

Martedì Craig Tiley, direttore degli Australian Open, ha detto ad Associated Press che gli spettatori che vogliono manifestare il proprio sostegno a Peng Shuai potranno farlo e indossare t-shirt come quelle che erano state vietate, a condizione però che non si organizzino in grandi gruppi e che non creino problemi agli altri spettatori. «Se vogliono farlo, va bene, ma se qualcuno viene con l’espresso intento di disturbare la tranquillità e la sicurezza dei nostri spettatori, allora non è il benvenuto», ha detto Tiley.

Inizialmente Tiley aveva difeso la decisione di far rimuovere le t-shirt sostenendo che quello fosse il protocollo del torneo, che vieta agli spettatori di mostrare “messaggi politici”, e che non ci fosse nessun intento di censura. L’associazione che organizza il torneo aveva successivamente diffuso un comunicato in cui aveva detto che «la sicurezza di Peng Shuai è la nostra principale preoccupazione» e che sta lavorando assieme alla WTA (l’organizzazione mondiale del tennis femminile) e a tutta la comunità mondiale del tennis per fare il possibile per garantire che stia bene.

La WTA ha più volte chiesto di poter parlare direttamente con la tennista, cosa che finora non è riuscita a fare, e sta continuando a chiedere che venga avviata un’indagine su quanto successo. Al momento l’ultima apparizione pubblica di Peng Shuai risale al 19 dicembre, giorno in cui è stata pubblicata una sua intervista video realizzata nel corso di un evento sportivo a Shanghai.

Appello di Amnesty in vista dei Giochi invernali di Pechino: liberate gli oppositori


Che vincano i diritti. A pochi giorni dall’inizio dei Giochi olimpici e paralimpici invernali di Pechino, Amnesty International lancia un appello alle autorità cinesi, affinché ritirino le accuse e rilascino immediatamente tutti coloro che sono perseguiti o detenuti per aver esercitato la loro libertà di espressione, definendo sistematiche le violazioni di questo diritto fondamentale.

A febbraio e marzo 2022, a Pechino si svolgeranno i Giochi olimpici e paralimpici invernali. La Cina sta usando le Olimpiadi per cercare di migliorare la sua immagine globale, sfruttando il fascino, il prestigio e l’interesse pubblico dello sport per evitare il controllo del suo deplorevole record in materia di diritti umani. Tutto questo ha un solo nome: sportwashing!

Tra le numerose violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità cinesi, le loro sistematiche violazioni del diritto alla libertà di espressione richiedono un’attenzione specifica alle Olimpiadi del 2022. È altamente problematico che il governo cinese, mentre ospita un mega evento sportivo che pretende di celebrare lo scambio internazionale e la comprensione reciproca, stia implementando un immenso sistema di censura e controllo massiccio su ciò che le persone possono dire e vedere.

Chiediamo alle autorità cinesi di ritirare tutte le accuse contro e rilasciare immediatamente tutti coloro che sono perseguiti o detenuti per aver esercitato la loro libertà di espressione, a cominciare da: Zhang Zhan, Ilham Tohti, Li Qiaochu, Gao Zhisheng e Rinchen Tsultrim.

Queste cinque persone appartengono tutti a comunità che sono state particolarmente duramente prese di mira nel continuo assalto della Cina alla libertà di espressione come giornalisti cittadini, accademici, difensori dei diritti umani, minoranze etniche e avvocati per i diritti umani. Hanno dimostrato un coraggio a livello olimpico semplicemente esprimendosi pacificamente e rifiutandosi di cedere alla repressione. Il loro rilascio immediato è importante come primo passo pubblico affinché il governo cinese mostri adeguatamente il suo sincero impegno per una migliore protezione dei diritti umani di tutte le persone in Cina, in linea con gli standard internazionali sui diritti umani e la Carta Olimpica.