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Salute mentale, al via II Edizione del festival “Ro.mens”

di Redazione GRS


Far bene alla mente

A Roma al via la II Edizione del Festival della Salute Mentale RO.MENS, per l’inclusione contro il pregiudizio, fino al 10 ottobre, giornata mondiale della salute mentale: è organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, insieme al Comune e con il patrocinio della Rai.

Forest Green Rovers: ecco la squadra di calcio più sostenibile al mondo

di Redazione GRS


Un calcio verde

Con i Forest Green Rovers lo sport diventa un esempio di comportamenti positivi in fatto di sostenibilità ambientale. Ha una particolarità unica: è la squadra di calcio più sostenibile al mondo, grazie tra le altre cose ad un campo ecologico con sistema di irrigazione a energia solare.


Nel mondo del calcio, il nome “Forest Green Rovers” potrebbe non essere uno dei più noti, ma questa squadra inglese ha una particolarità unica e, di questi tempi soprattutto, molto importante: è la squadra di calcio più sostenibile al mondo e non ha intenzione di fermarsi nel suo percorso verso la sostenibilità, intenzionata – anzi – a diffondere il verbo per uno sport più sostenibile.

Fondata nel 1889, la squadra dei Forest Green Rovers ha la sua sede nella pittoresca cittadina di Nailsworth, un centro urbano di poco più di 5mila abitanti nella regione del Gloucestershire. Ma è ben più di una semplice squadra di calcio: i Forest Green Rovers da oltre un decennio stanno guidando una rivoluzione verde nel mondo dello sport, dimostrando che il calcio può essere un veicolo per il cambiamento positivo per la comunità, in particolare nell’ambiente.

Tutto ha avuto inizio quando il magnate dell’energia verde Dale Vince – il fondatore di Ecotricity, una delle principali forniture di energia rinnovabile del Regno Unito e ancora oggi main sponsor del team – ha acquistato il club nel 2010. Vince aveva fin da subito una visione chiara per il futuro del club: trasformarlo in un modello di sostenibilità.

A partire dalle basi, cioè il campo di gioco: la prima mossa è stata, non a caso, la trasformazione e riconversione dello stadio Lawn Ground nel nuovo “The New Lawn” (“il nuovo prato”), un campo eco-sostenibile dotato di un sistema di irrigazione alimentato a energia solare tramite un impianto fotovoltaico installato nella tribuna sud, e il prato irrigato in parte con acqua piovana recuperata attraverso un apposito sistema; l’altezza del prato è mantenuta grazie a un tosaerba elettrico, mentre nei parcheggi esterni all’impianto sono presenti diversi punti di ricarica elettrica.

Dopo diversi anni nel New Lawn, la squadra sta pianificando il trasferimento nell’Eco Park, un centro interamente incentrato sulla sostenibilità, dal materiale edilizio alla progettazione all’uso energetico, e includerà spazi aperti e verde, postazioni per biciclette e ricarica per auto elettriche, ma anche collegamenti più frequenti con i mezzi pubblici. Lo stadio, che punta alla certificazione di zero emissioni, sarà alimentato tramite generazione solare in loco ed energia eolica fornita da Ecotricity, mentre la piantumazione di 500 alberi e 1,8 km di siepi, insieme ai prati che circondano lo stadio, darà un contributo a proteggere la biodiversità locale. Dove oggi sorge il New Lawn, inoltre, il progetto prevede di realizzare alloggi a prezzi accessibili e ben connessi al resto della comunità del Gloucestershire.
Non si tratta di questioni di forma, ma di passaggi importanti, se si considera che un grande campo da calcio consuma circa 10mila megawattora (MWh) di elettricità all’anno e fino a 25mila KWh durante una sola partita di 90 minuti, corrispondente all’energia necessaria ad alimentare una dozzina di case per un anno intero.

Altro importante passo in avanti è stato il passaggio all’alimentazione vegetale per tutti i giocatori e le giocatrici: il Forest Green Rovers nel 2015 è infatti diventato il primo club di calcio completamente vegano al mondo. Questa scelta si è tradotta in una dieta più sana per i calciatori – come suggeriscono gli studi e gli esperimenti citati nel documentario The game changers – ma ha anche ridotto l’impatto ambientale della squadra: non solo i pasti dei giocatori, ma anche quelli offerti a personale e tifosi nel chiosco dello stadio sono a base di ingredienti vegetali, e dunque a basso impatto carbonico; infatti, tra gli sponsor della squadra figurano diversi marchi di cibo vegano, come Oatly, noto produttore di bevande vegetali, e Quorn, brand di carne vegetale.

L’attenzione ai trasporti pubblici e alla mobilità ecologica, alla sostenibilità dell’impianto sportivo e dell’alimentazione rendono i Forest Green Rovers una squadra che dimostra in modo esemplare come sia possibile oggi essere un team sportivo impegnato non solo per lo spettacolo e il coinvolgimento emotivo che lo sport regala, ma anche per pratiche di vita più sostenibili e per la loro diffusione, ispirando i tifosi attraverso l’esempio dei giovani calciatori e le altre squadre. Per portare avanti un impegno che è sia ambientale che sociale, con grande attenzione alla comunità, dimostrando che questi due aspetti non possono essere disgiunti.

Il Forest Green Rovers ovviamente non ha intenzione di fermarsi dove è arrivato: il club ha ambizioni di salire di categoria nel calcio inglese e se ci riuscirà c’è da scommettere che anche il suo impegno per l’ambiente troverà un’eco più vasta, dimostrando che il calcio può essere uno strumento di transizione.

Altri esempi positivi nel mondo dello sport arrivano, sempre nel mondo del calcio, dal Tottenham, che ha ottenuto il titolo di squadra più “green” dell’inglese Premier League grazie a iniziative quali la promozione del trasporto pubblico e delle biciclette per raggiungere le partite, della raccolta differenziata e della riduzione dell’uso della plastica, ma anche attraverso l’uso di abbigliamento sportivo in poliestere riciclato e la realizzazione di un’area protetta attorno allo stadio, con due stagni per la fauna selvatica, 25 casette per gli insetti e diversi alloggi per pipistrelli, per promuovere la biodiversità. Il VfL Wolfsburg della Bundesliga tedesca, invece, nello stadio di casa ha implementato energia verde al 100% in tutto il club, utilizzo di bicchieri in bioplastica e iniziative per zero rifiuti in discarica. Tra i calciatori più esposti per l’ambiente, poi, c’è il terzino spagnolo dell’Arsenal Hector Bellerin, vegano e convinto ambientalista che con l’associazione One Tree Planted ha raccolto fondi per piantare 60mila alberi nella foresta amazzonica, nonché azionista proprio del Forest Green Rovers.

Anche fuori dai campi di calcio, però, non mancano gli esempi positivi: il pluricampione di Formula 1 Lewis Hamilton, ad esempio, per i suoi spostamenti personali utilizza un’auto elettrica e non perde occasione di promuovere la pulizia delle spiagge e la lotta contri i rifiuti plastici; vegano in prima persona, inoltre, con altri soci ha investito in Neat Burger, catena di burger vegetali, promuovendo così la riduzione del consumo della carne. Impegno analogo quello della celebre tennista Serena Williams, anche lei vegana e finanziatrice di Impossible Foods, oltre che creatrice di una linea di abbigliamento in pelle vegana, mentre il collega austriaco Dominik Thiem supporta da due anni l’organizzazione 4ocean, impegnata nella pulizia degli oceani e nella creazione di un ecosistema vivibile per la vita marina.

Quello degli sportivi è un esempio doppiamente efficace: da un lato per la loro popolarità e, dunque, capacità di influenzare l’opinione pubblica e dall’altro per la loro capacità di comunicare con fasce di pubblico tradizionalmente non particolarmente sensibili alle tematiche ambientali.

Sicurezza delle scuole, Cittadinanzattiva: 61 episodi di crolli nell’ultimo anno, troppe aule sovraffollate nelle superiori

di Redazione GRS



Classi di pericolo

Presentato da Cittadinanzattiva il XXI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, con un focus sulle università. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.

Calano gli studenti, soprattutto nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado, ma sono ancora troppe le aule sovraffollate delle superiori. Passi avanti sugli interventi antisismici, ma nessuno sulle certificazioni. 61 episodi di crolli solo nell’ultimo anno.
Sono alcuni dei dati contenuti nel XXI Rapporto sulla sicurezza delle scuole, presentato da Cittadinanzattiva durante il Festival della Partecipazione. Per la prima volta anche i dati di un monitoraggio pilota svolto in 18 sedi universitarie di Bologna, Cagliari, Napoli e Roma. Per l’associazione “Il PNRR porterà benefici, a patto che ci sia un reale coinvolgimento dei cittadini e delle comunità nel percorso di attuazione.”

Ius soli sportivo, le società di base in difficoltà: nuovi ostacoli nel tesseramento dei minori stranieri nati in Italia

di Redazione GRS


Passi indietro

In seguito ad alcune modifiche burocratiche al cosiddetto ius soli sportivo, introdotto nel 2016, le società sportive di base stanno nuovamente incontrando molti ostacoli nel tesseramento dei minori figli di immigrati privi della cittadinanza italiana. Il Coni e la Figc stanno studiando delle soluzioni.


L’allarme è partito da una circolare della Lega Nazionale Dilettanti di cinque giorni fa che comunicava alle società dilettantistiche italiane le modifiche burocratiche ai principi dello ius soli sportivo introdotti nel 2016. Si tratta della riforma che eliminava molti ostacoli posti sulla strada della pratica sportiva dei figli degli immigrati ancora privi della cittadinanza italiana.
Non a caso la nuova legge veniva presentata così in Gazzetta Ufficiale: «Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva». Un proposito molto nobile e atteso da anni da tantissimi ragazzi e dalle loro famiglie, sponsorizzato da tanti dirigenti sportivi e da alcune forze politiche sensibili al tema. Erano fondamentalmente due i problemi che lo ius soli sportivo alleviava: la difficoltà di iscriversi dei ragazzi stranieri nati in Italia, visto che in molti casi era difficilissimo rinvenire nei Paesi di origine la documentazione necessaria, e la discriminazione a partecipare alle gare individuali nazionali.

C’erano anche i limiti alle convocazioni nelle Under azzurre prima dei 18 anni (quando è possibile ottenere la cittadinanza) che non erano stati rimossi del tutto dalla legge del 2016. Ma quella riforma, al netto dei dettagli da limare, aveva dato una grande speranza a molti “nuovi italiani”. E aveva collocato lo sport in una posizione di avanguardia sul percorso di vera integrazione rispetto ad altri settori della società: non a caso il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si era battuto per questa innovazione. Per questo la circolare del 26 settembre ha seminato una notevole apprensione. È successo che l’entrata in vigore a febbraio di quest’anno di un decreto legislativo del 2021 ha complicato nuovamente le procedure di iscrizione facilitate dallo “ius soli sportivo”. Sono stati tutti colti in contropiede da questo cortocircuito legislativo a partire dal ministero dello sport, visto che la norma sotto accusa risale a due anni fa. Il Coni ha messo al lavoro i propri esperti legali per capire esattamente quali potranno essere le conseguenze per le singole Federazioni.

La Figc si è subito mossa per porre rimedio al contenuto della prima circolare. Già venerdì via Allegri ha chiarito che per iscrivere il ragazzo straniero basterà la certificazione di un anno di frequenza scolastica nei dodici mesi precedenti, oltre a una fotocopia del documento di identità di uno dei genitori. Quindi non servirà il certificato di residenza in Italia nell’anno precedente. In questo modo dovrebbe essere stato posto rimedio ai problemi più seri con l’incubo del ritorno alle decine di incartamenti che erano necessari fino al 2016. Il lato positivo di questa delicatissima questione è che spesso le Federazioni possono dotarsi di regolamenti autonomi che agevolano le procedure di tesseramento dei giovani sportivi. In Italia la prima a muoversi in questa direzione è stata la Federazione cricket nel 1992 per ovvie ragioni legate al radicamento di questa disciplina nei Paesi asiatici e quindi agli immigrati in Italia provenienti da quelle zone. Un decennio dopo aveva adottato provvedimenti analoghi la Federazione pallanuoto. Nel caso del calcio esiste una complicazione in più: la necessità di armonizzare le regole sul tesseramento dei minori con quelle della Fifa che intendono scoraggiare la tratta internazionale dei baby fenomeni. Con l’ulteriore aggravante che l’asticella anagrafica posta dalla Fifa è progressivamente scesa col passare del tempo perché le mire dei grandi club europei sono andate sempre più in giù con l’età. La Fifa ha collocato la soglia addirittura a 10 anni per il monitoraggio dei trasferimenti internazionali.

Al di sopra si inizia a presumere che il giovanissimo atleta venga mosso da un Paese all’altro per soddisfare esigenze di calciomercato, non personali o della famiglia. Per questo il via libera viene dato solo in caso di tesseramenti per squadre dilettantistiche che non abbiano legami con club professionistici. Infatti, la Figc ha dovuto chiamare la Fifa per ottenere il semaforo verde alla correzione della circolare della Lnd.