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Women in Football: supportare le donne che lavorano dentro e fuori dal campo

di Redazione GRS


Palla al centro

Il network di calciatrici professioniste Women in Football ha proposto alla Fifa e a tutti gli organi calcistici, un programma di intervento per supportare le donne che lavorano dentro e fuori dal campo. La prima richiesta è una distribuzione equa dei ruoli di vertice nelle assemblee e nei consigli federali.


Il calcio femminile non si arrende a essere dominato da stereotipi maschilisti. Lo scandalo dei Mondiali femminili è emerso come la punta di un iceberg davanti agli occhi di tutti: il presidente della Federcalcio spagnola Luis Rubiales, che in uno slancio di entusiasmo incontrollato per la vittoria della sua nazionale ha dato un bacio rubato alla giocatrice Jenni Hermoso, è stato protagonista di un atto di abuso così evidente che alla fine è stato costretto alle dimissioni.

Ma non si tratta di un episodio isolato. Il sessismo e le discriminazioni a danno delle calciatrici sono condizioni istituzionalizzate nel mondo del pallone che, non a caso, è ancora considerato uno “sport da maschi” da quasi il 40% degli italiani, secondo i dati dell’istituto di ricerca Human Highway.

Perché le cose cambino la cultura deve evolversi a partire dall’alto, ovvero da una maggiore rappresentanza delle donne in ruoli apicali. È quanto chiede Women in Football (Wif), il network di calciatrici professioniste che ha pubblicato un programma di intervento rivolto alla Fifa e a tutti gli organi calcistici, per supportare le donne che lavorano nel settore, dentro e fuori dal campo.

Il comunicato arriva in risposta a una sollecitazione al cambiamento fatta proprio dal presidente della Fifa, Gianni Infantino, che il mese scorso durante la Fifa Women’s Football Convention a Sidney davanti a una platea di donne aveva detto: «avete il potere di convincere noi uomini di ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare. Con me, con la Fifa, troverete porte aperte. Vi basta spingerle».

C’è chi in quelle parole ha letto un’inutile provocazione, mentre l’associazione delle calciatrici ha colto la palla al balzo e al suono di apertura delle porte ha contrattaccato subito con una Open Call Agenda che per prima cosa invita la Fifa e a tutte le 6 confederazioni continentali calcistiche a imporre una distribuzione equa dei ruoli di vertice nelle federazioni nazionali. L’obiettivo iniziale è quello di raggiungere la soglia del 30% di donne nelle assemblee e nei consigli federali, per poi salire.

Più donne nelle posizioni di potere, dunque. «Se il calcio vuole porre fine al ciclo di disuguaglianze che sfociano in abusi e sessismo, deve cambiare, a cominciare dall’alto, a cominciare da ora», ha spiegato l’amministratrice delegata di Wif, Yvonne Harrison.

Il cambiamento dovrebbe riguardare in primo luogo il Consiglio Fifa, dove su 37 membri, incluso Infantino, solo 8 sono donne (il 22%). Un importante passo in avanti è stato fatto ad aprile di quest’anno, quando la presidente della Football Association inglese, Debbie Hewitt, è stata eletta vicepresidente della Fifa, un ruolo chiave, mai ricoperto da una donna fino a quel momento. «Un privilegio – l’ha definito la stessa Hewitt – e farò in modo di usarlo davvero positivamente».

“D(i)ritto alla salute mentale, un obiettivo unico e condiviso”: parla la presidente di Legacoopsociali Eleonora Vanni

di Redazione GRS


D(i)ritto alla salute mentale

Occorre mettere al centro la persona e considerarla nel suo ambiente di vita, senza ridurla ai soli sintomi della malattia. Lo dice la presidente nazionale di Legacoopsociali Eleonora Vanni, raccontando le emergenze, le criticità, le proposte e le esperienze della cooperazione sociale su questo tema.
Ascoltiamola.

Sport e formazione: riparte “Libera la natura”, il progetto itinerante fino al 14 ottobre in Valle d’Aosta

di Redazione GRS


Libera la natura

Da oggi a sabato il progetto itinerante di sport e formazione di Libera che vede protagonisti più di diecimila studenti di tutta Italia. L’iniziativa raggiunge la Valle d’Aosta per condividere una staffetta che utilizzerà come “testimone” un pezzo di legno ricavato dai barconi che approdano a Lampedusa, per un’occasione di condivisione ma anche di memoria e riflessione.


Lo sport che educa, che racconta storie nei beni confiscati alle mafie o in luoghi socialmente significativi del territorio. Si corre una staffetta, con protagonisti gli allievi delle scuole secondarie di primo grado della Valle d’Aosta. I giovani si passano tra le mani come “testimone” un pezzetto di legno che arriva da Lampedusa, ricavato da uno dei tanti barconi che approdano sulle nostre coste. Per non dimenticare naufragi e vite spezzate dalla povertà e dalle guerre. Cronaca dolorosa di questo tempo. Staffette di gioia, quindi, ma anche di memoria e riflessione.

Per questa edizione, le tappe saranno in due paesi valdostani diversi: Challand-Saint-Victor e Courmayeur .Appuntamento l’11 ottobre e il 13 per un incontro di formazione a scuola e poi a seguire giovedì 12 con la staffetta non competitiva alla “Maison du Tsan” di Challand-Saint-Victor, bene confiscato alle mafie e ora sede dell’associazione di sport locale mentre si chiude sabato 14 ottobre al parco del Bollino di Courmayeur.
Saranno coinvolte le istituzioni scolastiche Valdigne-Mont Blanc di Courmayeur e Luigi Barone di Verrès-Brusson: oltre 150 ragazze e ragazzi che correranno una staffetta di memoria e di impegno. Con noi oltre all’associazione di Tsan di Challand Saint Victor e la UISP Valle d’Aosta, gli azzurri dello Sci alpino del Centro Sportivo dei Carabinieri Sophie Mathiou e Federico Simoni e le amministrazioni comunali di Challand-Saint-Victor e di Courmayeur. Durante le iniziative a Courmayuer, l’amministrazione installerà una targa dedicata alla memoria di tutte le vittime innocenti delle mafie.

“L’era del disagio”: il 60% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica

di Redazione GRS


 

Siamo tutti più fragili

Presentata a Roma “L’era del disagio”, l’indagine sul malessere psicologico in Italia. Il servizio di Anna Monterubbianesi.

Il 60% degli italiani convive da anni con uno o più disturbi della sfera psicologica. Ne soffrono di più le donne e i giovani della Generazione Z. È la drammatica fotografia del nostro Paese scattata dall’INC Non Profit Lab, attraverso la ricerca “L’era del Disagio”, realizzata tra gli italiani e le Organizzazioni Non Profit che si occupano di questi temi.
Tra le patologie più ricorrenti: i disturbi del sonno, forme d’ansia, attacchi di panico e disturbi dell’alimentazione. A questo gli italiani reagiscono con un preoccupante “fai da te”.