Baseball in carrozzina, all’Istituto di Montecatone arriva una nuova disciplina. Il servizio di Elena Fiorani.
Grazie all’impegno di due associazioni sportive emiliane, la Tozzona Baseball Imola e la Ferrara Baseball Softball Club, e al lavoro dei terapisti dell’Istituto di riabilitazione di Montecatone, sta prendendo piede una nuova disciplina: il wheelchair baseball. Il progetto, che si chiama “Homerunners”, è rivolto a pazienti dell’unità spinale della struttura imolese, che si occupa della riabilitazione intensiva di persone colpite da lesioni midollari e lesioni cerebrali acquisite.
Se in Italia questo sport è ancora in fase embrionale, negli Stati Uniti esiste da decenni e sono più di venti le squadre esistenti. In Italia siamo agli inizi, ma si tratta di uno sport che, per le sue caratteristiche, si adatta molto bene ad accompagnare il paziente nel suo percorso riabilitativo.
La cooperativa sociale Dedalus offre formazione linguistica e integrazione socio lavorativa per le donne migranti a Napoli, grazie a un progetto che prevede l’apprendimento della lingua, l’accesso ai servizi socio sanitari e alle opportunità formative.
È stato inaugurato nei giorni scorsi a Catanzaro il nuovo spazio multifunzionale dedicato alle ragazze e ai ragazzi tra i dodici e i diciassette anni coordinato dal Centro studi e iniziative europeo e sostenuto da Enel Cuore. Il centro vuole essere un luogo ricreativo, di crescita e di apprendimento.
Domani a Busto Arsizio, Varese, un convegno e una mostra di pittura per dire no al bullismo. L’incontro è organizzato dall’associazione Agire in Comune e altre organizzazioni sul territorio e mira ad analizzare gli esiti di questo fenomeno e sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni.
“Merito”, “natalità”, “autonomia differenziata”, “povertà minorile”: la rete EducAzioni propone una possibile rilettura. Ascoltiamo Marco Rossi Doria, presidente Con i bambini.
Un miliardo di dosi di azitromicina, un importante antibiotico, per combattere il tracoma, una delle malattie tropicali diffuse in Africa, America Latina, Asia, Australia e Medio Oriente: un traguardo importante per la vita di milioni di persone in tutto il mondo quello raggiunto dall’International Trachoma Initiative (ITI), un programma indipendente e senza scopo di lucro.
Dopo il caso di Ortona le associazioni chiedono il riconoscimento del lavoro di cura per i caregiver. Il servizio è di Fabio Piccolino.
Uccide il familiare e poi si toglie la vita, il caso di Ortona non è il primo: stavolta è un uomo che ha tolto la vita al fratello e poi a se stesso. Nel biglietto lasciato per spiegare il gesto, il riferimento è all’impossibilità di continuare ad assisterlo e l’imminente ricovero in una Rsa. Ma “la causa si chiama con un nome preciso che è il ‘caregiver bourden’; ci sono degli studi scientifici che lo descrivono”, ricorda l’associazione Genitori Tosti. In italiano, è il “fardello”, il peso, la fatica che il caregiver deve sopportare ogni giorno.
Dall’orientamento al lavoro, sanità e abitazione al sostegno alle persone svantaggiate, dalla scuola d’italiano al supporto legale: a Roma al via il progetto Frida per i profughi ucraini, ha come capofila Casa dei Diritti Sociali Odv e come partner Anci Lazio, il Forum del Terzo Settore del Lazio e Maspro Consulting.
A Napoli per la rassegna dedicata al cinema documentario curata da Arci Movie arriva Via Argine 310 di Gianfranco Pannone: racconta la lunga lotta degli operai della ex Whirlpool con la voce narrante di Alessandro Siani.
Anche la nazionale femminile di calcio a 5 iraniana ha fatto scena muta durante l’esecuzione dell’inno. La rappresentativa di Teheran non lo ha cantato nella cerimonia di chiusura dei Campionati dell’Asia Centrale, dopo aver vinto la competizione.
Il calcio, la pallanuoto, il beach soccer, ora si aggiunge il calcio a 5, il “futsal”: sport le cui rappresentative iraniane si sono rifiutate di cantare l’inno in segno di protesta contro la Repubblica islamica e la repressione delle proteste partite da Teheran, il 16 settembre dello scorso anno, dopo la morte di Mahsa Amini. E’ accaduto in diverse manifestazioni; è successo – soprattutto – durante i Mondiali di calcio in Qatar, e ora al termine del torneo dell’Asia centrale di calcio a 5 femminile.
La squadra, che ha vinto la competizione organizzata in Uzbekistan, ha fatto scena muta durante la cerimonia di chiusura quando è partito l’inno nazionale. A proposito di questa particolare forma di protesta, secondo altre notizie apparse sui social media, molti atleti iraniani si sono rifiutati di cantare l’inno in partite interne, regionali o internazionali a sostegno delle proteste, con conseguente licenziamento dalla squadra o interventi delle forze di sicurezza.
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