Cessate il fuoco
Domani a Roma la manifestazione nazionale contro la guerra indetta da Rete Italiana Pace e Disarmo. In piazza anche il Forum Nazionale del Terzo Settore e le sue oltre 100 organizzazioni nazionali aderenti.
Domani a Roma la manifestazione nazionale contro la guerra indetta da Rete Italiana Pace e Disarmo. In piazza anche il Forum Nazionale del Terzo Settore e le sue oltre 100 organizzazioni nazionali aderenti.
In Europa sono presenti circa 11 milioni di lavoratori dell’assistenza. Il gruppo più numeroso è quello dell’assistenza non residenziale, seguito dai lavoratori di quella residenziale. Sono i dati dell’Osservatorio Domina.
I delegati della Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico in programma dal 6 novembre a Sharm el-Sheikh lottino per la giustizia climatica e denuncino il violento attacco dell’Egitto ai diritti umani: lo chiede Amnesty International alla vigilia della Cop27.
Fino al 6 novembre a Roma lo spettacolo teatrale con Tiziana Scrocca e la regia di Mila Moretti per ricordare la giornalista Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio 29 anni fa e sulla cui vicenda non si è ancora riusciti a fare piena luce.
Aumenta la collaborazione tra imprese sociali e istituti bancari; nel 2022 le cooperative sociali ampliano il loro raggio d’azione. Lo rileva l’XI edizione dell’Osservatorio di Aiccon con Intesa Sanpaolo. Ascoltiamo il direttore Paolo Venturi.
Sedici Ong europee hanno scritto all’Europa e alle istituzioni greche chiedendo di non considerare più la Turchia un Paese sicuro per i rimpatri di rifugiati perché “viola il diritto internazionale in materia di asilo”. Il Paese infatti ha deciso di non concedere più lo status di protezione temporanea ai rifugiati siriani.
È il giudizio dell’Associazione Antigone sul decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Governo sul tema dell’ergastolo ostativo. Ai nostri microfoni il presidente Patrizio Gonnella.
Si chiama “Nicchie relazionali diffuse” il progetto di sostegno alle persone anziane e sole di Imperia, promosso da Caritas intemelia, Spes e Auser, che mira a raggiungere gli over settantenni sul territorio, far loro sentire meno la solitudine e aiutarli nelle piccole mansioni quotidiane.
È il libro scritto da Beppe Pellegrino, direttore generale di un importante tour operator, che raccoglie ricordi ed esperienze vissute nei luoghi più belli del mondo, con l’obiettivo di aiutare chi soffre a trovare la forza dentro di sé e a sostenere la ricerca. Il ricavato infatti servirà a finanziare il Comitato Ricerca Contro le Leucemie.
La Uefa ha diffuso le sue linee guida per l’economia circolare, ma per redigerle si è affidata alla Pepsi, multinazionale che non ha mantenuto le promesse fatte per affrontare l’inquinamento da plastica ed è da anni sul podio della classifica che indica a quali marchi sono riconducibili i rifiuti in plastica dispersi nell’ambiente.
L’inquinamento da plastica e l’emergenza climatica sono due crisi ambientali più legate di quanto si pensi. Se la plastica – che deriva in gran parte da petrolio e gas fossile, il cui sfruttamento è all’origine dell’emergenza climatica – fosse una nazione, sarebbe il quinto stato per emissioni di gas serra.
Per queste ragioni, nei giorni scorsi l’annuncio dell’accordo di sponsorizzazione tra Coca Cola e la prossima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP27) ha lasciato molte persone perplesse ed è stato indicato come un eclatante caso di greenwashing. La Coca Cola si distingue infatti per il massiccio impiego di plastica monouso nel mondo (pari a circa 120 miliardi di bottiglie l’anno) e, nonostante queste premesse, è partner del prossimo evento che dovrebbe trovare soluzioni concrete per affrontare e mitigare l’emergenza climatica in atto.
Ma i casi di sponsorizzazioni controverse sono molteplici e interessano molto spesso anche gli eventi sportivi, tant’è vero che ormai si parla di sportwashing. Un esempio di pochi mesi fa, passato abbastanza inosservato, riguarda Pepsi e la Uefa. Quest’ultima ad inizio settembre ha diffuso le linee guida per l’economia circolare, parte di una strategia più ampia e a lungo termine nota come “Football Sustainability Strategy 2030”, ma per redigerle si è affidata proprio alla collaborazione di Pepsi.
Come può l’organizzatore di una delle più importanti manifestazioni europee di calcio come la Champions League affidarsi a una multinazionale come Pepsi per definire i suoi obiettivi di sostenibilità? È come affidare le pecore a un lupo.
Pepsi, infatti, oltre a non aver mantenuto per anni le promesse fatte per affrontare l’inquinamento da plastica, compare da oltre quattro anni, ininterrottamente, sul podio della speciale classifica della coalizione Break Free From Plastic, che indica a quali marchi sono riconducibili i rifiuti in plastica dispersi nell’ambiente in tutto il mondo.
Secondo gli ultimi dati pubblici resi disponibili dalla fondazione Ellen MacArthur, Pepsi ha utilizzato nel 2020 oltre 2 milioni e 300 mila tonnellate di plastica, poco meno rispetto alla prima della classe (Coca Cola, con circa 3 milioni di tonnellate), e solo il 5% di questo era rappresentato da materiale riciclato. Ma soprattutto: Pepsi in che quantità fa ricorso a imballaggi riutilizzabili o ricaricabili, considerati nella stragrande maggioranza dei casi la soluzione più sostenibile? Zero. Sì, un enorme 0% del portafoglio degli imballaggi messi in commercio.