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La partita della donazione: “Trapiantati” e “Dipendenti vaticani” si sfidano oggi a Roma

di Redazione GRS


In campo per la donazione. Si gioca oggi a Roma l’incontro di calcio tra la Nazionale Italiana Calcio Trapiantati e la Rappresentativa Calcistica Dipendenti Vaticani. Le due squadre si affronteranno in un’amichevole per promuovere la cultura della donazione di organi e tessuti con l’auspicio di sensibilizzare l’opinione pubblica e dare sempre maggiore visibilità al tema.

Riforma terzo settore, appello del Forum: “Servono norme fiscali giuste o scompariremo”

di Redazione GRS


 

 

Non ci siamo. Dopo cinque anni la Riforma del Terzo settore è ancora incompleta. L’appello del Forum: “Servono norme fiscali giuste o scompariremo”. Il servizio di Anna Monterubbianesi:

Se la riforma del Terzo settore non sarà completata, con l’approvazione di una norma fiscale chiara e non punitiva, si rischia la scomparsa di molte esperienze di impegno civico. È l’allarme lanciato al governo dal Forum del Terzo Settore.

Le organizzazioni in questi anni non si sono mai tirate indietro davanti alle tante emergenze sociali, anche ora, con lo scoppio della guerra in Ucraina. Eppure ai tanti riconoscimenti non seguono iniziative concrete per aiutare le associazioni. Una situazione ormai insostenibile – denuncia il Forum – che richiede un deciso intervento politico.

Ucraina, si ferma il giornale russo Novaya Gazeta

di Redazione GRS


Media sotto attacco. Il giornale indipendente russo Novaya Gazeta, diretto dal premio Nobel per la pace Dmitrij Muratov, ha deciso di sospendere le pubblicazioni fino al termine della guerra in Ucraina. La testata, per la quale aveva collaborato anche Anna Politovskaja, è da tempo nel mirino dell’autorità di vigilanza dei media.

Anche per la Novaja Gazeta è tempo di ballare sulle note del “Lago dei Cigni”. Risale allo scorso 9 marzo la scelta del periodico russo di titolare in questo modo dopo la chiusura del canale televisivo indipendente Dozhd, la quale a sua volta aveva scelto di trasmettere il balletto di Chajkovskij come ultimo atto prima della censura definitiva. La medesima sorte è toccata adesso a una delle poche voci libere della Russia di Putin, creata nel 1993 da Mikhail Gorbaciov. Una notizia comunicata direttamente dalla testata attraverso il sito e il profilo Twitter ufficiale. “È necessario sospendere le pubblicazioni – ha scritto ai lettori il direttore Dmitrij Muratov – questa è una decisione terribile e dolorosa, ma dobbiamo proteggerci a vicenda”. L’uomo che l’anno scorso ha ricevuto il premio Nobel per la Pace, insieme alla giornalista filippina Maria Ressa, mai si sarebbe immaginato di essere costretto a sospendere il proprio percorso solo pochi mesi dopo. Per di più a causa di una guerra scatenata dal Paese in cui ha sempre cercato di tenere viva la luce della libertà di stampa.

Da quasi 30 anni, infatti, la Novaja Gazeta conduce inchieste scottanti e approfondimenti coraggiosi sul potere a Mosca e dintorni. La corruzione della classe dirigente russa e gli abusi dei diritti ai danni della popolazione sono due temi rilevanti del loro lavoro. Attività costata cara ai giornalisti che nel tempo hanno promosso un’operazione verità e che per questo sono stati bersaglio di intimidazioni e attacchi. La reporter più citata a livello internazionale è senza dubbio Anna Politkovskaja, autrice di numerosi commenti contro il Cremlino, uccisa il 7 ottobre 2006. Ma sono diversi i colleghi della celebre cronista freddati perché scomodi al regime, tra cui Yuri Shchekochikhin e Anastasia Baburova.

Nonostante le azioni liberticide subite, il bavaglio via via più stretto e financo i colpi sanguinari, finora la resistenza di Muratov non era mai caduta. Con l’invasione dell’Ucraina le maglie si sono ancora ristette. Prova ne è la legge approvata dal Parlamento russo che inasprisce il controllo sulla diffusione di presunte informazioni false sulla guerra. Un’ultima prova di forza, inserita in un contesto normativo tutto a svantaggio di chi lavora per un’informazione democratica e imparziale. Per Novaja sono stati fatali due avvertimenti giunti nel giro di pochi giorni da Roskomnadzor, l’ente statale russo di supervisione delle telecomunicazioni. Il primo pervenuto il 22 marzo, il secondo nella giornata di ieri, come specificato nel comunicato pubblicato. Stando all’agenzia Tass, l’ultimo richiamo sarebbe dovuto a una mancata segnalazione di una ong che il periodico avrebbe dovuto etichettare come “agente straniero”. Tra le tante leggi previste dal codice russo, ve ne è anche una che sancisce l’obbligo di indicare che il media o l’organizzazione menzionata sono ritenuti “agenti stranieri” dal Governo.

di Pierluigi Lantieri

Aumento dei prezzi: a serio rischio le famiglie più fragili

di Redazione GRS


 

 

 

Un pericolo in più. Gli aumenti dei costi di energia e beni alimentari mette a rischio le famiglie più fragili. Il servizio è di Giuseppe Manzo.

Caro energia e aumento costi beni alimentari diventano un rischio serio di disuguaglianze sociali. Le più penalizzate sono le famiglie a basso reddito, dove la quota percentuale di spesa per energia ed alimentari è maggiore rispetto a quelle con reddito più alto, con il rischio di allargamento dell’area della povertà e del disagio economico. È quanto emerge dal report “Un’ondata inflazionistica che colpisce soprattutto le famiglie a basso reddito”, realizzato da Area Studi Legacoop e Prometeia.

Biniam Girmay fa la storia del ciclismo: primo atleta africano a vincere una “classica”

di Redazione GRS


Uno su mille. Il ciclista eritreo Biniam Girmay ha vinto a 21 anni la Gent-Wevelgem: si tratta del primo atleta africano a vincere una delle “classiche” di uno sport legato principalmente all’Europa e agli Stati Uniti e quasi assente in tante parti del mondo. Al secondo anno da professionista, Girmay si è così aggiunto all’illustre lista di corridori che l’hanno vinta nelle sue precedenti 83 edizioni, tra i più grandi ciclisti di sempre come Eddy Merckx, Bernard Hinault, Francesco Moser, Tom Boonen, Mario Cipollini e Peter Sagan.

Nello sport tante barriere culturali e geografiche sono ancora consolidate e in particolare nel ciclismo professionistico, una disciplina che rimane legata principalmente all’Europa e agli Stati Uniti ed è quasi assente in tante parti del mondo. L’Africa è una di queste, soprattutto nella sua parte sub-sahariana, dove nonostante le bici siano diffuse come altrove mancano risorse, mezzi e conoscenze per il professionismo.

Da alcuni anni però l’Eritrea — un paese che non a caso ha una grande tradizione nelle gare di fondo dell’atletica leggera — sta emergendo nel ciclismo africano con una nuova generazione di atleti rappresentata in particolare proprio da Girmay. Negli ultimi dieci anni, cinque diversi corridori eritrei sono stati eletti ciclisti africani dell’anno. Nella passata stagione Girmay lo era stato per la seconda volta consecutiva, principalmente grazie alla vittoria della medaglia d’argento nella prova in linea ai Mondiali giovanili in Belgio.

Girmay corre anche per una squadra belga, la Intermarché-Wanty-Gobert, ma per gran parte dell’anno vive a San Marino con altri tre corridori eritrei. Quando non è a San Marino — fino a poco tempo fa viveva in Toscana — si allena spesso in Eritrea, nei dintorni della capitale Asmara, dove è nato nel 2000.

Ci tornerà a breve per preparare la partecipazione al prossimo Giro d’Italia, che inizia il 6 maggio da Budapest, in Ungheria. Visti i suoi ultimi risultati, potrebbe aggiungere dei piazzamenti rilevanti: soltanto a marzo è arrivato decimo alla Milano-Torino, dodicesimo alla Milano-Sanremo e quinto alla Saxo Bank Classic in Belgio, tutte corse di un giorno.

Lo scorso ottobre, dopo la vittoria dell’argento ai Mondiali, aveva raccontato: «La percentuale di ciclisti africani è ancora molto bassa, parliamo di un corridore all’anno che diventa professionista. La mia medaglia d’argento non è arrivata da un giorno all’altro. Ho iniziato ad allenarmi anni fa con l’UCI al World Cycling Centre, ho fatto esperienza di guida in gruppo e su strade strette, e ho imparato diversi tipi di corsa. Ma sono solo io: molti dei miei compagni di squadra vengono solo per correre ai Campionati del mondo. Così non è possibile ottenere risultati, serve tempo per imparare a correre e bisognerebbe iniziare da giovani».

Finora il risultato più importante ottenuto da un ciclista dell’Africa sub-sahariana era stata la maglia a pois di miglior scalatore ottenuta nel 2015 da un altro eritreo, Daniel Teklehaimanot, al Tour de France. Quest’ultima è anche uno dei principali obiettivi di Girmay, che però si considera più portato per le corse di un giorno: «Per me e per tutti i corridori eritrei il Tour de France è la corsa dei sogni, insieme alla Milano-Sanremo e alla Parigi-Roubaix».

Ucraina e accoglienza, il terzo settore al Governo: “Fare chiarezza

di Redazione GRS


Fare chiarezza. Nei giorni scorsi una circolare del ministero dell’Interno impedisce l’attivazione del Terzo settore per l’accoglienza in queste condizioni straordinarie. Per la portavoce del Forum Vanessa Pallucchi “questa circolare sta producendo molto disorientamento. È necessario che il Governo faccia chiarezza al più presto”.