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Edilizia scolastica e Pnrr: la richiesta di Cittadinanzattiva

di Redazione GRS


Occasione giusta. Edilizia scolastica e Pnrr, la richiesta di Cittadinanzattiva: “Se entro novembre si intende emettere i bandi per l’assegnazione della prima tranche dei fondi, la definizione dei criteri diventa fondamentale per garantire che i progetti presentati rispondano a criteri di sicurezza, sostenibilità, innovazione”.

Tennis, il piano strategico dell’Atp per diversità e inclusione

di Redazione GRS


Diversità e inclusione: è il piano strategico dell’ATP, il circuito professionistico mondiale di tennis maschile, per creare un ambiente accogliente per i giocatori LGBTQ. A differenza del tennis femminile, infatti l’ATP non conta al momento giocatori apertamente omosessuali. Il programma include anche il delicato tema della salute mentale degli atleti e del proprio staff.

Nel corso della prima settimana dello US Open, abbiamo potuto notare una grande quantità di bandiere arcobaleno e di polsini, indossati sia dai giocatori che dagli spettatori, in onore del primo Open Pride Day della storia del torneo. L’intero Slam è stato parte del piano strategico Diversity and Inclusion ideato dalla USTA per includere sempre più tennisti nella discussione. Ricordiamo che le politiche del tennis in merito non erano state esenti da critiche, come sottolineato in un precedente pezzo. A differenza del tennis femminile, l’ATP non conta al momento giocatori apertamente omosessuali, e coloro che hanno deciso di fare questo passo anni addietro si contano sulle dita di una mano, nonostante le promesse di supporto da parte del resto del Tour. Tra questi si annoverano Stefanos Tsitsipas ed il fresco vincitore dello US Open Daniil Medvedev, i quali si erano espressi dopo i rispettivi match di secondo turno.

Il canadese Fèlix Auger-Aliassime ha invece rivelato che l’ATP in questo periodo ha indetto un sondaggio tra i propri atleti riguardo le problematiche della comunità LGBTQ+. “Ho da poco iniziato a condurre un sondaggio dell’ATP riguardo la comunità LGBTQ+”, ha affermato. “È importante in quest’epoca essere informati sul tema ed avere una certa apertura mentale, e c’è bisogno che l’ATP stessa sia in prima linea. Non so bene perché non ci siano gay dichiarati nel circuito, ma per quanto mi riguarda non ci sarebbe nessun problema. Credo che per la forza dei numeri qualcuno dovrà pur esserci, ma per il momento non sembra questo il caso”. Stuzzicata dalle parole di Auger-Aliassime, Ubitennis ha approfondito il lavoro svolto dalla ATP in collaborazione con altri due enti. La decisione di supportare la LGBTQ+ è parte di un piano ad ampio respiro progettato dalla ATP, che include il delicato tema della salute mentale degli atleti e del proprio staff.

Il sondaggio a cui abbiamo accennato in precedenza è nato in seguito ad un contatto tra l’organizzazione e Lou Englefield, direttore di Pride Sports, un organismo con sede nel Regno Unito che ha il lodevole scopo di combattere la LGBTQ+fobia negli sport e migliorare le condizioni di accesso agli sport per gli atleti LGBTQ+. È stato in seguito contattato anche Eric Denison, un ricercatore di scienze comportamentali presso la Scuola di Scienze Sociali della Monash University, autore del primo studio internazionale sull’omofobia nello sport intitolato “Out on the Fields”.

“Mi ha piacevolmente impressionato l’iniziativa dell’ATP ed il loro forte desiderio di combattere il comportamento omofobico non solo nei confronti delle persone gay, ma nei confronti di tutti i giocatori”, ha scritto Denison in uno scambio di e-mail. “Nessun altro sport ha assunto questo tipo di atteggiamento nei confronti delle problematiche LGBTQ+, né ha profuso questo tipo di sforzo per cercare soluzioni”. Denison afferma che la consuetudine per anni è stata di affrontare la questione soltanto in seguito a pressioni ricevute dal movimento LGBTQ+. A supporto di questa affermazione, le ricerche che ha condotto nel suo studio hanno documentato almeno 30 casi di discriminazione nei confronti di atleti LGBTQ+ bellamente ignorati dagli organi competenti.

La Monash University ha inviato all’ATP una serie di domande con validità scientifica ai fini di scovare quei fattori che contribuiscono a creare una cultura ed un ambiente di lavoro scomodo per i giocatori gay o bisessuali. La metodologia seguita è molto simile a quella adottata da Denison nel 2020 in un’altra ricerca che si focalizzava sugli sport di squadra, specialmente sul rugby e l’hockey su ghiaccio. “Non crediamo che il tennis sia uno sport inconsciamente più omofobico di altri, ma abbiamo notato che c’è una disparità netta tra ciò che viene spesso professato dagli atleti nei confronti delle persone omosessuali (ad esempio, i tanti commenti a favore della comunità LGBTQ+ arrivati di recente) e il loro effettivo comportamento sul campo, come i tanti insulti o battute omofobiche” dice Denison. “Questo tipo di comportamento diventa consuetudine e contribuisce a creare un clima piuttosto ostile nei confronti degli atleti gay o bisessuali, che cercano quindi di nascondere la propria identità. La situazione è ancora più grave nel tennis giovanile o in quello non professionistico: le battutacce continueranno perché le persone pensano che siano innocue”.

La speranza è che in futuro sempre più tennisti si presteranno alle domande e agli studi condotti dai ricercatori al fine di capirne di più sull’argomento. I risultati saranno poi utili alla Pride Sports ed alla Monash University al fine di mettere a punto soluzioni al problema; chiaramente non sappiamo ancora quanto tempo dovrà passare perché ciò accada.

L’ATP quindi ha deciso di rendere il circuito maschile un ambiente più accogliente e sicuro per gli atleti LGBTQ+ del futuro, e per coloro che minimizzano l’importanza di questo passo nel 2021, ecco alcuni dati demografici. Sportsnet riporta dei dati del 2019 che sono allarmanti a dir poco: il 26% dei teenager americani appartenenti alla comunità LGBTQ+, in particolare quelli della fascia d’età che va dai 16 ai 17 anni, ha contemplato il suicidio almeno una volta (un dato superiore di ben cinque volte a coloro che si identificano come etero). Tra coloro i quali sono stati apostrofati con termini omofobici, il 33% ha sviluppato atti di autolesionismo, e un ulteriore 40% ha avuto pensieri al riguardo. Con più di 2000 giocatori al mondo che hanno almeno un punto nella classifica ATP, sembra quindi necessario garantire degli aiuti a chi dovesse decidere di fare coming out.

ActionAid lancia l’allarme Neet: cresce il numero in Italia

di Redazione GRS


 

 

Allarme Neet. Cresce nel nostro Paese il numero dei giovani che non studiano e non lavorano. Il servizio è di Anna Monterubbanesi.

ActionAid lancia l’allarme, in Italia i Neet sono il 23,3%. Con una crescita maggiore al Nord che segna un +2,3% rispetto al 2019. Fra le ragazze la percentuale sale al 25,4% (oltre una su quattro, secondo i dati Eurostat).

L’associazione, che dal 2014 è impegnata con il progetto “Lavoro di Squadra” per prevenire e contrastare la povertà giovanile chiede di sperimentare con urgenza nuovi interventi per creare opportunità lavorative e formative.

Aborto, in almeno 5 ospedali italiani i ginecologi sono tutti obiettori

di Redazione GRS


Mai dati: è l’inchiesta dell’Associazione Luca Coscioni sull’aborto in Italia, che svela come in Italia esistano almeno 5 ospedali in cui tutti i ginecologi sono obiettori di coscienza. Per avere un quadro più chiaro della situazione, l’organizzazione ha chiesto al Ministero della Salute che vengano forniti i numeri specifici delle strutture che praticano l’interruzione di gravidanza.

Contro il caporalato: al via il Rural Social Act

di Redazione GRS


 

 

Contro il caporalato. Presentato ieri a Roma il progetto che unisce oltre 30 partner tra reti nazionali, cooperative, ong e Associazioni. Il servizio è di Giuseppe Manzo

Al via il Rural Social Act, che si inserisce nel Piano triennale di contrasto al caporalato, in attuazione della legge 199/2016, finanziato dal Fondo Fami e dal ministero del Lavoro, supportato dal Forum Nazionale Agricoltura Sociale che mette insieme la Confederazione degli agricoltori insieme a 30 partner, tra Reti Nazionali, cooperative, consorzi, Ong e associazioni.

Tutti uniti per attivare politiche e azioni comuni contro il lavoro nero, il ruolo dell’agricoltura sociale, come esempio di sviluppo territoriale che unisce sostenibilità economica e legalità, capace di contrastare il caporalato e arginare le agromafie.

Iran, oggi donne allo stadio per il match della Nazionale

di Redazione GRS


1 a 0 per i diritti. Decisione storica in Iran: a due anni dall’ultima volta, oggi le donne tornano allo stadio in occasione del match di qualificazione al Mondiale 2022, contro la Corea del Sud. L’ultima e unica volta in cui le tifose si sono potute recare allo stadio Azadi di Teheran è stata nell’ottobre 2019, quando in 3.500 tifarono per la nazionale.

Due anni. Tanto ci è voluto per far sì che le donne potessero tornare a godersi dal vivo una partita della nazionale maschile iraniana. Ci saranno, dunque, per il match di qualificazione al Mondiale 2022, contro la Corea del Sud, in programma domani. L’ultima e unica volta in cui le tifose si sono potute recare allo stadio Azadi di Teheran è stata nell’ottobre 2019, quando 3.500 donne hanno tifato per la squadra maschile iraniana impostasi addirittura per 14-0 sulla Cambogia; la decisione di permettere l’ingresso allo stadio alle donne era legata ad un episodio che ha colpito l’opinione pubblica iraniana, ovvero la tragica morte nel settembre 2019 di una ragazza, Sahar Khodayari, che si è data fuoco dopo aver creduto di essere condannata al carcere per aver tentato di entrare in uno stadio.

Dopo la rivoluzione islamica del 1979, alle donne iraniane è stato negato l’accesso alle gradinate, ufficialmente per proteggerle dalla maleducazione maschile. La Fifa da anni chiede a Teheran di aprire gli stadi alle donne, permesso accordato in rarissime occasioni, e a un numero limitato di donne, tra il 2018 ed il 2019. Oggi una svolta, sperando che non sia solo un episodio sporadico ma le donne negli stadi diventino prassi.

Attacco alla Cgil, solidarietà dal Forum Terzo Settore

di Redazione GRS


Minaccia alla Costituzione

Il Forum Terzo Settore esprime la sua forte solidarietà alla Cgil per l’attacco squadrista alla sede nazionale di via del Corso a Roma sabato sera. “I lavoratori e i volontari del Terzo settore italiano – scrive il Forum in una nota – sono al fianco della Cgil e di tutto il sindacato per affermare i principi di libertà e di giustizia sociale”. L’assalto al quartier generale del sindacato è stato il culmine di una giornata di proteste nel cuore della Capitale. Grida, insulti, degenerazioni in nome di una libertà che sarebbe negata a causa delle misure di prevenzione e protezione anti Covid-19. Da piazza del popolo un folto gruppo di contestatori si è separato dal resto dei manifestanti dirigendosi verso Corso d’Italia. Qui la protesta ha assunto i massimi caratteri della violenza. Con aste e bastoni sono state sfondate porte e finestre, poi all’interno i devastatori hanno messo a soqquadro gli uffici, danneggiato le attrezzature e soprattutto hanno colpito un organo di importanza inestimabile nella storia del Paese. “Il sindacato – aggiunge Forum Terzo Settore – rappresenta e difende tutti i lavoratori e le lavoratrici ed è un presidio fondamentale della democrazia. Per questo l’assalto non ha determinato soltanto danni economici alle strutture della Cgil, ma ha prodotto anche “una minaccia ai valori della nostra Costituzione che deve essere condannato con forza e senza tentennamenti. La violenza e la sopraffazione non possono essere confusi con la libertà di pensiero”.

Dello stesso tenore sono anche altre prese di posizione giunte dal mondo del sociale. Per le Acli “ora è il momento di rimanere uniti contro chi si rende protagonista di attacchi alla convivenza civile e alla Costituzione: la libertà di pensiero e di manifestazione non può mai sfociare in violenze di questo genere”. “Una vergogna che rimanda ai tempi più oscuri della nostra storia”, afferma invece l’Arci. “La sede della CGIL non è solo del sindacato, è la casa di tutte e tutti noi ed è patrimonio della democrazia italiana”. Entrambe le associazioni hanno manifestato solidarietà al sindacato partecipando al presidio di solidarietà che si è tenuto domenica mattina davanti alla sede della Cgil. Proprio dove i fatti sono avvenuti, per dire con forza che nel nostro Paese non c’è spazio per negazionismi e fascismi.
Una prima risposta all’attacco violento, alla quale farà seguito “una grande manifestazione nazionale e antifascista per il lavoro e la democrazia” che Cgil, Cisl e Uil hanno indetto per sabato 16 ottobre a Roma. “L’assalto squadrista alla sede nazionale della Cgil – affermano i segretari generali delle tre Confederazioni sindacali, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri – è un attacco a tutto il sindacato confederale italiano, al mondo del lavoro e alla nostra democrazia. Chiediamo che le organizzazioni neofasciste e neonaziste siano messe nelle condizioni di non nuocere sciogliendole per legge”.

di Pierluigi Lantieri