I fiori di Kabul. E’ il titolo del libro che racconta la forza delle donne afghane, capaci di superare i tabù in sella a una bici. La storia della prima squadra femminile afghana di ciclismo ci parla di emancipazione e di una piccola, silenziosa rivoluzione. Protagoniste sono Maryam e le ragazze con cui si allena quattro volte a settimana.
In sella a una bici si può fare la rivoluzione: e quando in bici c’è una donna, che pedala in Afghanistan, rivoluzione fa rima con emancipazione. E’ la storia che viene raccontata nel romanzo “I fiori di Kabul”, scritto da Gabriele Clima ed edito da Einaudi ragazzi. Un romanzo, appunto, sulla forza delle donne che sfidano i tabù a cavallo di una bicicletta. Protagonista è Maryam, una giovane di Kabul: un giorno a casa sua bussa una donna straniera: chiede ospitalità per una notte, sta attraversando l’Afghanistan in bicicletta. Alle donne, in Afghanistan, è vietato andare in bicicletta; è vietato protestare, fare sport in pubblico, andare in giro senza un uomo. Sarà proprio quest’incontro a suggerire a Maryam che questo non è giusto e che le cose si possono cambiare.
Così, quando sarà abbastanza grande per prendere le sue decisioni, sceglierà proprio una bicicletta come strumento di emancipazione: non per un semplice viaggio, ma per una piccola rivoluzione silenziosa, attraverso uno dei Paesi con la più alta discriminazione di genere del mondo. Se Maryam è un nome di invenzione, è invece una realtà viva e battagliera ad avere ispirato il suo personaggio: quella della prima squadra femminile afghana di ciclismo, un gruppo di ragazze che quattro volte a settimana mettono il casco sopra il velo e si allenano per sei ore. Ma non sono i risultati sportivi in sé ad aver procurato loro una candidatura al Nobel per la pace, nel 2016. I chilometri macinati sulle bici sono il loro modo di abbattere i pregiudizi. Perché le vere difficoltà da sfidare ogni giorno non sono le buche e le salite, ma il disprezzo e le minacce di chi in Afghanistan considera scandaloso che una donna stia in sella a una bici. Anche la straniera misteriosa del libro in realtà ha un nome e un cognome: si chiama Shannon Galpin ed è un’attivista americana che si batte da anni per i diritti delle donne in Afghanistan, anche tramite lo sport.
Esattamente un anno fa, all’inizio del 2020, aveva destato grande orgoglio nazionale la notizia che la Federazione Ciclistica Italiana avrebbe accolto queste ragazze formidabili per alcuni mesi di allenamento, dopo che le bici della squadra erano state preda di atti di vandalismo. Purtroppo il Covid non ha permesso il loro arrivo nel nostro Paese. Ma l’appuntamento è solo rinviato.
Nessun profitto sulla pandemia – 68 organizzazioni nazionali chiedono che il governo italiano sostenga la richiesta di India e Sudafrica per una moratoria temporanea per i brevetti sui vaccini e sui farmaci anti Covid, affinché possano essere prodotti su scala mondiale in quantità sufficienti al fabbisogno dei popoli.
Pensaci Draghi: sul Recovery Plan si alzano più voci per chiedere il protagonismo del terzo settore. Ascoltiamo Paolo Venturi, direttore di Aiccon (sonoro)
Buon compleanno: 20 anni di servizio civile, 20 anni di crescita e costruzione di cittadini solidali e responsabili. Ma ancora tanto rimane da fare. Il commento della CNESC nel servizio di Anna Monterubbianesi.
20 anni fa la promulgazione della legge 6 marzo 2001 n. 64 che ha istituito il Servizio Civile nazionale su base volontaria. Una tra le istituzioni più rilevanti a livello internazionale, vettore di partecipazione e protagonismo delle nuove generazioni, aperta dal 2017 ai cittadini stranieri. Ha incontrato il favore dei giovani, la partecipazione delle formazioni sociali e delle articolazioni locali dello Stato.
La CNESC ha partecipato sin dall’inizio all’esperienza del Servizio Civile nazionale: considerandola come esercizio attivo della cittadinanza, una difesa volontaria del Paese che favorisce la coesione sociale e la solidarietà. Diverse le istituzioni che lo hanno sostenuto negli anni, ma tante aspettative di giovani, enti e comunità sono rimaste deluse e non soddisfatte. Per il futuro – dichiara la Cnesc – la fiduciosa attesa che diventi realmente universale.
Educare con lo sport: Vittorio Bosio è stato rieletto presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano. Andrea De David e Marco Calogiuri eletti vicepresidenti. L’assemblea nazionale del Csi, che si è svolta in videoconferenza nel weekend, ha rinnovato anche gli altri vertici associativi per il prossimo quadriennio olimpico.
Secondo il Rapporto annuale delle Nazioni Unite, il Covid-19 ha spinto verso la povertà 22 milioni di persone in America Latina. A pesare in particolare sono le disuguaglianze strutturali in molti paesi e la mancanza di un’adeguata copertura sanitaria che costringe molti cittadini a pagare di tasca propria le cure mediche.
Online sulla pagina facebook di Arci Nazionale l’iniziativa della Carovana Pedagogica per analizzare la connessione tra l’amore per i libri e il benessere psicofisico. L’incontro è patrocinato dall’impresa sociale Con i Bambini.
“La scelta di sospendere nelle zone rosse gli allenamenti degli atleti degli Enti di promozione sportiva, è l’ennesima disparità di trattamento che si trova costretto a subire il mondo dello sport di base”: questa la denuncia partita dagli Enti di Promozione Sportiva in un comunicato unitario critico nei confronti di un provvedimento inserito nelle FAQ del Dipartimento Sport, che non trova riscontri nell’ultimo Dpcm entrato in vigore sabato 6 marzo.
“Purtroppo non è il primo episodio – sostengono gli Eps – anzi:da quando è iniziata la pandemia gli Enti di promozione sportiva hanno più volte denunciato i contenuti di misure a due marce, come se il virus potesse aggirarsi solo nelle palestre di ASD e SSD affiliate agli Enti di Promozione, e non invece all’interno di strutture di altri organismi sportivi”. Un vero e proprio doppiopesismo che colloca in una posizione di svantaggio gli operatori della promozione sociale e sportiva. In questo senso gli Enti proseguono nel comunicato ribadendo il loro messaggio: “Non è una diversa tessera che può fare la differenza! Il virus non distingue colori, né simboli! Quando decide di contagiare, lo fa ovunque e con chiunque. Dall’impianto di quartiere ai ritiri della Serie A!.
Non abbiamo niente in contrario con la ripartenza dello sport professionistico. Non si inneschi stavolta una guerra a chi tira giù l’altro: vogliamo solo parità di trattamento tra tutti gli Organismi Sportivi. Il discrimine deve essere la sicurezza e il rispetto dei protocolli, sicurezza e rispetto di protocolli che gli Enti di Promozione Sportiva hanno concordato con il Governo e imposto, non senza sacrifici di risorse e personale, alle loro Società”. E’ chiara la richiesta di chi vive ogni giorno lo sport a contatto con i territori, con le persone: “Chiediamo che nessuno possa essere lasciato indietro, che si ripensi alla scelta di considerare una tessera federale immune dal virus e quella di un Ente soggetta invece a contagio. Con questo provvedimento, invece, il messaggio che passa continua ad essere quello di due pesi, due misure!”.
Per gli Enti di promozione sportiva “è arrivato il momento di denunciare anche questo: le nostre ASD e SSD in un anno di pandemia non hanno perso soltanto soldi e lavoro, ma anche migliaia di tesserati che – tra il restare fermi e il poter fare sport – hanno preferito tesserarsi con altri organismi ai quali invece era consentita ancora la pratica sportiva. Vogliamo ancora pensare che dietro tali scelte del Dipartimento non esista un pregiudizio nei confronti degli affiliati agli Enti, ma l’effetto che genera è un diritto violato e una evidente discriminazione. Specie se si tiene in considerazione l’enorme sforzo e il grande senso di responsabilità che le nostre Società hanno dimostrato fin qui.
Siamo già rimasti feriti per lo stop forzato alle nostre piscine e palestre lo scorso ottobre soprattutto perché ci era stato chiesto di adeguarci e noi lo avevamo fatto, salvo poi tornare indietro e dirci che dovevamo comunque chiudere. Spiace ricordare, inoltre, che un anno di pandemia ha portato già migliaia di realtà associative allo stremo, e tante hanno dovuto già chiudere i battenti con un evidente danno per i territori. La maggior parte di quelle che ancora resistono, lo fanno a fronte di aiuti dello Stato che non sono mai arrivati, o se sono arrivati erano comunque di gran lunga inferiori alle necessità: tamponare le ingenti perdite dovute alle chiusure, impreviste per adeguare le strutture con sanificazioni e rispetto dei protocolli.
Chi non ha rispettato il protocollo non siamo noi – concludono i firmatari del comunicato – ma è chi si è preso il diritto di approntare scelte inique come l’ultima contenuta nelle FAQ del Dipartimento Sport. Un provvedimento che offende i nostri valori, la nostra valenza nel tessuto sociale italiano e la nostra serietà! Noi i nostri protocolli li abbiamo sempre rispettati alla lettera, ma c’è un altro protocollo che ancora una volta qualcuno non onora: il protocollo dell’uguaglianza, del diritto di tutti e per tutti, e soprattutto quello della serietà e della parola data. Che in Italia, ci spiace constatarlo, continua a non avere grande valore”.
Antonino Viti – ACSI
Bruno Molea – AICS
Luca Stevanato – ASC
Claudio Barbaro – ASI
Luigi Fortuna – CSAIN
Francesco Proietti – CSEN
Vittorio Bosio – CSI
Luigi Musacchia – CSN Libertas
Antonio Dima – CUSI
Paolo Serapiglia – ENDAS
Gran Francesco Lupattelli – MSP
Marco Perissa – OPES
Ciro Bisogno – PGS
Vincenzo Manco – UISP
Damiano Lembo – USAcli
Femminile diseguale. In occasione della Giornata Internazionale dei diritti della donna, Azione contro la Fame sottolinea le enormi disparità di genere nel mondo. Il servizio è di Fabio Piccolino.
In due terzi dei Paesi del mondo le donne continuano a rischiare, più degli uomini, di soffrire la fame e l’insicurezza alimentare. Le giovani che decidono di mettere su famiglia hanno il 25% di probabilità in più di vivere una condizione di estrema povertà. Inoltre sono donne l’80% delle persone sfollate a causa dei cambiamenti climatici.
Sono i dati allarmanti sottolineati da Azione contro la Fame che lancia l’hashtag #seledonne per un cambiamento che metta al primo posto la condizione femminile. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, del resto, auspicano entro il 2030 le pari opportunità nello sviluppo economico, oltre che l’eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne.
Giù le mani dalla scuola. È partita dai social la protesta dei genitori che chiedono che gli istituti restino aperti. Sono quasi sei milioni gli studenti che da oggi non torneranno sui banchi e saranno costretti a riprendere la Dad. Una protesta pacifica ma di impatto per chiedere chiarezza al governo.
Questo sito utilizza cookie, tra cui cookie analytics di terze parti per l’analisi delle statistiche di traffico ai fini dell’ottimizzazione del sito. Proseguendo la navigazione nel sito si acconsente al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy. Per negare il consenso, si rimanda all’informativa estesa. Informativa estesaOkRifiuta
Privacy & Cookies Policy
Privacy Overview
This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.