L’associazione Sport Senza Frontiere, nata nel 2011 per aiutare minori in difficoltà utilizzando l’attività motoria come strumento di inclusione sociale, ha avviato alcune iniziative rivolte ai bambini e alle famiglie. Come fornire informazioni sull’emergenza COVID-19, diffondere e spiegare le norme di prevenzione del contagio, video e tutorial che aiutino a capire cosa sta accadendo e come comportarsi.
“Oggi lo sport è fermo, ma noi di Sport Senza Frontiere non possiamo fermarci, per questo abbiamo previsto una serie di iniziative straordinarie a sostegno dei bambini beneficiari del nostro progetto, che aiutiamo attraverso lo sport, e delle loro famiglie. Tutti loro, ora più che mai, hanno bisogno di noi”, ha raccontato a FSNews Alessandro Tappa, presidente di Sport Senza Frontiere Onlus. Sport Senza Frontiere opera in diversi quartieri a rischio di Napoli, Roma, Milano, Torino, Bergamo e Trento e oggi segue circa 400 bambini e ragazzi, inserendoli in percorsi educativo-sportivi di diverso tipo, monitorandone la salute grazie a visite mediche (specialistiche se necessario) e mettendo a disposizione diversi servizi tra cui l’accompagnamento dei ragazzi. Un impegno portato avanti con convinzione, nella consapevolezza che lo sport è uno dei principali canali di aggregazione e inclusione sociale.
“Con la collaborazione dei tecnici e degli allenatori della nostra rete solidale di ASD (associazione sportiva dilettantistica), per far fronte a questa emergenza, realizziamo piccoli video di esercizi da fare a casa per mantenere attivi i nostri bambini facendoli anche divertire. E li aiutiamo con i compiti scolastici fornendo agli educatori, agli insegnanti, ai volontari del nostro team e alle famiglie beneficiarie strumenti digitali per lezioni di gruppo in remoto. Inoltre collaboriamo con diverse università Italiane per promuovere linee guida per una sana alimentazione particolarmente attenta a rafforzare il sistema immunitario”, ha proseguito il Presidente Tappa ricordando infine che in questo momento in cui #stiamoacasa non dobbiamo rischiare di chiuderci ad occuparci solo del nostro “piccolo orticello”. Perché chi lotta da sempre contro l’emarginazione ora rischia ancora di più l’isolamento. Una iniziativa di solidarietà sociale ammirevole quella di Sport Senza Frontiere, come le tante che si stanno verificando in questi giorni concitatie difficili. Nel libro The Black Swan (Il cigno nero) il filosofo americano Nicholas Taleb parlava di resilienza agli shock indotti dalle situazioni avverse e della capacità degli individui di cogliere nuove opportunità di sviluppo, se pur in circostanze sfavorevoli. È facile trovare un’analogia con ciò a cui stiamo assistendo. Non lo sappiamo ancora se tutto ciò, una volta superata l’emergenza, lascerà un’eredità positiva nei processi decisionali e nell’organizzazione dei poteri centrali, locali e nel Paese tutto. Ma queste forme di solidarietà certo sono una base valida da cui partire.
In questo momento di emergenza il lavoro dei volontari in aiuto alle persone sole e meno autosufficienti è prezioso. L’ascolto telefonico, la spesa o i medicinali portati a casa, la consegna di un pasto caldo, o l’accompagnamento verso i luoghi di cura per le terapie salvavita, diventano di fondamentale importanza. Ascoltiamo Alessandro Rossi, presidente dell’Auser Terni che ci racconta l’impegno dell’associazione in questo periodo. (sonoro)
La Siria è entrata nel decimo anno di guerra: una tragedia che ha devastato il Paese, costando la vita a 384 mila persone e che ha causato 11 milioni di profughi. Una carneficina, ricorda Unicef, che coinvolge quasi 8 milioni di bambini. Secondo il Centro Astalli, occorre chiedere alla comunità internazionale ogni sforzo per dare pace ad un popolo allo stremo.
Un Piano Nazionale a sostegno dei servizi sociali, sociosanitari ed educativi per il contenimento del coronavirus e per far fronte alle ricadute di più lungo periodo. È ciò che propone l’Alleanza delle cooperative sociali per 300mila operatori socio-sanitari che hanno bisogno di protezioni e agibilità per continuare a svolgere il proprio lavoro.
Dalle associazioni dei volontari impegnati nelle carceri italiane crescono richieste pressanti per alleggerire la tensione ed evitare la diffusione del virus. Il servizio di Paolo Andruccioli.
Alla vigilia del varo del secondo decreto sull’emergenza Covid 19, le associazioni del mondo cattolico hanno chiesto al Governo provvedimenti speciali per evitare il contagio in carcere. Occorre fare uscire le persone fragili e chi ha un fine pena breve, ampliando la detenzione domiciliare speciale per liberare spazi all’interno degli Istituti. Nel decreto varato nel pomeriggio di ieri si introduce una norma sulla concessione degli arresti domiciliari ad una specifica tipologia di detenuti. I problemi ora sono i tempi, modi e il numero delle persone che saranno coinvolte. Ascoltiamo il commento di don Marco Fibbi, coordinatore dei cappellani di Rebibbia. (sonoro)
L’attrice di teatro civile Tiziana Di Masi insieme al regista Andrea Guolo racconta ogni giorno sul proprio canale YouTube, una vicenda di volontariato dalle zone colpite più duramente dal coronavirus. Storie che accendono i riflettori sull’Italia che ha deciso di impegnarsi e di mettersi in gioco, dedicando tempo agli altri per costruire valore, personale e sociale.
È un progetto rivolto a bambini e adulti in difficoltà che si realizza attraverso lo sport, nei pressi di Cape Town. L’obiettivo è assistere e “integrare” comunità che provengono da realtà con problemi di droghe, violenza domestica, bullismo e gang. Per molti di loro il surf è un mezzo per migliorare la forma fisica, assimilare il concetto di lavoro di squadra e condurre uno stile di vita sano.
Il surf ha, come sport protagonista di iniziative ed interventi di natura sociale, tra i fattori a favore: il contatto con la natura, lo spirito di gruppo ed il divertimento tra le onde sono soltanto alcuni degli elementi chiave che rendono questo sport,uno tra i più coinvolgenti ed appassionanti. Le lezioni si tengono a Muizenberg, un piccolo sobborgo della città che si affaccia su una delle spiagge, da molti considerata “la storica del surf” in Sud-Africa.
Da oggi e fino al 22 marzo si celebra la settimana di azione promossa dall’Unar. Se quest’anno le iniziative di istituzioni e società civile saranno ferme, sarà comunque possibile e doveroso diffondere riflessioni, proposte e provvedimenti – in primo luogo legislativi – non più rinviabili per accrescere una coscienza multietnica e multiculturale nell’opinione pubblica e in particolare fra i giovani.
Unicef e Unhcr lanciano un appello affinché l’emergenza coronavirus non dimentichi i 70 milioni di migranti e profughi nel mondo. Il servizio di Fabio Piccolino.
Di fronte alla pandemia del Covid-19 non bisogna dimenticare migranti, rifugiati e sfollati: è l’appello lanciato nei giorni scorsi dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati e dall’Unicef affinché le fasce più deboli della società non siano discriminate e gli ultimi non siano dimenticati. UNHCR ha ricordato che sono circa 70 milioni le persone che nel mondo sono costrette a migrare a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani. Proprio per questa ragione, la risposta al problema del coronavirus deve includere e concentrarsi sulle esigenze di ogni singolo individuo, compreso chi si trova in questa condizione.
Se badanti e baby sitter continuano a operare anche (e ancor di più) in questo periodo, le colf in molti casi sono licenziate, o restano a casa senza retribuzione. L’allarme di Aclicolf: “La mancanza di ammortizzatori sociali espone centinaia di migliaia di persone, soprattutto donne, a rischio impoverimento”
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