Archivi

A 15 anni dal G8 di Genova, verità e giustizia  non sono state fatte

Carlo GiulianiComunicato Stampa dell’ARCI

Il 19, 20 e 21 luglio 2001 si svolse a Genova il G8, sotto la guida italiana. A protezione dei potenti che lì si riunivano, fu creata una ‘zona rossa’, chiudendo vie e quartieri tra grate di ferro e stravolgendo l’assetto urbanistico della città.

Centinaia di migliaia di persone, provenienti da tutto il mondo, decisero di organizzare un contro vertice, con manifestazioni e decine di seminari tematici.

Furono giorni entusiasmanti e tragici. Perché da un lato segnarono l’entrata in scena di un vasto movimento altermondialista, che avrebbe segnato di sé gli anni successivi a livello internazionale, dall’altro perché le forze dell’ordine esercitarono contro quel movimento una repressione violentissima e ingiustificata, tanto da far dire ad Amnesty che in quei giorni a Genova ci fu la più grave sospensione della democrazia in un paese occidentale dal dopoguerra.

Il 20 luglio un ragazzo, Carlo Giuliani, fu ucciso da un colpo d’arma da fuoco partito da una camionetta dei carabinieri durante gli scontri provocati dalla carica della polizia contro la manifestazione dei centri sociali.

Sulla morte di Carlo verità e giustizia non sono mai stati fatti. Ai genitori, alla sorella che per anni si sono battuti perchè i responsabili della morte di Carlo  fossero giudicati e condannati, manifestiamo ancora una volta  tutto il nostro affetto e la nostra solidarietà.

Purtroppo  non solo le responsabilità di quella morte, ma di tutti gli episodi più cruenti – dalla mattanza alla scuola Diaz alle torture di Bolzaneto – sono ben lungi dall’essere chiarite e i colpevoli puniti.

Anzi, a dimostrazione del clima di omertà, ieri al Senato è andato in scena uno spettacolo vergognoso, con il rinvio sine die della discussione sul disegno di legge  che introduce anche in Italia il reato di tortura, che tante vittime ha fatto e continua a fare- da Cucchi ad Aldrovandi a Uva a Magherini, solo per citare alcuni dei casi recenti.  L’unico reato previsto dalla Costituzione che dopo settant’anni non è stato ancora vietato dal nostro ordinamento! E questo nonostante i tanti pronunciamenti internazionali che accusano l’Italia di torture e violazione dei diritti umani.

Genova è ancora tra di noi, in tutti i sensi. La nostra battaglia per la verità, per garantire il libero diritto a manifestare e impedire soprusi e violenze, ancora più gravi se commessi da chi dovrebbe tutelare l’ordine pubblico, è più che mai attuale e urgente.

Roma, 20 luglio 2016

Profughi e richiedenti asilo, chi ospita di più sono i Paesi poveri

europa immigrazioneNonostante si parli di “invasione” di immigrati in Italia e in Europa, sono i Paesi più poveri al mondo che ospitano la maggior parte dei profughi e richiedenti asilo.

 

Secondo il rapporto di Oxfam “La misera accoglienza dei ricchi del mondo”, nel 2015 le sei economie più grandi del pianeta (Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito, che insieme rappresentano il 56,6% del pil globale) hanno ospitato complessivamente 2,1 milioni di rifugiati e richiedenti asilo, ovvero l’8,8% del totale. Contemporaneamente, Giordania, Turchia, Libano, Sud Africa, Pakistan e Territorio Palestinese Occupato si sono fatti carico di oltre 11,9 milioni, nonostante rappresentino insieme il 2% dell’economia mondiale.

 

Il nostro Paese, in realtà non nuovo all’accoglienza di immigrati dopo l’esperienza degli anni Novanta della crisi albanese, ha ospitato nello scorso anno quasi 135mila persone (lo 0,6% del totale), ma è ancora lontana dalle cifre tedesche, che si attestano attorno a 736mila. Il Regno Unito ha invece accolto 168mila rifugiati: un numero “vergognoso”, secondo il direttore esecutivo di Oxfam del Regno Unito Mark Goldring.

 

In base ai numeri della confederazione internazionale specializzata in aiuti umanitari, oggi sono più di 65 milioni le persone in fuga in tutto il mondo a causa, di conflitti, persecuzioni e violenze: si tratta del numero più alto mai registrato. Un terzo di queste persone sono rifugiati e richiedenti asilo, provenienti soprattutto dalla Siria, ma anche da Paesi  che registrano un elevato tasso di instabilità politica come il Burundi, il Sud Sudan, l’Iraq e lo Yemen.

“Che lingua scrivi?” La comunicazione sociale tra cittadinanza, legalità  e libertà di informazione

che-lingua-scrivi_copertina_fb_feb_2016_srgbSeminario per la Formazione Continua Giornalisti
16 giugno, Lamezia Terme
Ore 9.30 – 13.30

Centro Agroalimentare della Calabria – Zona Industriale – 

Torna “Che lingua scrivi?”, il ciclo di seminari giornalistici per la formazione continua giornalisti dedicati al linguaggio e alla comunicazione sociale realizzati dal Giornale Radio Sociale, in collaborazione con Fondazione con il Sud, Forum Terzo Settore e Ordine dei Giornalisti.
L’appuntamento è per giovedì 16 giugno a Lamezia Terme.

Il tema dell’incontro sarà “La comunicazione sociale tra cittadinanza, legalità e libertà di informazione”. Come raccontare esperienze di sostenibilità ambientale, legalità e buone pratiche di cittadinanza e come conciliarle con esempi di buona informazione.  Come i nuovi strumenti di comunicazione hanno inciso sul lavoro giornalistico del cronista e come hanno cambiato le modalità del racconto? Il ruolo del web, dei social network e della radio e le regole da rispettare.

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

Welcome coffee

Saluti:

  • Fabrizio Minnella, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne Fondazione CON IL SUD
  • Gianni Pensabene, Portavoce Forum Terzo Settore della Calabria
  • Giuseppe Soluri, presidente Ordine dei Giornalisti della Calabria

Introduce: Anna Monterubbianesi, caporedattore società Giornale Radio Sociale

Relatori:

  • Giuseppe Frangi, direttore responsabile Vita
  • Elisa Marincola , portavoce Articolo21
  • Flavio Natalìa, caporedattore cultura e società Sky
  • Don Giacomo Panizza, progetto Sud Lamezia Terme

Coordina: Guido D’Ubaldo, Odg nazionale

La mattinata sarà seguita su twitter con hashtag #chelinguascrivi o su @GRsociale

Il progetto è promosso dal Giornale Radio Sociale con il Forum Nazionale del Terzo Settore e la Fondazione CON il SUD.

Il convegno è realizzato in collaborazione con l‘Ordine dei Giornalisti della Calabria e rientra nei seminari di formazione continuaper i giornalisti.

COSTO: Gratuito| E’ necessario iscriversi sulla piattaforma S.I.Ge.F.

Gomorra, le trans e la politica: parla la regina delle Miss

stefania zambranoFa parte dell’associazione TransNapoli che è scesa in campo con sette candidate alle prossime elezioni amministrative. Stefania Zambrano, ideatrice del concorso Miss Trans Europa, sarà candidata alla municipalità 4 della città. Al giornale locale Metropolis ha raccontato i motivi di una scelta che vede il movimento trans gender napoletano in campo contro le discriminazioni e, soprattutto, contro l’unica possibilità per queste persone: la strada. Eppure Napoli si pone come laboratorio di cittadinanza e partecipazione per chi da sempre è escluso dalla vita politica e istituzionale.

 

Però sulla strada, spesso, le trans sono vittime di violenza come è avvenuto con la morte di “piccola” Ketty, uccisa da un cliente o con l’aggressione di un gruppo di ragazzini la scorsa settimana.   Quest’ultimo caso ha fatto scoppiare il dibattito sulla serie “Gomorra”. Infatti, secondo la testimonianza della trans aggredita i ragazzi incitavano alla violenza ripetendo le battute della fiction di Sky. “La verità, come sempre, è un’altra cosa – afferma Zambrano – rispetto a quella, presunta, della fiction. Molte di noi si esibiscono in ristoranti, feste, piazze e, quello che riceviamo in cambio dalla gente non è mai discriminazione e disprezzo. Mai. Perché noi siamo parte di loro, e loro parte di noi. Siamo uniti nel comune senso di appartenenza a una città che integra, tutti”.

 

Poi secondo Stefania qualcosa è cambiato: “molte mie amiche, dopo la messa in onda di Gomorra, per strada o al telefono sentono, per la prima volta, frasi come quelle della fiction, che non sto qui a ripetere perché troppo offensive. Faccio i miei complimenti alla trans che ha recitato da professionista. La sua interpretazione è stata assolutamente aderente a quello che siamo tutte noi. Non mi sento, invece, di dire lo stesso riguardo la scrittura di quella scena, più concentrata su uno stereotipo che sulla vita, quella vera”.

 

Social Impact Agenda per l’Italia: presentata la piattaforma per gli investimenti a impatto sociale

social impactÈ nata la Social Impact Agenda per l’Italia, una piattaforma di proposte per consentire lo sviluppo di investimenti a impatto sociale in Italia e nelle azioni di cooperazione internazionale.

 

Tra gli obiettivi perseguiti: contribuire al processo di decision making per sostenere l’ecosistema degli investimenti ad impatto sociale; sviluppare e condividere la conoscenza sul settore degli investimenti ad impatto e sull’imprenditorialità sociale; contribuire alla sperimentazione di strumenti di investimento ad impatto sociale e alimentare il dialogo e lo scambio di esperienze a livello internazionale.

 

La Social Impact Agenda per l’Italia è stata creata per dare continuità e raccogliere l’esperienza dell’Advisory Board Italiano della Social Impact Investment Taskforce, promossa durante la presidenza britannica del G8 del 2013. La presentazione ufficiale è avvenuta il 24 maggio a Roma, alla presenza, tra gli altri, del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, la presidente di Human Foundation e dalla Social Impact Agenda Giovanna Melandri e dei soci dell’associazione: ABI, ANIA, Confcooperative Federsolidarietà, Gruppo Cooperativo CGM, Etimos Foundation, Federcasse, Fondazione Opes, Fondazione Sviluppo e Crescita CRT, Human Foundation, UBI BANCA e Vita.

 

“Le potenzialità dell’impact investment in Italia sono importanti. E non solo nei cinque settori tradizionalmente intesi come welfare, istruzione e formazione, sanità e salute, ambiente e sostenibilità, politiche sociali, servizi alla persona e alla comunità, ma anche nell’accesso e nei servizi alla cultura”, ha detto Melandri. “Esistono ancora barriere e colli di bottiglia che non consentono all’Italia di far decollare questi investimenti strategici per far fronte a moltissimi problemi sociali. Sono investimenti problem-solving che, secondo le nostre stime con un adeguato contesto economico e istituzionale potrebbero raggiungere i 30 miliardi di euro da qui al 2020. L’Associazione nasce per favorire e sostenere questo processo di cambiamento necessario all’Italia”.

 

Durante la presentazione il sottosegretario De Vincenti ha annunciato l’intenzione del governo Renzi di far partire il fondo per l’innovazione: “siamo interessati alla costruzione del fondo nazionale per l’innovazione. Il fondo può sostenere e rafforzare i modelli Pay for result che collegano l’erogazione di risorse finanziarie al raggiungimento dei risultati sociali positivi e può migliorare l’efficienza nell’utilizzo di risorse pubbliche”.

 

Anche il sottosegretario Bobba ha garantito che il governo sta lavorando a un “fondo per sostenere chi investe e promuove innovazione sociale in imprese sociali”.

 

Per investimenti ad impatto sociale si intendono tutti quegli investimenti basati sull’assunto che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare impatti sociali positivi e, al tempo stesso, rendimenti economici. I soggetti di questo tipo di investimento possono essere imprese, organizzazioni e fondi.

 

In Italia sono tanti i settori che mostrano interesse a forme di ibridazione tra modelli di impresa, comunità locali e impatto sociale, ed esiste inoltre un movimento composto da soggetti del terzo settore, della finanza e dell’impresa che crede in un differente modello di sviluppo per offrire risposte a vecchi e nuovi bisogni, molti dei quali rimangono oggi insoddisfatti. Tutto ciò, scrive l’associazione, “rappresenta una possibilità per il rilancio sociale, culturale e economico dell’Italia”.

 

A livello internazionale, la Social Impact Investment Task Force si è evoluta nel luglio 2015 nel Global Social Impact Investment Steering Group (GSG), nel quale sono da poco entrati Brasile, India, Messico, Israele e Portogallo, oltre ai già presenti Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Inghilterra, Stati Uniti, Unione Europea.

 

Come era nella Task force, così anche nel GSG i Paesi membri saranno rappresentati dai maggiori operatori dell’impact investing, mentre i rappresentanti governativi saranno invitati a partecipare come osservatori nel momento in cui ne faranno espressa e ufficiale richiesta.

Una partita di calcio per i minori detenuti in Libano

roumiehIl carcere di Roumieh, vicino Beirut in Libano, ha ospitato lunedì 23 maggio l’incontro di calcio a 5 che ha visto di fronte i minori ospiti del carcere e una rappresentativa Uisp e Cooperazione italiana. La manifestazione è inserita nell’ambito di un progetto dedicato ai detenuti, finanziato dalla Cooperazione italiana e realizzato da UNODC (Agenzia Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine). Renzo Ulivieri, presidente dell’Associazione italiana allenatori di calcio, è stato arbitro e testimonial della partita. “È stata un’esperienza bella, come lo è sempre il calcio – ha commentato nel dopopartita Ulivieri – quando ci si mette intorno a un pallone nascono emozioni che fanno superare disagi, dolori e difficoltà, almeno per un attimo, permettendo di sentirsi persone libere. Vedere questi ragazzi correre nel piccolo campo allestito, ci ha restituito il senso dell’iniziativa: lo sport è importante in situazioni di crisi, la storia del calcio è piena di episodi significativi. È importante soprattutto all’interno delle mura di un carcere e in una città come Beirut, è un segnale per chi pensa che chi ha sbagliato non abbia possibilità di recuperare. Non deve passare il pensiero che si entra in un carcere e si butta via la chiave, non è questa la civiltà che vogliamo, dobbiamo invece pensare al futuro di questi ragazzi e alle loro possibilità di reinserimento sociale per quando usciranno”.

Per la cronaca hanno vinto i detenuti, sostenuti dal tifo di 160 ragazzi che hanno assistito alla gara con entusiasmo. L’Uisp è scesa in campo con Massimo Tossini, responsabile attività Uisp in Libano e Carlo Balestri, responsabile politiche internazionali Uisp. “Questa è stata per noi l’occasione per aprire, grazie all’aiuto della Cooperazione italiana, una porta del più grande carcere libanese, che ospita più di 2500 detenuti, in particolare del settore minorile – ha detto Carlo Balestri – l’Uisp vuole proseguire il progetto nelle carceri del Libano, per far sì che i detenuti possano sentirsi un po’ più liberi attraverso lo sport”.

“Grazie all’impegno della Cooperazione italiana e dell’Uisp e grazie alla presenza di Ulivieri – ha detto Gianandrea Sandri, direttore Agenzia per la Cooperazione – oggi ha avuto luogo un evento molto importante per noi italiani che crediamo nel rispetto dei diritti umani e civili, ovunque essi si esprimano”.

Si tratta di una delle più significative esperienze di attività sportiva all’interno di un carcere in Libano, che ha l’obiettivo di inserire lo sport nelle attività curriculari dei detenuti, minori e adulti. L’Uisp in questo campo ha una solida e duratura esperienza, formata con anni di attività in carcere, da Vivicittà al progetto Terzo tempo.

Bicincittà Uisp 2016: domenica 8 maggio si pedala in 84 città

Locandina_bicincitta_small2016E’ di nuovo al via Bicincittà Uisp 2016 che domenica 8 maggio animerà 84 città italiane e tra maggio e giugno coinvolgerà altri 36 Comuni. Complessivamente saranno 120 le città sede della manifestazione che farà pedalare 40.000 ciclisti di tutte le età. Ognuno su due ruote nelle strade e nelle piazze di tutta la penisola, per chiedere aria pulita e città più vivibili.

Inoltre quest’anno, per la XXXI edizione della manifestazione, Uisp sarà al fianco di Amnesty International Italia: ogni partecipante è invitato a mostrare un nastro giallo dedicato alla campagna #Veritàpergiulioregeni, che chiede alle autorità egiziane di fornire la verità sulla morte al Cairo del giovane ricercatore italiano.

“Dedichiamo Bicincittà 2016 al tema dei diritti, della vivibilità e della libertà di muoversi – dice Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp – questa grande manifestazione nazionale Uisp ha l’obiettivo di coinvolgere interi nuclei familiari, dai bambini agli anziani, offrendo la possibilità di promuovere, anche all’interno del mondo dello sport, procedure di sensibilizzazione ambientale e atti concreti d’impegno”

Con Bicincittà l’Uisp mette al centro dell’attenzione pubblica e delle istituzioni il tema della sicurezza stradale, chiedendo la realizzazione di piste ciclabili e di scegliere la bici come mezzo di trasporto ecologico e sostenibile. Domenica 8 maggio l’Uisp porterà nelle strade e nelle piazze di tutta Italia la voce di chi vuole utilizzare le due ruote in sicurezza, attraverso percorsi protetti.

Bicincittà è un Giro d’Italia su due ruote attraverso piccoli e grandi Comuni, dal nord al sud ovvero da Aosta a Reggio Calabria. A Pisa sono attese circa 600 persone tra piccoli e grandi, chi non ha la bici potrà rivolgersi all’Ospedale delle biciclette, progetto dell’associazione Alice, che lavora sul reinserimento sociale di persone con dipendenze. Ad Ancona in programma passeggiata di 10 Km dedicata alle famiglie, il ricavato verrà devoluto ad Adisco, associazione donatrici sangue del cordone ombelicale. Arezzo propone Bicincittà gemellata con Bimbinbici, per una città sicura, solidale, accogliente, dove i bambini si possono muovere in autonomia. A Caserta lo slogan sarà “La bici al centro” per denunciare la mancanza di piste ciclabili. A Matera si parte da Piazza Vittorio Veneto, saranno coinvolti in attività sportive ragazzi richiedenti asilo presenti nei centri SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e M.S.N.A.R.A. (Minori Stranieri Non Accompagnati Richiedenti Asilo) della Basilicata. A Campobasso e Messina si partirà dalle ville comunali. A Pescara è attesa una grande partecipazione di scolaresche e di giovani, cosi come a Sassari dove è prevista anche la partecipazione su pattini e monopattini.

Morte per (mancato) soccorso: le responsabilità europee

barcone-immigratiNel giorno dell’anniversario della strage del 18 aprile 2015 costata la vita a circa ottocento migranti, un barcone proveniente dall’Egitto e diretto in Italia si rovescia nel Mediterraneo con più di quattrocento persone a bordo.

Non è fatalità, sono tragedie che si potevano evitare, ma il cui peso è stato consapevolmente trascurato dalle strategie messe in campo dall’Unione europea. A dimostrarlo è un recente studio condotto da ricercatori dell’Università di Londra e York, intitolato “Death by (failure to) rescue”, ovvero “Morte per mancato soccorso”.

La ricerca rivela come la decisione presa nell’autunno 2014 di sostituire l’operazione Mare Nostrum con Triton abbia prodotto solo risultati disastrosi: se nei primi quattro mesi del 2014 le vittime in mare erano state diciassette, nello stesso periodo dell’anno successivo, il numero è salito a 1600.

La priorità dell’Ue nella gestione dei flussi migratori è passata dal prestare soccorso ai migranti in mare al disincentivare le partenze dai Paesi di origine, ma il fallimento, sotto gli occhi di tutti, è stato totale: i viaggi della speranza non sono diminuiti, e ad essere aumentati sono soltanto le morti.

Secondo i documenti esaminati dai ricercatori inglesi, sia il naufragio del 18 aprile 2015, sia quello di pochi giorni prima in cui morirono altri quattrocento migranti, potevano essere evitati se l’operazione Triton, che ha il mandato di non spingersi oltre le trenta miglia dalle coste europee, non avesse preso il posto di Mare Nostrum, un’operazione militare e umanitaria.

Da diversi mesi l’Italia chiedeva all’Europa di non essere lasciata sola nella gestione dei migranti, e l’analisi che alla fine venne fatta del problema migratorio fu che l’efficacia di Mare Nostrum nel salvare le vite in mare rappresentava un incentivo alle partenze. Meglio, quindi, decisero le autorità europee, frenare queste ultime direttamente e puntare al controllo delle coste dell’Europa.

Ma a non arrivare più sulle nostre coste, ora, sono i diritti umani, mentre il Mare Nostrum è diventato un cimitero di disperati.

Disuguaglianze tra minori, i dati Unicef. Italia agli ultimi posti tra i Paesi ricchi

shoes-505471__180Maglia nera per l’Italia per quanto riguarda le disuguaglianze tra i bambini. In base alla classifica stilata dall’Unicef, il nostro Paese si posiziona trentacinquesimo sui quarantuno dell’Unione europea e dell’Ocse per quanto riguarda le disparità di reddito.

Il rapporto dell’Unicef analizza il divario tra i minori in termini di reddito, istruzione, salute e soddisfazione nei confronti della vita, rilevando che la Danimarca è lo Stato (tra quelli Ue ed Ocse) dove le disuguaglianze tra i bambini che si trovano nella fascia più bassa della distribuzione del benessere e quelli nella fascia media sono più lievi, mentre Israele è all’ultimo posto.

Se in media l’Italia si posiziona trentacinquesima su quarantuno Paesi, risultati non molto diversi li ottiene per quanto riguarda i singoli parametri utilizzati nella classifica Unicef: nel divario sui risultati scolastici è ventiduesima su trentasette, ventottesima su trentacinque nell’ambito della salute e ventiduesima su trentacinque in termini di soddisfazione nei confronti della vita.

I dati del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, riferiti al 2013, evidenziano poi un netto peggioramento nel nostro Paese (di circa otto punti percentuali) rispetto al 2008, soprattutto per quanto attiene la salute: il 30,5% degli adolescenti italiani ha riferito di soffrire quotidianamente di uno o più disturbi.

Estonia, Lettonia, Irlanda e Polonia riportano un trend positivo sul rendimento scolastico, essendo riusciti a ridurre nel tempo il numero di bambini privi di  competenze.

Il rapporto dell’Unicef dimostra come essere cittadini di un Paese “ricco” rispetto a quelli sottosviluppati o in via di sviluppo, non vuol dire automaticamente vivere in una società dove il benessere è ugualmente distribuito. Gli Stati Uniti e il Giappone, ad esempio, che rappresentano due degli Stati più ricchi del mondo, si posizionano in basso nella classifica per distribuzione di reddito. Rispetto al 2002, però, gli Stati Uniti sono gli unici, insieme alla Spagna, ad essere migliorati in tutti e quattro gli indicatori.

 

“Che lingua scrivi?”: ciclo di seminari al Sud tra informazione e questione sociale

 

che-lingua-scrivi_copertina_fb_feb_2016_srgb“Le parole dell’innovazione culturale: il sociale, il linguaggio e la deontologia dei media. Quali responsabilità?” 

Matera, lunedì 18 aprile dalle ore 11:00 alle ore 15:00
Seminario per la Formazione Continua Giornalisti

 

Quali sono i consumi culturali oggi? Come raccontarli? Come parlare a tutti, a tutte le età della vita?

La crisi che ha investito l’Europa e il nostro Paese ha inciso notevolmente sui consumi culturali dei cittadini ma soprattutto ha aumentato il divario tra Nord e Sud. A confermarlo è il rapporto Svimez: “Secondo i dati dell’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, a livello nazionale il calo è stato del 27% ma mentre il Veneto ha perso il 21% la Calabria ha subito tagli pari al 43,6%. A farne le spese musei, biblioteche, cinema, teatri, enti lirici, archivi, accademie, ma anche piscine, stadi, centri sportivi e giardini”.

Sempre più spesso si parla di cultura solo quando si verificano catastrofi, oppure quando ci sono dati che fotografano una realtà in molti casi afflitta da una condizione di svantaggio. O ancora quando le denunce relative al mondo della cultura passano per la protesta di pochi che riescono a portare agli onori della cronaca fatti di cui nessuno avrebbe parlato. La cultura subisce il complesso di inferiorità rispetto alle altre redazioni, molto spesso è considerata di serie B. Eppure è un importante settore della nostra economia in grado di incidere sul Pil del nostro Paese. Diminuiscono quindi gli spazi dedicati alla cultura e diminuiscono i collaboratori perché l’obiettivo è aumentare il numero di lettori e non si aumentano con la cultura.

Quale linguaggio per raccontarla? Quali gli strumenti a disposizione per coinvolgere i lettori nella vita culturale del paese? Come trasformare i lettori della stampa (cartacea e web) in cittadini attivi che sappiano trasformare l’informazione in conoscenza?

 

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

Saluti:
Carlo Borgomeo, presidente Fondazione CON IL SUD
Ottorino Arbia, Portavoce Forum Terzo Settore Basilicata
Mimmo Sammartino, presidente Ordine dei Giornalisti della Basilicata

Relatori:
Renato Cantore, vice direttore TGR nazionale e presidente forMedia®
Paride Leporace, giornalista e direttore Lucana Film Commission
Stefano Milani, giornalista radiofonico ed editore
Flavio Natalia, capo comunicazione prodotto Sky
Guido Talarico, direttore Insideart e AD di Adnkronos Culturalia
Pasquale Mallozzi, docente Università di Roma La Sapienza

Modera: Pietro Briganò, capo redattore cultura Giornale Radio Sociale

CREDITI : 6  | COSTO: Gratuito

E’ necessario iscriversi sulla piattaforma S.I.Ge.F. accedendo dal quadrato giallo “Corsi Enti Terzi”

La mattinata sarà seguita su twitter con hashtag #chelinguascrivi o su @GRsociale

Il progetto è promosso dal Giornale Radio Sociale con il Forum Nazionale del Terzo Settore e la Fondazione CON il SUD.