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Maria Sole Ferrieri Caputi sarà la prima arbitra in Serie A: domenica alle 15 dirigerà Sassuolo – Salernitana


 

 

Qui si fa la storia

Maria Sole Ferrieri Caputi sarà la prima arbitra in Serie A. Scenderà in campo domenica alle 15 per Sassuolo – Salernitana. Il servizio è di Elena Fiorani.

Anche gli stadi italiani hanno un tetto di cristallo che finalmente verrà infranto: dopo la presentazione estiva dei ruoli arbitrali a Coverciano in vista della nuova stagione sportiva, si aspettava solo il debutto in campo, che avverrà domenica al Mapei Stadium.

La prima direttrice di gara donna della Serie A, laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali e in Sociologia, ha diretto quasi centocinquanta partite in carriera, partendo dalla Serie D, mentre con la massima serie si è incrociata in Coppa Italia.

Inoltre, è stata da poco inserita nel gruppo dei direttori di gara del Mondiale Under 17 femminile in programma in India a partire dall’11 ottobre. Un primo passo verso la normalità anche per i campi di calcio italiani, tradizionalmente permeati di machismo e maschilismo.

Iran, la scelta di campo dei calciatori della Nazionale: il gesto a sostegno delle donne


 

Scelta di campo

Dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi i calciatori della Nazionale iraniana di calcio hanno deciso di appoggiare la protesta delle donne del loro Paese con un gesto simbolico di grande impatto: prima dell’amichevole con il Senegal hanno coperto con dei giubbotti neri le proprie maglie durante l’esecuzione dell’inno.

Si allargano a macchia d’olio le proteste, in Iran e fuori dai confini, dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi. Anche il mondo dello sport ha scelto di non restare in silenzio. Un gesto di aperta solidarietà verso le donne che protestano dopo la morte di Mahsa Amini e Hadis Najafi.

La partita è finita 1-1, con un gol di Sardar Azmoun, il più forte calciatore iraniano, che è stato il più esplicito nel prendere posizione con i post pubblicati sul suo profilo Instagram. L’attaccante del Bayer Leverkusen ha scritto: “Non posso più tacere. La punizione può essere che mi escludano dalla squadra, ma è un piccolo prezzo da pagare, un sacrificio – ha sottolineato – che farei anche per una sola ciocca di capelli di una donna iraniana. Vergognatevi per la facilità con cui uccidete le persone. Lunga vita alle donne iraniane”, la conclusione eloquente del suo intervento social.

Mobilità sostenibile: un’app premia i dipendenti che utilizzano la bici nel tragitto casa-lavoro


 

Un premio per chi pedala

A Castello di Godego, Treviso, un’azienda ha creato un’app per i dipendenti con cui certificare l’utilizzo della bici nel tragitto casa-lavoro: Con i punti raccolti si potranno ottenere crediti da utilizzare per l’acquisto di buoni regalo. L’obiettivo è ridurre traffico e inquinamento, valorizzando i percorsi in bici e a piedi.

I lavoratori che si recheranno in azienda utilizzando la bicicletta o condividendo una stessa automobile potranno certificare le loro scelte “green” attraverso una apposita app e ottenere crediti da utilizzare per l’acquisto di buoni regalo.

E’ l’iniziativa assunta dal gruppo Breton, di Castello di Godego (Treviso), specializzato nella progettazione e produzione di macchine e impianti industriali per la lavorazione di pietra naturale, ceramica e metalli.

Questo, viene spiegato dalla direzione delle risorse umane, “per promuovere sinergie tra persone e luoghi, riducendo il traffico e di conseguenza l’inquinamento e valorizzando al contempo anche i percorsi in bici e a piedi, considerando che la maggior parte dei collaboratori risiede in un raggio medio di 10-15 km”.

A beneficiare del servizio finanziato da Breton saranno in particolare i circa 900 dipendenti operativi nel quartier generale di Castello di Godego e nella sede dell’azienda controllata Lapitec, di Vedelago (Treviso). Per ogni tratta casa-lavoro certificata in bici, a piedi, o in carpooling, per un massimo di due tratte al giorno, i dipendenti otterranno 50 centesimi tramite cashback.

Sport, donne e cinema: a Venezia la 5^ edizione del Festival “Endorfine Rosa Shocking”


Endorfine Rosa Shocking

A Venezia la 5^ edizione del Festival cinematografico che celebra le donne nello sport. Fino al 30 settembre il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti in cui lo sport apre finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza domestica ai cambiamenti climatici, dal disagio sociale allo sfruttamento dei bambini.

Protagonisti saranno i film e le donne nello sport, come già ci anticipa il bellissimo trailer del Festival realizzato dal regista Mimmo Verdesca, già autore di un altro ritratto al femminile, Alida, il documentario dedicato all’indimenticabile Alida Valli per il suo centenario (2020). Durante il 5° Endorfine Rosa Shocking il pubblico potrà scoprire dieci pellicole indipendenti – soprattutto provenienti da Paesi remoti, ambientate in angoli di mondo insoliti – che ci raccontano in che modo il tenace animo femminile riesca sempre a rispondere ad ogni avversità esprimendosi pienamente attraverso il potentissimo linguaggio universale dello sport. Ogni disciplina – dalle più note a quelle più disparate – è infatti in grado di agire, a livello chimico, su ognuno di noi: le endorfine – come recita il nome del Festival – sono infatti quelle sostanze prodotte dal cervello, classificate come neurotrasmettitori. Una volta rilasciate possono aiutare ad alleviare il dolore, ridurre lo stress e generare una sensazione di sana euforia e benessere.

Si tratta di dieci gemme – fuori dai circuiti di massa – che qui vengono proposte al pubblico come una preziosa testimonianza artistica in cui lo sport diventa un pretesto per aprire finestre su realtà più che mai attuali, dalla violenza sulle donne tra le mura domestiche o nello spogliatoio ai cambiamenti climatici, dall’inquinamento al disagio sociale, dalla guerra allo sfruttamento dei bambini, dalla disabilità alle minoranze etniche, dalla forza delle tradizioni culturali alle rigide società patriarcali.

Il tema sportivo è declinato in cinque serate a tema:  Sport e Tradizione (lunedì 26 settembre), Sport e Amicizia (martedì 27 settembre), Sport e Patriarchie (mercoledì 28 settembre), Sport e Identità (giovedì 29 settembre) e Sport e Perdita (venerdì 30 settembre). Ogni serata prevede la proiezione di due film, un lungometraggio e un cortometraggio, alle 17.30 con una replica alle 20.00, seguiti da una discussione-confronto con i registi.

Sono le donne – non per forza famose o professioniste, ma senza dubbio atlete nello sport più difficile, quello della vita – e le loro storie davvero uniche ad essere al centro di ogni titolo: dalla ragazza indigena canadese che vuole diventare una campionessa di snowboard e soffre per l’inevitabile allontanamento dalla sua tradizione culturale (Precious Leader Woman di Cassie De Colling), alle peripezie della nazionale femminile iraniana di calcio a cinque che si aggiudica la finale degli Asian Games in Malesia e deve riuscire a uscire dal Paese nonostante il capitano non abbia il permesso firmato del marito per farlo (Cold Sweat di Soheil Beiraghi); dalla storia della due donne che per prime attraversano sugli sci la Haute Route non-stop da Chamonix a Zermatt (The Traverse di Ben Tibbetts e Jake Holland) allo sguardo intimo su come il surf cambia la vita di una ragazza dello Sri Lanka (We Are Lile Waves di Jordyn Romero).

E poi ancora altre storie unite dal filo rosso dello sport come forza e sprone per combattere le convenzioni e scintilla di consapevolezza e crescita: dall’adolescente cresciuta in mezzo ai valori della cultura tradizionale a cui appartiene che sogna di diventare una nuotatrice professionista (Kanya di Apoorva Satish ) alla forza da guerriere di due amiche che si allenano in vista di una gara di scherma (Malek Means Angel di Lea Hjort Mathiesen); dalla nuova passione, il nuoto nella natura, di una transgender che, reinterpretando la scienza, riesce a sconfiggere le regole (Eden di Charlie Bush) alle prime campionesse femminili mondiali di Hip Hop, due amiche legatissime al mondo della danza (Martha&Niki di Tora Mårtens); dalla storia di tre squadre di basket femminile che giocano nei campi di strada a Beirut (Campo di Shatila), a Roma e a New York, sfidando stereotipi e discriminazioni di genere e sociali (Sisterhood di Domiziana De Fulvio) alle vicende di un’atleta professionista e guida alpina, inizia a mettere in discussione tutti gli aspetti della sua vita in montagna (Not Alone di Heather Mosher).

Qatar 2022, le nazionali europee di calcio promuovono “One love”: stop alle discriminazioni nel Paese dei Mondiali


One love: è la campagna contro le discriminazioni partita dall’Olanda e rivolta alle nazionali europee qualificate per i Mondiali in Qatar. Alle squadre che già hanno aderito si è aggiunta anche l’Inghilterra, il cui capitano indosserà la fascia One Love venerdì sera contro l’Italia. L’intento è accendere i riflettori sullo sfruttamento dei lavoratori migranti che stanno realizzando gli stadi.

La campagna “One Love”, iniziata dall’Olanda, ha visto unirsi Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Svezia, Svizzera e Galles, con la fascia indossata dai capitani.

“Come capitani potremmo competere tutti l’uno contro l’altro sul campo, ma siamo uniti contro ogni forma di discriminazione – ha detto il leader della squadra inglese Harry Kane – Questo è ancora più rilevante in un momento in cui la divisione è comune nella società. Indossare la fascia insieme a nome delle nostre squadre lo farà manda un messaggio chiaro quando il mondo sta guardando”.

L’amministratore delegato della FA (Football Association) Mark Bullingham ha dichiarato: “Indosseremo la fascia al braccio OneLove fino alla fine della stagione come dimostrazione visibile di supporto per l’inclusione nel calcio – qualcosa in cui crediamo fermamente e abbiamo costantemente sostenuto”.
Insieme agli altri membri del Gruppo di lavoro UEFA sui diritti umani, stiamo spingendo la FIFA per un aggiornamento sul concetto di Centro per i lavoratori migranti in Qatar, per fornire consulenza e aiuto ai lavoratori migranti. È chiaro che il Qatar ha introdotto negli ultimi anni una legislazione progressista per garantire i diritti dei lavoratori, quindi questo concetto aiuterà questa legislazione ad entrare in vigore.

“Continuiamo a spingere per il principio del risarcimento per le famiglie dei lavoratori migranti che hanno perso la vita o sono stati feriti in progetti di costruzione. La FA è stata chiara sul fatto che le aziende con cui collabora in Qatar devono soddisfare gli standard richiesti in materia di diritti dei lavoratori e fornire un sostegno forte e legittimo ai propri dipendenti. I nostri rappresentanti continuano a visitare regolarmente il paese per parlare direttamente con i fornitori di servizi, oltre a mantenere i contatti con la FIFA, che assegna molti dei servizi utilizzati dalle squadre in competizione come organizzatori del torneo”.

La FA fa sapere che continua anche a chiedere rassicurazioni al Comitato Organizzatore Locale affinché tutti i fan, compresi quelli delle comunità LGBTQ+, saranno i benvenuti nella massima sicurezza. I giocatori inglesi dovrebbero inoltre incontrare una delegazione di lavoratori migranti come primo atto simbolico al loro arrivo in Qatar.

La situazione dei lavoratori non è ancora adeguata. Sono molte le inchieste che in questi mesi hanno fatto emergere dati tutt’altro che rassicuranti sulla situazione di sfruttamento dei lavoratori in Qatar. Interviste e immagini recenti del Guardian e anche un dettagliato rapporto dell’ONU del 2020, hanno dimostrato che le condizioni di migliaia di operai immigrati sono al di sotto degli standard minimi di dignità. La maggior parte provengono da Bangladesh, Nepal e India e sono stati costretti addirittura a pagare nei rispettivi paesi agenti illegali che hanno procurato loro un permesso di lavoro per potersi recare in Qatar a prestare la loro opera.

Ad oggi gli operai guadagnano circa 1 euro l’ora, molti di essi alla fine di ogni turno vengono guidati per 40 minuti fino ai margini del deserto, dove vengono lasciati in fattoria appartenenti al loro datore di lavoro, Al Sulaiteen Agricultural and Industrial Complex (SAIC). Dormono in casette provvisorie, decine all’interno di piccole cuccette.

Eurobarometro: il 38% dei cittadini Ue fa esercizio fisico almeno una volta alla settimana, il 45% non lo fa mai


Cittadini attivi. L’indagine di Eurobarometro dedicata allo sport e all’attività fisica rivela che il 38% dei cittadini UE fa esercizio fisico almeno una volta alla settimana, contro il 45% che non lo fa mai. Emerge, inoltre, che durante la pandemia la metà degli europei ha ridotto o addirittura smesso la pratica sportiva.

Tra gli intervistati sono più spesso quelli di età compresa tra i 15 e i 24 anni a fare esercizio fisico o praticare sport con una certa regolarità (il 54%). Questa percentuale diminuisce con l’avanzare dell’età: dal 42% nella fascia d’età tra i 25 e i 39 anni al 32% tra i 40 e i 54 anni fino a scendere al 21% tra le persone dai 55 anni in su. Nel complesso l’Eurobarometro mostra che gli intervistati che svolgono regolarmente attività fisica per motivi ricreativi o non sportivi non costituiscono la maggioranza in nessuno Stato membro dell’UE.

Secondo gli intervistati l’ostacolo principale alla pratica di attività fisica è la mancanza di tempo, seguita da una mancanza di motivazione o semplicemente dall’assenza di interesse per lo sport. In risposta, la campagna della Commissione HealthyLifeStyle4All (Uno stile di vita sano per tutti) continuerà a portare avanti la sensibilizzazione sull’importanza di uno stile di vita sano per tutte le generazioni e i gruppi sociali.

Dall’indagine emerge che la ragione principale per cui si svolge attività fisica è la volontà di migliorare la propria salute, seguita dal desiderio di sentirsi più in forma e di trovare metodi di rilassamento. Ogni anno la Commissione promuove i benefici dello sport per il benessere fisico e mentale durante la Settimana europea dello sport, che quest’anno si tiene dal 23 al 30 settembre, con lo slogan #BeActive, a cui parteciperà anche l’Uisp. La metà degli intervistati ha inoltre espresso il desiderio di fare esercizio fisico all’aperto, un desiderio che è sostenuto dagli sforzi della Commissione volti a rendere lo sport e l’attività fisica più verdi e sostenibili. Un nuovo sviluppo, forse rafforzato dalla pandemia di COVID-19, consiste nel fatto che circa un terzo dei rispondenti preferisce praticare sport a casa propria.

Sul tema della parità di genere nello sport, il divario rimane a favore degli uomini tra coloro che fanno esercizio fisico regolarmente. In questo contesto è incoraggiante apprendere che la maggioranza degli intervistati in 25 Stati membri dell’UE dichiara di seguire nei media le competizioni sportive maschili e quelle femminili con uguale interesse.

La Commissione lancia regolarmente uno Speciale Eurobarometro sullo sport – i più recenti risalgono al 2013 e al 2017 – per monitorare le tendenze nella partecipazione allo sport e all’attività fisica, raccogliendo anche dati riguardanti i livelli di attività fisica nell’UE-27 e informazioni sui tipi di contesto nei quali le persone fanno esercizio fisico.

L’attuale Speciale Eurobarometro sullo sport e l’attività fisica si basa sulle risposte a circa 20 domande di 26.580 europei provenienti da tutti i 27 Stati membri. L’indagine illustra le tendenze riguardanti i livelli di partecipazione, le preferenze e gli ostacoli alla pratica dello sport come base per le politiche future. I risultati confluiranno nelle azioni della Commissione volte a promuovere lo sport, l’attività fisica salutare e uno stile di vita sano in tutta Europa.

Il piano di lavoro dell’UE per lo sport (2021-2024), adottato dal Consiglio, ha sottolineato l’importanza dei dati riguardanti lo sport e i relativi livelli di partecipazione nell’UE. La disponibilità di nuovi risultati Eurobarometro sulle tendenze relative all’attività fisica e alla partecipazione allo sport sosterrà le attività a livello dell’UE sul fronte operativo e politico dello sport. Il sondaggio si fonda anche sulle precedenti indagini Eurobarometro, il che consente di operare un confronto continuo e fornisce una buona base per l’ulteriore sviluppo della politica dello sport a livello dell’UE, in stretta collaborazione con gli Stati membri.

Arriva la categoria per le persone non-binarie nelle grandi maratone: verso il traguardo dei diritti


Verso il traguardo. Nelle grandi maratone arriva la categoria per le persone non-binarie, oltre a quelle maschili e femminili: dopo New York la introdurranno anche Chicago, Boston e Londra. Queste ultime hanno annunciato che dal 2023 renderanno possibile la partecipazione in categorie apposite alle persone che non si riconoscono nella concezione binaria del genere o la rifiutano.

Le maratone di Boston e Londra fanno parte dell’associazione World Marathon Majors insieme a quelle di New York, Tokyo, Berlino e Chicago. Tra queste, New York aveva già introdotto una categoria non binaria nella sua passata edizione, mentre Berlino e Chicago faranno lo stesso, per la prima volta, tra settembre e ottobre. Seguendo questi due esempi, gli organizzatori di Boston hanno già spiegato che per stabilire i criteri di ammissione utilizzeranno i tempi di qualificazione richiesti alle donne — quindi più alti rispetto a quelli degli uomini — con l’intenzione però di aggiornarli appositamente per la categoria non binaria appena si avranno dati a sufficienza.

Per iscriversi alle gare competitive della Maratona di Boston, le donne dai 18 ai 34 anni devono aver corso un’altra maratona in almeno 3 ore e 30 minuti, mentre per gli uomini dai 18 ai 34 anni è richiesto un tempo inferiore alle 3 ore. I tempi di qualificazione diventano tuttavia più alti all’aumentare dell’età dei partecipanti. «La categoria non binaria in queste gare non ha suscitato molte polemiche come altrove», ha scritto il New York Times. «La maggior parte dei corridori non binari passa inosservata, correndo insieme a decine di migliaia di altri concorrenti dilettanti. Ma la possibilità di scegliere una definizione più accurata di “maschio” o “femmina” al momento dell’iscrizione fa sentire molti partecipanti più visibili e rispettati».

L’integrazione di nuove categorie rispetto a quelle esistenti potrebbe essere di aiuto anche a dibattiti molto più complicati su altre questioni di genere: per esempio la partecipazione di atlete trans alle competizioni femminili, che sta ponendo molti problemi e animando infervorati dibattiti, in un contesto di regole e approcci in continuo cambiamento e per questo difficili da inquadrare.

Questo perché certe categorie rappresentano ancora una novità in un mondo, quello dello sport, che tradizionalmente si è diviso sulla base del sesso biologico delle persone, e che proprio su questa divisione binaria, oltre che sulla base delle differenze fisiche che ne dipendono, ha sempre articolato discipline e regolamenti. Nella categoria dedicata alle persone non binarie potranno gareggiare persone biologicamente di entrambi i sessi.

La stagione autunnale delle importanti maratone inizierà domenica 25 settembre con quella di Berlino. Seguiranno poi quella di Chicago, in programma domenica 9 ottobre, e quella di New York, che come da tradizione sarà la prima domenica di novembre. A febbraio dovrebbe essere il turno della maratona di Tokyo, i cui organizzatori non hanno ancora reso note eventuali novità sulle modalità di iscrizione. Quella di Boston invece si correrà ad aprile.

La scelta ecologica della Francia: fino a 4mila euro per chi rottama l’auto per una bici elettrica


Scelte ecologiche. La Francia offre fino a 4mila euro a chi rottama l’auto per una bici elettrica. La misura è pensata per incentivare le persone ad abbandonare i mezzi di trasporto inquinanti a favore di alternative più pulite e rispettose dell’ambiente.

Il governo di Macron offrirà sussidi per spingere la mobilità dolce. Promessi anche investimenti da 250 milioni di euro per rendere Parigi completamente ciclabile. La Francia offrirà sussidi fino a 4mila euro ai cittadini che decidono di smettere di utilizzare le loro automobili a gas per passare invece alle biciclette elettriche. La misura è pensata per incentivare le persone ad abbandonare i mezzi trasporto inquinanti a favore di alternative più pulite e rispettose dell’ambiente. I cittadini che appartengono alle fasce di reddito più basse potranno ottenere il sussidio di 4mila euro al 100% – da spendere per l’acquisto di una bicicletta elettrica o tradizionale – mentre coloro che hanno disponibilità economiche migliori avranno accesso a indennizzi inferiori.

Un sussidio che incentivi l’utilizzo delle biciclette era già stato introdotto nel 2021, ma le autorità francesi hanno recentemente deciso di potenziarlo come parte integrante del piano nazionale di transizione ecologica. Il governo francese ha infatti affermato che vorrebbe che il 9% di coloro che si spostano quotidianamente e devono scegliere tra bici, auto, mezzi pubblici passasse alle biciclette entro il 2024 contro il 3% attuale. Ciononostante, la Francia sarebbe ancora lontana da alcuni paesi europei come l’Olanda, dove, secondo dati citati da The Verge, circa il 27% della popolazione predilige l’utilizzo della bicicletta per i propri spostamenti giornalieri. Ad ogni modo sarebbe un significativo passo avanti verso un futuro più green.

Quella dei sussidi contro le automobili inquinanti è una misura che è stata ripresa da un programma introdotto nel 2020 in Lituania. Nel repubblica baltica ai cittadini viene dato un bonus fino a 1.000 euro per l’acquisto di una nuova bici elettrica, scooter, ciclomotore, moto o anche crediti di trasporto pubblico. In Lituania la misura è stata un tale successo che il governo ha dovuto aumentare i fondi stanziati per finanziare la misura da 5 a 8 milioni di euro per far fronte alle richieste.

Ovviamente, offrire incentivi individuali non basta. Il governo guidato da Emmanuel Macron lo sa e ha già annunciato che investirà 250 milioni di euro per rendere Parigi completamente ciclabile. E la sindaca della città, Anne Hidalgo, è stata rieletta dopo che in campagna elettorale aveva promesso di aggiungere 130 chilometri di piste ciclabili entro cinque anni.