Archivi categoria: Audio Extra

L’arte contro la guerra: a Leopoli mille artisti per la democrazia e la libertà


 

Questa è il rumore della nave Geo Barents partita dal porto di Augusta: è l’unica nave Ong presente nel Mediterraneo per andare in soccorso ai migranti in queste settimane di sbarchi e naufragi.

L’associazione VITAUKR e l’Università Nazionale Politecnico di Leopoli con il supporto dell’Istituto Italiano di Cultura a Kyiv, delle organizzazioni Let’s Do It Italy e Let’s Do It Ukraine, in collaborazione con le istituzioni nazionali ed europee organizza un importante evento internazionale d’arte contemporanea a LEOPOLI in occasione dell’anniversario tragico dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina ART WINS the WAR.

In esposizione 96 opere dei 66 artisti italiani e internazionali, ed è solo l’inizio: l’idea è quella di far esporre le opere d’arte degli artisti di tutti gli stati europei in un luogo da adibire a capitale dell’arte mondiale. Almeno mille artisti in rappresentanza di tutti gli stati d’Europa esporranno le loro opere sul tema della democrazia è della libertà dopo la vittoria Ucraina.  La mostra si svolge presso l’Università di Lviv “Lviv Polytechnic National University” con il coinvolgimento diretto degli studenti universitari come diretti interessati che hanno in mano il futuro del proprio paese.

Pittori, scultori e fotografi potranno, attraverso il loro linguaggio estetico, contribuire alla battaglia in difesa dell’Ucraina.  Ascoltiamo il presidente di Let’s do it Vincenzo Capasso che in questi giorni è andato a Leopoli.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Calcio business e pezzi di Ultras: ad uso e consumo del disordine organizzato


 

Questa è la voce dell’attivista iraniana Sepideh Qolian che dopo 4 anni e 7 mesi di prigione, appena uscita dal carcere grida “Evil Khamenei, ti seppelliremo!”.

Oggi parliamo dei fatti di ieri a Napoli prima e dopo la gara di Champions League. Scontri, giornalisti aggrediti, bar distrutti, auto della polizia incendiate, caos nel centro storico e città coinvolta in una guerriglia senza senso. Era iniziata male la faccenda della trasferta vietata ai tifosi dell’Eintracht ed è finita peggio. Centinaia di persone che senza biglietto raggiungono una città sapendo di non poter entrare allo stadio e con l’unico obiettivo di generare caos. Riviviamo quei momenti con le voci terrorizzate di cittadini che erano presenti.

Ci sono alcune domande da porre. Come è stato possibile tutto questo? Quali sono le responsabilità dell’ordine pubblico che probabilmente non doveva nemmeno far mettere piede su suolo italiano questi personaggi? È possibile dopo informative della digos poter consentire a un gruppo di sedicenti tifosi senza biglietto di girare per una città, ancora una volta dopo i fatti di Roma nel 2018?

Il calcio business che porterà in Arabia Saudita la Supercoppa italiana nel nome dei petrodollari riesce a utilizzare a proprio uso e consumo pezzi del mondo ultras. Alcuni etichettati di sinistra, altri destra ma in entrambi i casi sembrano soprattutto rispondere esattamente ad obiettivi che risiedono in altri luoghi per un calcio sempre più industria e sempre meno passione. Ah, poi sul campo c’è stata anche la partita con la vittoria del Napoli ma resta sullo sfondo nella giornata di ieri perché fino a tarda serata ci sono state tensioni e lacrimogeni, dove a comandare era altro e non si sa se qualcuno pagherà per questo.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Figli coppie Lgbt, il caso di Milano: le associazioni protestano contro il governo


 

Questa è la voce del capitano del Napoli Giovanni Di Lorenzo che in un video chiede ai suoi tifosi di non cadere in provocazioni per la partita di Champions stasera: ci sono molti allarmi di possibili scontri degli ultrà tedeschi.

Oggi parliamo delle persone Lgbt e del diritto delle coppie omosessuali ad avere figli. A Milano è esploso il caso e la protesta dopo che il Comune di Milano ha interrotto le trascrizioni dei certificati di nascita esteri dei figli nati da coppie omogenitoriali in Italia. La sospensione delle registrazioni arriva dopo una circolare del Prefetto di Milano che, secondo quanto si apprende, a sua volta ha interpellato il ministero dell’Interno.

La prefettura, per chiedere l’interruzione delle trascrizioni, ha fatto riferimento alla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, consentita solo a coppie formate da persone di sesso diverso. Una legge che vieta anche la maternità surrogata. Di fronte a questa circolare, il sindaco Sala non ha potuto fare altro che sospendere le registrazioni. Lo stesso sindaco di Milano si è dichiarato contrario a questa decisione del governo e protestano le associazioni a partire da Arcigay. Ascoltiamo il segretario generale Gabriele Piazzoni.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Al Mercadante di Napoli “La buvette di Eva”: un caffè contro la violenza di genere


 

 

Questa è la voce del Papa su uno dei tanti temi che in questi 10 anni di pontificato ha diffuso al mondo intero: ieri il decennale dalla sua elezione al soglio pontificio.

Oggi parliamo di disuguaglianza di genere. L’occasione non è solo l’8 marzo o questo mese dove ci sono tante iniziative dedicate alle donne ma arriva da una buvette speciale di un teatro a Napoli. È la buvette di Eva al Mercadante, teatro nella centralissima piazza Municipio, affidata alla cooperativa sociale Eva che da anni è impegnata nei centri antiviolenza e gestisce il bene confiscato alle mafie Casa Lorena dove con le Ghiottonerie fanno inclusione lavorativa.

Ieri si è tenuto il secondo dei 4 incontri promossi proprio dalla buvette di Eva dove si è parlato di disuguaglianza di genere a partire dal libro “Non è un destino” di Lella Palladino.

Ascoltiamo la presidente di cooperativa Eva Daniela Santarpia e la presidente di associazione Differenza Donna Elisa Ercoli.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Cutro: la pietas passa per l’accoglienza e per le azioni, non per una canzone


 

Le voci fuori ad una delle scuole in Iran colpite da gas che ha provocato malori per le studentesse e rischiato la strage: eseguiti 100 arresti ma la versione del regime sulle cause apre a molti dubbi.

Oggi torniamo a parlare di migranti e sbarchi. Le vittime del naufragio a Cutro sono salite a 79 e sono ancora corpi di bambini a riemergere dall’acqua. Sabato scorso un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime ha concluso la manifestazione “Fermare le stragi in mare subito” promossa dalla rete Asilo a Steccato di Cutro. Il corteo con oltre 5000 persone provenienti da varie regioni, si è fermato sulla spiaggia di Steccato dove è stata lasciata una corona di fiori alla presenza di numerosi sindaci ed amministratori della Calabria e di altri comuni italiani.

Nelle stesse ore è andata in scena una polemica per il video diffuso sui social dove la premier Meloni e il ministro Salvini cantano la Canzone di Marinella alla festa per il compleanno del leader leghista. Qualcuno ha parlato di mancanza di pietas, anche se al di là delle baruffe su twitter la vera risposta che manca è come mai nessuno membro del governo sia andato a omaggiare quelle bare come ha fatto il Capo dello Stato o cosa serve un consiglio dei ministri sul posto per parlare unicamente di scafisti. Più che una canzone sono gli atti istituzionali che vanno verificati. E lo spiega anche un religioso come il presidente della Conferenza episcopale italiana cardinale Matteo Maria Zuppi presente a Bologna per l’arrivo delle bare. Ascoltiamo.

Proprio sul ruolo e sulle azioni istituzionali ha parlato Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, presente alla manifestazione di sabato a Cutro. Ascoltiamo.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

La crisi sociale: ecco come il reddito di cittadinanza è antidoto contro la povertà


 

 

Oggi parliamo della situazione sociale nel nostro Paese. Il governo è pronto a sopprimere il Reddito di cittadinanza e l’Istat ha diffuso il rapporto su “Mercato del lavoro, redditi e misure di sostegno” che contiene anche i numeri del RdC relativi al 2020 e 2021. E ne evidenzia il ruolo nel contrasto alla povertà.

Nel 2021 il 5,3% delle famiglie ha percepito il RdC e quasi la totalità in modo “persistente”, ovvero ne aveva già beneficiato anche nel 2020 (5,2% delle famiglie totali).  I numeri sono in tal senso significativi: “Si stima che nel 2021 il Reddito di cittadinanza abbia riguardato il 6,3% delle famiglie italiane, con incidenze più elevate fra quelle residenti nel Mezzogiorno (12,7% nel 2021, in aumento rispetto al 10,8% nel 2020) e con una intensità di istruzione bassa (9,1%, era l’8% nel 2020).

Una delle conseguenze immediate della povertà relativa o assoluta è l’indebitamento. Movimento consumatori e Acli hanno presentato ieri i risultati del progetto Riparto. In 22 mesi di attività, si sono rivolti alla help line nazionale oltre 1.727 consumatori e piccole imprese con problemi legati all’indebitamento. Gli sportelli territoriali hanno assistito 2.467 sovraindebitati.

Su un campione di 574 utenti, 58% erano uomini tra i 36 e i 55 anni (45%) e tra i 56 e i 70 anni (35%). Più della metà dei partecipanti all’indagine è in possesso di un titolo di studio di media superiore, il 30% di una licenza media inferiore, mentre è residuale l’utenza con livelli alti (laurea 10%) o elementari (5%) di istruzione. La concentrazione maggiore di casi, in termini assoluti, si è registrata nelle aree urbane del centro-sud (Roma, Napoli, Reggio Calabria). Ascoltiamo Tiziano Treu, presidente del Cnel.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Riutilizzo beni confiscati: un modello alternativo di sviluppo territoriale


 

Questo è il momento in cui in Pakistan la polizia ha lanciato lacrimogeni sulla manifestazione in occasione della Giornata internazionale della donna.

Oggi parliamo di beni confiscati. Un popolo variegato di associazioni, cooperative sociali, del mondo del volontariato dalla Lombardia alla Sicilia protagonisti della trasformazione da beni in mano alle mafie a beni comuni e condivisi.

In occasione dell’anniversario della legge n. 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie, Libera ha censito le esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Sono 991 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 359 comuni.

Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Più della metà delle realtà sociali è costituito da associazioni di diversa tipologia (525) mentre le cooperative sociali sono 217 (con 5 cooperative dei lavoratori delle aziende confiscate e 26 consorzi di cooperative).

Libera con la ricerca “Raccontiamo il bene” – Le pratiche di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie vuole raccontare, dopo ventisette anni, il Belpaese, dove in silenzio, opera  una comunità alternativa a quelle mafiosa, che lavora e si impegna a  realizzare un nuovo modello di sviluppo territoriale. Ascoltiamo Tatiana Giannone, referente beni confiscati di Libera.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Su Fedez, salute mentale e fragilità: l’inadeguatezza dell’opinione pubblica


 

Il coro di donne in piazza. Nella Giornata internazionale delle donne il pensiero è per le ragazze e studentesse iraniane in lotta contro il regime.

Oggi parliamo di cura e di salute mentale. E lo facciamo su quanto ha detto Fedez in un video su Instagram dove lo ha visto tornare a parlare ai suoi fans.

Il cantante più famoso sui social dopo l’intervento per un tumore al pancreas decide di condividere il suo stato di fragilità e questa volta legato alla salute mentale. Non serve guardare a questa scelta con le lenti di un giudizio morale, è importante invece centrare il punto: lo stato di fragilità che alberga in una persona di qualsiasi posizione sociale e culturale. Fedez come la moglie Chiara Ferragni attira un profondo carico di critiche, spesso rancorose, tanto che l’assenza dai social avevano determinato una serie di congetture e gossip sul matrimonio e anche sulla sua presunta omosessualità.

E anche dopo il suo racconto sono arrivati puntuali articoli e giudizi su quanto male abbia fatto alla salute mentale il suo intervento. Invece Fedez, suo malgrado, mette in luce la difficoltà estrema della comunicazione pubblica su certi temi a partire dalla fragilità, dalla salute mentale, da conseguenze psicologiche dopo un evento post traumatico come il suo intervento oncologico. Il cantante più accusato di strumentalizzare fatti privati per presunti tornaconti riesce, forse senza nemmeno accorgersene, a mettere in luce una grande inadeguatezza dei media e dell’opinione pubblica su fenomeni che invece quotidianamente attraversano la vita di migliaia di persone.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Otto marzo, parole d’odio: la dimensione digitale della violenza di genere


 

 

La voce di una studentessa iraniana di Mashad che testimonia l’odore di gas che nella sua scuola ha provocato malori e svenimenti: questa sarebbe la punizione del regime contro il movimento che da settembre si ribella agli Ayatollah.

Oggi parliamo di violenza di genere e disabilità. Nel 2022, secondo l’ultimo rapporto di Vox, Osservatorio italiano su diritti, che monitora l’odio espresso sui social tramite Twitter, le donne sono state le più colpite, seguite dalle persone con disabilità. La violenza contro le donne è una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani basata sul genere ed è un fenomeno mondiale. Da molti anni, gli episodi di violenza di genere contro le donne sono stati amplificati o agevolati dalla tecnologia, in particolare online.

Il 20 ottobre 2021, il GREVIO, Gruppo di esperti/e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne, organismo indipendente del Consiglio d’Europa che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tutti i paesi che l’hanno ratificata, ha adottato la Raccomandazione generale n. 1 sulla dimensione digitale della violenza di genere. Questo sarà uno dei temi centrali del digital talk “Le mimose non bastano. La dimensione digitale della violenza di genere”, che FISH promuove per mercoledì 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna.

L’iniziativa vedrà una tavola rotonda moderata da Silvia Cutrera, coordinatrice del gruppo donne FISH con gli interventi di Silvia Lisena, Gruppo Donne UILDM, Silvia Brena, Vox Diritti, Federico Faloppa, coordinatore Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, Laura Abet, Gruppo donne Ledha, Stefania Leone e Haydée Longo del Gruppo Donne della FISH. Ascoltiamo il presidente della Fish onlus Vincenzo Falabella.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale

Diritti, Costituzione e democrazia: le tensioni che corrono lungo il Paese


 

Uno dei momenti degli scontri a Torino lo scorso sabato dove gli anarchici sono scesi in piazza per Alfredo Cospito: danni a negozi e auto, lacrimogeni e bombe carta durante il corteo.

Oggi parliamo delle tensioni che corrono lungo il Paese, da Torino a Firenze passando per i fatti di Crotone. All’inizio abbiamo accennato agli scontri durante la manifestazione degli anarchici mentre nel capoluogo toscano l’Anpi ha chiamato a raccolta associazioni, sindacati e partiti per una mobilitazione antifascista dopo l’aggressione ai danni di due studenti da parte di militanti dell’organizzazione di estrema destra Azione studentesca fuori al liceo Michelangiolo.

Le reazioni del ministro Valditara dopo la lettera della preside del Da Vinci e la mancata condanna da parte della maggioranza in Parlamento e al governo. In mezzo ci sono i fatti di Cutro con le parole del ministro Piantedosi e la difesa della premier Meloni che dice “’Davvero si pensa che non abbiamo voluto salvarli?”.

Sono fuochi di tensioni e polemiche sui diritti, sull’agibilità democratica e sul rispetto del dettato costituzionale che in questo inizio anno infiamma la piazza e il palazzo. Ascoltiamo ora le parole di Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi.

Ascolta Ad Alta Velocità, rubrica quotidiana a cura di Giuseppe Manzo – giornale radio sociale