Più di 300 ONG hanno chiesto alle Nazioni unite di fermare la repressione del governo filippino di Rodrigo Duterte contro la criminalità e lo spaccio di droga.
Da quando lo scorso maggio è stato eletto il nuovo presidente, si calcola che circa 700 persone siano state uccise dalla polizia; alla viglia della sua elezione Duterte aveva dichiarato che, utilizzando le maniere forti, avrebbe sradicato il crimine in sei mesi, incitando i cittadini ad uccidere gli spacciatori .
Secondo le organizzazioni umanitarie nelle Filippine c’è una sistematica violazione dei diritti umani e la maggior parte delle persone assassinate non aveva nulla a che fare con il traffico di stupefacenti: il governo sta utilizzando la campagna contro la droga come pretesto per altri fini.
In una lettera indirizzata all’ Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, si chiede che l’Onu condanni pubblicamente le atrocità nelle Filippine, chiedendo al governo di adempiere agli obblighi internazionali sui diritti umani, come il diritto alla vita, alla salute, giusto processo e un processo equo.
Giochi pericolosi
A pochi giorni dalle Olimpiadi di Rio, arrivano diverse denunce da parte delle ong internazionali per violazione dei diritti umani in Brasile. “I buoni poliziotti hanno paura”, tuona Human Rights Watch. “Il Paese è sul punto di compiere gli errori mortali che ha commesso per decenni”, sottolinea Amnesty International.
Memoria viva
Sono passati tre anni dalla scomparsa di Padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita rapito a Raqqa da alcuni estremisti e sulla cui sorte è calato un preoccupante silenzio. Il religioso, molto legato alla Siria, era profondamente impegnato nel dialogo interreligioso con il mondo islamico e nella lotta ai totalitarismi.
Una strage silenziosa
Le vittime civili in Afghanistan, tra gennaio e giugno di quest’anno, sono state 5.230, un terzo sono bambini. In 155mila hanno dovuto abbandonare le proprie case nei primi sei mesi del 2016. Sono le nuove drammatiche cifre pubblicate nell’ultimo Rapporto della Missione delle Nazioni Unite nel Paese asiatico.
Più hai meno dai
I sei paesi più ricchi del mondo – Stati Uniti, Cina, Giappone, Germania, Francia e Regno Unito – ospitano solo il 9% dei rifugiati. A dirlo il rapporto Oxfam. Altre sei nazioni, ben più povere, si stanno facendo carico del 50% di coloro che sono in fuga dalla propria terra.
Senza verità e giustizia
Oggi sono sei mesi dalla morte di Giulio Regeni in Egitto. Un omicidio rimasto ancora impunito. Il servizio di Fabio Piccolino.
A sei mesi dalla scomparsa di Giulio Regeni la verità è ancora lontana. Uno stallo dal quale sembra sempre più difficile uscire. Come ci spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. (sonoro)
Sos Nigeria
Secondo l’Unicef ci sono 250mila bambini malnutriti nello Stato africano: se non verranno approntate le cure necessarie, 1 su 5 rischia di morire. All’allarme per l’assenza di acqua, cibo e strutture igienico sanitarie adeguate, si unisce quello per il supporto psicologico, in un Paese martoriato dalle violenze di Boko Haram.
Si calcola che in sette anni di conflitto Boko Haram abbia causato la morte di oltre 12 mila persone, mentre due milioni e mezzo sono state costrette a cercare riparo nel sud del paese o in altre nazioni. La crisi alimentare sta colpendo in particolare la regione del Borno, a nordest del paese, al confine con il Ciad.
La strada è ancora lunga
Alla Conferenza internazionale sull’Aids in corso a Durban, Medici senza frontiere chiede ai leader globali di implementare un piano d’azione per affrontare la grave mancanza di accesso al trattamento nei paesi dell’Africa occidentale e centrale, dove meno del 30% delle persone ha accesso alle cure. Vittoria Gherardi di Msf.
#NoBavaglioTurco
Oggi a Roma il flash mob sotto l’ambasciata della Turchia per richiamare l’attenzione sulle violazioni dei diritti civili e la demolizione dello stato di diritto ad Ankara, dopo il tentativo di colpo di stato fallito nei giorni scorsi. L’iniziativa è organizzata da Articolo 21, Usigrai e Federazione nazionale della stampa.
L’iniziativa ha l’obiettivo di chiedere la scarcerazione dei giudici e dei cronisti arrestati, per sollecitare le istituzioni comunitarie a fare la loro parte.
Ma vuole anche essere un segnale verso i media, affinchè non si spengano i riflettori e si continui a dare voce e sostegno a chi continua ogni giorno a battersi per la tutela dei diritti umani e per il ripristino dell’ordinamento democratico,
Gli arresti arbitrari, le foto dei prigionieri denudati, la chiusura dei siti, la ripresa delle minacce verso gli ultimi media indipendenti, il ventilato ripristino della pena di morte non sono compatibili con la democrazia.
L’appuntamento è alle 14.30, in via Palestro, davanti alla sede dell’ambasciata turca.
Profughi e richiedenti asilo, chi ospita di più sono i Paesi poveri
Nonostante si parli di “invasione” di immigrati in Italia e in Europa, sono i Paesi più poveri al mondo che ospitano la maggior parte dei profughi e richiedenti asilo.
Secondo il rapporto di Oxfam “La misera accoglienza dei ricchi del mondo”, nel 2015 le sei economie più grandi del pianeta (Stati Uniti, Cina, Giappone, Francia, Germania e Regno Unito, che insieme rappresentano il 56,6% del pil globale) hanno ospitato complessivamente 2,1 milioni di rifugiati e richiedenti asilo, ovvero l’8,8% del totale. Contemporaneamente, Giordania, Turchia, Libano, Sud Africa, Pakistan e Territorio Palestinese Occupato si sono fatti carico di oltre 11,9 milioni, nonostante rappresentino insieme il 2% dell’economia mondiale.
Il nostro Paese, in realtà non nuovo all’accoglienza di immigrati dopo l’esperienza degli anni Novanta della crisi albanese, ha ospitato nello scorso anno quasi 135mila persone (lo 0,6% del totale), ma è ancora lontana dalle cifre tedesche, che si attestano attorno a 736mila. Il Regno Unito ha invece accolto 168mila rifugiati: un numero “vergognoso”, secondo il direttore esecutivo di Oxfam del Regno Unito Mark Goldring.
In base ai numeri della confederazione internazionale specializzata in aiuti umanitari, oggi sono più di 65 milioni le persone in fuga in tutto il mondo a causa, di conflitti, persecuzioni e violenze: si tratta del numero più alto mai registrato. Un terzo di queste persone sono rifugiati e richiedenti asilo, provenienti soprattutto dalla Siria, ma anche da Paesi che registrano un elevato tasso di instabilità politica come il Burundi, il Sud Sudan, l’Iraq e lo Yemen.




