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Iraq, dove la vita riparte anche dalla boxe


Voglia di ricominciare. In Iraq la vita riparte anche dalla boxe: per le donne Yazide la vita nei campi profughi è stata un’opportunità di emancipazione grazie a quanto imparato dai corsi delle ONG: la 21enne Husna, ad esempio, ha aperto una piccola palestra e avviato corsi di pugilato dove non c’erano impianti sportivi neanche prima della guerra.

Così, mentre gli yazidi tornano nel Sinjar per ricostruire le loro vite, le donne possono mettere a frutto quanto imparato grazie all’attivazione di corsi formativi da parte di alcune ONG. C’è, per esempio, la 21enne Husna, che apre la sua piccola palestra dove avvia corsi di boxe lì dove non c’è mai stato nemmeno un impianto sportivo, anche prima che la guerra distruggesse città e villaggi. I corsi di boxe di Husna sono il primo evento sportivo per donne nella sua città. Ma non solo, anche seminari di letteratura, corsi di avviamento al lavoro e di educazione ai metodi contraccettivi.

Husna appartiene al milione e mezzo di sfollati iracheni: civili costretti a fuggire di fronte all’invasione dell’ISIS. Ritornando a quel periodo, spiega la giovane «Ricordo solo che una mattina abbiamo dovuto lasciarci tutto alle spalle, salire in macchina e scappare in montagna. L’Isis si stava avvicinando al Sinjar. Se fossimo rimasti, saremmo stati uccisi, proprio come gli altri». La popolazione yazida era un obiettivo particolare dell’aggressione dell’ISIS. Molti di loro hanno quindi sperimentato un orrore inimmaginabile durante la fuga e hanno assistito all’uccisione o al rapimento dei loro familiari. Dal 2014, gli yazidi sfollati sono stati abbandonati nei campi del Kurdistan iracheno.

I campi, ognuno dei quali ospita decine di migliaia di sfollati, si trovano solitamente a chilometri di distanza dalle città più vicine e, in pratica, sono isolati dal resto del Paese. Le famiglie hanno dovuto vivere per anni in piccole case container. Questo non ha impedito ad alcune donne rifugiate di migliorare la propria vita. I campi per sfollati del nord-ovest dell’Iraq, sotto il governo regionale curdo, sono pieni di storie di successo di donne che hanno costruito con il minimo indispensabile e hanno lasciato i campi meglio di quando sono arrivate. Husna era infatti uno di loro. Ha imparato a boxare mentre viveva in un campo per sfollati interni chiamato Rwanga, per sette anni, la maggior parte della sua adolescenza.

Nel 2018 Husna ha firmato per un progetto intitolato “Boxing Sisters”. Una ONG chiamata “Fiore di loto” l’aveva avviata allo scopo di migliorare la salute mentale e fisica delle donne rifugiate. «Sono andata alla prima sessione e mi sono subito innamorata di questo sport», racconta Husna. Tutti gli allenatori, inclusa Cathy Brown (pugile britannica che ha visitato il campo), hanno convenuto che aveva talento. Ora Husna è diventata a sua volta allenatrice di boxe ed è piuttosto famosa. La conoscono non solo le vicine e le amiche del campo di Rwanga, ma anche le donne degli altri campi, che partecipano ai suoi corsi. L’ONG “Fiore di loto” aiuta tuttora Husna negli altri campi per sfollati ad addestrare più donne e ragazze, anche ora che è tornata a Sinjar. Husna dice che la boxe le ha dato uno scopo. «Se non fosse per i corsi di boxe, non saprei cosa fare tornando nel Sinjar – ammette la ragazza – non c’è niente lì per me, nessun lavoro o nessuna università che potrei permettermi».

Nel campo di Rwanga, i corsi di boxe non sono tuttavia l’unico programma di emancipazione su cui le donne possono fare affidamento. Le ONG come “Fiore di loto” hanno infatti offerto una serie di attività istruttive per le donne così da garantire loro l’indipendenza. «Sono stati tutti programmi di successo perché le donne li hanno accolti e apprezzati e vi hanno preso parte con entusiasmo» afferma Vian Ahmad, direttore regionale della ONG. Grazie alla formazione professionale offerta nei campi, decine di donne hanno imparato ad avviare una propria piccola impresa. Leyla per esempio, è una donna yazida di 37 anni, che ha imparato a cucire grazie ai corsi attivati dall’ente.

Ora ha aperto la sua piccola sartoria. «È ironico – prosegue il direttore – ma vivere in un campo ha fornito opportunità alle donne a cui non avrebbero mai avuto accesso, nei loro villaggi». «I nostri corsi di letteratura nei campi – racconta Ahmad – sono sempre stati pieni» e ora più di cento donne hanno imparato a leggere e scrivere. Una di queste è Nove. L’ONG l’ha infatti aiutata ad aprire un piccolo negozio di alimentari nel campo di Essian. Nine può così sostenere la sua famiglia e prendersi cura del marito disabile.

 

Calcio, estate al femminile: l’iniziativa lanciata dall’Uisp Bologna


Estate al femminile. E’ quella lanciata dall’Uisp Bologna: un mese dedicato alle donne, dai 6 anni in su, che vogliono giocare a calcio. Per tutto luglio in programma tre allenamenti settimanali con insegnanti qualificati, per divertirsi, migliorarsi tecnicamente e prepararsi al meglio per la prossima stagione. Non ci sono categorie di età o di bravura, il progetto è aperto a tutti.

Una rivoluzione che Uisp ha scelto di condurre in prima persona, dedicando tutto luglio, “mese durante il quale, solitamente, il calcio si ferma”, al calcio femminile. Si chiama “Estate al femminile”: un mese dedicato alle calciatrici, settore giovanile e adulti, dunque dai 6 anni. In programma, 3 volte a settimana dopo le 18 per evitare il caldo eccessivo, insegnanti qualificati e specializzati nel calcio femminile lavoreranno con le partecipanti per divertirsi, migliorarsi tecnicamente e prepararsi al meglio per la prossima stagione. “L’idea è questa: noi, grazie alla collaborazione con il Fossolo – capofila da anni, in città, per questa disciplina –, diamo la possibilità di provare.

Se piace, l’invito per settembre è quello di iscriversi in una società di calcio femminile. A Bologna sono tante e molto buone: fino a 5, 6 anni fa, ce n’erano un paio. Si sono moltiplicate: la domanda lievita, è cresciuta anche in periodo di emergenza sanitaria”. Non ci sono categorie di età o di bravura, il progetto è aperto a tutti e i gruppi verranno suddivisi successivamente). Ci sarà anche il progetto “amatoriale” per adulte da inserire nella squadra di calcio a 7 del Fossolo che partecipa al campionato Uisp. “In pratica, una scuola calcio per sole ragazze – sintetizza Marco Bergonzoni, responsabile calcio Uisp Bologna –. Noi ci crediamo, e la stiamo programmando”.

“Da 10 anni – conclude – lavoriamo e investiamo nel calcio femminile, con ottimi risultati. Nello sport c’è posto per tutti, cogliamo questa opportunità. Finalmente anche le società lo stanno capendo. All’estero, per esempio, sono molto più avanti di noi. Ma non molliamo e ce la faremo, arriveremo ai loro livelli”.

Cicloturismo, domani e domenica saranno le Giornate nazionali


 

 

 

Tutti in sella. Domani e domenica saranno le Giornate nazionali del cicloturismo, per un weekend alla scoperta del territorio in bicicletta. Il servizio di Elena Fiorani.

Durante il weekend del 19 e 20 giugno verranno organizzate su tutto il territorio nazionale numerose iniziative a due ruote, adatte a tutti, per diffondere sempre più una modalità di turismo rispettosa dell’ambiente e con grandi benefici per la salute privata e pubblica.

L’obiettivo della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e ActiveItaly, ideatrici delle giornate, è promuovere il turismo in bicicletta come volano economico per far ripartire il settore turistico in sicurezza. Saranno proposte escursioni facili con cui i partecipanti potranno visitare parchi, oasi e realtà enogastronomiche che si sviluppano lungo ciclabili o strade a basso traffico. L’attività di formazione continua lunedì 21 giugno alle 17 con il webinar “Ricettività e impresa a due ruote per fare formazione agli operatori del settore”.

Sport e inclusione: al via a Napoli la rassegna “Mediterraneo Antirazzista”


Mediterraneo Antirazzista. Prende il via oggi a Napoli la nona edizione della manifestazione culturale che mette al centro lo sport come strumento per abbattere frontiere e costruire diritti. Il tema di quest’anno è la “riemersione” e l’evento si conferma un’occasione di aggregazione e dibattito intorno ai temi del multiculturalismo e della riappropriazione degli spazi pubblici.

Il Tema di quest’anno è “La Riemersione”, e si collega al tema scelto per il Simposio d’Arte a Scampia, evento artistico e culturale organizzato dall’associazione OcchiAperti. “I can’t breathe”, ha ripetuto George Floyd prima di morire per ben 20 volte, il 20 maggio dello scorso anno. “Non posso respirare” lo slogan del movimento “Black Lives Matter”. “Le vite delle persone nere contano”, e contano i corpi di migranti e delle migranti che riemergono nel Mediterraneo, le esistenze ignorate delle persone rom che vivono volutamente ai margini della nostra città e del nostro quartiere. Ed ancora contano le tante identità invisibili escluse sistematicamente ed ancor più fortemente durante la pandemia.

Riemergere dall’apnea, dall’isolamento con la forza della comunità resistente. Una comunità che quest’anno, come in altre occasioni, si organizzata dal basso per fronteggiare la pandemia attraverso attività solidali. Una comunità in costante lotta contro ogni sorta di oppressione e discriminazione per una liberazione collettiva, perché Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: ci si libera insieme (Paulo Freire).

La manifestazione vuole essere un’occasione di aggregazione attraverso lo sport, di dibattito e convivialità intorno ai temi del multiculturalismo, della ricchezza delle diversità, della riappropriazione degli spazi pubblici, dei diritti umani, del Mediterraneo come crocevia di culture ma anche come luogo di speranza e purtroppo molto spesso anche di morte. Mediterraneo Antirazzista significa anche superare la dicotomia centro – periferia e rendere fulcro della città quei quartieri solitamente considerati dormitorio. Da 9 anni ormai (escludendo lo scorso anno in pandemia) in occasione del Mediterraneo, Scampia diventa centro, portando in strada e sui campi da gioco, tutta l’energia di una città che ripudia il razzismo, i confini e le barriere.

Anche in questa edizione, per il terzo anno, il Mediterraneo Antirazzista, come il Carnevale Sociale di Napoli, attraversa altri quartieri oltre Scampia, quali Soccavo e Sanità, dove comunità resistenti stanno riqualificando dal basso campi sportivi in disuso e spazi abbandonati.

Dolomiti for Duchenne: 3^ edizione dell’evento solidale di mountain bike


Dolomiti for Duchenne: in Val Pusteria la terza edizione dell’evento solidale di mountain bike organizzato dell’associazione di pazienti e genitori di bambini e ragazzi con la Distrofia di DUchenne e Becker per sostenere la ricerca. Da domani al 20 giugno centinaia di ciclisti dall’Italia e dall’Europa potranno scegliere tra 3 percorsi diversi per sfidare le montagne dolomitiche.

Si avvicina, dopo la pausa obbligata del 2020, nello splendido scenario della Val Pusteria la terza edizione di Dolomiti for Duchenne, l’evento di 3 giorni in mountain bike organizzato da Parent Project aps, l’associazione di pazienti e genitori di bambini e ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. L’evento è in programma dal 17 al 20 giugno e avrà come base il Comune ed il territorio di Villabassa (BZ), grazie ad una collaborazione preziosa che si rinnova per il terzo anno, e vedrà la partecipazione di centinaia di ciclisti dall’Italia e da altri Paesi europei.

Ogni giorno i biker potranno scegliere tra 3 percorsi diversi – lungo, medio e corto – per sfidare le montagne dolomitiche e condividere emozioni uniche, accomunati dall’obiettivo di contribuire a sostenere la ricerca sulla distrofia muscolare di Duchenne e Becker, grave patologia genetica rara che si manifesta nell’infanzia e non ha ancora una cura.

In questa terza edizione della Dolomiti for Duchenne saranno messe in atto tutte le precauzioni legate alla situazione sanitaria. La comunità di Parent Project farà sentire lo stesso ai partecipanti tutto il proprio entusiasmo e la propria energia grazie alla presenza di una delegazione di giovani pazienti, all’organizzazione di momenti di condivisione la sera in piazza e a speciali dirette web che permetteranno a biker, ragazzi e famiglie in tutta Italia di sentirsi ancora più vicini, uniti dalla stessa, grande motivazione.

I giovani che parteciperanno in rappresentanza di Parent Project sono membri della Consulta dei Ragazzi di Parent Project, che potranno incontrarsi in presenza per la prima volta grazie al progetto ConSolidaRe. Connessioni Solidali in Rete. Consolidare Parent Project nel percorso di rinnovamento associativo per collocare al centro delle Comunità i ragazzi con distrofia muscolare di Duchenne e Becker, finanziato ai sensi del D.lgs 3 luglio 2017 n.117, art.72 Annualità 2020.

Dolomiti for Duchenne è la tappa conclusiva del Dys-Trophy Tour, circuito di eventi in mountain bike. Il circuito prevede eventi di ogni categoria, dalle Marathon fino alle pedalate ecologiche, per permettere ad ogni tipologia di biker di partecipare.

La bici impazza in piazza: l’iniziativa ogni martedì a Bologna


La bici impazza in piazza. Tutti i martedì pomeriggio, fino al 27 luglio, diverse associazioni bolognesi allestiscono uno stand nell’area pedonale di piazza Aldrovandi in cui offrono ai cittadini servizi di ciclo-riparazione assistita, marchiatura, distribuzione di bici a prezzo calmierato e pedalate di gruppo. Un punto di ritrovo ricco di proposte e aperto a tutti.

La manifestazione dedicata alla mobilità sostenibile in bicicletta, è realizzata grazie alla collaborazione tra le associazioni L’altra Babele, Bologna Vivibile e Fiab e il Comune di Bologna; si avvale del supporto logistico de L’altra Babele Servizi ed è promossa con l’obiettivo di dare continuità temporale alla Settimana della Mobilità Sostenibile e al progetto LIFE PREPAIR, finanziato dall’Unione Europea.

Lo stand del martedì sarà un punto di ritrovo ricco di proposte: oltre al punto informativo pensato per accogliere i visitatori, avere maggiori informazioni sui servizi ai ciclisti, l’attività dei partner e l’acquisto di gadget, offre un angolo di ciclo-riparazione assistita da ciclo meccanici esperti che supportano i ciclisti nelle piccole riparazioni di routine per avere una bici sicura ed efficiente. C’è poi il servizio di marchiatura che permette di attestare la proprietà della bicicletta e consentire la restituzione al proprietario in caso di ritrovamento a seguito di furto. Sempre in caso di furto, presentando regolare denuncia, presso lo stand è possibile acquistare una bici recuperata e marchiata a prezzo calmierato nell’ambito dell’iniziativa Denunciare conviene. E sempre presso lo stand coloro che partecipano all’asta online per la campagna Bella coincidenza possono ritirare la bicicletta assegnata.

Non solo, le associazioni hanno ideato Il Mercatino bici bimbi, che offre la possibilità di permutare la bici ormai piccola con una più grande, oppure acquistarne direttamente una
della misura giusta. Infine la piazza diventa il punto di partenza di tre uscite tematiche in bici organizzate da Fiab Bologna Monte Sole Bike-group. La Bici Impazza in piazza è una manifestazione che si svolge nell’ambito delle azioni a sostegno della mobilità ciclabile di PREPAIR, progetto di cui il Comune di Bologna è partner, co-finanziato dal programma LIFE
dell’Unione Europea e coordinato dalla Regione Emilia-Romagna. LIFE PREPAIR ha come obiettivo il miglioramento della qualità dell’aria dell’intero bacino padano attraverso l’implementazione di azioni coordinate tra i principali attori istituzionali dell’area.

Cammini Cooperativi: alla scoperta dei tesori italiani


“Cammini Cooperativi”: la cooperazione parte alla scoperta dei tesori culturali e gastronomici dell’Italia con il progetto che propone percorsi lungo le storiche Vie di Trentino, Toscana e Sicilia. Lungo i tracciati dei tanti cammini italiani, infatti, ci sono cooperative turistiche e agroalimentari ispirate da principi e pratiche sostenibili e responsabili.

Si tratta di un progetto pensato prima della pandemia e pronto a partire per intercettare la crescente domanda di un’offerta turistica più “riflessiva” che vuole apprezzare le tante risorse dei nostri territori. Le proposte della cooperazione riguarderanno alcuni tratti di Cammini già esistenti, con l’obiettivo di offrire i primi “pacchetti” per camminatori e rendere così sempre più fruibili questi percorsi.

L’inaugurazione del progetto vede al via Trentino, Sicilia e Toscana. Questi alcuni dei percorsi proposti. Trentino. La Via Romea Germanica, durata 4 ore, lunghezza 8,5 km. Il percorso in Valsugana prevede la partenza del percorso dall’Ufficio Informazioni di Levico Terme con arrivo al Colle delle Benne, con visita all’omonimo Forte della prima Guerra Mondiale. Si rientra poi lungo la strada dei Pescatori che costeggia tutto il Lago di Levico. Sicilia. Il Cammino di Santa Rosalia, durata 4 ore, lunghezza 6 km. Si parte con la visita alla Chiesa Madre di Corleone per poi risalire al centro storico fino alla chiesetta del Malpasso che lambisce antiche e regie trazzere. Costeggiando le limpide acque del Torrente Corleone, dopo circa 5 km, il sentiero della Rocca dei Maschi conduce fino al colle del SS. Salvatore, dove si erge l’ex Monastero del XIII secolo, con il suo chiostro, carico di fascino e mistero e la chiesa.

Terminata la visita, tra le strette strade e i caratteristici vicoletti, ai piedi dell’imponente roccione del Castello Sottano, dopo una visita della Chiesa di Sant’Agostino, viene proposta un’esperienza speciale che riporta l’eco di un tempo passato, di riti di passaggio e di costumi scomparsi, che vivono nei ricordi comunitari e nella cultura materiale, costituendone ancora il segno tangibile. Toscana. La Via Matildica. Si parte da Borgo a Mozzano, visita all’antica fortezza, Rocca, alla chiesa e alla copia autenticata della Sacra Sindone. Poi si scende a piedi verso il Borgo attraverso l’antica Via Matildica passando da Pieve di Cerreto si scende verso la Chiesa di San Jacopo con breve visita, ove è presente la Maddalena di Robbia, si prosegue verso il Ponte della Maddalena detto del Diavolo attraversando il Borgo storico il famoso quartiere Venezia. Il cammino si conclude con il ritorno alla Rocca.

“Capitan Uncino”: domani il varo della barca costruita da 30 giovani con disabilità


 

 

A vele spiegate. Domani sul lago d’Iseo si terrà il varo di una barca molto speciale, frutto del lavoro di 30 ragazzi e ragazze, con e senza disabilità. Il servizio di Elena Fiorani.

Sarà il porto turistico di Lovere, sul Lago d’Iseo, ad ospitare l’evento che rientra nell’ambito del progetto “Capitan Uncino, in mare aperto per tutte le abilità” promosso da Uisp e Fondazione Vodafone. Un modo originale per rendere concreti i valori di sport e inclusione, attraverso le regole della Filibusta, dove vigeva un accordo di mutua collaborazione tra i membri dell’equipaggio.

La sfida è stata raccolta dai ragazzi della scuola Madonna della Neve di Adro, in provincia di Brescia che hanno costruito una barca a vela, sotto la guida di maestri d’ascia e dei loro insegnanti. Anche altri gruppi di studenti, con e senza disabilità, si sono messi in gioco in altre città, per dimostrare che in barca c’è un posto e un ruolo per tutti. Nei prossimi giorni ci saranno altre inaugurazioni a Civitavecchia, Pesaro, Salerno, Ragusa, e Trepuzzi, in provincia di Lecce.

Tokyo 2020, ufficialmente approvata la squadra dei rifugiati


L’importante è partecipare. La squadra dei rifugiati per Tokyo 2020 è stata ufficialmente approvata dal Comitato olimpico internazionale. 29 atleti provenienti da 11 paesi che gareggeranno in 12 discipline, in rappresentanza di 80 milioni di sfollati e rifugiati nel mondo. Per il presidente del Cio saranno “un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza”.

“Quando finalmente arriverete a Tokyo il 23 luglio, invierete un potente messaggio di solidarietà, resilienza e speranza al mondo” ha dichiarato il presidente del Cio, Thomas Bach, che ha aggiunto: “Siete parte integrante della nostra famiglia olimpica e vi diamo il benvenuto a braccia aperte”. La squadra olimpica di rifugiati (Ioc Refugee Olympic Team) è stata istituita nel 2015 grazie alla collaborazione tra il Cio e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ed è supportata attraverso il programma Olympic Scholarships for Refugee Athletes. Questa categoria di atleti che non rappresenta una nazione bensì tutte le persone costrette a lasciare le proprie case per via di guerre e violenze. La prima partecipazione risale ai Giochi di Rio, nel 2016.

A causa della pandemia di Covid-19, le Olimpiadi di Tokyo sono slittate di un anno, e c’era attesa per l’annuncio della squadra di rifugiati, di cui 19 uomini e dieci donne, che ai Giochi saranno accolti dalle delegazioni di 14 Paesi, tra cui Germania, Canada, Russia, Kenya e Trinidad e Tobago.

Gli atleti invece, provengono dagli undici tra i Paesi più rischiosi al mondo: ben nove – ossia la maggior parte – provengono dalla Siria, afflitta dal 2011 dalla guerra e dalla conseguente crisi economica. Ci sono poi quattro atleti dal Sud Sudan, che ancora non ha superato le violenze della guerra civile. Tre giovani sono originari dell’Afghanistan, alle prese con un conflitto interno pluridecennale. Un atleta proviene dall’Iraq, mentre cinque dall’Iran. Una partecipazione infine per Eritrea, Camerun, Sudan, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo e Venezuela, tutti Paesi afflitti da instabilità interna, da dove giungono denunce di persecuzioni, arresti arbitrari e anche uccisioni.

Secondo l’ultima stima dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, nel 2020 si sono contate oltre 80 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case a causa di guerre e conflitti. Di queste, 26 milioni risiedono all’estero con lo status di rifugiato.

Sport alla pari: la proposta di legge per l’uguaglianza di genere


Riscriviamo le regole. Depositata in Regione Lazio una proposta di legge sulle pari opportunità nella pratica sportiva, con cui fornire strumenti concreti per promuovere la partecipazione alla pari delle donne di ogni età al mondo dello sport, a livello amatoriale, agonistico e professionale. Il testo prevede anche l’adozione di una Carta dei diritti delle donne nello sport.

La prima firmataria è consigliera regionale del Pd Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione alla Pisana, a giudizio della quale “le pari opportunità non possono essere solo principi, ma devono calarsi nella vita quotidiana con azioni concrete. E quello dello sport è un mondo che milioni di donne e uomini di tutte le età attraversano ogni giorno – circa il 10% degli italiani sopra i 3 anni è tesserato alle Fsn (Federazioni Sportive Nazionali) e alle Dsa (Discipline Sportive Associate) del Coni – e che, nonostante i grandi passi in avanti fatti negli ultimi decenni, continua a registrare evidenti disparità di trattamento, non solo economico”. Per questo è necessario scendere in campo con azioni concrete perché casi come quello di Lara Lugli e di Aurora Leone non si ripetano.

“Lo sport in molti casi è una vera e propria industria e uno spettacolo, ma l’intento di questa proposta di legge è quello di riscoprire nella pratica e nella cultura sportiva uno strumento di attuazione dell’uguaglianza di genere e di una nuova alleanza tra uomini e donne – precisa Mattia – Vogliamo intraprendere questo percorso insieme alle federazioni e alle associazioni per rimettere al centro la disciplina e i valori che lo sport trasmette come strumento educativo, oltre che nelle singole discipline atletiche, e come pratica collettiva, di autodeterminazione, di cura della comunità, di contrasto alla marginalità e alle discriminazioni tutte, a partire da quelle di genere”.

“Nonostante lo slittamento al 31 dicembre 2022, il Fondo per il professionismo negli sport femminili – con una dotazione complessiva di 10,7 milioni di euro – rappresenta un buon segnale. Le federazioni che vorranno accedere ai finanziamenti dovranno deliberare il passaggio al professionismo sportivo dei campionati femminili e di conseguenza potranno accedere a risorse per riorganizzare e migliorare le infrastrutture, ma anche per la formazione delle atlete e dei tecnici e la promozione del settore. Chiaramente – osserva la consigliera regionale – questo è un passaggio fondamentale, ma che arriva in grandissimo ritardo e senza una riforma complessiva del sistema sportivo nazionale”. Inquadrate come dilettanti, infatti, “le atlete tuttora sono costrette – prosegue – ad accettare contratti dove non c’è traccia di garanzie assicurative e contributive e la maternità – come dimostra il caso di Laura Lugli – diventa un rischio. Questo è inaccettabile ed è necessario monitorare soprattutto lo sport amatoriale e dilettantistico perché sono i settori dove si verificano la maggior parte degli episodi discriminatori e, inoltre, dove si formano i giovani sportivi e le giovani sportive del domani”.

Il testo della proposta di legge regionale prevede l’adozione di una Carta dei diritti delle donne nello sport “che sarà uno strumento cardine in cui stabilire i principi generali di azioni e tracciare un percorso. E poi – elenca Mattia – il piano degli interventi che partono dalla scuola con l’educazione sportiva per arrivare gli incentivi alla pratica sportiva fino alla terza età, il contrasto agli abusi, alle rappresentazioni discriminatorie e alle disuguaglianze di genere di ogni tipo. Abbiamo previsto un importante focus sulla formazione professionale e il relativo sviluppo occupazionale delle donne nel settore e, in particolare, il riconoscimento di premialità a favore delle organizzazioni sportive che dimostrino di aver adottato misure per il reinserimento professionale delle atlete a fine carriera, clausole non discriminatorie nei rispettivi statuti e regolamenti, atti di conferimento di incarichi dirigenziali o cariche apicali a donne o che attuino buone pratiche, rispettose dei diritti delle donne previsti dalla Carta”.