Vittoria storica
Usain Bolt e Cedella Marley, figlia di Bob, celebrano il passaggio del turno della Giamaica ai mondiali di calcio femminile dopo aver sconfitto il Brasile: le Reggae girlz arrivano agli ottavi e solo 10 anni fa la nazionale aveva cessato l’attività per mancanza di fondi.
Mondiali di calcio femminili: già un milione di tifosi ha attraversato i tornelli degli stadi
Un calcio ai pregiudizi
Un milione di tifosi ha già attraversato i tornelli degli stadi durante i Mondiali di calcio femminili in corso in Australia e Nuova Zelanda: la statunitense Rebecca Sheely, milionesima tifosa ad entrare in uno stadio durante la competizione iridata, è stata accolta dalla mascotte “tazuni”.
Sport e inclusione: il 2° Trofeo di cricket Città di Pesaro
Sport e inclusione
Dare una continuità sportiva per le persone migranti attraverso una squadra formata da persone che partecipano ai programmi dei diversi Sistema Accoglienza Inclusione della provincia di Pesaro e Urbino e del comune di Fano. Questo è l’obiettivo del 2° Trofeo di cricket Città di Pesaro che si è svolto il 29 luglio scorso.
World Sports Games: il lavoro di Aics perché nessuna bottiglia d’acqua in plastica sia utilizzata
Sport plastic free
Per la prima edizione “green” dei World Sports Games, AiCS ha rilanciato lavorando perché nessuna bottiglia d’acqua in plastica sia utilizzata durante la prossima edizione italiana dei Giochi mondiali amatoriali dal 5 al 10 settembre in Romagna.
Ruote libere in Liguria: arriva il servizio di noleggio per biciclette per persone con disabilità
Ruote libere
In Liguria arriva il progetto che apre la ciclabile tra i Bagni San Nazaro e Boccadasse alle persone con problemi motori. Il servizio di Elena Fiorani.
La Liguria punta all’inclusione anche in tema di mobilità sostenibile con Ruote libere, il progetto frutto della collaborazione tra la cooperativa sociale Il Rastrello, i Bagni San Nazaro e il Comune di Genova. Si tratta di un servizio di noleggio per biciclette per persone con disabilità o con difficoltà motorie, che permetterà, alle persone in carrozzina, di percorrere tutta la pista ciclabile insieme a un accompagnatore, con un punto ristoro e servizi dedicati.
Il servizio sarà disponibile dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20, e il sabato e la domenica dalle 10 alle 20. Il progetto prevede anche l’inclusione di lavoratori fragili nella cura del percorso e per piccole manutenzioni al noleggio bici.
Heba Saadieh, la prima arbitra palestinese (e con l’hijab) ai Mondiali di calcio femminile
La prima volta
Heba Saadieh è la prima palestinese e prima donna con l’hijab a far parte delle direzioni di gara ai Mondiali di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda. Nata e cresciuta in Siria Heba ha potuto vivere pienamente la sua passione solo in Svezia, giunta per fuggire dalla guerra.
Come si misura l’orgoglio di una partecipazione? Le parole, solitamente, sembrano non riuscire a descrivere la pienezza di un sogno che si avvera. Ma non è il caso di Heba Saadieh arbitra professionista, prima palestinese e prima donna con hijab a far parte delle direzioni di gara ai Mondiali di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda. “Sono così orgogliosa di essere il primo arbitro palestinese, maschio o femmina, ai Mondiali. Questo mi fa sentire la responsabilità di mostrare un’ottima prestazione durante il torneo” ha raccontato Saadieh ad AlJazeera, che l’ha intervistata in merito al suo peculiare primato. Un traguardo che aggiunge un timbro importante al suo passaporto di cittadina del mondo, che certifica gli ampi giri sostenuti per proseguire una carriera irta di difficoltà. E non solo per le sue origini: nata nel 1979 e cresciuta in Siria da genitori palestinesi, Heba Saadieh si è laureata in Educazione Fisica all’Università di Damasco ed è nel paese mediorientale, prima dello scoppio della guerra, che si innamora del calcio dal lato più complesso, quello dell’arbitraggio. Un ruolo delicato, che richiede prontezza nelle decisioni, nervi saldi, capacità di riflettere in un flash di nanosecondi. Per il quale, nota con stupore, non lavora nessuna donna che conosce. “Stavo guardando un gruppo di arbitri allenarsi e ho notato che non c’erano donne. Quando ho chiesto informazioni, mi hanno suggerito di unirmi a loro. Così l’ho fatto” riassunse in un’intervista a Palestina TV Sports and Youth: comincia a studiare da arbitra, entra a far parte del comitato e presto la chiamano a fare la quarta ufficiale in campionato.
La guerra in Siria iniziata nel 2012 costringe Heba Saadieh a rimandare il suo sogno di essere prima direttrice di gara: sfolla in Malesia, ma le cose vanno meno bene di quanto immagini. Nelle partite dei campionati maschili malesi subisce un lieve ostruzionismo e qualche pettegolezzo dalle panchine: che ci fa una donna in divisa da arbitro? Lei non demorde, ma la sfiducia è ai massimi livelli: riesce a tornare in Europa, in Svezia, grazie ad un programma di reinsediamento dei profughi nelle Nazioni Unite, e la carriera di Heba Saadieh, finalmente, può decollare al sicuro. Si mette a lavoro anche sulla forma fisica e la resistenza, indispensabili per i lunghi chilometri da percorrere durante le partite, e compensa la scarsa conoscenza dello svedese con la lingua comune del calcio, i gesti universali dei cartellini o del fischietto. Nel 2016 arriva finalmente alla licenza da arbitra internazionale per la FIFA e può partecipare alle competizioni più importanti: comincia con le partite di Coppa d’Asia femminile e alcune match di qualificazioni alla Coppa del Mondo femminile in programma alle Olimpiadi di Tokyo, tenutesi nel 2021. Tra le gare maschili scende in campo in un torneo under 23 in Francia, la nazione che ha dato i natali alla più celebre arbitra contemporanea, Stephanie Frappart, cui Heba Saadieh si ispira. Oggi ha lasciato definitivamente l’insegnamento dell’educazione fisica per concentrarsi solo sull’arbitraggio. I suoi sogni si stanno avverando uno via l’altro, e il più dolce è quello della condivisione: far nascere il desiderio del suo stesso mestiere nelle giovani ragazze, palestinesi e non. “Spero di poter aprire questa porta ad altre, alle donne arbitro palestinesi – e anche agli uomini – da selezionare in futuro” raccontava in un’intervista. Così che nel rispetto delle regole più umane su un campo di calcio, possano intravedere il domani.
“Messina chiama Ucraina”: 35 ragazzi rifugiati giocheranno a rugby e conosceranno la città siciliana
Messina chiama Ucraina
Fino al 2 agosto, rugbisti messinesi e 35 ragazzi ucraini, rifugiati a Bratislava di età compresa tra i 10 e i 16 anni che giocano a livello agonistico, parteciperanno a partite e allenamenti di rugby e beach rugby e avranno l’occasione di conoscere la storia e le tradizioni della città siciliana.
L’iniziativa è organizzata e promossa dalle associazioni Messina Rugby, Old Rugby Messina 1980 e Cambiamenti Aps. Parteciperanno a partite e allenamenti di rugby e beach rugby presso lo stadio “Arturo Sciavicco” di Sperone e in spiaggia a Rometta Marea e conosceranno da vicino le bellezze, la storia e le tradizioni di Messina.
I giovani atleti ucraini sono ospitati da famiglie che vivono tra Faro Superiore e Sperone. Sarà un’occasione unica per dimostrare l‘accoglienza della comunità a chi attraversa momenti di difficoltà e per sensibilizzare la cittadinanza alla solidarietà, in particolare rispetto a coloro che sono affetti da malattie neuromuscolari rare, quali SLA, distrofia, atrofia muscolare.
L’evento, patrocinato dal Comune di Messina, è stato presentato nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca, hanno fatto gli “onori di casa” il sindaco Federico Basile e gli assessori comunali con deleghe allo Sport e alle Politiche Sociali Massimo Finocchiaro e Alessandra Calafiore. “Sport e solidarietà – ha dichiarato il Primo cittadino – è un binomio vincente e noi rappresentanti delle Istituzioni condividiamo con piacere questo progetto fortemente voluto dalle associazioni e dalle società sportive coinvolte, che ringrazio per la sensibilità mostrata, promuovendo azioni di inclusione e integrazione sociale. Messina è una città accogliente e solidale e lo dimostra pure in questa occasione, attraverso un’intensa attività di sostegno e partecipazione”.
Sono intervenuti, inoltre, all’incontro con i giornalisti, illustrando tutti i particolari di “Messina Chiama Ucraina – lo sport a servizio della Solidarietà”: Giuseppe Caristi, presidente associazione Cambiamenti Aps, Giuseppe Grillo, presidente della Old Rugby Messina, Riccardo Solano, responsabile progetti sociali del Messina Rugby, Guglielmo Labruto e Benedetta Arena.
Alla realizzazione del progetto hanno contribuito: l’Università degli Studi di Messina; l’Arcidiocesi di Messina; studio Cresci in rete; Club Alpino Italiano; villa Labruto; Comitato Regionale Sicilia Rugby; Explorer Informatica; Gruppo Lem; La contadina Messina; Francesco Arena-Mastro Fornaio; Radio Taxi Jolly; Cesv Messina ETS; Gruppo Scout Messina 2; Amici del Museo di Messina; “Franz Riccobono”; ritrovo Catalano; e Comunità di Torre Faro e di Sperone; soggetti pubblici e privati e attività commerciali del territorio. I singoli cittadini potranno sostenere l’iniziativa partecipando alla cena di beneficenza che si terrà giovedì 27, alle 19.30 allo stadio “Sciavicco” (per maggiori info, è possibile scrivere via email a info@cambiamentiaps.it , messinarugbyasd@gmail.com e oldrugbymessina1980@gmail.com oppure visitare i siti istituzionali www.cambiamentiaps.it , www.messinarugby.it e www.oldrugbymessina.it ).
Da spazio inutilizzato a scuola calcio multiculturale: la rinascita della “zona 167” di Lecce
Un pallone per rinascere
Da spazio inutilizzato a luogo dove bambini, ragazzi e ragazze possono praticare lo sport insieme. E’ la zona 167, nella periferia di Lecce, dove un terreno è stato riqualificato grazie al progetto sostenuto dalla Fondazione Con il Sud che ha dato vita ad una scuola calcio multiculturale.
Il progetto, realizzato da una rete di associazioni, scuole e istituzioni locali, ha l’obiettivo di sviluppare un modello di sport ‘solidale urbano’, dando la possibilità agli abitanti della zona di partecipare a un programma variegato di corsi sportivi per tutti.
Il campetto, inaugurato alla presenza dell’ex calciatore del Lecce e della nazionale argentina Beto Barbas, diventa così un importante punto di aggregazione di un quartiere popolare. Sono 120 le ragazze e i ragazzi coinvolti, con diverso background migratorio, che hanno la possibilità di giocare insieme, divertirsi e imparare i valori più importanti dello sport, come la capacità di fare squadra e il rispetto delle regole e degli avversari. Una scuola calcio multiculturale, che diventa una palestra di vita e di educazione ai valori positivi dello sport, dell’amicizia e della condivisione.
Si è conclusa la “Uefa Unity Euro Cup 2023”: 16 nazionali dei rifugiati sono scese in campo a Francoforte
Campioni di inclusione
Si è conclusa la “Uefa Unity Euro Cup 2023”, manifestazione calcistica promossa da Uefa e Unhcr che ha visto fronteggiarsi a Francoforte 16 nazionali composte da calciatori rifugiati. Quella italiana, composta per la grande maggioranza da titolari di protezione internazionale, si è classificata quarta.
Nella squadra azzurra 10 giocatori su 13 sono titolare di protezione internazionale. La maggioranza dei calciatori provengono da vari progetti di accoglienza presenti in Toscana, gestiti anche dalla Fondazione Caritas di Firenze.
Il progetto è stato reso possibile anche grazie all’impegno profuso dagli operatori e dai coordinatori delle strutture di accoglienza Sai della Fondazione Solidarietà Caritas di Firenze, che ha contribuito a mettere insieme un team corrispondente ai requisiti richiesti per prendere parte all’evento. Molti dei calciatori provenivano da strutture toscane.
“Abbiamo portato in squadra – ricorda Marzio Mori, responsabile dell’area richiedenti asilo della Fondazione Solidarietà Caritas – ragazzi provenienti dal Gambia, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Mali, dalla Colombia, dal Ghana e dalla Somalia. Hanno vissuto un’esperienza di inclusione e gioia unica. Un’occasione di riscatto che solo i valori dello sport possono trasmettere”.
Così la Figc, da tempo impegnata tramite il Settore Giovanile e Scolastico con il progetto di integrazione “Rete Refugee Teams” che coinvolge circa 1800 rifugiati su tutto il territorio italiano (in autunno le fasi interregionali e la finale del Torneo), ha potuto schierare una formazione altamente competitiva.
La nazionale italiana dei rifugiati si è piazzata al quarto posto nel torneo, sconfitta di misura in semifinale (2-1) dalla Finlandia, poi vincitrice del titolo. Nel girone della competizione a 16 squadre, invece, gli azzurri avevano superato Austria e Armenia, oltre a pareggiare con l’Ucraina.
La Figc era presente al seguito della squadra con Roberto Basso, il coach Gianluca Salvatori e Cristina Blasetti, che hanno accompagnato i ragazzi curando in modo attento sia la parte umana che tecnica. Inoltre, tramite il Settore giovanile scolastico, la Federazione ha provveduto al supporto logistico per la preparazione e la partecipazione all’evento, anche mettendo a disposizione i propri collaboratori tecnici a supporto della crescita e competitività della squadra.
“Questo torneo – conclude Mori della Fondazione Caritas di Firenze, anche lui accompagnatore della squadra in questa tre giorni tedesca – è l’esempio più evidente di come lo sport resto uno dei principali volani a disposizione per accorciare le distanze. È giusto ringraziare la Uefa, che ha investito tanto in questo evento: senza il loro impegno questa tre giorni non sarebbe stata indimenticabile per i calciatori come invece è stata. È un grande ringraziamento a Marco Tardelli, che è stato al fianco dei ragazzi per tutte le partite e anche fuori dal campo, nei momenti in cui eravamo in gruppo”.
Sono cominciati i Mondiali femminili di calcio: sarà l’edizione della svolta?
Ragazze mondiali
Palla al centro e si riparte: l’edizione 2023 dei Mondiali sarà quella della svolta per lo sport femminile? Il servizio di Elena Fiorani.
Partita la nona edizione dei Mondiali femminili di calcio che si giocherà, fino al 20 agosto, tra Australia e Nuova Zelanda. Cresce il montepremi complessivo che arriva a 152 milioni di dollari, tre volte di più rispetto all’edizione 2019, ma sempre più basso rispetto a quello degli uomini. Crescono i Paesi che trasmetteranno gli incontri, sono 34, tra cui l’Italia dove la Rai ha siglato in zona Cesarini un accordo commerciale per la trasmissione di solo 15 partite della rassegna, comprese le gare delle azzurre, la partita inaugurale, le due semifinali e la finale.
Parità di trattamento con i colleghi uomini solo sul tema diritti: le calciatrici non potranno indossare la fascia arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTQIA+ ma potranno scegliere tra otto alternative, approvate dalla FIFA dopo aver consultato le 32 squadre, le giocatrici e le agenzie delle Nazioni Unite.