Ragazze mondiali
Palla al centro e si riparte: l’edizione 2023 dei Mondiali sarà quella della svolta per lo sport femminile? Il servizio di Elena Fiorani.
Partita la nona edizione dei Mondiali femminili di calcio che si giocherà, fino al 20 agosto, tra Australia e Nuova Zelanda. Cresce il montepremi complessivo che arriva a 152 milioni di dollari, tre volte di più rispetto all’edizione 2019, ma sempre più basso rispetto a quello degli uomini. Crescono i Paesi che trasmetteranno gli incontri, sono 34, tra cui l’Italia dove la Rai ha siglato in zona Cesarini un accordo commerciale per la trasmissione di solo 15 partite della rassegna, comprese le gare delle azzurre, la partita inaugurale, le due semifinali e la finale.
Parità di trattamento con i colleghi uomini solo sul tema diritti: le calciatrici non potranno indossare la fascia arcobaleno a sostegno dei diritti LGBTQIA+ ma potranno scegliere tra otto alternative, approvate dalla FIFA dopo aver consultato le 32 squadre, le giocatrici e le agenzie delle Nazioni Unite.
Sport e inclusione: parte domani da Schlögen la quinta edizione della “Discesa a remi del Danubio”
Insieme sul Danubio
Parte domani da Schlögen la quinta edizione della “Discesa a remi del Danubio”, una staffetta tra equipaggi internazionali ed inclusivi, realizzata grazie all’appoggio della Fondazione Terzo Pilastro. Atleti con e senza disabilità remeranno insieme per 600 chilometri.
4 le nazioni coinvolte, contando anche l’Italia, Oltre ad Austria, Slovacchia e Ungheria, come sede del Circolo Canottieri 3 Ponti ispiratore dell’iniziativa, 600 i chilometri complessivi da percorrere in acqua e, per ciascuna delle 2 tratte, 4 gli equipaggi da 8 con timoniere, seguiti per tutto il tragitto dagli organizzatori e dai tecnici dello Staff – per la prima parte della regata Riccardo Dezi, Giulia Benigni, Antonio Schettino e Catalin Blaj – con 2 motoscafi d’appoggio. 5a edizione per l’impresa, che può definirsi tale per la difficoltà della navigazione a remi su un fiume come il Danubio, certamente, ma anche e soprattutto per la peculiarità degli equipaggi, sempre più inclusivi ed internazionali: atleti diversamente abili sia italiani sia austriaci, accanto ad una compagine dei Master del Circolo Canottieri 3 Ponti di età media superiore ai 55 anni. Prenderanno parte alla regata, tra gli altri, alcuni atleti diversamente abili del Donauhort Ruderverein di Vienna, Nathalie Podda e Michael Supper con i loro accompagnatori, anch’essi atleti del circolo viennese, e gli atleti italiani della squadra paralimpica del C. C. Aniene Luca Agoletto, Daniele Stefanoni, Ludovica Tramontin, nonché Marco Carapacchio e Daniela De Blasis, atleti del pararowing del Circolo Canottieri 3 Ponti.
Proprio per il suo carattere di inclusività, un’inclusione attraverso la pratica sportiva di cui gli sport remieri sono da tempo capofila, l’impresa gode fin dalla prima edizione del fondamentale sostegno della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. Il suo Presidente, Prof. Avv. Emmanuele Francesco Maria Emanuele, ex canottiere a sua volta, anche quest’anno ha scelto di appoggiare il Circolo Canottieri 3 Ponti in questa avventura, che si richiama fortemente ai valori di cui la Fondazione è promotrice: il diritto alla salute, al benessere, allo sport per tutti che la Discesa del Danubio a remi pienamente esprime. La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ente non profit di diritto privato, opera lungo due direzioni di intervento: il non profit – definito dal Presidente Prof. Emanuele in un suo libro sull’argomento il “Terzo Pilastro” – e le tematiche urgenti ispirate dall’osservazione di ciò che accade anche al di fuori del mondo Occidentale. La Fondazione ha esteso progressivamente la propria operatività fino al Medio ed Estremo Oriente, mantenendo il presidio nei settori di intervento storici e prioritari, ma su più ampia scala e senza alcun vincolo territoriale, con uno sguardo che va oltre l’area mediterranea di iniziale competenza per approdare nei Paesi emergenti, veri protagonisti della nostra Storia attuale. I settori di intervento statutari in cui opera sono: la Sanità e la Ricerca scientifica ad essa applicata, l’Assistenza alle Categorie Sociali Deboli, l’Istruzione e Formazione, l’Arte e Cultura.
Pur presenti con i loro equipaggi Master e con gli atleti diversamente abili che seguono e allenano nelle competizioni nazionali e internazionali durante tutto l’anno, hanno tuttavia particolarmente a cuore questo progetto, portato a termine, grazie alla loro pluriennale esperienza tecnica oltre che alla capacità di coinvolgimento e cooptazione allo sforzo degli equipaggi, già per 4 anni consecutivi in diversi tratti del corso del fiume: nel 2019 da Vienna a Budapest (circa 300 km), nel 2020 tra Linz e Vienna (200 km), nel 2021 il tratto Passau – Durnstein e infine nella seconda metà di luglio 2022 la Grande Discesa, 600 km da Passau a Budapest. Quest’anno si replica sul percorso lungo, i vogatori che vi prenderanno parte si daranno appuntamento a Schlögen, punto di partenza della Discesa del Danubio, che partirà venerdì 21 luglio dipanandosi su molteplici tappe, toccando le città di Linz, Grein, Melk, Durnstein e Tulln. Il 26 luglio il gruppo raggiungerà Vienna, le barche verranno ricoverate presso il Donauhort Ruderverein, circolo degli amici e atleti austriaci che prenderanno anch’essi parte alla regata, pronte per ripartire il giorno successivo alla volta di Bad Deutsch – Altenburg. Seguiranno le tappe di Bratislava, Gonyu, Komarno, Ezstergom e finalmente il 2 agosto, dopo 2 settimane di voga e viaggio, gli equipaggi attraccheranno alla meta definitiva della Discesa a remi del Danubio: Budapest!
Stop alle gare per le cicliste trans che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà: le nuove regole dell’Uci
Ruote dispari
Le nuove regole dell’Unione ciclistica internazionale vietano la partecipazione agli eventi femminili dei calendari internazionali in tutte le categorie e discipline alle atlete trans, perché le attuali conoscenze scientifiche non permettono di escludere eventuali vantaggi biomeccanici per le cicliste.
Nel mondo delle due ruote, dal 17 luglio, alle cicliste che hanno effettuato la transizione dopo la pubertà (maschile) è vietato partecipare agli eventi femminili inserite nei calendari internazionale dell’Unione ciclistica internazionale (Uci) in tutte le categorie e in tutte le discipline.
Per le manifestazioni internazionali master, la categoria maschile viene rinominata “Men/Open” e qualsiasi atleta che non soddisfi le condizioni per la partecipazione alle gare femminili viene ammesso senza restrizioni.
Il comitato direttivo dell’Uci, seguendo quando già decretato dalla federazione inglese, fa sapere di aver preso atto dello stato delle conoscenze scientifiche, come la non conferma che almeno due anni di terapia ormonale di affermazione del genere con una concentrazione target di testosterone plasmatico di 2,5 nmol/litro siano sufficienti per eliminare completamente i benefici del testosterone durante pubertà maschile.
Inoltre, sempre secondo l’Uci, “allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, è anche impossibile escludere la possibilità che fattori biomeccanici come la forma e la disposizione delle ossa degli arti possano costituire un vantaggio duraturo per le cicliste che hanno fatto la transizione di genere”.
Per questo la Federazione ciclistica mondiale lascia speranze per il futuro: “Le nuove regole potrebbero cambiare in futuro con l’evolversi delle conoscenze scientifiche”.
“Come sport agonistico, attività per il tempo libero o mezzo di trasporto, il nostro è un mondo aperto a tutti, comprese le persone in transizione di genere che incoraggiamo, come tutti gli altri, a prenderne parte” dichiara il presidente dell’Uci e neoeletto presidente del Comitato olimpico francese, David Lappartient. “L’Uci rispetta e sostiene pienamente il diritto degli individui di scegliere il sesso che corrisponde alla loro identità di genere, qualunque sia il sesso loro assegnato alla nascita” aggiunge.
Ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 saranno i singoli sport a decidere i criteri di partecipazione delle atlete transgender agli eventi femminili. E’ quanto ha deciso il Comitato Paralimpico Internazionale. L’italiana Valentina Petrillo è diventata la prima atleta apertamente transgender a vincere una medaglia a un evento mondiale di atletica paralimpica la scorsa settimana nei 400 metri T12 femminili e si è anche qualificata per la finale dei 200 metri T12.
Petrillo, 49 anni, è nata con una disabilità visiva ed è idonea per la competizione World Para Athletics in base alla regola che consente alle donne transgender di competere purché siano legalmente riconosciute come donne.
Ma la maggior parte dei principali organi di governo dello sport ora ha linee guida specifiche per quanto riguarda i limiti di testosterone o, come avviene nell’atletica internazionale, nel nuoto e nel ciclismo, hanno scelto di bandire completamente le donne transgender se hanno superato la pubertà maschile. “Dal punto di vista del Comitato Paralimpico Internazionale abbiamo permesso agli sport individuali di stabilire le proprie regole in termini di transgender”, dichiara alla Bbc il presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons.
“Quindi queste regole possono essere diverse da sport a sport. Alcuni stanno arrivando con posizioni diverse, quindi non sono sorpreso dalle ripercussioni” prosegue.
E spiega: “Abbiamo sempre saputo che non era una questione di se, è una questione di quando. Tuttavia, stiamo monitorando ciò che sta accadendo nel mondo dello sport in generale. La scienza deve essere il principio guida”. Per Parsons “la popolazione che sta facendo o ha fatto il cambio di genere sta crescendo. Dobbiamo assicurarci di offrire loro opportunità sportive, ma anche proteggere le atlete”.
Lo studio che analizza il divario di genere nel calcio: esiste l’influenza del sesso sulle valutazioni tecniche
Strabismo di genere
Il modo in cui si guarda il calcio femminile è falsato dagli stereotipi. Lo conferma uno studio dell’Università di Zurigo, che ha mostrato a oltre 600 persone i video dei migliori gol di uomini e donne del 2019, confermando che le valutazioni tecniche sono influenzate dal sesso dei giocatori.
Insieme a colleghi americani e norvegesi, Carlos Gómez González dell’Università di Zurigo ha cercato di quantificare i pregiudizi legati al genere nel calcio. Gli scienziati hanno reclutato 613 partecipanti – 337 uomini e 276 donne con un’età media di 34 anni – che hanno suddiviso in due gruppi, si legge nel lavoro, pubblicato sulla rivista «Sport Management Review».
A questo campione di popolazione sono stati fatti vedere dieci video di calcio maschile e femminile di livello mondiale, di 5-14 secondi di durata. Si trattava dei gol del 2019 più visti in televisione o sui social media. A uno dei due gruppi i filmati sono stati come detto mostrati sfocati.
I risultati indicano che per quanto riguarda i video normali la valutazione della performance sportiva degli uomini è stata superiore a quella delle donne: 4.0 contro 3.8, su una scala fino al 5. Per i filmati non messi a fuoco invece, non sono state riscontrate differenze (entrambi 3.5).
Stando agli autori, tale nota globalmente inferiore è dovuta alla qualità più bassa del video. Lo studio mostra anche che gli uomini danno una valutazione meno alta quando sanno di star guardando una partita di calcio femminile. Secondo i ricercatori, i risultati confermano che nelle attività a predominanza maschile gli stereotipi influenzano in maniera negativa la percezione del gesto tecnico. E ciò indipendentemente dalla performance atletica.
Tutto questo, concludono gli esperti, ha conseguenze per il calcio femminile. Esso ne risente infatti in termini di copertura mediatica, investimenti e potenziale economico.
Firmato l’accordo Unhcr-Fifa: favorire l’accesso dei rifugiati al mondo del calcio
Entrate in campo
Fifa e Unhcr hanno firmato un accordo per favorire l’accesso dei rifugiati al mondo del calcio. Entrambe le organizzazioni lavoreranno a stretto contatto con le persone costrette a fuggire dal proprio Paese e contribuiranno a rafforzare le comunità facilitando anche l’accesso all’istruzione per bambini e ragazzi.
La cerimonia di firma tenutasi a Ginevra, in Svizzera, è stata presieduta da Gianni Infantino, Presidente Fifa, e da Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Onu per i Rifugiati, si sono entrambi impegnati a un continuativo rapporto di collaborazione che possa avere un impatto positivo sulla società a livello globale, attraverso il calcio, obiettivo chiave questo, per il Presidente della Fifa. Il mandato dell’Unhcr è quello di aiutare le persone costrette a fuggire, a causa di conflitti e persecuzioni. Attualmente, le persone in fuga sono oltre 110 milioni, una cifra mai raggiunta prima, e la gran parte è accolta da Paesi a basso o medio reddito. La cerimonia per la firma, si è tenuta ad appena otto giorni dall’inizio del Campionato mondiale di calcio femminile Fifa 2023™ che si giocherà in Australia e Nuova Zelanda, durante il quale il partenariato appena siglato sarà già attivo.
L’accordo fa seguito a una collaborazione tra Fifa e Unhcr degli ultimi quattro anni. A marzo 2022, le due organizzazioni hanno lanciato un appello congiunto a livello globale per raccogliere fondi a favore delle persone costrette a fuggire dal conflitto in corso in Ucraina. In base al memorandum d’intesa, le due organizzazioni continueranno la collaborazione svolgendo attività in ambito calcistico e progetti a favore della coesione sociale, dell’istruzione e della crescita dei giovani, impegnandosi a offrire soluzioni e opportunità tramite lo sport. Fifa e Unhcr, inoltre, collaboreranno per assicurare che calciatrici e calciatori bisognosi di protezione internazionale ottengano il supporto adeguato.
Subito dopo la cerimonia di firma, Infantino ha affermato: “Ringrazio l’Alto Commissario Filippo Grandi per il ruolo svolto dall’Unhcr nel riunire le nostre due organizzazioni. Auspico che questo partenariato sarà proficuo, significativo e di forte impatto. Crediamo moltissimo in questa collaborazione e vorrei rassicurare tutti circa il mio impegno personale a garantire il nostro piccolo contributo, a regalare un sorriso ai bambini, ma anche agli adulti come noi, che, in tutto il mondo, tornano bambini quando vedono un pallone. Diciamo spesso che il calcio ha il potere di unire il mondo, e il lavoro che Fifa e Unhcr faranno insieme grazie a quest’accordo è un chiaro impegno a tal fine”.
“Siamo pronti a lavorare insieme, collaborare in numerosi campi rifugiati e nelle differenti aree in cui ci sia esigenza”, ha continuato Infantino. “Quante più persone raggiungeremo – sicuramente un po’– soprattutto giovani, in tutto il mondo, tanto meglio sarà. Inoltre, i progetti sostenuti dalla Fondazione Fifa, hanno l’obiettivo di migliorare la condizione di tutte le persone nel mondo costrette alla fuga, trasferendo loro le competenze necessarie per ricostruire la propria vita e offrire il proprio contributo alle loro nuove comunità”.
Grandi, a sua volta, ha affermato: “Il calcio è lo sport più popolare al mondo, giocato da atlete e atleti provenienti da ogni angolo del pianeta, compresi molti rifugiati. Per le persone costrette a fuggire, il calcio può rappresentare un punto di svolta per aiutarle a superare le molte sfide che devono affrontare. Svolge un ruolo determinante, dal momento che ne promuove l’inclusione in seno alle comunità in cui le persone hanno trovato asilo”.
Grandi ha continuato: “Grazie a questo partenariato, il mondo del calcio sta mostrando vera solidarietà nei confronti sia dei milioni di persone che sono state costrette a fuggire, che delle comunità che le accolgono. Ci auguriamo di registrare risultati tangibili con quest’importante collaborazione”.
Si prevede che il Campionato mondiale di calcio femminile FIFA in Australia e Nuova Zelanda raggiunga un audience globale di 2 miliardi di persone, e che, in linea con gli impegni assunti in seno al memorandum d’intesa, le due parti chiedano ai membri della comunità del calcio, nel corso del torneo, di mostrarsi uniti per la pace (Unite for Peace). Durante le partite degli ottavi di finale, alle capitane delle Nazionali verrà chiesto di indossare le fasce che promuovono quanto sottoscritto dal memorandum, e saranno diffusi messaggi tramite i LED a bordo campo, gli schermi degli stadi e i social media, al fine di raggiungere un audience globale e assicurare la massima diffusione di questo importante messaggio.
Fifa e Unhcr, inoltre, collaboreranno per sensibilizzare il pubblico in relazione alle giornate internazionali chiave, quali la Giornata Mondiale del Rifugiato, e continueranno ad attivarsi congiuntamente per la realizzazione di campagne volte a sostenere i programmi di aiuti umanitari vitali nonché la creazione di soluzioni a lungo termine promosse dall’UNHCR a sostegno dei rifugiati.
È nata la sezione paralimpica delle Fiamme Oro: 6 donne e 7 uomini i primi a giurare in Polizia
Lo giuro
Nella pianta organica della Polizia di Stato è nato un nuovo corpo: la sezione paralimpica delle Fiamme Oro. Il servizio di Elena Fiorani.
Con il giuramento davanti al presidente del Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli e al capo della polizia Vittorio Pisani, Bebe Vio e altri 12 atleti fanno la storia nella polizia italiana: sono 6 donne e 7 uomini, i primi a giurare indossando la maglia rossa della polizia. Entrano in ruolo tecnico-scientifico, assunti a tempo indeterminato come agenti tecnici. Pancalli ha sottolineato come il mondo paralimpico non sia solo un mero contenitore di medaglie ma qualcosa di più: “Vogliamo essere un pezzo di politiche pubbliche del Paese” ha detto, spiegando che questo giuramento è un risultato storico per il Paese perchè è un tassello di quella silenziosa rivoluzione culturale che il comitato paralimpico sta portando avanti da anni.
Calcio e diritti: le donne iraniane potranno entrare negli stadi durante la prossima stagione
Una nuova stagione
Le donne iraniane, che possono assistere alle partite di calcio solo in rare occasioni, potranno entrare negli stadi durante la prossima stagione. L’accesso agli eventi sportivi è stato vietato alle iraniane sin dalla rivoluzione islamica del 1979.
“Quest’anno, una delle caratteristiche principali di questo campionato…è che assisteremo all’ingresso delle donne negli stadi”, ha dichiarato il capo della Federazione del calcio iraniana, Mehdi Taj durante una trasmissione in diretta della cerimonia del sorteggio per la prossima stagione del massimo campionato di calcio iraniano. Il torneo a 16 squadre inizierà il prossimo mese.
L’Iran ha in gran parte vietato alle spettatrici di sesso femminile l’accesso al calcio e ad altri stadi sportivi sin dalla rivoluzione islamica del 1979. Nonostante nessuna legge vieti la loro partecipazione i religiosi hanno sempre sostenuto che le donne devono essere protette dall’atmosfera maschile e dalla vista di atleti maschi in pantaloncini in campo.
Taj ha spiegato che alcuni stadi nelle città di Isfahan, Kerman e Ahvaz – ma non nella capitale Teheran – sono “pronti” per ospitare le donne.
Un anno fa alle donne è stato permesso per la prima volta da anni di assistere a una partita del campionato nazionale di calcio, quando il club di Teheran Esteghlal ha affrontato Mes Kerman. In un altro raro caso, nell’ottobre 2019, a circa 4.000 donne è stato permesso di assistere alla partita di qualificazione alla Coppa del Mondo 2022 dell’Iran contro la Cambogia allo stadio Azadi di Teheran.
L’Iran ha subito crescenti pressioni per consentire alle donne di partecipare alle partite dopo la morte nel 2019 della tifosa Sahar Khodayari, che si è data fuoco per paura di essere messa in carcere dopo aver tentato di assistere a una partita travestita da uomo.
La Cedu dà ragione a Caster Semenya: è stata “discriminata sulle caratteristiche sessuali”
Vittoria fuori dalla pista
La Corte Europea dei diritti umani ha dato ragione a Caster Semenya, campionessa olimpica sugli 800 metri, perché “discriminata sulle caratteristiche sessuali”. Il Tribunale Arbitrale dello Sport aveva giudicato legittimo il regolamento sportivo che impone all’atleta di abbassare il suo naturale livello di testosterone per partecipare ad alcune gare.
Oggetto della questione, il regolamento sportivo che impone a Semenya, due volte campionessa olimpica sugli 800 metri e tre volte iridata nella stessa specialità, di sottoporsi a cure ormonali per abbassare il suo naturale livello di testosterone per poter gareggiare su alcune distanze.
Semenya aveva fatto ricorso al Tas, perdendolo, contro la norma della federazione internazionale di atletica leggera (World Athletics) che obbliga le atlete con “diverso sviluppo sessuale” ad assumere anticoncezionali per abbassare il proprio testosterone. Una discriminazione alla quale la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha posto fine.
Nikki Hiltz, la prima atleta dichiaratamente non binaria degli Stati Uniti ai Mondiali di atletica leggera
Vittoria arcobaleno
Nikki Hiltz sarà la prima atleta dichiaratamente non binaria a rappresentare gli Stati Uniti ai Mondiali di atletica leggera che si disputeranno tra poco più di un mese a Budapest nella categoria dei 1500 metri femminili. La mezzofondista è impegnata da tempo per i diritti della comubità LGBT+.
Calcio e sostenibilità: l’impegno di Spagna e Portogallo verso il Mondiale 2030
Un nuovo inizio
Le Federazioni calcistiche di Spagna e Portogallo che puntano ad organizzare il Mondiale 2030 insieme a Ucraina e Marocco, hanno formalizzato l’impegno per una strategia di sostenibilità che dovrà andare oltre i criteri stabiliti dalla FIFA per un modello tutto nuovo.
La candidatura di quattro paesi per il primo Mondiale di calcio ospitato in due continenti diversi, Europa e Africa, mette al centro del progetto la sostenibilità umana e ambientale ispirata dal manifesto pubblicato nel settembre del 2022 dal Comitato Olimpico Spagnolo, il più avanzato al mondo sul tema, in linea con gli obiettivi dell’agenda Onu per lo sviluppo sostenibile nei prossimi anni.