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Apre negli Usa The Sports Bra: “mangia, bevi e guarda sport femminile”


The Sports Bra. A Portland, negli Stati Uniti, il primo bar dello sport che proietta solo competizioni femminili. La promotrice ci tiene a precisare che non si tratta di un locale per sole donne, ma dedicato agi appassionati di sport femminili e gender equal.

Il locale si chiama The Sports Bra, un gioco di parole con il classico nome Sports Bar, a cui è bastato invertire una lettera per tramutarsi in reggiseno sportivo e diteci se non è poesia. In un’intervista rilasciata riportata dalla Cbc, chef Nguyen racconta l’origine della sua idea e prima di tutto ci tiene a specificare: “Non è un bar sport per sole donne, è un bar per gli sport femminili” perciò chiunque sarà benaccetto, a patto che condivida la passione per uno sport che sia gender equal.

A proposito del momento in cui ha deciso di intraprendere questo percorso, Jenny Nguyen racconta: “Erano le finali di basket femminile della NCAA, la partita più importante dell’anno. In una dozzina siamo entrati in questo bar dello sport pensando che sarebbe stata mandata almeno su una TV, ma non è stato così. Quindi abbiamo unito alcuni tavoli, abbiamo fermato il cameriere e chiesto se potesse essere proiettata. Così abbiamo seguito l’evento dalla TV più piccola nell’angolo del bar”.

Nonostante questa piccola vittoria, la situazione è piuttosto surreale perché quando la squadra del cuore segna: “Ricordo di aver saltato su e giù e poi di essermi guardata intorno e mi sono resa conto che nessun altro stava guardando la nostra partita, anzi, ci guardavano come se fossimo pazzi”. Anche perché la loro TV non aveva nemmeno il sonoro. Da qui l’intuizione: “Ed è stato un po’ quel momento tipo, wow, ci siamo davvero così abituati a non sperimentare gli sport femminili nella loro piena potenzialità che abbiamo trascurato qualcosa di così importante come avere il suono”.

Per scherzare, Jenny Nguyen dice che potrà vedere lo sport femminile come merita d’esser visto solo aprendo lei stessa un locale e quello scherzo nel giro di poco si trasforma in un’idea concreta. Oggi The Sports Bra accoglie la clientela con la formula “mangia, bevi e guarda sport femminile” in un’ambiente che trasuda sport da tutte le pareti. La chef spiega: “Voglio che sembri proprio come il tuo normale bar dello sport e che poi quando ti siedi ti rendi conto ‘Oh, in TV è tutto sport femminile’ oppure ‘Oh, queste bandiere sono per le squadre femminili’ o ancora ‘Tutte queste foto e autografi appesi al muro sono di atlete'”.

The Sports Bra aprirà i battenti nella primavera 2022 e la sua storia sta già facendo il giro del mondo, sintomo che – e non lo diciamo tanto per dire – c’è davvero bisogno di una cultura che educhi alla parità di genere, anche nello sport, anche a partire da piccoli gesti per la comunità come mostrare alle ragazzine di oggi che domani potrebbero essere su quei maxi schermi, mentre tutti tifano per loro. La chef Jenny Nguyen conclude: “Probabilmente ho sentito migliaia di storie ormai da sconosciuti che mi hanno raccontato di come hanno vissuto tutta la loro vita aspettando un posto come questo, o che sono così contenti di poter crescere una figlia e avere un posto come questo per portarla”.

Calcio femminile, l’arbitra ucraina Kateryna Monzul ha diretto ieri Inter – Sampdoria


Campo di pace. L’arbitra ucraina Kateryna Monzul ha diretto ieri la partita tra Inter e Sampdoria di Serie A femminile. Lo sport italiano è schierato compatto contro la guerra e prosegue l’attività in favore della popolazione ucraina e degli sportivi in fuga, accogliendo in Italia una delle migliori arbitre europee, che per ora proseguirà qui la sua carriera.

L’Italia apre le porte all’arbitro Kateryna Monzul che domenica ha diretto la gara di Serie A femminile TimVision Inter-Sampdoria. Il calcio italiano è schierato compatto contro la guerra e prosegue l’attività incessante in favore della popolazione ucraina e della sua Federazione accogliendo in Italia una delle migliori arbitre in Europa. Come Stephanie Frappart, la Monzul ha già diretto diverse gare di Europa League e altre sfide importanti, sia in campo maschile che femminile. Adesso potrà proseguire la sua attività arbitrale nel nostro Paese. La sinergia Uefa, Figc e Aia ha creato i presupposti per consentire alla Monzul di proseguire la sua carriera lasciandosi alle spalle le difficoltà logistiche causate del conflitto ma, sicuramente, non i dolori e le sofferenze.

“Mundialito” antirazzista: oltre 20 squadre in campo per l’inclusione


 

 

In campo contro il razzismo. Domani e domenica a Napoli “Mundialito” antirazzista. Il servizio di Elena Fiorani

Un torneo delle comunità nazionali residenti a Napoli, rappresentate da 19 squadre internazionali, che sfideranno le formazioni dei parlamentari italiani, della Polizia di Stato, del Tribunale di Napoli e degli ordini professionali campani dei medici e degli avvocati. Tutti in campo per dare “un calcio al razzismo”, sabato e domenica allo stadio Caduti di Brema nel quartiere Barra.

La manifestazione è promossa dal console della Repubblica democratica del Congo in collaborazione con l’Assessorato allo Sport del Comune di Napoli e 12 Consolati. La partita inaugurale sarà disputata dalla Nazionale parlamentari e dalla rappresentativa della comunità ucraina e vuole valorizzare lo sport come ambiente naturale di fratellanza e di superamento delle contrapposizioni.

“AlleniAmo” il futuro: i giovani di Ancona si riavvicinano allo sport


“AlleniAmo” il futuro. Porte aperte a tutti per riavvicinare i giovani allo sport con l’iniziativa gratuita di “alfabetizzazione motoria” promossa ad Ancona. Molti giovani in questi due anni hanno rinunciato allo sport, costringendo diverse società in tutta Italia a ridurre o cancellare i settori giovanili. Da qui la proposta a ragazze e ragazzi di tornare a muoversi insieme e all’aperto.

Quanti ragazzi in questi due anni di pandemia hanno rinunciato allo sport? Il lockdown, le norme di sicurezza, lo stop ai campionati, la paura: fattori che hanno inciso e non poco sulla “dispersione” dei giovani rispetto all’attività fisica, soprattutto all’aperto. Una fuga dal calcio, in particolare, che ha costretto diverse società in tutta Italia a ridurre se non addirittura cancellare alcuni settori giovanili. “La nostra Scuola Calcio è riuscita a mantenere i numeri degli anni passati – spiega il presidente Diego Franzoni – solo grazie al grande impegno e alla qualità dei nostri tecnici, che sono riconosciuti e stimati sul territorio, e ai nostri dirigenti che curano con passione tutta l’organizzazione e gli impianti. Ci addolora però sapere che diversi ragazzi hanno abbandonato lo sport; desideriamo dare una ventata di ottimismo. Lo sport in generale e il calcio in particolare sono lo strumento privilegiato con cui i ragazzi socializzano, crescono in salute, si divertono: per questo abbiamo deciso di aprire le porte del Campo in erba adiacente il nostro impianto in erba sintetica dell’Aspio a tutte le ragazze e i ragazzi delle annate 2010, ’11, ’12 e ’13 che volessero passare un’ora all’aria aperta, a muoversi e divertirsi, sotto l’occhio attento dei nostri tecnici Santini, Impiglia e Lucarini, e gli altri dello staff che ringrazio per la disponibilità. Il servizio è assolutamente gratuito e segue l’esempio del nostro Patron Sergio Schiavoni, che da sempre ci stimola a portare i ragazzi al campo piuttosto che lasciarli a giocare in mezzo alla strada”.

”Già prima della Pandemia avevamo in mente un’iniziativa di questo tipo – conferma il Co-Responsabile tecnico Sandro Santini, affiancato da mister Marco Impiglia – negli ultimi anni avevamo notato una sempre maggiore difficoltà dei ragazzi a muoversi negli spazi aperti, a coordinare il proprio corpo in relazione all’ambiente circostante, anche semplicemente a fare una bella e lunga corsa sul prato verde. La causa? La riduzione degli oratori, le questioni legate alla sicurezza delle nostre città, la difficoltà di trovare strutture libere nei quartieri, l’alternativa “sedentaria” del gioco virtuale, comodamente seduti sul divano di casa”.

“Sarà una sorta di open-day dello sport a cadenza settimanale, gratuito e senza limitazioni per nessuno – conferma Mister Maurizio Lucarini – rivolto alle ragazze e ai ragazzi che in questi mesi hanno dovuto rinunciare allo sport. Faremo calcio ma più in generale aiuteremo i ragazzi, gratuitamente, a ritrovare il gusto di muoversi all’aperto, di giocare, di divertirsi”.

“Abbiamo per questa iniziativa un luogo ideale – conferma il presidente Franzoni – grazie all’aiuto dei nostri sponsor e alla famiglia Schiavoni, in collaborazione con il Comune di Ancona, abbiamo rimesso a nuovo il campo in erba naturale accanto all’impianto centrale, con illuminazione e recinzioni, panchine nuove, per un divertimento di qualità e in sicurezza. Il nostro sogno è però quello di ammodernare anche il campo centrale, con il rifacimento del manto sintetico, delle strutture e dei servizi, per offrire ai nostri ragazzi le migliori condizioni possibili per praticare lo sport più bello del mondo. Il progetto è pronto, lo abbiamo presentato ufficialmente, abbiamo bisogno di qualche imprenditore illuminato che ami il calcio e abbia a cuore il futuro dei giovani, per aiutarci a crescere insieme le generazioni a venire”.

Guerra dice “No”: il gol per la pace dell’attaccante della Feralpisalò


Messaggio di pace. Lunedì Simone Guerra, centravanti del Feralpisalò, ha deciso di mettere a disposizione la sua maglia e il suo cognome per lanciare un appello per la pace durante la partita di Serie C contro la Triestina. Si è presentato in campo con un «No» dorato stampato prima del suo cognome. La maglia diventerà oggetto di un’asta benefica.

Di cognome fa Guerra. Considerato quanto sta accadendo in Ucraina, ha quindi acconsentito a utilizzare la sua numero 17 per lanciare un urgente messaggio di pace. È accaduto lunedì sera in occasione di Feralpisalò-Triestina, posticipo del Girone A di Serie C trasmesso anche da Rai Sport. Protagonista della vicenda il Simone centravanti dei padroni di casa, che si è presentato sul terreno di gioco con un «No» color oro stampato sul retro della maglia, a formare così l’eloquente dicitura «No Guerra».

Vista l’originalità dell’iniziativa, già questo basterebbe a fare notizia. Ma c’è di più, perché con il suo «nuovo» cognome l’attaccante classe 1989 si è poi reso protagonista di una prestazione coi fiocchi. Il tabellino parla chiaro: due dei tre gol con cui i gardesani si sono sbarazzati degli alabardati portano la sua firma. Il primo siglato di testa al 43’, il secondo con un potente mancino al 57’. Seconda doppietta stagionale per lui, dopo quella messa a segno contro la Pergolettese al 16esimo turno. L’ideale per dare ulteriore risalto all’appello.
Il contributo della fortunata maglia alla pace in Ucraina non si limiterà comunque alla dimensione simbolica. Come reso noto dal club, infatti, verrà anche messa all’asta «per raccogliere fondi da devolvere ed inviare direttamente nel cuore della crisi umanitaria». Raggiunto telefonicamente dal Corriere, Guerra non nasconde la sua soddisfazione: «In Ucraina sta accadendo qualcosa di così grosso che non ho esitato a mettermi a disposizione della società – racconta –, tanto più visto che la maglia sarà ora oggetto di un’asta benefica».

 

Giù il sipario sulle Paralimpiadi di Pechino: il momento dei bilanci


Giù il sipario. Chiuse le Paralimpiadi di Pechino, è il momento dei bilanci. Ottimo risultato per l’Ucraina, seconda nel medagliere dopo la Cina, che ha vinto 61 medaglie. L’Italia chiude 11^ con 7 medaglie, due più del 2018. In vista di Milano-Cortina 2026 il presidente del Cip sottolinea l’importanza di una squadra composta da atleti giovanissimi e la crescita della presenza femminile.

Sette medaglie: due ori, tre argenti e due bronzi. E’ questo il bottino finale della spedizione italiana ai tredicesimi Giochi Paralimpici invernali di Pechino 2022. Un risultato positivo che vale l’undicesimo posto nel medagliere, con due medaglie in più rispetto alla precedente edizione dei Giochi, quella di Pyeongchang 2018. Sono stati tre (e non due come in Corea) gli atleti andati a medaglia: Giacomo Bertagnolli (con la guida Andrea Ravelli) ha vinto due ori (supercombinata e slalom) e due argenti (gigante e supergigante) di sci alpino categoria visually impaired; nella stessa disciplina, ma in categoria sitting, René De Silvestro ha vinto un argento (slalom gigante) e un bronzo (slalom); infine nello sci nordico Giuseppe Romele ha vinto un bronzo (middle distance).
Per l’Italia si tratta di un altro mattone messo nel difficile ambito degli sport invernali: gli azzurri, è da ricordare, non avevano ottenuto medaglie a Sochi 2014, e da allora il miglioramento è stato costante, con le cinque medaglie di Pyeongchang e ora le sette di Pechino. Risultati impreziositi dai buoni piazzamenti della nazionale di ice hockey, che arrivò quarta in Corea e che ha chiuso al quinto posto l’edizione di Pechino. E ora inizia il cammino verso Milano-Cortina 2026, l’edizione casalinga.

Cina davanti a tutti nel medagliere, l’Ucraina è seconda
Nel medagliere finale, è nata una superpotenza mondiale: è la Cina, che si issa prepotente in vetta con ben 61 medaglie conquistate. Sono 18 ori, 20 argenti e 23 bronzi. Quattro anni fa i cinesi ne avevano vinta solamente una, a testimonianza di quanto la preparazione avviata in vista della Paralimpiade casalinga non solo abbia portato risultati, ma abbia letteralmente sconvolto i rapporti di forza sul campo. E così, verosimilmente, sarebbe andata anche se in gara ci fossero stati gli atleti di Russia e Bielorussia, esclusi alla vigilia dei Giochi come conseguenza della violazione della tregua olimpica da parte dei rispettivi paesi con l’invasione dell’Ucraina.

E proprio l’Ucraina occupa la piazza d’onore, seconda nel medagliere finale, con 29 medaglie complessive (11 ori, 10 argenti, 8 bronzi) a precedere Canada (8 ori, 6 argenti, 11 bronzi) e Francia (7 ori, 3 argenti, 2 bronzi). Chiudono in quinta posizione gli Stati Uniti, che avevano invece guidato il medagliere quattro anni fa: per loro 6 ori, 11 argenti e 3 bronzi, per un totale di 20 medaglie. L’Austria chiude sesta con 5 ori, 5 argenti e 3 bronzi, precedendo la Germania (4 ori, 8 argenti e 7 bronzi) e la Norvegia (4 ori, 2 argenti e 1 bronzo). A chiudere la top ten ci sono Giappone (4 ori, 1 argento e 2 bronzi) e la Slovacchia con 3 medaglie d’oro e 3 di bronzo. Finisce undicesima l’Italia, con 2 ori, 3 argenti e 2 bronzi, precedendo Svezia, Finlandia, Gran Bretagna, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Australia, Kazakhistan e Svizzera.

Italia chiude con 7 medaglie: il bilancio del presidente Cip Luca Pancalli
“Si chiude una grande Paralimpiade: un’edizione – dice il presidente del Cip Luca Pancalli – che, dal punto di vista sportivo, ci ha regalato tante gioie e spunti interessanti per il futuro. Il bilancio finale parla di due medaglie in più, un atleta in più sul podio e una posizione guadagnata nel medagliere rispetto a PyeongChang. Si tratta di un risultato molto importante, soprattutto in considerazione del livello tecnico e agonistico che abbiamo visto nelle competizioni e tenendo presente la partecipazione di tanti giovani, molti di loro esordienti, nella Squadra azzurra”. La coppia Bertagnolli/Ravelli – che ha portato all’Italia 4 medaglie, due ori e due argenti – ha compiuto per Pancalli una vera impresa: “Hanno dimostrato di essere degli autentici fuoriclasse e confermandosi al vertice dello sci alpino paralimpico”. René De Silvestro, che nello sci alpino sitting si è portato a casa due medaglie, un bronzo e un argento, “ha gareggiato con determinazione e maturità dimostrando di essere uno degli atleti più forti al mondo”. Infine, Giuseppe Romele, bronzo nella middle distance di sci nordico, “un atleta immenso e un ragazzo straordinario”.

“Queste Paralimpiadi – ragiona Pancalli – ci consegnano tante certezze, tante conferme ma anche tante indicazioni su quello che c’è da fare per il futuro. Ci attende la grande sfida di Milano Cortina che vogliamo vivere da protagonisti. Abbiamo una squadra di giovanissimi, tanti poco più che ventenni. Recuperiamo anche una presenza femminile che mi auguro possa diventare sempre più consistente. Ci proiettiamo verso Milano Cortina con l’auspicio che possano venir fuori tanti giovani campioni, non solo nello sci alpino, ma in tutte le discipline invernali. Giovani che magari potranno rafforzare quelle discipline che hanno ben figurato come lo sci nordico, il para Ice hockey e lo snowboard e anche le altre che non hanno ottenuto la qualificazione”.

“Colgo l’occasione – afferma il presidente del Cip – per esprimere le mie congratulazioni alla FISIP e alla FISG, a partire dai Presidenti Tiziana Nasi e Andrea Gios, per i risultati ottenuti e per l’ottimo lavoro di preparazione svolto. Un ringraziamento va anche al Capo Missione Juri Stara, a tutti gli staff, al personale medico e a tutti coloro che hanno lavorato per mettere le atlete e gli atleti nelle condizioni di gareggiare al meglio. Ai ragazzi e alle ragazze di questa spedizione voglio dire: sono fiero di voi, sono orgoglioso di quello che avete fatto, sia che siate andati a medaglia sia che non ce l’abbiate fatta. Continuate così, guardate sempre al futuro e non perdetevi mai d’animo. Il vero atleta non è quello che non cade ma quello che ogni volta riesce ad alzarsi e sono sicuro che per il futuro saprete rendere orgoglioso il movimento paralimpico e le vostre federazioni”, ha concluso Pancalli.

Ucraini in fuga: la Figc apre i tesseramenti per giovani e dilettanti


Giocare in pace. La Figc scende in campo per i giovani ucraini in fuga. L’iniziativa darà loro la possibilità di essere tesserati in ambito dilettantistico e di Settore Giovanile e Scolastico, fino alla fine di questa stagione sportiva. La Federazione si farà inoltre carico degli oneri previsti per il tesseramento stesso e per la copertura assicurativa.

“Di fronte a quanto sta accadendo non si può rimanere inerti”. Così il presidente della Figc Gabriele Gravina ha iniziato il suo discorso per spiegare l’ultima iniziativa, molto concreta, con cui la nostra Federazione aiuterà i ragazzi in fuga dalla guerra in Ucraina, ovvero dando loro – con un atto d’urgenza – la possibilità di essere tesserati in ambito dilettantistico e di Settore Giovanile e Scolastico, fino alla fine di questa stagione sportiva. La Figc si farà inoltre carico degli oneri previsti per il tesseramento stesso e per la copertura assicurativa.

Negli ultimi giorni erano arrivate infatti diverse richieste da ragazze e ragazzi che, scappati dalla loro terra sotto attacco, hanno trovato accoglienza in Italia. “Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità – ha detto ancora Gravina — e in continuità con quanto già fatto nei giorni scorsi, la Figc si è adoperata tempestivamente per consentire a bambine e bambini ucraini di giocare nel nostro Paese, assumendosi direttamente tutti i costi. Sono convinto che non ci possa essere vera accoglienza, infatti, se non si permette loro anche di praticare sport”.

 

Donne manager nello sport: una lunga maratona per la parità di genere


 

 

 

La lunga rincorsa. Nello sport italiano tante campionesse ma poche manager. Il servizio di Elena Fiorani.

E’ una lunga maratona quella che le donne stanno correndo per riuscire ad ottenere pari diritti e dignità con i colleghi sportivi uomini. Le atlete italiane sono pronte, hanno capacità gestionali e lungimiranza ma le poltrone delle scelte sono ancora a loro precluse, con una asimmetria abbastanza evidente con quanto avviene nella società e sui campi di gara. Ad oggi in Italia solo due federazioni, fra le 45 affiliate al Coni, sono guidate da donne e 13 hanno delle vicepresidenti.

In un quadriennio la presenza femminile è passata da una cinquantina di consigliere a 120, numeri che crescono con costanza anche se sono ancora molto piccoli, se pensiamo che 100 anni fa Alice Milliat organizzava la prima edizione dei Giochi olimpici femminili, portando nel 1928 il Cio ad aprire le porte dei Giochi alle donne.

Obbligo di quote rosa negli impianti sportivi: la proposta al Comune di Roma


Palla al centro. Al Comune di Roma è stata depositata una proposta rivolta ai gestori degli impianti sportivi comunali: verranno assegnati solo ai concessionari che rispettino le quote rosa all’interno dei propri consigli direttivi. La parità di genere obbligatoria servirebbe a promuovere la partecipazione delle donne, nella pratica ma anche nella gestione dello sport.

Novità in vista per i gestori degli impianti sportivi comunali. E’ stata infatti depositata una proposta che mira a modificare i requisiti per ottenere le concessioni. I gestori, se passa l’atto depositato dal presidente della commissione sport Nando Bonessio, dovranno garantire il rispetto delle cosiddette quote rosa all’interno dei propri consigli direttivi. Un impegno che, ha spiegato l’autore della proposta, riguarda “qualunque società sportiva abbia già in gestione e che voglia chiedere la concessione di un impianto sportivo del comune”.

La promozione delle pari opportunità
La modifica al regolamento attualmente in vigore, prevede che i concessionari garantiscano “nello statuto” il rispetto della “parità di genere”. “Se questa proposta di delibera sarà approvata – ha spiegato Bonessio, capogruppo in comune di Europa Verde – Roma capitale si adeguerà a quanto disposto dal Governo che, con la Riforma dello Sport ( D.Lgs. n. 198/2021) ha previsto di promuovere la pari opportunità delle donne nelle prestazioni di lavoro sportivo, tanto nel settore professionistico, quanto in quello dilettantistico”.

Un obiettivo non rinviabile
“Per Roma si tratta di un obiettivo non più rinviabile” ha sottolineato Bonessio per una città che, in collaborazione con l’associazionismo sportivo, “mira alla reale diffusione della partecipazione delle donne, non solo all’interno di tutte le discipline sportive ma anche nella gestione dirigenziale delle stesse attività”. L’iter amministrativo per arrivare all’attuazione di questa proposta, “non a caso depositata l’8 marzo ”ha sottolineato Bonessio, è lungo. Trattandosi di un regolamento comunale deve prima passare nei municipi, poi in commissione sport ed infine in Aula Giulio Cesare per la definitiva approvazione.

Ucraina, l’abbraccio dello sport italiano ad atlete e atleti in fuga


L’abbraccio dello sport. Ad Ostia è arrivata la nazionale ucraina di nuoto sincronizzato, grazie ad un pullman messo a disposizione della Federazione italiana nuoto: dieci atlete e due tecnici sono ora al sicuro. Sono 49, invece, le persone arrivate a Parma con il bus dei rugbisti delle Zebre, che ha messo in salvo i familiari dei giocatori della squadra di rugby di Kiev RC Polytechnic.

Grazie alla Federazione italiana nuoto, che ha messo a disposizione i mezzi necessari per lasciare il Paese in guerra, la nazionale ucraina di nuoto sincronizzato è approdata in Italia, al centro federale natatorio di Ostia. Tra le atlete ci sono: la campionessa del mondo e d’Europa Veronika Hryshko, la campionessa d’Europa Olesia Derevianchenko e le medagliate agli europei giovanili Anhelina Ovchynnikova, Anastasiia Soldatenkova. Con loro viaggiano i tecnici Oleisia Zaitseva e Kseniia Tytarenko e le gemelle Maryna e Vladyslava Aleksiiva, bronzo olimpico, campionesse del mondo e d’Europa, che si sono aggregate da Chernivtsi.

Intanto sono stati riattivati i contatti con un altro gruppo di atlete partito da Kharkiv di cui si erano perse le tracce: si sta dirigendo al confine di Beregsurány. E’ composto da Marta Fiedina (bronzo olimpico nel duo e mondiale nel programma tecnico e libero), Sofiia Matsiievska (17 anni) e il tecnico Yevheniia Lykhman che dovrebbero ricongiungersi a Mukachevo con l’allenatrice Valeriia Mezhenina e con Sofiia Spasybo (15 anni) in fuga coi genitori.

Sono arrivati ieri sera a Parma a bordo del bus della squadra di rugby parmigiana delle Zebre, impegnata nel campionato internazionale dell’United Rugby Championship (la ex Celtic League), i familiari dei giocatori della squadra di rugby di Kiev RC Polytechnic. Tanti bambini, donne e anziani, in tutto 49 persone, che il club italiano ha aiutato a lasciare l’Ucraina per proteggerne l’incolumità.

Il pullman è partito da Parma sabato scorso raggiungendo la località di Barabás al confine tra l’Ungheria e l’Ucraina dove, espletate verifiche burocratiche e sanitarie, ha potuto caricare a bordo i profughi.

Sono tutti in buona salute e al loro arrivo alla Cittadella del Rugby di Parma sono stati accolti ieri sera da una delegazione di dirigenti delle Zebre e trasferiti a Corniglio, comune dell’Appennino parmense dove saranno ospitati nelle strutture della Cooperativa 100 Laghi. Attivata dalle Zebre una raccolta fondi su GoFundMe per le famiglie appena arrivate.