Print the innovation. E’ il progetto di CBM Italia che prevede la costruzione di protesi ortopediche attraverso stampanti 3D per persone con disabilità in Uganda. Ascoltiamo il direttore dell’associazione Massimo Maggio.

Print the innovation. E’ il progetto di CBM Italia che prevede la costruzione di protesi ortopediche attraverso stampanti 3D per persone con disabilità in Uganda. Ascoltiamo il direttore dell’associazione Massimo Maggio.
All’aria aperta, dopo il lungo periodo di chiusura dei luoghi aggregativi: questa la sfida che dovrà affrontare un gruppo di adolescenti tra i 14 e i 16 anni che parteciperanno al primo Summer Skill Camp dal 13 al 17 luglio nel centro di Cascina Mulini Asciutti organizzato dal Csv Monza Lecco Sondrio.
SportOpera. Parte stasera la sezione del Campania teatro festival che indaga la relazione tra arte e sport. Tre campioni olimpici e paralimpici in scena con “Preludi – Hybris”, testo tratto da Omero e Giovan Battista Marino in cui la celebrazione della morte diventa occasione per incarnare l’aspirazione vera dello sport: la sfida all’inerzia e all’incombenza della fine.
Prosegue la quattordicesima edizione del Campania Teatro Festival diretto per il quinto anno consecutivo da Ruggero Cappuccio e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano: riparte nella Manifattura della Porcellana del Museo
e Real Bosco di Capodimonte (Porta Miano), alle 21, la sezione SportOpera a cura di Claudio Di Palma e Vesuvioteatro che indaga la relazione tra arte e sport. Lo fa con “Preludi – Hybris”, da Omero e Giovan Battista Marino. Sul palco Stefania Rocca, affiancata dai campioni Gabriella Dorio (Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Los Angeles 1984) e Imma Cerasuolo (Medaglia d’Oro alle Paraolimpiadi di Atene 2004), con la partecipazione di Patrizio Oliva (Medaglia d’Oro alle Olimpiadi di Mosca 1980).
Le musiche sono eseguite dal vivo da Massimiliano Sacchi (clarinetti), Annalisa Madonna (voce), Gianluca Rovinello (arpa), Marcello Giannini (chitarra ed elettronica), Pasquale Benincasa (percussioni). La realizzazione dello spazio scenico è a cura di Emmanuele Esposito in collaborazione con il Biennio di Scenografia per il Teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Omero ci lascia suoni e versi che bene descrivono i cerimoniali sportivi dell’antica Grecia: i ludi funebri per la morte di Patroclo o Anchise ad esempio. Celebrare la morte diveniva l’occasione per incarnare un vitalismo atletico grazie al quale rimisurare abilità ginniche e ribadire il valore apotropoaico dello sport il cui fine implicitamente risultava, e ancor oggi risulta, la sfida all’ossessione dell’inerzia, al senso della fine. La fine è, però, anche il limite estremo dell’esperienza sportiva, l’ultimo spostamento del limite come quello di Calamo e Carpo nell’opera di Marino.
Promossi a pieni voti. Secondo la Commissione Europea il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza presentato dall’Italia è ben allineato al Green Deal, grazie alle misure indirizzate alla transizione climatica tra cui progetti di efficientamento energetico degli edifici e per favorire la concorrenza nel mercato del gas e dell’elettricità.
Giovani, competenze, transizione ecologica e digitale. Sono i temi al centro dell’assemblea della CNESC sul servizio civile universale. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.
Il maggior contributo che il servizio civile universale può dare a valorizzare i giovani è attuare pienamente la riforma che ne prevede l’universalità degli accessi, la programmazione di interventi pluriennali, l’educazione e promozione culturale, la valorizzazione di beni artistici e culturali, l’ambiente, la pratica motoria, la protezione civile, mettendo in risalto la dimensione concreta di difesa civile della Patria e di attuazione dei valori fondanti della Costituzione.
Le quasi 30.000 posizioni di servizio civile che le oltre 4000 organizzazioni CNESC hanno proposto su questi settori per il prossimo anno dimostrano la continuità dell’impegno messo in campo dall’associazione.
La cura nella pandemia: è il titolo del dossier realizzato dal Coordinamento lombardo delle Comunità di accoglienza che fotografa l’impegno delle organizzazioni e racconta come hanno reagito alla crisi Covid, attraverso storie che raccontano la forza del gruppo, la creatività delle cooperative e la tecnologia che diventa vicinanza.
Lavoro a rischio. L’impatto della fine del blocco dei licenziamenti nel report di Area studi Legacoop e Prometeia. Il servizio è di Giuseppe Manzo
Per le imprese dei settori più direttamente colpiti, sia per tutte quelle che la crisi potrebbe aver lasciato più in difficoltà (alberghiero, ristorazione, catering, ma anche tessile e abbigliamento) con il venir meno del blocco potrebbe manifestarsi un problema occupazionale che si sommerebbe alle perdite già accumulate: nel primo trimestre 2021 erano 960mila posti in meno rispetto al periodo pre-crisi.
È quanto emerge dal report elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra AreaStudi Legacoop e Prometeia per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati nel corso dell’epidemia Covid-19.
Voglia di ricominciare. In Iraq la vita riparte anche dalla boxe: per le donne Yazide la vita nei campi profughi è stata un’opportunità di emancipazione grazie a quanto imparato dai corsi delle ONG: la 21enne Husna, ad esempio, ha aperto una piccola palestra e avviato corsi di pugilato dove non c’erano impianti sportivi neanche prima della guerra.
Così, mentre gli yazidi tornano nel Sinjar per ricostruire le loro vite, le donne possono mettere a frutto quanto imparato grazie all’attivazione di corsi formativi da parte di alcune ONG. C’è, per esempio, la 21enne Husna, che apre la sua piccola palestra dove avvia corsi di boxe lì dove non c’è mai stato nemmeno un impianto sportivo, anche prima che la guerra distruggesse città e villaggi. I corsi di boxe di Husna sono il primo evento sportivo per donne nella sua città. Ma non solo, anche seminari di letteratura, corsi di avviamento al lavoro e di educazione ai metodi contraccettivi.
Husna appartiene al milione e mezzo di sfollati iracheni: civili costretti a fuggire di fronte all’invasione dell’ISIS. Ritornando a quel periodo, spiega la giovane «Ricordo solo che una mattina abbiamo dovuto lasciarci tutto alle spalle, salire in macchina e scappare in montagna. L’Isis si stava avvicinando al Sinjar. Se fossimo rimasti, saremmo stati uccisi, proprio come gli altri». La popolazione yazida era un obiettivo particolare dell’aggressione dell’ISIS. Molti di loro hanno quindi sperimentato un orrore inimmaginabile durante la fuga e hanno assistito all’uccisione o al rapimento dei loro familiari. Dal 2014, gli yazidi sfollati sono stati abbandonati nei campi del Kurdistan iracheno.
I campi, ognuno dei quali ospita decine di migliaia di sfollati, si trovano solitamente a chilometri di distanza dalle città più vicine e, in pratica, sono isolati dal resto del Paese. Le famiglie hanno dovuto vivere per anni in piccole case container. Questo non ha impedito ad alcune donne rifugiate di migliorare la propria vita. I campi per sfollati del nord-ovest dell’Iraq, sotto il governo regionale curdo, sono pieni di storie di successo di donne che hanno costruito con il minimo indispensabile e hanno lasciato i campi meglio di quando sono arrivate. Husna era infatti uno di loro. Ha imparato a boxare mentre viveva in un campo per sfollati interni chiamato Rwanga, per sette anni, la maggior parte della sua adolescenza.
Nel 2018 Husna ha firmato per un progetto intitolato “Boxing Sisters”. Una ONG chiamata “Fiore di loto” l’aveva avviata allo scopo di migliorare la salute mentale e fisica delle donne rifugiate. «Sono andata alla prima sessione e mi sono subito innamorata di questo sport», racconta Husna. Tutti gli allenatori, inclusa Cathy Brown (pugile britannica che ha visitato il campo), hanno convenuto che aveva talento. Ora Husna è diventata a sua volta allenatrice di boxe ed è piuttosto famosa. La conoscono non solo le vicine e le amiche del campo di Rwanga, ma anche le donne degli altri campi, che partecipano ai suoi corsi. L’ONG “Fiore di loto” aiuta tuttora Husna negli altri campi per sfollati ad addestrare più donne e ragazze, anche ora che è tornata a Sinjar. Husna dice che la boxe le ha dato uno scopo. «Se non fosse per i corsi di boxe, non saprei cosa fare tornando nel Sinjar – ammette la ragazza – non c’è niente lì per me, nessun lavoro o nessuna università che potrei permettermi».
Nel campo di Rwanga, i corsi di boxe non sono tuttavia l’unico programma di emancipazione su cui le donne possono fare affidamento. Le ONG come “Fiore di loto” hanno infatti offerto una serie di attività istruttive per le donne così da garantire loro l’indipendenza. «Sono stati tutti programmi di successo perché le donne li hanno accolti e apprezzati e vi hanno preso parte con entusiasmo» afferma Vian Ahmad, direttore regionale della ONG. Grazie alla formazione professionale offerta nei campi, decine di donne hanno imparato ad avviare una propria piccola impresa. Leyla per esempio, è una donna yazida di 37 anni, che ha imparato a cucire grazie ai corsi attivati dall’ente.
Ora ha aperto la sua piccola sartoria. «È ironico – prosegue il direttore – ma vivere in un campo ha fornito opportunità alle donne a cui non avrebbero mai avuto accesso, nei loro villaggi». «I nostri corsi di letteratura nei campi – racconta Ahmad – sono sempre stati pieni» e ora più di cento donne hanno imparato a leggere e scrivere. Una di queste è Nove. L’ONG l’ha infatti aiutata ad aprire un piccolo negozio di alimentari nel campo di Essian. Nine può così sostenere la sua famiglia e prendersi cura del marito disabile.
Asvis Live. Oggi in diretta streaming il terzo e ultimo appuntamento organizzato dall’alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile in vista del Festival in programma a fine settembre. L’evento presenterà L’Enciclica “Fratelli Tutti” alla luce dell’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030 “Pace, giustizia e istituzioni solide”.
Non si può morire per i diritti. Le Acli nazionali esprimono cordoglio e vicinanza alla famiglia di Adil Belakhdim, sindacalista morto a Novara durante una manifestazione. “Quello che è successo – afferma le associazioni cristiane dei lavoratori – si inserisce in una delle tante situazioni che rischiano di esplodere in queste settimane”.