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Sport sullo schermo

di Redazione GRS


Fitprime TV, piattaforma di video on demand, propone allenamenti gratuiti da fare a casa. Disponibili centinaia di proposte, per soddisfare le più diverse esigenze: dai circuiti ad alta intensità allo yoga, dalla tonificazione alla meditazione. Obiettivo accompagnare le persone nella loro nuova quotidianità da coronavirus.

Fitprime è una startup fondata nel 2016 che, grazie alla sua app, consente l’accesso a più di 1.300 centri sportivi in Italia. Proprio la chiusura delle palestre ha reso necessaria una soluzione differente per garantire ai propri utenti la possibilità di continuare ad allenarsi, anche da casa. Da qui, dunque, la nascita di Fitprime TV, che da martedìb31 marzo propone centinaia di workout. “Abbiamo sentito fin da subito l’esigenza di fare qualcosa in più per aiutare le persone in questo momento così delicato – ha affermato Matteo Musa, Ceo e Co-founder di Fitprime -. Lo scopo del portale è quello di accompagnare le persone nella loro nuova quotidianità e di aiutarle a mantenere uno stile di vita sano e attivo, a beneficio della salute non solo fisica ma anche e soprattutto mentale.Come ben sappiamo, infatti, lo sport è uno dei principali mezzi per diminuire lo stress, controllare le tensioni e rilassarsi”. Per consentire quindi agli utenti di fruirne in modo completamente gratuito, la piattaforma resterà a disposizione senza alcun costo fino al termine dell’emergenza sanitaria. Per garantire contenuti di qualità, Fitprime si è rivolta ai centri sportivi partner e, inoltre, ha collaborato con numerosi fitness influencer, come sottolineato da Damiano Rossi, Responsabile dei Centri Partner e Co-founder di Fitprime: “Abbiamo coinvolto alcuni dei migliori trainer e fitness youtuber italiani nelle varie discipline e la loro risposta positiva è stata immediata. Una volta concordato il format abbiamo iniziato a produrre con loro workout, percorsi e lezioni in esclusiva per la nostra piattaforma, che ci permettono di andare live già dalla prima release con centinaia di video originali. E il numero crescerà nelle prossime settimane”.

Strage di reporter

di Redazione GRS


La giornalista María Elena Ferral è stata assassinata in Messico: in passato aveva denunciato i legami tra narcotrafficanti e politica nello Stato di Veracruz. Il paese centroamericano è il più pericoloso per i cronisti: lo scorso anno sono stati dieci quelli uccisi e ben 108 dal 2006. Nel 99% dei casi i delitti sono rimasti impuniti.

“No se mata la verdad matando periodistas”. È questo il forte messaggio che arriva da Xalapa, siamo nel cuore dello Stato di Veracruz in Messico, dove da alcuni giorni prosegue il cordoglio per l’attentato alla giornalista María Elena Ferral. Due sicari a bordo di una moto l’hanno sorpresa mentre usciva da un ufficio notarile a Papantla, cittadina afflitta dalla guerra che i narcos combattono per il controllo dei territori. Colpita da otto proiettili, la cronista è stata portata all’ospedale regionale di “Poza Rica”, dove tuttavia è morta.

María Elena Ferral era nota per le sue inchieste volte a denunciare la corruzione della classe dirigente locale. L’infiltrazione del narcotraffico all’interno degli ambienti politici era diventato il mostro da denudare. E contro quest’ultimo, la sua arma è stata sempre la libera informazione. Da cronista ha collaborato con la testata locale di Papantla, El Diario de Xalapa, ma soprattutto dal 2016 pubblicava nel sito internet da lei creato, Quinto Poder, indiscrezioni e indagini giornalistiche sulle attività criminali e la collusione tra malaffare e agenti di polizia.

Proprio a causa di questa sua attività “fuori dagli schemi” la Ferral era stata più volte minacciata nel corso degli ultimi anni. Le autorità di Veracruz le avevano assegnato una scorta, revocata di recente. Ora sono gli stessi apparati di sicurezza che pretendono la verità. In particolare la “Fiscalía General del Estado” indaga sul caso e promette di “consegnare alla giustizia i responsabili, chiunque si tratti”. Una formula, quest’ultima, che denuncia una particolare forma di omertà tra i funzionari statali, che adesso si promette di lasciare alle spalle.

Intanto si sommano nel Paese centroamericano i casi di cronisti imbavagliati fino alla morte. Durante una delle numerose proteste in corso a Xalapa, una collega della Ferral, Verónica Huerta, ha denunciato altri 28 casi di giornalisti uccisi nel solo stato di Veracruz. Qui, poco meno di tre settimane fa, un’altra giornalista Blanca Mireya Ulloa, direttrice del quotidiano “La Opinion” è stata vittima di un orribile attacco a colpi di pugnalate mentre percorreva il tragitto verso casa. Fortunatamente è riuscita a salvarsi, ma restano le continue minacce di morte a carico della donna, per intimidirla e costringerla a cessare le sue pubblicazioni.

Di tutte queste vicende si occupa l’organizzazione internazionale “Reporter senza frontiere”, attiva in tutto il mondo per informare sui tentavi di arrestare la libertà d’informazione. Nel caso del Messico la Ong riporta che “sebbene il Paese non si trovi in uno stato di guerra (almeno ufficialmente ndr.) i media messicani risultano immersi in una grave spirale di violenza ed impunità di fronte la legge. Il Messico continua ad essere la più pericolosa nazione latino-americana per la stampa a tutti i livelli”. L’organizzazione conta anche un numero di cento cronisti uccisi dal 2006, quando il Paese ha iniziato una dura lotta per estirpare i narcos. Dieci lo scorso anno, mentre quello occorso a Maria Elena Ferral, è il primo delitto che si registra nel 2020.

Intanto questa dichiarazione di guerra alla libertà di stampa è giunto anche tra i corridoi delle diplomazie del Vecchio Continente. Infatti la delegazione dell’Unione Europea in Messico ha voluto manifestare la propria preoccupazione per la mancanza di risultati nelle indagini aperte sui casi precedenti all’uccisione della giornalista. L’organismo diplomatico ha anche ribadito il proprio appoggio a tutti gli organi di stampa che promuovono il diritto ad un’informazione libera e trasparente. Nel messaggio si legge: “l’esistenza di mezzi di comunicazione liberi e indipendenti è una condizione indispensabile per lo sviluppo e la protezione della democrazia”.

di Pierluigi Lantieri

Reddito di emergenza

di Redazione GRS


Lo chiedono diverse reti associative del terzo settore. Il servizio è di Giuseppe Manzo.

Non basta distribuire beni di prima necessità. Costruire subito un sostegno immediato al reddito delle persone e delle famiglie per contrastare l’impoverimento e mantenere la coesione sociale e democratica del Paese. Dalla collaborazione tra il Forum Disuguaglianze e Diversità (ForumDD) e l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), assieme a Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università di Trento, nasce una proposta per integrare il Decreto “Cura Italia” e fronteggiare immediatamente la caduta di reddito delle famiglie dovuta alla crisi innescata dalla diffusione della pandemia Covid-19. Questa proposta segue quella dell’Alleanza contro la povertà che aveva chiesto l’ampliamento del reddito di cittadinanza. Su un punto c’è un consenso unanime: welfare e reddito ampliati e diffusi sono fondamentali per affrontare la post emergenza.

“La strage degli innocenti”

di Redazione GRS


E questa volta sono le persone più fragili, anziani o con disabilità, a cui è negato l’accesso alle cure. Muoiono a casa o nelle residenze socio-sanitarie. Oltre a loro chi li assiste, parenti o operatori, ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari. Forte la denuncia del Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba e Alleanza Cooperative Italiane.

La storia si capovolge. A distanza di circa duemila anni dalla prima “Strage degli Innocenti”, quando, secondo la confessione cattolica, il re della Giudea Erode ordinò un massacro di bambini allo scopo di uccidere Gesù, il bersaglio è opposto. Ora, gli innocenti del ventunesimo secolo, sono le persone più anziane e con disabilità, esposte senza alcuna difesa di fronte al virus Covid-19. È attraverso questo parallelismo storico che Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane-Welfare Lombardia denunciano con un comunicato stampa la negligenza nei confronti delle persone più deboli, cui in queste settimane è stata negata ogni forma elementare di prevenzione.

Costretti a pagare con la propria vita. “A queste persone – esordisce la nota – una volta contratta la malattia, viene negato l’accesso ai pronto soccorso e agli ospedali, lasciandole morire nei loro letti. Muoiono nelle case o nei servizi residenziali, senza poter avere accesso a tutte le cure a cui vengono invece sottoposte le persone che riescono ad essere ricoverate”. Soprattutto all’interno delle Rsa –  residenze sanitarie assistenziali – si moltiplicano, giorno dopo giorno, le persone che non riescono a sopravvivere. Le strutture di assistenza si trasformano in luoghi di sofferenza. I degenti resistono, finché possono, senza poter essere ricoverati e tantomeno sottoposti a tampone. Emergono sempre più casi, sempre nuove storie. Uno stato di assedio che condanna le Rsa ad essere i nuovi focolai del virus.

Ancora più drammatica la situazione in Lombardia, dove oltre ai casi sospetti (ma non certificati), gli operatori si ammalano e sono costretti all’isolamento domiciliare, sono in difficoltà a reperire mascherine e sovracamici, devono far fronte ad istruzioni sanitarie che vengono aggiornate ogni giorno. “Le persone che li assistono – prosegue il comunicato – si tratti di parenti o di operatori sociosanitari, rimangono ancora sprovvisti delle mascherine e dei dispositivi di protezione necessari per evitare di contagiare e di essere contagiati. Anche nella distribuzione “pubblica” dei DPI, infatti, sono state privilegiate, sinora, le strutture sanitarie rispetto a quelle sociosanitarie”.

E di questo passo le conseguenze rischiano di essere molto pesanti. Da una parziale indagine della Fp Cgil sul 40% delle strutture lombarde, risultano almeno 200 Rsa con infezioni da Covid-19. Tra questi, alcuni casi sono davvero emblematici. Nella casa di riposo “Sassi” di Gropello Cairoli (Pavia) hanno perso la vita 15 degenti e un’infermiera di 64 anni risultata positiva al coronavirus. Per gli anziani ospiti della Rsa i sintomi sono quelli riconducibili al Coronavirus anche se non si è potuta accertare la natura della malattia, non essendo stati eseguiti i tamponi. Alla Rsa “Borromea di Mombretto” (Milano) la maggior parte dei contagiati dal virus si trovava in una residenza per anziani, in cui sono stati dichiarati 43 decessi per il virus, anche se secondo i parenti sarebbero molti di più. Nella casa di riposo di Quinzano d’Oglio (Brescia) sono morte 33 persone. Ufficialmente solo una di queste è morta di Covid-19: la prima, a cui è stato fatto il tampone dopo il decesso in ospedale. Gli altri 32 ospiti sono morti nella struttura, perché non è stato possibile fare arrivare l’ambulanza.

Ormai è chiaro: oltre alla prima linea degli ospedali esiste anche il fronte delle strutture e dei servizi socio sanitari. Dalle case di riposo alle comunità per famiglie o persone in difficoltà, dai servizi domiciliari ai centri diurni. Necessitano di supporto affinché possa cessare questa nuova “Strage degli Innocenti”. Il comunicato firmato da Forum Terzo Settore Lombardia insieme a Ledha, Uneba Lombardia e Alleanza Cooperative Italiane si conclude proprio con il seguente appello: “Forniamo subito agli enti gestori tutti i presidi di protezione, i medici, i farmaci necessari per garantire diagnosi e cure tempestive. Permettiamo alle persone con disabilità di qualunque età di poter accedere, almeno in condizioni di parità rispetto al resto della popolazione, alle terapie intensive quando utile e necessario. Non neghiamo a nessuno la speranza e la possibilità di poter guarire e vivere.”

di Pierluigi Lantieri

Salvavita per tutti

di Redazione GRS


Gli esperti dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani hanno diffuso un importante comunicato che si apre così: «La crisi legata al coronavirus non può essere risolta solo con misure di emergenza e di sanità pubblica; anche gli altri diritti umani devono essere affrontati. Tutti, infatti, senza eccezioni, hanno il diritto a interventi salvavita e questa responsabilità spetta ai Governi dei vari Paesi.

Disegnate #neverremofuori

di Redazione GRS


È l’hashtag della campagna promossa dal Csv di Bari insieme all’associazione Artemes, che si rivolge soprattutto a persone o famiglie svantaggiate e che tra le sue attività comprende la scoperta di situazioni di disagio attraverso l’analisi di disegni di bambini. L’appello è a inviare disegni e foto di vita familiare, che saranno rilanciati sui social e sul sito del Csv.

Golpe all’ungherese

di Redazione GRS


Stato di emergenza a tempo indeterminato, carcere per chi fa disinformazione, sospensione delle elezioni: i poteri straordinari di Viktor Orbán per contrastare il coronavirus trasformano l’Ungheria in un regime autoritario, incompatibile con i valori dell’Unione Europea. Ai nostri microfoni la giornalista Antonella Napoli di Articolo 21. (sonoro)

La metropolitana del corpo

di Redazione GRS


La metropolitana del corpo. Muoversi è la parola d’ordine per rispondere al meglio all’emergenza Covid-19. In Francia la Fédération sportive et  gymnique du travail (FSGT) lancia uno strumento originale e divertente: una mappa simile a quella metropolitana che propone una vera e propria ginnastica propriocettiva focalizzata su lavoro motorio, scoperta ed esplorazione, adattabile alle diverse età ed esigenze.

L’inattività fisica è uno dei mali di questo secolo e corrisponde a una spesa energetica prossima allo zero. Con il tempo il corpo si abitua sempre di meno allo sforzo, ingrassa e perde flessibilità perchè i muscoli non vengono utilizzati a sufficienza. Se il corpo umano viene così abbandonato, trascurato e si allontana dal movimento, diventa urgente riappropriarsi del proprio fisico, incitandolo all’esplorazione. Per gli anziani l’obiettivo è di aiutarli a mantenere e migliorare la loro forza muscolare, la mobilità articolare e le capacità di equilibrio. Ai bambini, invece, permette di conoscere il loro schema
corporeo, l’equilibrio, lo spazio, la percezione in modo ludico e illustrato.

Aiuti concreti

di Redazione GRS


Legambiente lancia sulla piattaforma di crowdfunding www.laboriusa.it, il progetto “100 Carrelli per Catania”, per contribuire ad alleviare il disagio che cresce a dismisura. Mentre il Governo assume importanti decisioni con politiche di welfare, ci sono piccoli gesti che possono nell’immediato offrire una boccata d’ossigeno.

Sei punti per i paesi poveri

di Redazione GRS


Sono quelli che Oxfam chiede al G20 per prevenire la diffusione del Coronavirus rafforzando i sistemi sanitari e cancellando il debito delle nazioni in via di sviluppo, che ospitano quasi metà della popolazione mondiale. Tra le proposte, la formazione di nuovo personale medico e l’accesso alla sanità gratuito per tutti. Intanto l’organizzazione umanitaria è in campo in Italia con azioni di solidarietà concreta. Sentiamo quali. (sonoro)