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Bambini e social: il convegno di Terre des Hommes per una nuova tutela digitale

di Redazione GRS


Oggi a Milano il convegno di Terre des Hommes dedicato alla tutela dei minori esposti sui social network. L’associazione lancia un appello per tutelare bambine e bambini che si trovano, molto spesso, inconsapevoli protagonisti dell’attività commerciale social dei propri genitori.

Terre des Hommes lancia un appello per tutelare bambine e bambini che si trovano, molto spesso, inconsapevoli protagonisti dell’attività commerciale social dei propri genitori.

La presenza di minorenni all’interno dei contenuti social di influencer e creator, anche a fini pubblicitari, è oggi sempre più pervasiva. Diventa necessario interrogarsi sulle conseguenze che questa esposizione può avere sui più piccoli e sul grado di consapevolezza e consenso che bambini e bambine possono esercitare.

La riflessione nasce dalla ricerca “Protagonisti consapevoli? La tutela dei minorenni nell’era dei family influencer”, svolta da Terre des Hommes Italia insieme a Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP) e ALMED – Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto dell’avvocata Marisa Marraffino, esperta di diritto dei media digitali.

Dal 7 al 16 novembre tutti in libreria per il progetto sociale #ioleggoperché

di Redazione GRS


Ioleggoperché – Dal 7 al 16 novembre nelle librerie aderenti al progetto sociale dell’Associazione italiana editori, sarà possibile acquistare libri da donare alle Scuole dell’infanzia, primarie, secondarie di primo e secondo grado. Coinvolte oltre 29mila scuole e 4mila librerie in tutta Italia.

Organizzata dall’Associazione Italiana Editori, è resa possibile dal sostegno del Ministero della Cultura attraverso il Centro per il Libro e la Lettura ed è portata avanti in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

#ioleggoperché è l’iniziativa nazionale di educazione e promozione della lettura. Grazie all’energia, all’impegno e alla passione di insegnanti, librai, studenti ed editori, e del pubblico che ha contribuito al successo di #ioleggoperché, finora sono stati donati alle scuole oltre tre milioni di libri nuovi, che oggi arricchiscono il patrimonio librario delle biblioteche scolastiche di tutta Italia.

Sport e reinserimento: la Cremonese dona palloni al carcere di Cremona

di Redazione GRS


Nell’ambito della collaborazione tra Caritas e Casa Circondariale di Cremona, la Cremonese ha donato venti palloni da calcio per l’attività sportiva delle persone detenute. L’iniziativa risponde all’esigenza di incrementare l’attrezzatura sportiva a disposizione del carcere e promuove il rapporto con il territorio.

I palloni della Cremonese arrivano in carcere. Nell’ambito della collaborazione tra Caritas cremonese e Casa Circondariale di Cremona, U.S. Cremonese ha generosamente donato venti palloni da calcio tra i quali quelli della massima serie per l’attività sportiva delle persone detenute. Un’iniziativa che risponde all’esigenza di incrementare l’attrezzatura sportiva a disposizione del carcere e che continua la promozione del rapporto tra la Casa circondariale e il territorio.

“Da parecchi anni – è la dichiarazione di don Pier Codazzi, Direttore di Caritas cremonese – manteniamo una preziosa presenza in carcere, nell’attenzione, silenziosa ma costante, alla relazione con e per i detenuti, soprattutto nei confronti di chi è privo di una rete familiare. Questo si traduce nel fornire vestiario e piccoli contributi per i bisogni primari, come anche opportunità animative e sportive, realizzate con finalità educative. Recentemente ci sono stati chiesti palloni per poter giocare a calcio. Non è un bene superfluo, ma spesso è uno dei modi per passare in modo costruttivo una parte del tempo. Questo bisogno ha incontrato l’immediata disponibilità dell’U.S. Cremonese che ringraziamo: non solo ha donato i palloni per ogni sezione, ma ha deciso di giocare insieme, giovani calciatori con giovani detenuti, valorizzando la funzione sociale e inclusiva dello sport”.

“Desidero esprimere un sincero ringraziamento alla U.S. Cremonese, ai suoi dirigenti, allo staff e a tutti i giocatori che sono intervenuti qui – sono le parole della direttrice Giulia Antonicelli – Un vivo ringraziamento anche alla Caritas cremonese per la sua fondamentale collaborazione. Voglio ringraziare, infine, anche tutto il personale dell’Istituto che ha contribuito, con impegno e dedizione, alla buona riuscita dell’evento. Si tratta, per l’Istituto cremonese, di un segno concreto di attenzione e di sensibilità da parte dell’esterno, in particolare ad opera di una società sportiva che, pur militando attualmente in Serie A, ha voluto comunque dedicare tempo, presenza e risorse alla popolazione detenuta, dando luogo non soltanto ad un prezioso momento di incontro, ma anche ad una significativa occasione di apertura verso una realtà che risulta fisiologicamente chiusa. Ringrazio la Cremonese per averci generosamente donato venti palloni da calcio per l’attività sportiva delle persone detenute. Questa iniziativa risponde all’esigenza di incrementare l’attrezzatura sportiva a disposizione dell’Istituto Penitenziario e di consentire ai detenuti di dedicarsi all’attività sportiva. Un vivo ringraziamento, però, desidero esprimerlo anche in ragione della risorsa fondamentale del tempo e della presenza. Lo sport è veicolo e promotore di valori autentici ed universali quali il rispetto, l’inclusione e la solidarietà. La presenza di una realtà sportiva così importante all’interno della Casa Circondariale contribuisce a diffondere un messaggio di fiducia, di vicinanza e di possibilità di riscatto. Il calcio, infatti, come ogni disciplina sportiva, costituisce uno strumento educativo di grande valore, in quanto consente di insegnare e diffondere la cultura del rispetto delle regole, della disciplina, della capacità di stare in gruppo e di lavorare in squadra, riconoscendo il ruolo e il contributo di ciascuno. Lo sport favorisce la crescita personale, sviluppa lo spirito di sacrificio e di collaborazione e contribuisce al benessere psico-fisico di quanti vi prendono parte”.

“Lo sport è uno dei migliori strumenti di socializzazione – ha dichiarato il Direttore Generale di U.S. Cremonese Paolo Armenia – ha il potere di insegnare valori imprescindibili quali: il rispetto, la cooperazione e il saper stare in comunità. Auspichiamo che questa donazione diventi la scintilla per percorsi di riscatto stabili e costruttivi che aprano le porte a una nuova vita nella società”.

Al termine della consegna dei palloni, una squadra di detenuti ha disputato una partita con la squadra Primavera della US Cremonese sul campo all’interno del carcere. Un’occasione speciale che rientra nel percorso in atto tra Caritas cremonese e Casa Circondariale di Cremona, che ha lo scopo di promuovere la persona umana, favorire percorsi di riscatto, inclusione sociale e inserimento lavorativo, lavorare in rete con tutte le realtà che operano all’interno del carcere e sensibilizzare sul tema della giustizia.

Legge di Bilancio, Moretti: “Bene il 5 per mille, ma serve abolire il tetto”

di Redazione GRS


“Apprezziamo che questa Legge di Bilancio preveda l’aumento del tetto al 5 per mille”. Lo dice il portavoce del Forum del Terzo Settore Giancarlo Moretti, che auspica la sua totale eliminazione. Sul sistema di welfare – ha aggiunto –  sarebbero assolutamente necessari interventi strutturali.

“Apprezziamo che questa Legge di Bilancio preveda l’aumento, da 525 a 610 milioni, del tetto al 5 per mille: è un segnale di ascolto del mondo del Terzo settore, che negli ultimi mesi ha sottolineato con forza la necessità di ridurre la forbice tra ciò che i contribuenti destinano attraverso questo istituto e ciò che effettivamente arriva agli enti beneficiari”.  Lo dichiara Giancarlo Moretti, portavoce del Forum Terzo Settore.

“Continuiamo comunque a chiedere, come facciamo da anni, l’eliminazione del tetto: con solo due terzi dei contribuenti che oggi utilizza il 5 per mille, è facile aspettarsi uno sforamento anche del nuovo limite. Insistiamo inoltre – prosegue Moretti – sulla richiesta di eliminare l’Irap al Terzo settore, una tassa iniqua che paradossalmente pesa molto di più sul mondo del non profit che su quello delle imprese profit”.

“Tra le misure di welfare che guardiamo con maggior interesse vi sono quelle che riguardano la povertà: è positivo l’aumento delle risorse per l’Assegno di inclusione, ma l’impegno rimane comunque insufficiente considerando la gravità del fenomeno che vede 2,2 milioni di famiglie in povertà assoluta. Più in generale, sul sistema di welfare ci si limita a misure temporanee, mentre mancano e sarebbero assolutamente necessari interventi strutturali, in grado di incidere sulle cause delle fragilità e disuguaglianze e migliorare la condizione di vita delle persone nel medio-lungo periodo. Consideriamo comunque un importante passo in avanti l’attenzione rivolta, finalmente, ai caregiver, con il riconoscimento del loro ruolo e un fondo a loro sostegno – che sarà alimentato, però, a partire dal 2027” conclude il portavoce del Forum Terzo Settore.

Morti sul lavoro, lunedì nero: cinque vittime in un solo giorno in Italia

di Redazione GRS


Soltanto nella giornata di ieri cinque persone sono morte sul lavoro a Napoli, Brescia, Piacenza, Sassari e nella provincia del Verbano-Cusio-Ossola. Secondo l’Osservatorio di Soricelli, nel mese di ottobre i decessi sono stati 124.

Nei primi dieci mesi del 2025, le vittime sui luoghi di lavoro sono state 888, contro le 877 dello stesso periodo del 2024. Un aumento dell’1,2%, che sarebbe minimo se il 2024 non fosse già stato, come ricorda Soricelli, “l’anno più nefasto da quando ho aperto l’Osservatorio, il 1° gennaio 2008”.

Ma il bilancio reale è ancora più drammatico: 1.260 lavoratori morti al 31 ottobre, considerando anche gli incidenti in itinere e i decessi per karoshi, la parola giapponese che significa “morte per superlavoro”. Significa più di quattro morti al giorno, compresi sabati e domeniche.

Basilicata, fondi per la SLA bloccati, 50 famiglie lucane in difficoltà

di Redazione GRS


La Basilicata non ripristina il Fondo per la sclerosi laterale amiotrofica e Aisla lancia una mobilitazione venerdì 7 novembre, a Potenza. “Non è accettabile – denuncia l’associazione – che le persone più fragili debbano scendere in piazza per vedersi riconosciuti i diritti. Da mesi più di 50 famiglie lucane vivono in un limbo di silenzio”.

“Le istituzioni parlano del diritto alla morte – dichiara Fulvia Massimelli, Presidente nazionale AISLA – ma qui c’è una comunità che sta chiedendo semplicemente di poter vivere. Chi lotta ogni giorno contro una malattia che toglie tutto non può essere lasciato indietro. La vita è il primo diritto da difendere.”

La manifestazione pacifica del 7 novembre, che si svolgerà dalle 11:00 alle 15:00 in via Vincenzo Verrastro 4, a Potenza, non è solo una protesta. È un atto di responsabilità civile, un monito morale: se lo Stato non garantisce i diritti dei cittadini fragili, è la comunità tutta a subire la sconfitta. AISLA ha informato Prefettura, Questura, ANCI Basilicata, Province di Matera e Potenza, Sindaci dei Comuni interessati, Organizzazioni Sindacali, Ordini Professionali, Forum del Terzo Settore, Università di Basilicata, Provveditorato agli Studi e Conferenza Episcopale di Basilicata.

“Saremo in piazza con Ezio e tutte le famiglie – conclude Mimmo Santomauro – per chiedere ciò che non può più essere rinviato: il ripristino immediato del Fondo SLA con risorse stabili e adeguate. La dignità non si negozia e la vita non può attendere”.

AISLA invita la cittadinanza a scendere in piazza: la mobilitazione non è solo delle persone con SLA, ma di tutti coloro che credono che diritti e dignità siano sacri e inviolabili.

Roma, il progetto “Arcipelago” del Municipio 14 che rigenera il territorio urbano

di Redazione GRS


È il progetto di riqualificazione del municipio XIV a Roma. Il servizio di Patrizia Cupo.

Un parcheggio trasformato in piazza culturale e azioni di recupero di zone abbandonate formano “Arcipelago”, progetto di riqualificazione dei quartieri Ottavia e Palmarola portato avanti dal Municipio 14 della capitale. E così, il parcheggio dell’Istituto Pablo Neruda diventa uno spazio con festival musicale, percorsi pedonali, microforestazione urbana e l’ ex casa del custode si trasforma in spazio culturale. Il progetto si integra nel più ampio Piano Urbano Integrato, piani per la rigenerazione dell’area dell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà a Roma.

Sportwashing in Arabia: dallo stadio al campo da tennis, la denuncia di Amnesty

di Redazione GRS


Mentre si stanno svolgendo le Finals del circuito femminile di tennis a Riad, Amnesty denuncia le politiche arabe iniziate con il calcio e proseguite comprando altri sport popolari per rafforzare l’opera di sportwashing, fino al punto che ormai stiamo normalizzando tutto questo.

Aryna Sabalenka apre con un sorriso le Finals di Riad, simbolo di un tennis che sembra aver dimenticato ogni scrupolo etico. L’Arabia Saudita, accusata di gravi violazioni dei diritti umani, ospita ora le migliori otto giocatrici del mondo, attratte da un montepremi record. Anche l’Atp ha siglato un accordo con il Fondo sovrano saudita per un Masters 1000 dal 2028. Dirigenti e atleti lodano i “progressi sportivi”, mentre Amnesty denuncia il silenzio mediatico su questi temi. Lo sport, sedotto dal denaro, sta normalizzando il potere saudita.

Arabia? Sì, proprio l’Arabia Saudita, uno degli Stati in cui la violazione sistematica dei diritti umani è più brutale e dove, nei prossimi giorni, le otto migliori giocatrici dell’anno si affronteranno per conquistare il titolo di “maestra” dell’ultima stagione. Alla vincitrice spetterà un assegno da 2,5 milioni di dollari (1,7 milioni di euro), su un montepremi complessivo di 15,5 milioni (13,4 in euro). Tutto è, dunque, felicità. Nessuna traccia del vecchio sospetto o del timore del giudizio altrui. Con tanto oro sul tavolo, avanti tutta — pensano dirigenti, attori e attrici. Perché no?

«L’anno scorso sono stata in un ristorante giapponese davvero ottimo, e fare shopping lì è fantastico. Non ho giocato molto bene, ma il meglio è stato fuori dal campo», racconta la bielorussa, che non risparmia gli elogi — «è incredibile quello che stanno facendo per lo sport, il progetto è straordinario» — mentre i rapporti di diverse organizzazioni umanitarie insistono sulla realtà crudele: «aumento delle esecuzioni» e «restrizioni dei diritti civili e politici», nonostante l’Unione Europea riconosca «i progressi compiuti in materia di diritti delle donne». Ma al tennis, ormai, sembra non importare più di tanto. La tentazione è stata troppo grande. Alla fine, anche questo sport ha accettato il compromesso. El Pais

Poco più di una settimana fa, l’Atp — l’organismo che governa il circuito maschile — e il Fondo di Investimento Pubblico (Pif) saudita hanno ufficializzato il passo finale: l’inclusione di un Masters 1000 arabo nel calendario a partire dal 2028. Missione compiuta, per entrambe le parti. «L’accordo segna una nuova era per il tennis mondiale e una trasformazione sportiva importante in Arabia Saudita, portando nel paese i nomi più celebri dello sport e offrendo un’esperienza indimenticabile», ha proclamato l’Atp, mentre il suo presidente, l’italiano Andrea Gaudenzi, si è mostrato orgoglioso: «Per noi è motivo di grande soddisfazione ed è il risultato di diversi anni di lavoro. Crediamo che i tifosi e i giocatori saranno entusiasti di ciò che sta arrivando».

Amnesty: “Sta funzionando, stanno comprando tutto e noi non ci scandalizziamo più”
In effetti, l’ostinazione araba per lo sport della racchetta nasce da lontano, considerando la sua natura globale, il potenziale economico e il valore simbolico che proietta. Il tennis, lo sport bianco: purezza, eleganza, universalità. In realtà, una mossa strategica per completare un puzzle di cui fanno già parte calcio, golf e Formula 1, tra le altre discipline, oltre a una buona dose di stelle internazionali. «Sta funzionando», spiegano ad Amnesty International. «Il calcio ha aperto la strada e poi hanno iniziato a comprare altri sport popolari per rafforzare l’opera di sportwashing, fino al punto che noi, come società, stiamo normalizzando tutto questo. Ci scandalizziamo sempre meno e se ne parla come se fosse una competizione qualsiasi. Stanno vincendo la battaglia», denunciano.