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Se ne è andato Ettore Scola

Ettore_ScolaL’Italia e il mondo della cultura dicono addio al maestro del cinema italiano Ettore Scola. Se ne è andato ad 84 anni dopo aver raccontato attraverso i suoi film il nostro paese e le sue trasformazioni dagli anni sessanta ad oggi con l’ultimo lavoro Ridendo e scherzando, il documentario firmato dalle figlie, Paola e Silvia che ci restituisce un ritratto inedito del grande cineasta realizzato attraverso materiale di repertorio.

C’eravamo tanto amati, Brutti sporchi e cattivi, Una giornata particolare e poi La Terrazza, per citare solo alcuni dei capolavori di Scola, La Famiglia, Splendor, Che ora è, La Cena e Concorrenza sleale rimarranno capisaldi della cinematografia italiana apprezzati da un pubblico vasto e non solo nel nostro paese.

Vi proponiamo un’intervista del 2009 realizzata da Esperienza Italia al Cinema Massimo nel 148° anniversario dell’unità d’Italia

 

 

 

 

 

CHI FINANZIA L’INNOVAZIONE SOCIALE?

social-innovation-600x270Con la crisi dei sistemi di welfare tradizionali e il progressivo svincolarsi dello Stato dal ruolo di principale fornitore di risposte ai bisogni della società, l’innovazione sociale avviene, da anni, sempre di più per mano di attori non pubblici.
Associazioni, organizzazioni, gruppi di cittadini diventano infatti fondamentali nell’interpretare i cambiamenti socio-economici e culturali del nostro Paese e nel proporre soluzioni ai problemi sociali. L’innovazione sociale consiste proprio in questo: nel realizzare pratiche e prodotti che incontrano le esigenze della società, ma ponendo l’accento su nuove modalità di interazione tra gli attori economici e sociali e sullo sviluppo di soluzioni tecnologiche alternative.
Se da una parte, però, l’attore pubblico arretra nel campo dell’attuazione delle iniziative di innovazione sociale, dall’altra la sua posizione rimane forte per quanto riguarda i finanziamenti. In base al Secondo Rapporto sull’Innovazione Sociale elaborato dal Ceriis (Centro di ricerche internazionali sull’innovazione sociale), infatti, gli attori pubblici (Ministeri, Province, Comuni e Regioni) sono stati negli ultimi due anni i primi investitori in questo settore.
Il rapporto, realizzato con il sostegno dell’Università Luiss Guido Carli e della Fondazione ItaliaCamp, prende in esame, negli anni 2014 e 2015, un totale di 33 bandi per iniziative di innovazione sociale. L’insieme dei fondi stanziati ammonta a oltre 39 milioni di euro (quasi 19 milioni del 2014 e 20 milioni nell’anno successivo). Ne risulta che il 47% dei bandi è stato stanziato da attori pubblici, il 29% da fondazioni e il 24% da attori privati.
Se però si considera l’effettivo ammontare dei finanziamenti suddivisi per le tre categorie di attori, emerge che oltre la metà dei finanziamenti (il 57%) è stato erogato dalle fondazioni, il 38% dal pubblico e solo il 5% da soggetti privati.
“In questo senso”, si legge nel rapporto, “i dati mostrano che, almeno in una prima fase, l’attore pubblico svolge ancora un ruolo primario, con la differenza che assume il ruolo di finanziatore e non più di attuatore. La distinzione tra finanziatore e attuatore serve a raggiungere una maggiore efficienza economica da parte delle organizzazioni che effettivamente erogano prodotti o servizi”.
Il rapporto del Ceriis mostra anche quali sono stati i principali ambiti di intervento. Più della metà dei bandi (65%) è stata dedicata al finanziamento di nuove imprese (start-up), mentre il 24% è stata rivolta a progetti che richiedono fondi per la crescita dell’iniziativa. La ricerca rappresenta solo l’1%.
I dati, inoltre, rilevano come l’assistenza sanitaria sia il settore maggiormente finanziato, seguito subito dopo dai servizi di welfare e dalla smart technology. In coda rimangono i progetti di sharing economy, sostenibilità ambientale, co-working e agricoltura.
In generale, l’innovazione sociale in Italia si caratterizza ancora come un fenomeno non omogeneo, che risente della mancanza di una politica organica. Sebbene il governo nazionale e le amministrazioni locali rappresentino importanti finanziatori, essi non svolgono ruoli particolarmente innovativi e, al contrario, “gli ostacoli normativi e burocratici sono una delle criticità che frenano l’innovazione sociale”. Le organizzazioni no-profit, invece, che costituiscono i principali attuatori dei progetti, sono spesso dotati di “strutture economico-finanziarie intrinsecamente deboli”, con la conseguenza, tra le altre, che molte iniziative hanno difficoltà a raggiungere visibilità presso il largo pubblico.

Caso Ilaria Alpi, la dignità del giornalismo insegue la giustizia

Ilaria_AlpiIl 13 gennaio la Corte d’appello di Perugia ha ammesso l’istanza di revisione del processo a carico di Hashi Omar Assan, il cittadino somalo colpevole, secondo la giustizia italiana, del duplice omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Entrambi sono morti il 20 marzo 1994 a Mogadiscio, dove erano andati per seguire la guerra civile somala e per indagare sul traffico di armi e rifiuti tossici. Assan ha già scontato sedici dei ventisei anni di carcere a cui è stato condannato, ed è attualmente affidato ai servizi sociali.
Dunque il caso Alpi-Hrovatin si riapre nuovamente. O forse sarebbe meglio dire che si apre veramente per la prima volta, perché a distanza di ventidue anni la verità sui responsabili del duplice omicidio non è mai arrivata, né la si è cercata davvero. E se oggi si intravede una speranza è anche grazie a giornalisti che onorano la propria professione; esattamente come faceva Ilaria Alpi, che è morta nel dare dignità al giornalismo.
È stata infatti un’intervista realizzata da un’inviata di “Chi l’ha visto?” a portare, nel febbraio 2015, nuovi elementi sul caso. Ahmed Ali Rage soprannominato Jelle, l’uomo introvabile per la giustizia italiana, colui che indicò Assan come responsabile dell’omicidio di Alpi e Hrovatin, è stato rintracciato dal programma televisivo. Jelle non si è mai presentato a deporre al processo ed è fuggito all’estero. “L’uomo in carcere è innocente”, ha rivelato a febbraio alla trasmissione di Rai3, mentre, secondo una nota del programma, avrebbe anche dichiarato che “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso, e gli hanno promesso denaro in cambio di una testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”.
“Ora sappiamo che Ilaria è morta per un omicidio concordato”, ha detto dopo queste rivelazioni la madre di Ilaria, Luciana Alpi, che non ha mai creduto alla colpevolezza di Assan. “Tutte le nostre forze di sicurezza, dalla polizia ai carabinieri, alla Digos, non sono stati all’altezza di farci conoscere la verità”. Non sono stati all’altezza oppure non hanno voluto, perché già nel 2006, ad esempio, le autorità italiane erano in possesso, grazie ai dati forniti dall’Interpol, di molti elementi per trovare Jelle.
Ma nell’indagine sul traffico di armi e rifiuti tossici illegali in Somalia, Ilaria aveva probabilmente scoperto alcuni collegamenti anche con l’esercito e altre istituzioni italiane. Verità indicibili, pericolose se fossero arrivate all’opinione pubblica. E non solo quella nazionale, perché altre ricostruzioni sulla vicenda Alpi-Hrovatin vedono il coinvolgimento della Cia, di un traffico di rifiuti radioattivi e, stando alla docu-fiction mandata in onda da Rai3 “Ilaria Alpi. L’ultimo viaggio”, anche di un carico di armi statunitensi destinato alla Croazia durante la guerra contro la Jugoslavia.
Quello che è certo è che Ilaria poneva domande scomode, poiché giuste e coraggiose. Ma sono molti e troppo importanti gli interessi che superano quello di due vite umane.
Il caso Alpi-Hrovatin, finora, ha raccontato di una doppia non-equivalenza: come la verità non è necessariamente giusta, così la giustizia non corrisponde sempre alla verità. Forse oggi i tempi sono maturi per cambiare almeno la seconda.

Addio a Franco Citti

Decameron-CittiSe ne è andato il protagonista de l’Accattone di Pier Paolo Pasolini, il film che lo rese celebre nel 1961. Un’adolescenza passata tra “ladri, truffatori, papponi, mignotte, spie, ruffiani, cornuti e ubriaconi” per poi passare al cinema e al teatro. Pasolini lo volle anche per Porcile, Il Decameron, I racconti di Canterbury (Satana), in Il fiore della Mille e una notte ma lavorò anche con altri registi fra cui il fratello Sergio e Valerio Zurlino. In teatro, ha recitato in Salomè di Carmelo Bene mentre sul piccolo schermo ha lavorato in I promessi sposi di Salvatore Nocita.

Il Ministro dei Beni e delle attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini: “Attore di straordinaria intensità, legato a Pier Paolo Pasolini fin dall’esordio alla regia in Accattone, ha segnato una stagione importante della nostra cinematografia. Nel ruolo di Vittorio, così come negli altri film diretti da Pasolini, ha portato quella poesia di strada che rimarrà per sempre uno dei tratti distintivi del nostro cinema”.

Colombia, una pace ancora lontana

Dopo un anno e mezzo di negoziati, finalmente il governo colombiano e le Forze armate rivoluzionarie (Farc) hanno raggiunto un accordo per la riparazione delle vittime del conflitto che nel Paese sudamericano ha causato tra i 45mila e i 106mila desaparecidos (ad oggi non esiste un registro ufficiale).

Ma l’organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha definito l’accordo, firmato il 15 dicembre scorso, un “patto per l’impunità”. “A migliaia di vittime verrà negato il diritto alla giustizia”, ha detto José Miguel Vivanco, direttore della divisione delle Americhe di HRW. In particolare, ad essere sotto accusa è il punto 5,  che stabilisce la creazione di un Tribunale Speciale per la pace basato sui principi di “verità” e “responsabilità”. In base a quanto stabilito, l’organismo avrà il compito di giudicare chi è coinvolto, direttamente o indirettamente, all’interno del conflitto: lo Stato, i guerriglieri ed altri “settori della società”, senza che vi sia alcun riferimento specifico ai paramilitari e ai loro finanziatori. Il rapporto di HRW pone l’accento sulle pene stabilite in alternativa al carcere e sulla possibilità che gli imputati possano esercitare incarichi politici.

“Nessuna persona che sconti una pena dopo essere stata condannata per un crimine di guerra, di lesa umanità o una grave violazione dei diritti umani dovrebbe potersi proporre per un incarico pubblico né occuparlo mentre sta scontando la pena”, ha detto Vivanco; “nessun tribunale internazionale ha permesso ai condannati per crimini di guerra di evitare la prigione”.

 

Giovanna Carnevale

Ecco la nuova Miss Trans Europa: il concorso nel nome dei diritti

miss transSabato 5 dicembre alle ore 22 al Ristorante Elisabeth di Torre del Greco ci sarà la cerimonia di consegna del titolo Miss Trans Europa a Mery Sommella, già vincitrice del concorso “Miss Critica”.

 

Dopo le vicende susseguite alla rinuncia del titolo di Miss Trans Europa 2015 Alessandra Barone, dopo aver compreso la fragilità di una persona che investita da un ruolo così importante e che non è riuscita a sopportare le pressioni e le critiche sul suo operato.

 

“Dopo essermi consultata con Regina Satariano, organizzatrice Nazionale di Miss Trans Italia, Loredana Rossi, vicepresidente dell’ Associazione Trans Napoli e il responsabile dei concorsi Luigi Papacciuoli – afferma Stefania Zambrano, organizzatrice di Miss Trans Europa – ho deciso in qualità di organizzatrice di tale concorso,che il titolo 2015 passerà a MERY SOMMELLA, donna di esperienza e vincitrice nello stesso concorso di “Miss Critica” . Ribadisco che i concorsi Trans, da anni, sono nati per dimostrare a questa società che noi mondo lgbt esistiamo, le miss elette devono con forza e determinazione rappresentarlo e credo fermamente che La Signora Mery Sommella, donna di esperienza, ci riuscirà egregiamente”.

 

A premiare la Sommella, già miss senza fine . Vincitrice di miss trans Campania ,miss trans Italia, miss trans universo 2 eletta e miss trans over saranno la stessa Zambrano e altre miss dei concorsi legati al movimento trans. Appuntamento a domani alla cena spettacolo: il movimento trans elegge la sua nuova miss

L’altro Black Friday: la giornata del non acquisto

buynothingNegli Stati Uniti si festeggia il Black Friday: una giornata, quella del 27 novembre, interamente dedicata allo shopping più sfrenato. Si tratta, tradizionalmente, del momento che dà il via agli acquisti di Natale ed è accompagnato da offerte e sconti che durano una sola giornata.
Un’idea che sta prendendo piede in Europa e da quest’anno, anche in Italia.
Ai negozi presi d’assalto, le promesse di prezzi convenienti, e i siti di e-commerce che sfruttano i mezzi del web per mettere in mostra la propria merce, qualcuno ha pensato di contrastare questa rivendicazione del consumismo, contrapponendo il “Buy Nothing Day”, la giornata del non-acquisto.
Secondo i promotori, può diventare un  momento per abbandonare il desiderio di comprare e dedicarsi alla vita vera. Una particolare “disintossicazione” che prevede l’astensione dagli acquisti per tutta la giornata.
Il “Buy Nothing Day” non è solo una sfida alle regole del consumismo, ma mira a contrastare il Black Friday per combattere contro i grandi distributori che possono attuare tagli dei prezzi non competitivi, schiacciando le piccole imprese.
Con questa iniziativa, in ogni caso, si vogliono sensibilizzare le persone verso uno stile di vita meno votato al consumo, non solo per un giorno.
L’invito è quello di dedicare la giornata a sé stessi e agli altri, dedicandosi a quello che ci fa stare meglio, e di condividere la propria esperienza sui social network attraverso l’hashtag #BuyNothingDay.
Sul sito buynothingday.co.uk ci sono poi diverse proposte per trascorrere al meglio la Giornata del non-acquisto: dalla creazione delle “Shopping free zone” all’interno delle quali giocare, divertirsi, stare insieme ed ascoltare musica ai travestimenti da “Zombie shoppers” per andare a disturbare i clienti dei negozi.

Non è solo Iqbal, Iqbal non è solo

iqbalVenerdì 20 novembre alle 13.30, in occasione della Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Giornale Radio Sociale ospita la diretta dell’evento “Non è solo Iqbal, Iqbal non è solo” realizzata da Radio Articolo 1.

Un incontro, promosso dalla Cgil,  sui diritti dei bambini, sul diritto al gioco, allo studio, alla pace. Contro lo sfruttamento del lavoro minorile, contro le vecchie e nuove forme della schiavitù.

L’evento si tiene in occasione dell’uscita nelle sale del film “Iqbal – Bambini senza paura“.

Intervengono:

Gianni Rosas, direttore dell’Ufficio ILO per Italia e San Marino
Giacomo Guerrera, presidente UNICEF Italia
Franco e Fulvio Serra, produttori di Gertie
Susanna Camusso, segretario generale CGIL

 

Segui la diretta video qui

 

 

Guarita l’ultima paziente di Ebola in Guinea. E’ una bambina di tre settimane

ebolaSi chiama Nubia ed ha solo tre settimane. E’ l’ultima paziente di Ebola in Guinea, nata nel Centro Ebola di Medici Senza Frontiere a Conakry da una paziente deceduta lo stesso giorno per la malattia.
Alla nascita Nubia è risultata positiva al test, ma ha risposto bene alle cure ricevute: si tratta della prima neonata a guarire dall’Ebola, e continuerà a ricevere supporto medico specialistico prima di tornare a casa.  Secondo Laurence Sailly, coordinatore MSF dell’emergenza in Guinea, “il paese ha iniziato un conto alla rovescia di 42 giorni e se non ci saranno nuovi casi fino ad allora, l’epidemia verrà ufficialmente dichiarata finita. Il governo e le comunità hanno lavorato duramente insieme a noi per arrivare a questo risultato. Ma dobbiamo restare vigili per eventuali nuovi casi, affinché tutto ciò che abbiamo costruito non venga distrutto.”
L’epidemia di Ebola ha colpito Guinea, Liberia e Sierra Leone. Secondi i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ci sono stati 11.300 decessi su quasi 29.000 casi,

Napoli, aggredita 17enne: “violenza sessista”

 

aggressione casa pound

La foto della ragazza postata su facebook: la pressione del coltello ha lacerato il suo collo

Presa e sbattuta con violenza contro un muro. Poi con un coltello le ha lacerato il collo e attuato molestie sessuali.  Poco distanti altri tre uomini osservavano la scena e controllavano che nessuno si avvicinasse: solo le sue grida hanno permesso di far dileguare gli aggressori. Il brutto episodio è accaduto ieri sera a Napoli, nel quartiere Vomero, ai danni di una studentessa 17enne. È la cronaca di un’ennesima violenza a una settimana dalla Giornata mondiale mentre  il rapporto Rosa Shocking afferma che 1 maschio su 4 under 30 pensa che la violenza su una donna sia dovuta al “troppo amore”.

 

Nell’episodio di Napoli, però, un’ulteriore fattore. La ragazza ha riconosciuto nel suo aggressore un esponente dell’organizzazione neofascista Casa Pound. Inoltre la studentessa è attiva in un Collettivo studentesco che ha diramato una nota in cui non solo si condanna l’accaduto ma si spiegano le preoccupazioni di una escalation di violenza politica:

 

“Un’aggressione sessista, volta a traumatizzate una giovane donna. Un’aggressione riconducibile a Casa Pound, che nelle settimane passate aveva promesso – addirittura con minacce sui social network – “vendetta” contro i ragazzi dei collettivi che nel corso di un’iniziativa di pulizia della zona antistante alla succursale del Pansini, avevano “osato” stracciare degli striscioni inneggianti all’odio e al razzismo”. I giovani hanno postato sulla loro pagina facebook le minacce di alcuni esponenti dell’organizzazione di estrema destra pubblicate alcune settimane fa. A Napoli, purtroppo, questo è l’ultimo di tanti episodi violenti che vedono protagonisti i coltelli maneggiati dai militanti neofascisti.

 

Stamattina i compagni di scuola, gli insegnanti la famiglia e la stessa ragazza saranno nella piazza adiacente al luogo dell’aggressione per denunciare quanto accaduto.