E’ passato un anno dalla protesta che ha animato Hong Kong contro il governo cinese. I manifestanti chiedevano al governo di Pechino maggiore autonomia in vista delle elezioni del 2017, ma nonostante le richieste della piazza non siano state ascoltate, l’impegno civile ha lasciato in eredità una maggiore consapevolezza tra le persone e la crescente necessità di un percorso verso una transizione democratica che la Cina non potrà continuare ad ignorare in futuro.
Un anno dopo, gli attivisti chiedono sostegno agli Stati Uniti per la loro causa, mentre il leader di Occupy Central, studente Joshua Wong, ha detto che l’attuale formula “un paese, due sistemi” non è più sufficiente e che è arrivato il momento di aprire un dibattito sui prossimi anni, per il futuro di Hong kong e per quello delle prossime generazioni.
Comunque vada, la protesta del 2014 rimane la maggiore sfida lanciata a Pechino da quando Hong Kong non è più una colonia britannica, e ha dimostrato come la società civile non abbia intenzione di cedere sul tema dei diritti, né di lasciarsi governare da una oligarchia legata agli interessi del Partito comunista cinese.
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La comunicazione sociale radiofonica alza la voce!
La comunicazione sociale radiofonica alza la voce: da lunedì 28 settembre il Giornale Radio Sociale andrà in onda a mezzogiorno, a Roma, sui 103.300 in FM dal lunedì al venerdì, all’interno delle fasce di programmazione curate da RadioArticolo1.
Il Giornale Radio Sociale è una testata giornalistica promossa dal Forum del Terzo Settore. Un’edizione quotidiana di tre minuti con notizie di società, diritti, economia, internazionale, cultura, sport. Interviste e servizi in presa diretta con il terzo settore, per sentire le voci del territorio e il punto di vista del sociale sui principali avvenimenti di attualità.
Questa offerta informativa su Roma si aggiunge alle 64 radio in Fm e alle 40 web radio che già trasmettono l’edizione quotidiana del GRS.
Sul sito www.giornaleradiosociale.it è possibile scaricare i podcast e acquisire il player per trasmettere le edizioni quotidiane del Giornale Radio Sociale. Inoltre è possibile accedere alle notizie extra quotidiane, all’archivio dei sonori e agli speciali. Il sabato e la domenica il sito ospita il GRS week, approfondimento giornalistico tematico curato dalla redazione.
Roma 25 settembre 2015
Redazione del Giornale Radio Sociale
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Giovani profughi non possono giocare a calcio
Nel giorno in cui l’Uisp e lo sport sociale si mobilitano di fronte a Montecitorio per il diritto al “movimento” di profughi e richiedenti asilo, il sindaco leghista di Mortara, in provincia di Pavia, vieta a ragazzi profughi, affidati ad una cooperativa sociale, di giocare a pallone nei campi del suo comune. Dice che gli sembra uno sgarbo alle famiglie che portano i loro ragazzi a calcio perché sono persone dallo status ‘ibrido’. Il caso è diventato nazionale.
“E’ vergognoso che rappresentanti delle istituzioni si abbandonino a gesti di intolleranza razzista di tale portata – dicono Vincenzo Manco, presidente nazionale Uisp e Geraldina Contristano, presidente Uisp Pavia – l’Uisp chiede di sbloccare la legge sulla cittadinanza sportiva, col riconoscimento dello ius soli, attualmente ferma in Senato e chiede di gestire lo Sprar insieme ai Comuni e all’Anci, ovvero il Sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati”.
In questo momento di crisi umanitaria internazionale, l’Uisp ribadisce il proprio impegno sia a livello territoriale, sia nazionale per promuovere iniziative di solidarietà e accoglienza in ambito sportivo. Così come avviene già in molte città e a Voghera, in provincia di Pavia, a pochi chilometri dal Comune di Mortara: “Dall’anno scorso abbiamo adottato la squadra ‘Piroga’ composta da rifugiati e richiedenti asilo di alcuni paesi centroafricani – dice Gianni Tempesta, Uisp Voghera – Abbiamo organizzato molte attività legate ai Mondiali Antirazzisti , abbiamo dato loro la tessera Uisp gratuitamente. Questi ragazzi si allenano in un campetto comunale che loro stessi hanno provveduto a ristrutturare: noi dell’Uisp li sosteniamo fornendo loro arbitri e raccolte fondi, con la campagna Adotta un atleta”.
“Dove può arrivare la crudeltà di certa politica?”, si chiedono i deputati Pd Filippo Fossati e Chiara Scuvera di fronte alla vicenda del sindaco di Mortara. “Oggi abbiamo presentato una proposta di legge perché le persone, i rifugiati protetti dall’asilo possano accedere senza vincoli di sorta ad ogni tipo di attività sportiva sul territorio nazionale”.
Concludono Fossati e Scuvera: “Niente potrà far dimenticare però quell’umiliazione ai ragazzi e faremo tutto quello che serve perché il diritto al gioco e allo sport sia affermato per tutti, soprattutto per i minori di ogni provenienza. Che in realtà uno status ce l’hanno ed è prezioso: persona umana”.
Boom degli empori solidali, raddoppiati nel 2012
Si fa spesa come in qualsiasi altro supermercato, ma una volta arrivati in cassa non si mette mano al portafogli: il pagamento avviene scalando punti da un budget mensile, assegnato in base al reddito e alla grandezza del nucleo familiare.
È così che si comprano beni e generi di prima necessità negli empori solidali, luoghi ideati ad hoc per i cosiddetti “nuovi poveri” italiani, quelli che ormai non possono più permettersi di fare acquisti nei normali supermarket. E la solidarietà a chi si trova in stato di bisogno si unisce alla lotta agli sprechi, tramite il recupero alimentare.
Quella degli empori solidali è una realtà in aumento in Italia. Nati nel 2008, i supermercati per i più poveri sono oggi sessanta e sono distribuiti su tutto il territorio nazionale, con una maggiore concentrazione al Centro e al Nord. La crescita è guidata dall’Emilia Romagna, dove sono presenti quattordici empori, seguita, subito dopo, da Umbria e Toscana con sei e Lombardia con cinque.
Negli ultimi tre anni, sono stati aperti ben venticinque nuovi empori, e tra questi risalgono al 17 ottobre 2014 quelli di via Abba e via Capo di Lucca, a Bologna. La tendenza all’aumento di queste realtà è facile da spiegare: a risentire maggiormente gli effetti della crisi economica del 2008 sono state, e sono ancora, le persone più svantaggiate, con la conseguenza che nel tessuto sociale italiano si ritrovano oggi sia vecchie che nuove povertà.
Gli empori solidali sono una delle forme di contrasto alla povertà alimentare che vede l’impegno congiunto del privato sociale, del volontariato e delle amministrazioni locali. Nel portare avanti i supermercati per i nuovi poveri, infatti, sono impiegati oltre duemila volontari in tutta Italia, mentre a beneficiarne sono circa in 60mila. A questi, poi, andrebbero aggiunti tutti coloro che hanno usufruito del programma di aiuti nei precedenti sette anni e che oggi , fortunatamente, non ne hanno più bisogno.
Proprio dei supermercati solidali e della lotta allo spreco alimentare si è parlato il 17 settembre a Expo 2015, durante un incontro organizzato da CSVnet (Coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato) al quale hanno partecipato, tra gli altri, il coordinatore della rete Empori Caritas Marco Pagniello, il vicepresidente dell’associazione Trentino Solidale Giorgio Casagranda e il vicepresidente dell’Emporio Parma Giacomo Vezzani.
Le abilità dello sport
“Le abilità dello sport” è il titolo del progetto realizzato dall’Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti dall’inizio di gennaio sino alla fine di luglio 2015. Il progetto si è articolato su tutto il territorio nazionale: sedi di attività sono stati i comitati regionali e territoriali Uisp. Nello specifico le 10 regioni “laboratorio” sono state: Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto, Trentino Alto Adige.
Le 19 regioni che diffonderanno la buona pratica attraverso azioni di comunicazione ed eventi dedicati sono: Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto, Trentino Alto Adige.
Il progetto ha sperimentato un coinvolgimento di persone con disabilità in attività sportive in cui si cimentano insieme ai cosiddetti normodotati. Il senso profondo del progetto è stato esattamente quello di superare il concetto pietistico dell’attività adattata per i disabili per spostare l’asse dell’intervento su un terreno in cui la persona con disabilità assume responsabilità e posizioni trainanti nel gruppo.
Le attività progettuali si sono articolate in laboratori sperimentali incentrati sulle pratiche sportive invernali (sci alpino, sci di fondo, escursioni con ciaspole, sleddog, escursionismo, trekking alpino) e finalizzati all’empowerment dei partecipanti e alla capacità di sviluppare attitudini di intervento in team building. Nelle attività sportive invernali, ogni precondizione può determinare abilità e disabilità, per questo variando la condizione, le stesse persone possono essere abili o meno: è questa la base sulla quale si è deciso di sperimentare il gruppo misto, composto da abili e disabili.
Le attività in ambiente naturale, per la caratteristica di svolgersi su un terreno d’azione vario, imprevedibile e spesse volte insidioso, fortemente caratterizzato dalle stagioni e dalle condizioni climatiche, in un contesto spesso psicologicamente difficile, rappresentano un terreno valido dove la diversità tra abile e disabile può azzerarsi e le abilità di un disabile possono essere determinanti nella dinamica del gruppo (la motivazione, che nello sport può costituire un fattore determinante). La metodologia che è stata applicata è quella della “narrazione autobiografica”, che consente di mettere al centro del progetto le soggettività, in primis quelle dei disabili: si tratta di narrazioni autobiografiche dei partecipanti attraverso le quali far emergere gli elementi di forza, quali la motivazione e il gruppo, come “linee guida” per l’agire nelle attività sportive.
Obiettivi generali del progetto sono stati favorire l’integrazione e la cooperazione tra disabili e abili e superare il concetto pietistico dell’attività per disabili spostandosi sul terreno in cui il disabile trova la propria motivazione nell’affrontare delle prove con livelli di difficoltà adeguati.
Africa, è allarme deforestazione
129 ettari di foreste in meno in 25 anni, una superficie equivalente al Sudafrica: sono i dati preoccupanti emersi nel corso del 14° Congresso mondiale delle Foreste della Fao a Durban.
Tra i dieci paesi maggiormente interessati dal fenomeno ben cinque sono africani: Sierra Leone, Liberia, Guinea e Guinea Bissau e il bacino del Congo, che ospita il 90% delle foreste tropicali dell’Africa.
Allarmante inoltre la situazione del Madagascar, che solo nello scorso anno ha perso 320.000 ettari di foreste, circa il 2% dell’intera area boschiva.
Mentre le foreste del mondo si riducono, aumenta la popolazione, e il terreno forestale viene convertito in terreno agricolo o destinato ad altri usi, specie con lo sviluppo dell’agricoltura intensiva.
Ad influire inoltre c’è il contrabbando di legname e sfruttamento dei giacimenti minerari.
Giovani cooperatori: “partecipazione per uscire dalla crisi”
Partecipazione come elemento-chiave per perseguire l’innovazione e, attraverso la partecipazione stessa, “elevare l’impresa oltre le singole persone, applicando realmente la proprietà collettiva”.
Il modello partecipativo rappresenta nel mondo della cooperazione un punto di partenza imprescindibile per ideare un percorso di rinnovamento; quest’ultimo, a sua volta, permette l’affermazione all’interno del mercato con strumenti e principi diversi da quelli del capitalismo classico. L’obiettivo? “Colmare lo spazio vuoto tra il mondo produttivo e quello etico-responsabile” e non arrendersi allo smantellamento delle garanzie sociali.
A declinare in questi termini l’esigenza di innovazione della cooperazione sono i giovani che la scorsa settimana hanno preso parte alla seconda edizione di Woodcoop, un appuntamento annuale organizzato da Generazione Legacoop. Woodcoop 2015 ha coinvolto a Firenze cooperatori under 40 interessati a promuovere il modello e la cultura della cooperazione, oltre che ad approfondire tematiche legate al mondo del lavoro, alla produzione e alla legalità.
“La partecipazione è nel dna della cooperazione, anche se questo principio non sempre viene agito”, ha detto Stefano Frasi, responsabile dell’innovazione della cooperativa Koinè. Eppure, molto più che in altri tipi di impresa, le cooperative hanno l’obbligo di applicare in modo rigoroso il principio partecipativo, in modo tale da realizzare “l’autogestione dell’impresa da parte dei soci e l’auto-organizzazione dei lavoratori”.
Non è pensabile, ha continuato Frasi, lasciare l’applicazione del principio partecipativo alle singole soggettività; al contrario, bisogna estenderne la portata a tutti i livelli per garantire il carattere collettivo dell’impresa.
Si parte, allora, dall’elezione del consiglio d’amministrazione (che deve rappresentare non tanto il territorio in cui opera la cooperativa, ma soprattutto le varie tipologie di servizi che fornisce) alla partecipazione dei soci nelle decisioni di politica retributiva e nella stesura dei piani di investimenti.
Non solo: a ogni singolo componente della cooperativa deve essere garantita informazione (preventiva) e formazione, in un processo che si stratifica nel tempo e che non si esaurice, al contrario, in un singolo momento.
Se si pensa a un’azienda come composta da una testa (la direzione) e un corpo (i soci), dice Frasi, quello che bisogna perseguire “è un modello che renda la testa non autosufficiente dal corpo, e ponga tutti allo stesso livello di partecipazione”.
La realizzazione di un simile modello di impresa (che si distingue cioè dalle aziende “tradizionali” per la sua governance partecipativa) rappresenta il passaggio “da un’ottica individuale a una condivisa e collettiva”, come ha sottolineato Annalisa Casino, presidente della coop Eticae. Il principio di collaborazione, unito a quello di assunzione condivisa di responsabilità, può essere ben racchiuso nel termine “stewardship”, che nella sua applicazione all’interno della gestione delle cooperative conduce a un equilibrio dei poteri e all’affidamento alla leadership di una gestione etica dell’impresa.
Il principio di stewardship, ha detto Casino, è oggi particolarmente importante in quanto “risponde alla necessità del mondo produttivo di soddisfare i bisogni etici e di consumo critico”; esso permette alle imprese che lo mettono in pratica “una collocazione diversa sul mercato, dando un valore maggiore a ciò che viene fatto dentro l’organizzazione stessa, sia dal punto di vista della produzione, sia della governance aziendale”.
Inserite in un contesto globale e strettamente attuale, le imprese a gestione partecipata contengono in sé un altissimo potenziale, come spiegato anche dal giornalista e filosofo Roberto Ciccarelli: quello di proteggersi dalle “aggressioni sia del mercato sia dello Stato, che tassa i più deboli. Le forme di cooperazione e mutualismo possono costituire una resistenza alla dismissione del welfare e dare vita a una nuova forma di convivenza sociale”.
Già in altri Paesi europei come la Francia e il Belgio, ha continuato Ciccarellli, è in atto una riscoperta di quelle piccole e medie società di mutuo soccorso che si costituirono tra la fine dell’ Ottocento e l’inizio del Novecento.
Oggi queste ritornano all’attenzione come risposta a un’emergenza sociale europea, perchè in una società di capitalismo avanzato, il ricorso a uno spirito cooperativo consente di unire produzione e resistenza: non arrendersi alla perdita delle garanzie sociali ma, al tempo stesso, non rinunciare all’imprenditorialità.
UN QUARTO POPOLAZIONE IN ITALIA È POVERA
Aumentano vertiginosamente le sacche di povertà in Italia. Questa la fotografia reale del Paese presentata dall’INPS, l’istituto presieduto da Tito Boeri, attraverso il Rapporto annuale 2014.
Dal report emerge che la crisi economica, dal 2008 ad oggi, ha lasciato dietro di sè una lunga scia di povertà, aggravando e peggiorando le condizioni dei più deboli: il decile più povero della popolazione ha perso il 27% del reddito disponibile, a fronte una perdita del 5% del decile più ricco. La quota di persone povere, in 6 anni, è passata dal 18% al 25% della popolazione (da 11 a 15 milioni) e la fascia di età più penalizzata è stata quella tra i 50 e i 59 anni
Non solo. Il 10% più povero della popolazione ha sperimentato, tra il 2008 e il 2013, una contrazione reale del proprio reddito vicino al 30% mentre, nello stesso momento, la diseguaglianza dei redditi è cresciuta a tassi sostenuti, con un incremento dell’indice relativo pari al 39% tra il 2008 e il 2013 (da 0,21 nel 2008 a 0,32 nel 2013). Un trend che si intreccia con l’andamento dell’occupazione, che ha lasciato sul terreno dal 2008 al 2014 circa 800 mila posti di lavoro ma sopratutto con il «forte prolungato aumento della disoccupazione. È tra i disoccupati, dunque, che il rischio di povertà è aumentato, sopratutto tra gli over 50 il cui numero dei senza lavoro è triplicato nell’arco di 6 anni.
Particolarmente significativi sono i dati sugli assegni di pensione percepiti dagli italiani. Un esercito di 6,6 milioni di persone, il 42,5% del totale, non arriva a 700 euro: 1,9 milioni i pensionati ricevono assegni medi mensili sotto i 300 euro, per l’esattezza 286,9 euro, mentre ammontano a 4,7 milioni quelli la cui pensione media non supera i 700 euro mensili.
La “parità di genere”, invece, risulta essere ancora lontana per le donne pensionate. La discontinuità della loro vita lavorativa, infatti, assegna una concentrazione maggiore nelle classi di importo più basso ed una progressiva riduzione del loro peso al crescere dell’assegno: 3 pensioni su 4 sotto i 500 euro, il 62,6%, sono erogate nei confronti di donne, contro il 37,4% degli uomini, mentre solo 1 pensionato su 4 oltre i 3000 euro è di sesso femminile. Secondo le stime dell’INPS, tra i lavoratori pubblici, sono i magistrati a percepire l’assegno previdenziale più alto: 9.573 euro lordi la pensione media mensile. Segue il comparto Universitario, con 3.565 euro medi mensili, e quello delle Forze Armate, con oltre 3 mila euro.
Dai dati si evince che sono aumentate anche le domande per il sussidio contro la disoccupazione: nel 2014, infatti, sono state presentate oltre 1,5 milioni di domande di Aspi, con un aumento del 14,6% sul 2013. Per questa spesa, l’Istituto ha erogato ben 9,6 miliardi a fronte di appena 4,6 miliardi di contributi incassati.
Su twitter l’Africa che nessuno mostra
#TheAfricaTheMediaNeverShowsYou (l’Africa che i media non ti mostrano) è l’hashtag lanciato da un gruppo di professionisti africani per combattere i luoghi comuni sul continente nero.
Secondo i promotori della campagna, i media tradizionali parlano di Africa solo per raccontare tragedie umanitarie, povertà e catastrofi: l’obiettivo è invece quello di cambiare le carte in tavola, proponendo un racconto positivo di tutto quello che di bello c’è da scoprire.
Spiagge incontaminate, antiche moschee, campus universitari, ospedali ultra-moderni, ma anche moda, architettura e arte: twitter è diventato in poco tempo una nuova cassa di risonanza per conoscere un volto inedito dell’Africa.
L’hashtag è stato finora utilizzato per circa 45.000 tweet.
Brasile, a San Paolo autobus a idrogeno
Da una settimana a San Paolo circolano nuovi bus ad idrogeno: veicoli di progettazione totalmente brasiliana che contribuiscono così a ridurre l’inquinamento prodotto dalla flotta di autobus più grande del mondo, attualmente quasi interamente ad alimentazione diesel.
La qualità dell’aria di San Paolo, così come quella di molte città del Brasile, non è delle migliori: più del 40% dei veicoli a motore brasiliani infatti sono alimentati da carburanti derivati dall’etanolo, determinando un forte inquinamento.
Con i suoi venti milioni di abitanti e circa sei milioni di vetture, a San Paolo l’inquinamento dell’aria sarebbe la causa di malattie cardio-respiratorie che determinerebbero la morte di circa 12 persone al giorno, secondo uno studio di qualche anno fa.
L’iniziativa dei bus ad idrogeno rappresenta dunque un grosso passo in avanti: per il momento i veicoli circolano solamente nella linea Diadema-Morumbi del corridoio sud São Mateus-Jabaquara, e sono identificabili per le colorate carrozzerie decorate con illustrazioni di tre uccelli brasiliani. Gli autobus offrono più spazio ai passeggeri e sono provvisti di un sistema di controllo sofisticato.