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Accorciare le disuguaglianze: il Pnrr deve partire dalle periferie urbane


 

I rumori delle macerie di una scuola bombardata in Ucraina. E altri suoni sordi arrivano dalle dichiarazioni tra i governi che minacciano l’uso di armi nucleari.

Oggi parliamo di periferie e disuguaglianze, due questioni che molto spesso o quasi sempre coincidono. È stato il tema del convegno dal titolo “Le periferie urbane. Dagli interventi straordinari alle politiche ordinarie” organizzato da Legambiente, Forum Disuguaglianze e Diversità e Forum del Terzo Settore

Le periferie urbane come luogo in cui si intrecciano, con più evidenza, le disuguaglianze ambientali e sociali, ma anche contesto in cui negli ultimi anni si è insediato un importante attivismo sociale e culturale, con significativi momenti e processi di innovazione sociale, civica e ambientale. Ascoltiamo Giuseppe De Marzo, coordinatore Rete numeri pari

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resiliena rappresenta, infatti, una grande occasione per accelerare anche il processo di transizione ecologica nei centri urbani, a partire proprio dalle periferie, lavorando su aree di intervento come l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile, la riqualificazione degli spazi urbani e del verde ed il contrasto della povertà energetica ed educativa. Ascoltiamo Fabrizio Barca, Forum Disuguaglianze Diversità

Secondo Legambiente, il Forum Disuguaglianze e Diversità e il Forum del Terzo Settore, oggi più che mai, emerge l’urgenza di una maggiore co-programmazione territoriale e una politica integrata e pubblica che metta davvero al centro le periferie: in questo percorso i territori, i cittadini e la rete delle associazioni lavorano insieme per contribuire ad individuare risposte. Ascoltiamo Vanessa Pallucchi, portavoce Forum nazionale Terzo Settore.

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Cura del pianeta: per 3 giorni Milano capitale degli stili di vita sostenibili


 

Le voci della polizia che in Transistria, regione russofona della Moldavia, ha creato check point e posti di blocco nelle strade del Paese dopo gli attacchi a Tiraspol fanno temere un macabro allargamento del conflitto.

Oggi parliamo di sostenibilità e stili di vita. Nel Rapporto Coop 2021 emergeva come la ripartenza avesse al centro il consumo critico con la forte preoccupazione degli italiani su inquinamento e cambiamento climatico: il rispetto dell’ambiente e l’innovazione sono oramai le priorità irrinunciabili dello sviluppo futuro.

E proprio sul consumo critico e gli stili di vita sostenibili dal 29 aprile al 1° maggio, apre la diciottesima edizione di Fa’ la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, organizzata da Terre di mezzo Editore, che torna in presenza dopo due anni nella storica sede di fieramilanocity. Oltre 250 appuntamenti, tra laboratori, incontri e presentazioni, con una particolare attenzione ai temi della pace e dell’accoglienza ma anche della gentilezza, della cura del pianeta e del prossimo.

A Fa’ la cosa giusta! i visitatori troveranno oltre 500 aziende e realtà ospitate in 10 sezioni tematiche e 5 spazi speciali che ogni anno approfondiscono i diversi aspetti della sostenibilità, nei 32mila m2 di spazio espositivo, 3 aree ristoro dove sostare e gustare un buon piatto realizzato con prodotti che valorizzano le filiere locali e bio e la stagionalità. Ascoltiamo Chiara Righi di Fa’ la cosa giusta.

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“Morire di lavoro” e quella domanda che resta nel vento


 

L’inizio del trailer del film Morire di lavoro di Daniele Segre, pellicola del 2008. Dopo 14 anni non è cambiato nulla e tra poco vi spiego perché.

Parliamo di morti sul lavoro come ogni inizio settimana e aggiorniamo il numero della strage silenziosa attraverso l’Osservatorio indipendente di Bologna. Dall’inizio dell’anno sono morti 390 lavoratori, 195 di questi sui luoghi di lavoro i rimanenti in itinere e sulle strade. In particolare ci sono stati 43 agricoltori schiacciati dal trattore e 28 Autotrasportatori morti in questo 2022.

Su questa emergenza costante esce il book di Repubblica “Morire di lavoro”, titolo dell’omonimo osservatorio che il giornale dedica alle morti bianche, a cura di Marco Patucchi. Nella prefazione del volume così scrive Stefano Massini: “Le storie che leggerete contengono l’assurdità del meccanismo, la sua banalità, la sua inappellabile spietatezza. E su tutte risuona quella domanda che un parroco di Lecco lancia dal pulpito nell’omelia funebre di uno (uno dei tanti) operai: “Ci chiediamo perché”. Sì, giusto, ce lo chiediamo. Alcuni casi straordinari, su cui i dadi della sorte hanno infierito, ci fanno forse trasalire, ma gli altri? Non è forse spiazzante – ancora di più – morire cadendo da un ponteggio in un giorno qualsiasi di un qualsiasi anno, senza che nulla faccia gridare ulteriormente allo scandalo. Non è forse già il morire uno scandalo? E di nuovo, perché? È una domanda che resta nel vento, come nella famosa canzone. Preparatevi, perché il vuoto che accoglie e spegne quel punto interrogativo sarà un convitato di pietra durante tutta la lettura di queste pagine in cui state per addentrarvi”.

E con queste gocce di memoria cinematografica questa settimana accendiamo il focus sul lavoro fino al primo maggio.

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Resistenza e Liberazione: come spiegare i valori del 25 aprile ai nati del Duemila


 

I messaggi in codice durante la resistenza partigiana diffusi da Radio Bari. Sui fili della radio passavano i comandi per passare all’azione.

Il 25 aprile, la festa della Liberazione dal nazifascismo, negli anni rischia sempre di diventare un simulacro per generazioni che ormai vanno estinguendosi e pagine di storia che nuove generazioni leggono a malavoglia. Come spiegare la Resistenza a chi è nato nel Duemila? Gli unici che possono farlo in modo efficace sono i protagonisti. Le loro lettere spiegano meglio di tutti cosa sia stata la lotta partigiana e la liberazione. Ascoltiamo alcune letture preparate dal Liceo Banfi nel 2020

Da queste lettere di quei giovani degli anni ’40 del Novecento che bisogna spiegare i sogni di libertà che si tradussero in lotta armata di resistenza. Prima di salutarvi e augurarvi un buon 25 aprile ecco alcuni versi di Cesare Pavese: “Tu non sai le colline | dove si è sparso il sangue. | Tutti quanti fuggimmo | tutti quanti gettammo | l’arma e il nome.

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La difesa dell’ambiente protegge la nostra salute: la Giornata della Terra tra Italia e Usa


 

La voce di Greta Thunberg nel celebre discorso al summit Onu sul Clima del 2019 che introduce il tema di questa puntata.

Oggi è la Giornata della Terra, la più grande manifestazione ambientale del pianeta, per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l’equinozio di primavera, il 22 aprile. In ogni angolo del globo ambientalisti, ecologisti, studenti e attivisti si mobilitano mettendo insieme tutti i movimenti che lanciano l’allarme climatico e ambientale sui rischi che l’inquinamento di aria, acqua e suolo produce sul nostro ecosistema e sul futuro del genere umano.

Su questo punto andiamo negli Usa, precisamente a Filadelfia e ritroviamo ai nostri microfoni il professore Antonio Giordano, oncologo e direttore dello Sbarro Institute, che nei due contineLa GSnti porta avanti da anni la sua battaglia per un ambiente sano legato alla salute e contro molte patologie legate proprio alla concentrazione di inquinanti nei territori. Ascoltiamo

Torniamo in Italia e a Roma precisamente dove in questi giorni si è aperto il dibattito acceso su nuovi impianti per lo smaltimento dei rifiuti che nel nostro Paese è uno dei punti più critici per l’inquinamento ambientale: dalla terra dei fuochi in Campania ai siti industriali del nord. Ascoltiamo Marica Di Pierri, presidente di A Sud Onlus.

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Liceo Montale: il caso che non esiste. Napoli: intesa Consolato ucraino-terzo settore


 

Gli slogan degli attivisti a difesa di Julian Assange nel giorno che la giustizia britannica dà l’ok per l’estradizione negli Stati Uniti: ora l’ultima parola spetta al governo.

Torniamo sul caso di cronaca del liceo Montale. Ieri l’ufficio scolastico regionale ha stabilito che per la dirigente scolastica “non c’è stata nessuna violazione del codice disciplinare” dopo che la presunta relazione con uno studente maggiorenne non costituiva alcun reato.

Quello che resta sul campo è la gogna mediatica e social per una donna e una professionista sotto il processo di un becero tribunale senza legge e senza etica, molto frequente: quello della diffamazione, delle maldicenze e dei pettegolezzi a cui certa informazione dà la dignità di fatti senza alcuna verifica. Non è un caso che il Papa spesso torna su questo veleno delle relazioni umane e sociali, l’ultima volta lo ha ricordato prima della quaresima. Ascoltiamo

Ora parliamo di Ucraina e di emergenza profughi. La Campania è la regione italiana che ospita il maggior numero di cittadini ucraini. Napoli la città dove la comunità è maggiormente rappresentata. Dopo l’invasione russa in Ucraina è diventata anche una delle città dove sta approdando il maggior numero di profughi. Per questo motivo ieri Cisl di Napoli, Inas Cisl di Napoli, Anolf Napoli, Confcooperative Federsolidarietà Campania, Let’s do It! Italy hanno siglato un protocollo con il Consolato ucraino a Napoli. Ascoltiamo Khalid Saady di Anolf Napoli

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Covid, il dramma di Shanghai. Umbria: un progetto di rigenerazione urbana e rurale


 

Le grida dalle case dove sono rinchiusi gli abitanti di Shangai in lockdown contro la variante Omicron, stremati dalla chiusura forzata ci ricordano che il Covid esiste ancora.

Oggi parliamo di aree interne e più precisamente andiamo in Umbria. “Rigenerare le città attraverso il partenariato pubblico – privato”. Questo è l’ambizioso progetto presentato durante l’incontro “Rigenerazione Urbana e Rurale”, promosso da Legacoop Umbria.

Partendo da esperienze consolidate in altre regioni come quella dello spazio eventi di Dumbo Bologna e le Manifatture Tabacchi di Firenze, senza tralasciare alcune realtà umbre come “La Casa Bianca di Spoleto” o il progetto “Oasi aree Urbane”, si è ragionato sul come affrontare in Umbria questa tipologia di coprogettazione che porti uno sviluppo sostenibile nelle nostre comunità locali. Ascoltiamo la presidente della cooperativa sociale Il Cerchio Serenella Banconi.

L’aspetto fondamentale della partnership è il modificarsi del tradizionale rapporto di committenza tra il decisore (pubblico) e l’esecutore (privato) in favore di processi decisionali legati alle reali esigenze dei territori. Questo cambio di visione comporta la ridefinizione dei ruoli valorizzando il ruolo attivo e propositivo del terzo settore. Ascoltiamo l’assessora regionale Paola Agabiti Urbani.

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La via crucis delle morti bianche. La pensione per gli ucraini che hanno lavorato in Italia


 

Oggi parliamo di morti bianche con il nostro aggiornamento settimanale con l’Osservatorio indipendente di Bologna. Al 16 aprile 2022 ci sono stati dall’inizio dell’anno 343 lavoratori morti sul lavoro: di questi 178 hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, i rimanenti sulle strade e in itinere. Il venerdì santo è stato un bagno di sangue: la via crucis dei lavoratori deceduti in servizio ha visto sei morti di cui uno di questi aveva solo 16 anni, un altro 23, due sono stranieri.

Ora, sempre in tema lavoro, approfondiamo la questione delle pensioni per gli ucraini che hanno lavorato in Italia e ora sono stati costretti a rientrare a causa della guerra: potranno continuare a godere della pensione come ha stabilito il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, che ha accolto una delle proposte Acli, presentate ufficialmente lo scorso 17 marzo alla Camera dei Deputati. Ascoltiamo il vicepresidente nazionale Antonio Russo.

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Tg nazionali e i temi della Diversity: l’immobilismo oltre il Covid


 

Le voci di dottoresse e volontarie Unicef in un ospedale pediatrico realizzato in un rifugio anti bombe in Ucraina.

Oggi parliamo di tv e diversità. Nel 2021 l’emergenza Covid-19 non monopolizza più l’agenda dei principali Tg nazionali, riducendo la sua incidenza sul totale notizie dal 46% del 2020 al 25%. Lo rivela il Diversity Media Report 2022, la ricerca annuale sulla rappresentazione delle diversità nei media italiani di informazione e intrattenimento, condotta da Diversity in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e con il Comitato Scientifico di Diversity proveniente dalle maggiori università italiane.

L’analisi è dedicata all’informazione televisiva italiana ed è condotta sulle 42.572 notizie andate in onda nelle edizioni prime time dei 7 principali Tg italiani dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021, sulla copertura mediatica di 5 diversity: Disabilità, Età e generazioni, Etnie, Genere e identità di genere, Orientamento sessuale e affettivo.

Ne emerge un aumento del 6% dell’attenzione per questi temi e nell’anno scorso segna dunque “una parziale normalizzazione dell’agenda dei Tg nazionali”, dopo un anno segnato dal monopolio dell’emergenza sanitaria.

Più che la quantità delle notizie, commentano gli osservatori, “è la loro tipologia a mostrare un certo immobilismo dell’informazione nella tv italiana: – proseguono – i criteri di notiziabilità che dominano l’informazione sulle diversity continuano ad essere l’agenda politica e le bad news. La “Disabilità” riguarda circa una notizia su cinque riguarda atleti e atlete paralimpiche (21,5%), che hanno appunto ottenuto ampia visibilità in occasione delle Paralimpiadi.

Abbiamo chiesto un commento su questi al professore Andrea Volterrani, Sociologo dei processi culturali e della comunicazione all’Univrsità di Roma Tor Vergata e coordinatore del Master in comunicazione sociale.

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I bambini uccisi e in fuga nei 50 giorni di guerra in Ucraina


 

La voce di Orlando Bloom, ambasciatore Unicef che si è recato al confine tra Moldavia e Ucraina per vedere con i suoi occhi la fuga dei rifugiati.

Dopo sei settimane la guerra continua a essere un incubo per i bambini dell’Ucraina – sia per quelli che sono fuggiti che per quelli che rimangono all’interno del paese. Dopo sei settimane, quasi 3 milioni di bambini in Ucraina hanno bisogno di assistenza umanitaria. Più di 4,5 milioni di persone, oltre il 90% delle quali sono donne e bambini, hanno attraversato i paesi vicini come rifugiati e l’OIM stima che 7,1 milioni di persone siano ora sfollati interni e che più del 50% delle famiglie sfollate abbiano bambini.

A dirlo è il direttore dei programmi di emergenza di Unicef Manuel Fontaine che poi aggiunge: “i bambini vengono uccisi e feriti a causa della violenza che li circonda. Le Nazioni Unite hanno finora verificato la morte di 142 bambini, con quasi 230 feriti. Le cifre reali sono quasi certamente molto più alte, data la portata degli attacchi. Sono stati feriti proprio nei luoghi dove dovrebbero essere più al sicuro – le loro case, i rifugi di emergenza, persino gli ospedali”.  Ascoltiamo il portavoce di Unicef Italia Andrea Iacomini

E ancora, sempre sulle conseguenze della guerra sui bambini, ci sono anche quelli con alcune fragilità di salute. Lo scrive Antonella Patete su Redattore Sociale. Prima della guerra un bambino su due negli orfanotrofi ucraini aveva la Fasd – la sindrome feto-alcolica. La testimonianza dalla Polonia della presidente dell’organizzazione ucraina Children of Fas: “Stephany gridava sempre e mi chiedeva in continuazione si ci sarebbero stati ancora bombardamenti”. Questa sindrome da esposizione fetale all’alcol riguarda il 5% dei bambini.

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