Il valore economico e sociale del lavoro volontario è il titolo del convegno promosso da Csvnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione. Obiettivo è anche quello di favorire il confronto fra rappresentanti del Terzo settore, ricercatori e decisori pubblici.
Notizie
Terzo settore, prima risorsa
2 Dicembre 2014Lettera aperta di Don Gino Rigoldi al presidente del consiglio Renzi. Il cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano chiede più considerazione per il mondo del no profit ormai al collasso. Ascoltiamolo ai nostri microfoni
Dai voce ai tuoi diritti
1 Dicembre 2014La squadra maschile di hockey dell’Università di Nottingham scende in campo completamente nuda. L’idea è nata per protestare contro l’omofobia. Il video, prodotto dall’Unione degli Studenti e postato sui social network, è diventato virale sul web.
Sospiro di sollievo
1 Dicembre 2014Chiusura scongiurata per il Museo Guttuso ospitato a Villa Cattolica di Bagheria in provincia di Palermo. Il polo riaprirà presto, forse questa settimana, grazie al personale Asu, pagato dalla Regione Siciliana e dislocato presso il Comune. Una decina i precari che garantiranno l’apertura della struttura, almeno nelle ore mattutine.
Un passo avanti
1 Dicembre 2014Istruzione, lavoro, salute, casa e apolidia, queste le tematiche su cui si sono confrontate le donne rom, Sinte e Camminanti nell’incontro transnazionale, organizzato da Roma Women Network Italy. Obiettivo: gettare le basi per un effettivo scambio delle buone prassi e delle diverse modalità di attuazione del piano di inclusione. Concetta Sarachella, tra le relatrici sulle tematiche del lavoro.
“Gesto inqualificabile”
1 Dicembre 2014Così la Comunità di Sant’Egidio commenta il caso degli studenti di due scuole superiori di Roma e dei bambini del vicino campo nomade a cui è stato impedito di entrare in classe. “La scuola è un luogo d’integrazione”, ha aggiunto il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo.
La volta buona?
1 Dicembre 2014Il Governo ha accolto alla Camera tre ordini del giorno con cui si impegna ad aumentare le risorse per il Fondo nazionale per il Servizio civile. La promessa è di arrivare ai 200 milioni di euro per il 2015. L’annuncio dell’esecutivo dopo le proteste delle associazioni.
Una sfida da vincere
1 Dicembre 2014Oggi è la giornata internazionale per la lotta contro l’aids, ma in molti Paesi del mondo l’accesso alle cure rimane complesso. Il servizio è di Fabio Piccolino: oggi è la Giornata Mondiale contro l’Aids, malattia che colpisce nel mondo oltre due milioni di persone. Medici Senza Frontiere lancia un appello affinchè venga risolto il problema dell’accesso alle terapie antiretrovirali: nei paesi poveri come Zimbabwe e Malawi, infatti, le persone sieropositive devono affrontare lunghi viaggi per avere accesso ai farmaci, e questo scoraggia molti a continuare la terapia.
L’alternativa è quella dei “gruppi comunitari”, attraverso i quali i pazienti vanno a turno fino alla clinica e ritirano i farmaci per tutti gli altri, con un accesso prioritario che evita lunghe attese.
Il gruppo comunitario inoltre, consente ai pazienti di sostenersi ed aiutarsi reciprocamente.
I “NUOVI ANGELI” DEI NOSTRI TEMPI
1 Dicembre 2014Sta aumentando sempre più il numero di bambini, dall’età più tenera fino all’adolescenza, testimoni di atti di violenza domestica, che porteranno inevitabilmente per sempre il segno di questo dramma, spesso finito in tragedia, con la perdita della persona più amata, la mamma. Che ne sarà di loro? Chi si occuperà di loro? Che genitori saranno, se lo diventeranno? Per i più fortunati, si tratterà di seguire percorsi guidati di reinserimento da parte di professionisti, e, forse, con l’amore delle persone care, ce la faranno; per gli altri, vittime prescelte, immolate in virtù di una punizione da impartire ad un adulto, rimane l’appellativo consolatorio di “angeli dei nostri tempi”, creature innocenti, cui è stato tolto il diritto di vivere, di crescere, di andare a scuola, di giocare, di essere semplicemente “bambini”!
Uno dei fenomeni che sta prendendo sempre più forma, purtroppo, è quello del femminicidio triangolato, denominazione coniata per alcuni fatti omicidiari, che hanno visto vittima sacrificale i figli per colpire la o le donne della famiglia.
Molte le associazioni nate per prevenire atti violenti e tutelare i minori vittime di tali episodi . Abbiamo chiesto ad Alberto Biasciucci, presidente dell’Associazione “Amici di Claudio”, quale l’impegno dell’associazione da lui presieduta, come agire perché questi episodi non accadano più, o possano, almeno, diminuire, dinanzi ad un’evoluzione così negativa del fenomeno?
R – La nostra associazione nasce per ricordare il piccolo Claudio, mi scusi se mi commuovo sempre un po’ quando parlo di questo angioletto, perché purtroppo Claudio è stato ucciso dal padre, scaraventato nel Tevere, a febbraio di due anni fa, nel 2012, e adesso andiamo verso il terzo anno dell’atroce morte che ha subito questo bambino, perché il padre ha voluto punire la mamma e la famiglia materna, la nonna, che è vedova, quindi una donna sola, la zia, sorella della mamma Claudia, che era addirittura al nono mese di gravidanza, ed avrebbe partorito, pochi giorni dopo, un’altra bambina., Quindi è stato, questo, un atto di degenerazione e depravazione di un femmicidio, perché l’uomo è arrivato a casa con un coltello, non ha trovato Claudia e quindi, si è scagliato sul bambino, attraverso il bambino, colpendo così la mamma in una maniera terribile.
Io non so il futuro che cosa ci proporrà, che cosa accadrà. I femminicidi sembrano un po’ all’ordine del giorno, anche i più biechi, i più turpi, i più immondi, nel senso che donne colpite da moltissime coltellate, o, addirittura, bruciate, arse, che si sono rotolate a terra per spegnersi e si sono salvate a stento; apprendo di conciliaboli familiari per decretare, poi, la pena di morte alla figlia che aveva avuto la relazione sentimentale con un uomo che non l’aveva sposata e che l’aveva lasciata, e purtroppo, da quando mi occupo un po’ con maggiore interesse e cura di queste situazioni, io ho spettacoli molto tragici, molto brutti davanti a me, di cui prendo atto.
D – Insomma, anche la tanto desiderata – e attesa – convenzione di Istanbul, la prima legge europea, universale, entrata in vigore dal primo agosto scorso, per combattere e prevenire la violenza domestica, non viene portata a conoscenza, dagli organismi competenti, nei luoghi istituzionali più idonei, a cominciare dai ragazzi nelle scuole per prevenire questi tipi di atti di violenza. Secondo lei, ancora non si riesce a entrare, proprio, nella mente dell’individuo, del cittadino, del bambino, del ragazzo, fino a formarlo ad avere un rapporto corretto e di tutto rispetto con l’altro?
R – Io, nella mia ingenuità, pensavo che con l’entrata in vigore del divorzio, cessassero i femminicidi, nel senso che vai, da persona civile, davanti al giudice, ti separi, o divorzi, quindi che motivo c’è, se torni libero, di uccidere la moglie? Invece, scattano altri meccanismi, scatta il senso del possesso, della padronanza, l’uomo si sente vivere in una deminutio, l’essere abbandonato, la crisi dl rapporto con la donna, poi, una mancanza di educazione di base, probabilmente, perché è già nella famiglia che si devono educare i ragazzi in una maniera paritaria ed al rispetto assoluto l’uno per l’altro, che sia un bambino o una bambina, o, comunque anche se hai solo una femminuccia o un maschietto, è la famiglia che deve educarlo finchè può, finchè ci riesce, nella maniera più appropriata possibile.
Questo discorso deve proseguire, poi, nelle scuole, e anche la società, all’unisono, deve cercare di far sì, appunto, che tutto ciò non accada, però, purtroppo, non so perché, si va avanti così…….Poi c’è il rimedio, adesso, dell’allontanamento dell’uomo dalla casa coniugale, dell’ordine di non potersi avvicinare alla moglie, alla donna, là dove lavora, là dove c’è la casa coniugale, o la casa in cui vive. Però, delle volte non bastano questi provvedimenti, scatta una molla che ti fa superare anche queste barriere legali-giuridiche, e arrivi a colpire la compagna, né si può, purtroppo, tenere un carabiniere sotto l’abitazione di ogni persona che ha subito un atto di violenza. La mamma di Claudio, ebbe il naso fratturato dal partner, lo lasciò, ma, dopo 8 mesi lui fece la “pecorella” pentita, la riconvinse e tornarono a stare insieme.
C’è sempre, poi, un cocktail di situazioni e di sentimenti molto variegato, e quindi, delle volte, purtroppo, la prevenzione non riesce assolutamente ad avere efficacia. E’ un fatto di educazione. Bisogna arrivare ad educare le persone, le coscienze. Sembra che sia una cosa molto difficile, perché si va avanti così, con gravi, ricorrenti episodi.
D – Quindi si sta peggiorando notevolmente. Questo caso in particolare, da lei citato, ha visto addirittura un “femminicidio triangolato”, per colpire la moglie, la suocera e la cognata, il padre ha ucciso il proprio figlio, uno dei casi rarissimi di questo genere.
R – E’ l’ulteriore degenerazione e depravazione. Ricordavamo il caso di Brigida, circa 30 anni fa, uccise i tre figli per fare dispetto alla moglie, e poi, qui a Roma, abbiamo l’episodio del piccolo Claudio.
D – Anche il caso del piccolo Tommy, rapito e ucciso per ritorsione
R – Si, per Tommy fu un sequestro andato male. Qui, invece, è proprio un colpire il bambino per punire la moglie. C’è stato un fatto addirittura di una donna, di origine africana, che ha ucciso il figlio per colpire il compagno, che ancora non aveva licenziato la ex moglie, vicino Como, a Lecco. E poi, ogni tanto, si legge anche qui a Roma, che accadono fatti simili: una donna addirittura protagonista di un grave atto di violenza sul figlio.
D- Una sorta di parità omicidiaria.
R – Ancora, a Roma, per esempio, una mamma ha tagliato la gola ai suoi due-tre bambini. Ormai sono talmente nauseato che trovo anche difficoltà ad andare a leggere ed approfondire queste notizie.
D- Tornando, invece, al piccolo Claudio, che notizie ci sono, cioè, il procedimento penale si è concluso, e a che punto sono le varie sentenze?
R – Nel primo grado di giudizio, il padre-mostro, assassino, perchè non possiamo che chiamarlo così, è stato condannato a 30 anni, la sentenza è stata confermata dalla Corte di Assise di Appello di Roma, e adesso, tra pochi giorni, il 5 dicembre, ci sarà il processo in cassazione. Speriamo che la Cassazione concluda questo ciclo giudiziario, in maniera che la mamma possa, dopo questa lunghissima parentesi di oppressione, per una serie di cose, almeno guardare avanti, e cercare di tornare alla vita un po’ più attiva, una vita lavorativa, una vita più normale. Purtroppo, finora, per una serie di cose, non è stato possibile, in quanto il padre-assassino è stato a lungo detenuto qui a Roma, a Regina Coeli e Rebibbia. Loro abitano proprio a pochi metri da Regina Coeli, quindi uscendo di casa si trovavano di fronte il carcere dove era custodito il padre assassino, e, poco più in là, ponte Mazzini dove il piccolo Claudio è stato scaraventato ed ha perso la vita, in una situazione di enorme oppressione ed angoscia. Adesso l’assassino è a Terni, un po’ più distante, insomma, il tempo un po’ lenisce le pene, speriamo che si concluda adesso, bene, questa vicenda, relativamente, perché purtroppo non verrà mai restituito il piccolo Claudio alla famiglia, però, che almeno il mostro abbia la condanna definitiva che merita, in maniera che la mamma possa riavviarsi ad una vita più normale.
D – Che notizie dalla mamma, come passa il suo tempo ora ?
R – La mamma, purtroppo, passa il suo tempo così, camminando su e giù per casa, perché non ha avuto l’occupazione che sperava, c’era stata una mezza promessa da Romacapitale per un lavoro che lei avrebbe molto apprezzato, un lavoro in una mensa scolastica a contatto con i bambini proprio lì a Trastevere, quindi abbastanza vicino casa, anche part-time, per non chiedere troppo; di 3-4 ore, in modo che la mamma, ritrovasse la voglia, il desiderio, di ritornare attiva, vestirsi, tornare al lavoro, poi tornare a casa e si sarebbe ristabilizzata, si sarebbe rinormalizzata. Invece, purtroppo, questo non è avvenuto, ha avuto proposte di lavoro, ma di notte, nei pub, ma non sono situazioni adeguate.
D – Quindi, non c’è stato nemmeno un sostegno psicologico anche per superare questa tragedia immensa, queste tre donne sono abbandonate a sé stesse, in pratica?
R – All’inizio, in ospedale, Claudia ha avuto un aiuto psicologico, poi, purtroppo, si è intaccato il rapporto di fiducia con la persona che l’assisteva, con una delle due che l’assisteva, sia la psicologa che la psichiatra, s’è perso un po’ il rapporto di fiducia con una delle due persone che l’assisteva, psicologa/psichiatra. Quindi , perso il rapporto di fiducia, non è voluta più andare, purtroppo; forse è una situazione che l’ha un po’ scossa…….., forse esortata troppo vivacemente a reagire; e la ragazza, poi, non è andata più. Questo è stato un grande danno, speriamo che questa parentesi poi si chiuda e ritrovi il desiderio di tornare ad avere dei contatti con la psicologa e la psichiatra che sono aiuti importanti, che, però, non si possono imporre, se la molla non scatta dentro di te, c’è poco da fare.
D- In conclusione, vorremmo una sua riflessione su tutta la storia e quale può essere la sua raccomandazione a queste donne che, come lei ha detto prima, alla fine, ci cascano sempre, si rinnamorano, oppure è un amore talmente viscerale che le rende schiave, cioè, vorremmo da lei, veramente, anche un messaggio di speranza, altrimenti tutti questi casi resterebbero tanti casi, come Gli amici di Claudio, e sarebbe un peccato.
R – Purtroppo non ho la bacchetta magica, né ho il terzo occhio che mi fa vedere più in là di quella che può essere l’esperienza personale di chi ha i capelli brizzolati. Certo che bisogna stare molto attenti, ogni piccolo episodio di violenza non va assolutamente sottovalutato, dallo schiaffo, dal pugno, dallo spintone, dall’avere l’attacco isterico davanti alla propria compagna, dalle intimidazioni, le minacce, bisogna stare attenti, quando è così cercare di cambiare partner. Ma capisco che, spesso, la ragazza, poi, rimane prigioniera, perché non si confida, poi, neppure, con la mamma, con la sorella, con i parenti, perché ha paura delle varie reazioni. Sono meccanismi molto complessi, ogni storia è spesso una storia a sé, e, purtroppo la natura dell’uomo, delle volte e l’animosità dell’astio prendono il sopravvento, ottenebrano la mente e portano a queste tristissime conclusioni. Anche la famiglia dell’uomo, però, deve stare molto dietro al figlio e avere particolare riguardo, attenzione per la compagna, o moglie, del figlio. Poi, oggi, spesso capitano matrimoni andati a male, ragazzi abbandonati a loro stessi, e quindi si sottovalutano piccoli episodi che, invece, vanno visti in maniera più attenta e analitica, e sono, forse, prodromici di momenti di crisi pesante che può portare ad atti scellerati.
D – Quindi una famiglia forte, punto fermo ma anche guida in momenti in cui il ragazzo o la ragazza si sentano sbilanciati verso atti di violenza, o comunque di sentirsi oppressi dall’altro, quindi la famiglia potrebbe svolgere un ruolo importantissimo di prevenzione e di pacificazione
R – Si, la famiglia, la scuola, l’insegnante, devono avere l’occhio lungo, vigilare, chiamare, eventualmente, i servizi sociali, denunciare, non tacere, tante cose insieme possono dare qualche risultato e qualche salvezza.
Il nostro pensiero va ai tanti “nuovi angeli “ del nostro tempo, creature indifese, fragili, appunto, che hanno sacrificato la propria vita in virtù di un odio troppo grande per loro, da potersi difendere, proprio come il piccolo Claudio!
L’oro di Scampia
28 Novembre 2014L’oro di Scampia. È il tiolo del libro scritto da Gianni Maddaloni e pubblicato da Baldini & Castoldi. L’autore è il maestro di judo che racconta come nella sua palestra offre corsi gratuiti a ragazzi disagiati del quartiere napoletano. Una missione che porta avanti dal 2004 nella convinzione che un bambino che impara i valori dello sport oggi, sarà un killer o uno spacciatore in meno domani.