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Sprofondo Sud

di Redazione GRS


Povertà, disoccupazione e mancanza di fiducia: è la foto drammatica dell’ultimo rapporto Svimez. Il servizio di Giuseppe Manzo. Più poveri, meno bambini e disoccupazione alle stelle. La sintesi del nuovo rapporto Svimez è drammatica, ma è lo specchio fedele di un Mezzogiorno d’Italia sempre più a rischio desertificazione umana e industriale. Dal Sud si continua ad emigrare (116 mila abitanti nel solo 2013), non si fanno figli (nell’ultimo anno ci sono stati più morti che nati), si diventa sempre più poveri (le famiglie indigenti sono aumentate del 40% negli in 10 mesi). A pesare soprattutto l’assenza di lavoro: il numero degli occupati nel Meridione è sceso per la prima volta nella storia sotto la soglia dei 6 milioni, il livello più basso dal 1977. E il futuro? Non promette nulla di buono: la fiducia delle persone è ai minimi storici, così come la pazienza di un Sud dimenticato da tutti.

“Contro il non profit”, reazioni …a catena

di Admin GRS


Ucopertina libro moroNA CHIACCHIERATA “CONTRO-CORRENTE”   CON  GIOVANNI MORO, AUTORE DEL LIBRO CHE HA SUSCITATO MOLTE REAZIONE NEL SETTORE DEL NON PROFIT DAL TITOLO PROVOCATORIO “CONTRO IL NON PROFIT”

Ho avuto modo di incontrare Giovanni Moro nella tre giorni del seminario del MoVI a Paestum, un caldo fine settimana di inizio ottobre. Devo dire che ho subito apprezzato la disponibilità e la “socialità” che Giovanni Moro ha manifestato, ed a cui ho subito risposto con grande ammirazione e stima per la persona, non celando  allo stesso tempo l’interesse-curiosità  ad approfondire alcuni aspetti relativi alle reazioni che il suo ultimo libro “Contro il non profit” ha suscitato. Ci siamo dati, quindi, un appuntamento telefonico per i giorni successivi, cui ho dato seguito con la chiacchierata-intervista che mi ero ripromessa di effettuare, che riporto di seguito.

Entrando subito nel cuore dell’argomento, senza soffermarmi sui contenuti del libro, ormai noti a molti,  ho chiesto a Giovanni Moro che tipo di reazioni ha suscitato, fino  ad ora, l’avere messo a nudo alcune realtà “scomode”  di una grande parte del mondo  associativo del Terzo settore italiano.

R – A parte quelli già fissati, sono circa una trentina gli incontri  effettuati,   quindi un campione rappresentativo. Ho incontrato, da una parte, persone che lavorano ed operano in questo magma del non profit, e, dall’altra parte, pubblico normale, cioè cittadini, per esempio nei  festival letterari, eccetera, e allora le due reazioni sono abbastanza diverse. Il pubblico normale casca dalla sedia, nel senso che c’è una verifica di quello che poi nel libro avevo scritto, ma  non pensavo fosse così forte, un divario  enorme tra la rappresentazione che nella cultura di massa c’è di queste organizzazioni, e la realtà delle stesse. E quindi la gente quando sente raccontare com’è questa invenzione del non profit, e quali sono le sue conseguenze nella realtà, non ci crede, perché pensa che sono organizzazioni che si occupano solo di situazioni di emergenza, di operare per il bene pubblico, eccetera.

Invece, dal punto di vista degli “addetti ai lavori”, chiamiamoli così, la reazione più comune è stata “Era ora che qualcuno dicesse queste cose, che sapevamo, ma non le dicevamo”. La domanda, naturalmente, mia, è “Perchè non lo avete detto prima”, perché  non c’era niente di segreto, di particolarmente intelligente nel cogliere questi problemi. Quindi, direi, queste  sono due reazioni che sono significative e che dicono cose molto importanti entrambi.

 D – L’altra cosa di cui ti avevo già accennato a Paestum, è questa, che mi è venuta in mente mentre interagivi anche con noi, con  la platea: ma allora, non ti sembra, nell’avere  portato a conoscenza  cose che già avrebbero  dovuto essere a conoscenza, se non altro di coloro che operano nel Terzo settore cioè, di essere andato a mettere il dito nella corda dei sentimenti più profondi, perchè non è solo dire “chi” e “che cosa”, ma è anche il “sentire”, cioè è come avere messo a nudo i sentimenti più profondi dell’essere umano, Secondo me, il libro va oltre, è come se lo sguardo ti portasse ad andare più lontano delle cose che tu dici.

R –  Bè sì. Però questa operazione andava fatta soprattutto per rendere a chi fa  queste cose, e sono tantissimi,  naturalmente, in modo coerente con quelle intenzioni che tu hai menzionato prima, di rendergli la  loro ragione, perché il problema è che in queste situazioni di “tutto mescolato”, chi ci rimette sono proprio queste persone ed  anche la possibilità che queste forme di attivismo dei cittadini  per il bene pubblico, per l’interesse generale, possano essere rafforzate e sviluppate. Ma è chiaro che finchè è “tutto mescolato” questo è difficile. Perché basta esaltare il fatto che  il cosiddetto Terzo settore favorisce l’economia, l’occupazione, eccetera, allora la domanda che viene subito è  se quei milioni di volontari  pensavano che facendo delle cose in modo disinteressato e gratuito, sono dei fessi, o no?

D – Quindi avevo visto giusto, tra le corde dei sentimenti, è come se tu mettessi in guardia le persone per bene, il cittadino, il singolo, più che la sigla.

R – Senz’altro, diciamo che distinguere serve anche per  ridare fiducia  in un insieme all’interno del quale ci sono tantissime energie che meritano di essere seguite ed imitate, e sviluppate e portate avanti, che devono essere, appunto, distinte.  Quello  che ho percepito io, in questa grande discussione promossa in giro per l’Italia, alla fine della quale credo che scriverò un piccolo report,  perché è anche una bella consultazione, ampia, l’impressione è che, al contrario di quello che si dice, lo dice anche il Governo  con i suoi progetti di legge, la situazione non è ottima e molto promettente,  la situazione è molto negativa e critica. L’impressione è che siamo un po’ sull’orlo di un  abisso: o ci diamo una regolata, oppure tutte le cose positive che stanno qui in mezzo, rischiano di esser travolte da una sfiducia, da una catastrofe annunciata.

D – Una catastrofe annunciata come, ad esempio,  quella dell’Expo 2015, che ha reclutato migliaia di volontari, ignari, che, alla fine, non avranno certo un posto di lavoro, è una figuraccia che andiamo a fare anche a livello internazionale.

R – Si, anche se non è che la situazione di altri Paesi, da quello che ho potuto vedere io, sia  migliore, perché questo è il frutto di questa cattiva invenzione, che è un’invenzione globale, poi i problemi della sua attuazione ci stanno in tutto il mondo, non è  solo un problema italiano.

 

Riflettendo su quanto emerso, avendo presente che uno  scrittore scrive prima di tutto per sé, ma anche per gli altri, e quindi gli altri significa tutto il resto del mondo ,   fermo restando che ciascuno ha una propria interpretazione, la mia è che  Giovanni Moro non ha voluto solo dire cose che potevano essere risapute, o scontate, ma ha voluto dire a tutto il resto del mondo, alle persone che credono ancora in certi valori: “Attenzione, cercate di salvare le cose positive che sono state costruite e non lasciatevi ingannare, fatevi conoscere per quello che fate e non per quello che siete!”

Grazie a Giovanni Moro e….buon report pubblico e di riflessione!

giovanni moroGiovanni Moro, romano, classe 1958.  Sociologo politico e delle organizzazioni, svolge attività di ricerca, formazione, dialogo culturale e consulenza sulla cittadinanza e su temi ad essa connessi, quali l’attivismo civico nelle politiche pubbliche, le nuove forme di governance e la responsabilità d’impresa. 

 

 

La sindrome del ghetto: l’altra faccia del mondo Rom

di Admin GRS


 I rsantinoecenti fatti di cronaca,  attribuiti ad alcune famiglie ROM relegate in campi alle periferie delle città dalle amministrazioni comunali,  riportano indietro nel tempo col pensiero ad un popolo libero, ad un mondo che, molti di noi, ricordano come quello magico dei violini tzigani, o degli artisti di strada,  della lettura della mano per conoscere il futuro, di quell’artigianato di nicchia,  prerogativa solo di alcune etnie Rom.

Abbiamo incontrato Santino Spinelli, di etnia Rom, al quale abbiamo chiesto subito il suo punto di vista sulla questione dei Rom, mai risolta,  ed oggetto di frequenti discriminazioni.

 Domanda – Perché c’è tanta discriminazione  verso i Rom?

Risposta – Uno degli effetti collaterali della discriminazione è la sindrome del ghetto. Ha una duplice prospettiva: una esterna alla realtà romanì e una interna. Esternamente alimenta la romfobia e tutto il mondo romanò, nonostante sia complesso, paradigmatico e transnazionale con un’immensa ricchezza artistico-culturale, viene percepito esclusivamente come emarginazione e illegalità. Questa miope prospettiva è data in pasto, come un polpettone indigesto, alla maggior parte dell’opinione pubblica. E’ diventata una verità assoluta.

Domanda – Quindi non c’è più libertà di scelta di insediamento da parte di comunità Rom?

Risposta – In tante città, non solo le comunità straniere di recente immigrazione, ma anche molti Rom e Sinti italiani di antico insediamento, sono relegati in quartieri ghetto a contatto esclusivamente con la popolazione autoctona emarginata. I risultati dell’incontro sono facilmente immaginabili. Lo sguardo strabico evidenzia, però, la colpa sempre in un’unica direzione. Spesso non si è emarginati perché si delinque, ma si delinque in quanto emarginati. I Rom che vivono in quartieri non degradati vivono in perfetta sintonia con la popolazione locale.

gruppo di famiglia rom

 

Domanda – Perché viene sempre evidenziata la negatività dei comportamenti Rom?

Risposta – L’episodio negativo colpisce sempre più di quello positivo che non ha mai rilevanza mediatica. Un Rom infermiere a Pescara non interessa quanto un Rom ricettatore del quartiere Rancitelli. Il male affascina più del bene perché tocca le facili corde dell’emotività. Mai ho difeso un criminale che fosse Rom, italiano, marocchino o francese. Chi sbaglia deve pagare. Mi pare ingiusto però criminalizzare un popolo intero: è sempre un singolo, con nome e cognome che delinque. Non tutti gli italiani sono mafiosi, né tutti i Rom sono delinquenti. Non si può fare di tutta l’erba un fascio né dare una connotazione etnica a un crimine. Spesso il contesto sociale fa la differenza. Questo vale per tutti.

Domanda – C’è speranza di una migliore inclusione dei Rom, oggi?

Risposta – L’inclusione di Rom e Sinti oggi è più difficile da realizzarsi a causa degli errori del passato, ma non impossibile se si vuole davvero, con vantaggi per tutti. Ma le associazioni di pseudo – volontariato e le istituzioni vogliono davvero l’inclusione dei Rom?

Domanda – Come reagisce il mondo Rom davanti all’isolamento da ghetto?

Risposta – La sindrome del ghetto all’interno del mondo Rom produce effetti decisamente devastanti: disillusione e sfiducia, passività e disistima, aggressività e isterismo, sindrome di accerchiamento e violenza. E la sindrome del ghetto attanaglia il Rom anche quando si affranca dal ghetto stesso.

Domanda – Cosa occorre fare, secondo lei,  per superare tutto questo?

Risposta – Occorre fare un lavoro immenso per superare questa sindrome attraverso un processo psicologico che va alimentato da valori veri e da modelli positivi che andrebbero esaltati maggiormente, così com’è giusto biasimare e punire chi sbaglia. E’ estremamente diseducativo che alcuni enti pubblici abbiano eletto a propri interlocutori Rom e Sinti che millantano titoli che non hanno, che hanno un livello di istruzione più che modesto, che non hanno un mestiere o che hanno gravi pendenze penali. Come dire che un Rom vale l’altro e se è manipolabile è meglio. La strada del riscatto è lunga e tortuosa e passa attraverso il sacrificio, l’istruzione vera, il merito, l’impegno e la professionalità. Tutto ciò va sostenuto dalla politica e promosso dai media. In maniera particolare gli eventi culturali andrebbero maggiormente esaltati. L’inclusione passa attraverso la valorizzazione culturale. Ma in tal senso nessun reale investimento.

Domanda – Si dice che i Rom hanno un costo per le Amministrazioni pubbliche….

Risposta – Solo il sociale è finanziato con fiume di denaro pubblico di cui i Rom non vedono 1 euro né tanto meno benefici: solo segregazione, discriminazione e negazione dei diritti più elementari.

La cronaca ha tanto spazio sui mass media mentre agli eventi culturali non si dà rilevanza: cineforum, convegni, seminari, presentazione di libri, esposizioni, concerti, festival e quant’altro non hanno la stessa importanza e chiaramente nell’immaginario collettivo non esistono.

Domanda – Cosa fa la sua associazione per esportare questo tipo di culture?

Risposta – Da 20 anni organizziamo un concorso artistico internazionale “Amico Rom”, aperto a tutti gratuitamente e un festival di musica interculturale, eppure si fa fatica a promuoverli. Dai media locali  appena lo spazio di un trafiletto, se va bene.

I Rom così sono percepiti come “un problema sociale”. Questo aspetto è soprattutto accentuato nelle grandi città.

Domanda – Quindi, dovendo concludere, la sindrome del ghetto è …disinformazione universale?

Risposta – La sindrome del ghetto coinvolge tutti, anche coloro che sono animati da buone intenzioni. Lo sguardo sul mondo Rom continua ad essere strabico. Ciò perché la disinformazione è dilagante e la discriminazione alimenta la mistificazione. A certi enti pubblici, a certi politici, a certe associazioni di pseudo – volontariato e a certi giornalisti, evidentemente fa comodo continuare ad alimentare la sindrome del ghetto. Il costo di tutto ciò ricade su Rom innocenti, in particolare su bambini e giovani e ovviamente sull’opinione pubblica ignara ed inerme. L’esclusione, di fatto, continua a costare più dell’inclusione e ad avvantaggiare i furbetti di turno. La sindrome del ghetto alimenta, così, all’interno e all’esterno del mondo romanò, disvalori che producono un’economia autoreferenziale e un capro espiatorio ideale. Ecco perché si fa di tutto per non cambiare niente.

Grazie a Santino Spinelli per averci dedicato il suo tempo e i suoi “saperi” Rom!

santino spinelli

Classe 1964, Santino Spinelli è docente di lingue e cultura romanì, musicista, compositore e insegnante di italiano. Laureato in Lingue e Letterature straniere e in Musicologia presso l’Università di Bologna, nel 2002 è stato docente di Lingua e Cultura Romanì presso l’Università di Trieste e il Politecnico di Torino. Attualmente è docente di Lingua e Cultura Romanì – Lingue e processi interculturali – presso l’Università di Chieti. Primo Rom in tutta Europa a detenere tale cattedra. È fondatore e presidente dell’associazione culturale Thèm Romanò (mondo romanò), attiva nel campo dei diritti dei popoli rom e presidente nazionale della Federazione FederArteRom. La sua poesia Auschwitz è incisa sul monumento che si trova davanti al Parlamento tedesco a Berlino dedicato al genocidio dei Rom e Sinti.

Un po’ di storia

Un dato costante della storia del popolo rom va rintracciato nella persecuzione che hanno sempre subito, la riduzione in schiavitù, la deportazione e lo sterminio.

Lungo la storia che li accompagna fino ad oggi, si è protratta nel tempo la diffidenza nata al loro primo apparire nel Medioevo europeo: il nomadismo come maledizione di Dio; la pratica di mestieri quali forgiatori di metalli, considerati nella superstizione popolare riconducibili alla magia; le arti divinatorie tra cui la stregoneria.

Di qui la tendenza delle società moderne a liberarsi di tale presenza anche a costo dell’eliminazione fisica. Tutti i Paesi europei adottarono bandi di espulsione nei loro confronti, fino alla programmazione del genocidio dei rom, insieme a quello degli ebrei, durante il nazismo in Germania.

Si stima che nel mondo ci siano tra i 12 e i 15 milioni di rom. Tuttavia il numero ufficiale di rom è incerto in molti paesi. Questo anche perché molti di loro rifiutano di farsi registrare come etnia rom per timore di subire discriminazioni.

Movimenti politici – Dopo la seconda guerra mondiale ha preso forma un movimento che è arrivato in occasione del primo congresso nel 1971 a Londra alla creazione dell’Unione Internazionale dei Rom. Questa Unione mira al riconoscimento di un’identità e di un patrimonio culturale e linguistico nazionale senza stato né territorio, cioè presente in tutti i paesi europei.

In Italia, tra le associazioni nate con compiti di integrazione e mediazione culturale, è attiva l’associazione, eretta in ente morale, denominata “Associazione 21 luglio”, oltre alla Federazione FederArteRom che raggruppa  ben 84 associazioni sul  territorio.

Il significato di rom. Oggi, in lingua romaní, rom significa uomomarito e designa l’etnia stessa solamente presso i rom propriamente detti.

Come per la storia delle origini delle popolazioni di lingua romaní, anche l’origine del termine rom è aperta a diverse ipotesi dibattute tra gli studiosi.

Rom è l’autonimo che la maggioranza della popolazione di lingua romaní utilizza per denominare il proprio gruppo.

 

Corsa alla legalità

di Redazione GRS


Da simbolo del potere camorrista anche sullo sport, a simbolo della rinascita contro i clan, grazie al volontariato. Il riscatto di Casal di Principe passa anche attraverso una pista di atletica leggera, riaperta dopo anni di abbandono e degrado.

Cento candeline

di Redazione GRS


Il 28 ottobre 1914 nasceva a New York Jonas Salk, il ricercatore che sperimentò per primo il vaccino contro la poliomielite. Prodotto a partire dal 1955, ha permesso di sconfiggere la malattia in gran parte del mondo, anche grazie alle campagne condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unicef.

No a un’accoglienza al ribasso

di Redazione GRS


Un cartello di associazioni ha sottoscritto un documento congiunto per chiedere più fondi e ottenere dal governo politiche meno emergenziali. Dall’inizio del 2014 arrivati in Italia oltre 12 mila minori stranieri, 3 mila dei quali sono scomparsi.

Dopo di noi

di Redazione GRS


Sono circa 630 mila in Italia le persone con gravi disabilità che vivono da sole: la maggior parte è over 65. Secondo gli ultimi dati dell’Istat nei prossimi cinque anni, a questa popolazione particolarmente fragile potrebbero aggiungersi altre 12.600 persone.

A piccoli passi

di Redazione GRS


Una manovra coraggiosa, ma i tagli non devono essere lineari. Così, in estrema sintesi, il giudizio di Pietro Barbieri, portavoce Forum Terzo Settore, dopo l’incontro di ieri col governo. Ascoltiamolo ai nostri microfoni.