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Donne, divario continuo: occupazione maschile più favorita dalla ripresa economica

di Redazione GRS


 

 

 

 

Divario continuo. La ripresa non permette alle donne di avere lo stesso accesso al lavoro. Il servizio è di Giuseppe Manzo.

Non si sono ancora riassorbiti i divari di genere alimentati dalla pandemia. E’ quanto emerge dalla nota di gennaio redatta congiuntamente dal ministero del Lavoro, dalla Banca d’Italia e dall’Anpal. La ripresa del 2021 ha favorito l’occupazione maschile, tornata sul sentiero di crescita del 2018-19.

Le lavoratrici continuano inoltre ad essere penalizzate da una minore domanda di lavoro di tipo permanente: nonostante rappresentino circa il 42 per cento della forza lavoro, incidono solo per un terzo sul saldo delle posizioni a tempo indeterminato.

Libere di giocare: le detenute-calciatrici dell’Atletico Diritti

di Redazione GRS


Libere di giocare. Alla prima convocazione si sono presentate in più di sessanta e non saltano un allenamento. Sono le detenute-giocatrici dell’Atletico Diritti, la squadra femminile di calcio a cinque del carcere romano di Rebibbia, nata su iniziativa dell’associazione Antigone. Ogni sabato alle tre del pomeriggio in campo per svago e per sognare una vita nuova.

“Avevamo già all’attivo una squadra di calcio, una di cricket e una di basket tutte maschili” racconta Susanna Marietti, presidente di Atletico Diritti e coordinatrice nazionale di Antigone. “Abbiamo introdotto il calcio in un istituto penitenziario femminile per dare un segnale di rottura e abbattere lo stereotipo per cui le donne in carcere siano destinate solo al cucito, alla sartoria o al teatro. Oggi possiamo dire che uno sport tipicamente maschile è diventato l’attività caratterizzante di Rebibbia”. La formazione non guarda al tipo di reato, perché si è voluto offrire a tutte l’opportunità di usare il calcio per recuperare valori spesso disattesi: rispetto dell’avversario, senso del gruppo, sana voglia di vincere. L’avere pescato le giocatrici dal circuito di media sicurezza (da cui sono esclusi i reati associativi), ha comportato un campionato solo interno, ma ha dato una possibilità a tutte.

“Il primo giorno abbiamo diviso le ragazze per squadra, in campo, dicendo solo: “Questa è la palla, giocate”. Erano totalmente spiazzate, continuavano a chiedere quali fossero le regole da rispettare” ricorda Alessia Giuliani, funzionaria giuridico-pedagogica ed educatrice di Rebibbia. La questione delle regole è sempre molto dibattuta: per le detenute è un’imposizione meramente burocratica, per gli agenti del carcere l’unico modo per far funzionare un istituto con 320 donne, il più grande d’Europa. “È difficile spiegare a una persona che viene da abbandoni scolastici, che vive in assenza di modelli familiari sani, il rispetto delle norme. Perché le confondono con la punizione” continua Giuliani. “Lo sport ti aiuta a capire che la regola è funzionale alla vittoria, e una volta abituata a rispettarla su un campo da calcio, riportarla all’esterno diventa semplice”. I risultati si vedono: le ragazze della squadra sono quelle che non hanno rapporti disciplinari interni alla sezione e non saltano neanche un allenamento senza giustificazione.

Per Bianca, 26 anni e in carcere da tre, giocare nell’Atletico Diritti significa liberarsi dai dolori. Ha i capelli biondi, un inconfondibile accento del Brasile e per lei la squadra è “una famiglia, con tutte le sue stranezze”. La formazione è eterogenea: italiane, rom, tunisine, ognuna con il suo personale approccio allo sport.

Carolina Antonucci, l’appassionata allenatrice della squadra, non nega le difficoltà che la detenzione comporta anche in campo. “Le ragazze che sono qui hanno spesso problemi legati alle dipendenze e le terapie per contrastarle influiscono sul loro umore e comportamento” racconta. “Ci sono giorni in cui ci alleniamo dopo colloqui tra detenute e familiari che non sono andati bene, in cui l’enorme sofferenza di chi è rinchiusa qui si fa sentire. E non posso aspettarmi che sul campo diano il meglio di sé. Accettare problemi e mancanze è quello che un allenatore qui deve imparare a fare”.

Sul piccolo campo di Rebibbia i problemi personali diventano di squadra, così come vittorie e sconfitte. “Quante volte abbiamo gioito e sofferto insieme. Vedere le ragazze piangere per una sconfitta mi ha dato la dimensione di quello che stiamo facendo, di come l’Atletico Diritti per loro sia sinonimo di libertà” conclude Antonucci.

Durante il lockdown dello scorso anno la capitana della squadra ha incontrato papa Francesco e a breve la formazione verrà ricevuta dal presidente della Camera, Roberto Fico. Le partite, al momento, sono sospese per poter rifare il campo in modo da renderlo idoneo per l’iscrizione della squadra a un torneo federale. L’idea è quella di riprendere al più presto con un triangolare in cui parteciperà la rappresentativa delle giornaliste.

Che l’Atletico Diritti sia un progetto riuscito lo dimostrano anche le decine di detenute che, a pochi giorni dal termine della pena, chiedono di poter restare nel gruppo. Proprio in questi giorni due di loro usciranno, ma da settimane bussano alla porta dell’educatrice di Rebibbia con la stessa domanda: “Dottore’, lo troviamo un modo per poter restare in squadra?”.

Etiopia al collasso: oltre nove milioni di persone hanno bisogno di assistenza

di Redazione GRS


 

 

 

Disastro umanitario. A più di un anno dall’inizio del conflitto nel Tigray, oltre nove milioni di persone hanno bisogno di assistenza. Il servizio è di Fabio Piccolino.

Dall’inizio dell’anno in Etiopia sono stati uccisi almeno 108 civili a altri 75 sono stati feriti a causa di attacchi aerei nella regione del Tigray. A più di un anno dall’inizio del conflitto si stima che siano quasi nove milioni e mezzo le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria e la situazione peggiora, perché gli intensi combattimenti stanno bloccando anche gli aiuti alla popolazione.

Secondo il World Food Programme “sono necessarie garanzie immediate da tutte le parti coinvolte nel conflitto per corridoi umanitari sicuri, perché siamo a un passo dal disastro umanitario”.

Apriamo gli spazi: il nuovo bando di Con i bambini

di Redazione GRS


Apriamo gli spazi. Con i bambini mette a disposizione 20 milioni di euro per la creazione o il potenziamento di “spazi aggregativi di prossimità” per ragazzi e ragazze tra i 10 e i 17 anni. Il bando è pubblicato su www.conibambini.org e scade il 18 marzo.

Navigazione sostenibile: la coop sarda che insegna a rispettare l’ambiente

di Redazione GRS


Navigazione sostenibile. La cooperativa Nel Sinis realizza progetti di educazione ambientale, tra cui il “Kit del navigante sostenibile”, rivolto ai diportisti, che invita a sperimentare una fruizione del mare, e delle sue risorse, sostenibile e il meno possibile impattante. Per il futuro l’obiettivo è dotarsi di un’imbarcazione a vela con motore ausiliario elettrico, per azzerare le emissioni.

«La prossimità con il contesto marino e costiero ci ha ispirato a porre un focus particolare sui progetti di educazione ambientale e alla sostenibilità», spiega Antonio Ricciu, il presidente. «Realizziamo questi progetti tramite la gestione del Ceas (Centro per l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità) del Comune di Oristano. Interessante è il fatto che all’interno della nostra cooperativa c’è anche un centro di aggregazione giovanile. Ceas e centro di aggregazione giovanile sono strettamente connessi e questo significa sensibilizzare ogni giorno le nuove generazioni al rispetto dell’ambiente».

I progetti realizzati negli ultimi anni hanno toccato diversi temi: dagli sprechi alimentari alla protezione e tutela del territorio e della biodiversità; dalla lotta al fenomeno dell’inquinamento marino e costiero alla corretta raccolta differenziata dei rifiuti. Un altro interessante progetto è rivolto a coloro che si dedicano alla nautica da diporto, alla pesca e alla navigazione sportiva, al fine di incoraggiarli a sperimentare modalità di fruizione del mare e delle sue risorse in modo sostenibile e il meno possibile impattante. Da tale impegno nasce il “Kit del Navigante sostenibile”.

«Per il futuro» conclude Ricciu «abbiamo intenzione di potenziare le attività educative in favore del contesto marino e costiero. Ci doteremo infatti di un’imbarcazione a vela con motore ausiliario elettrico, per azzerare le emissioni, da destinarsi a laboratorio galleggiante: potremo così svolgere le nostre attività educative direttamente in mare».

Fish e Fand al Ministero dell’Istruzione: condizioni insufficienti per l’inclusione scolastica

di Redazione GRS


Bisogna fare di più. Fish e Fand hanno partecipato ad un incontro di consultazione presso il Ministero dell’Istruzione sul sistema pedagogico degli alunni con disabilità. Le organizzazioni hanno sottolineato come bambine e bambini con diverse forme di bisogni educativi speciali non trovino ancora condizioni sufficienti per un’inclusione scolastica di qualità.