Archivi

The Pink And Blue Project

fotodi JeongMee Yoon

foto di JeongMee Yoon

Ad esplorare le differenze di genere e i condizionamenti culturali dell’epoca del consumismo ci ha pensato JeongMee Yoon attraverso il fotoprogetto “The Pink and Blue Project”. La fotografa, di origini coreane ma americana di adozione, ha preso spunto dalle abitudini delle famiglie coreane trapiantate a New York verso i loro bambini. Così ha deciso di immortalarli con gli oggetti della loro quotidianità esclusiavemente blu per i maschi e rosa per le femmine.

Per il fotoracconto di JeongMee clicca QUI

Tutti di corsa per i bambini malati

helpSoleterre è un’organizzazione umanitaria laica e indipendente che opera ogni giorno per garantire i diritti inviolabili degli individui nelle “terre del sole” realizzando interventi in ambito sanitario, educativo, psico-sociale, della creazione di lavoro. #WeCanHelp è l’iniziativa che ha l’obiettivo di percorrere 40.075 Km in giro per l’Europa, per “difendere insieme il diritto alla salute dei bambini“. L’iniziativa è rivolta prevalentemente ai runner che potranno partecipare e sostenere i progetti di Soleterre attraverso le loro donazioni, infatti verrà chiesto ad ogni corridore di donare, per ogni Km percorso, un euro ai progetti di Soleterre. In più, chiunque potrà decidere se contribuire con una donazione spontanea in base alle proprie possibilità.

Sul portale internet (http://wecanhelp.soleterre.org/) sarà possibile non solo trovare le informazioni utili sulle modalità di partecipazione e sui progetti di Soleterre che saranno sostenuti, ma anche condividerei i chilomentri percorsi da tutti i runner e postare i selfie dei partecipanti con la maglietta ufficiale della corsa.

I fondi raccolti verranno dedicati a sostenere il “Programma internazionale di oncologia pediatrica a favore di oltre 8.000 bambini malati di cancro in cinque paesi, Ucraina, Marocco, Costa d’Avorio, India e Italia”, alle attività di intervento in “Uganda a favore di oltre 3.200 bambini malati tra 0 e 5 anni” e alle operazioni di sostentamento in “Repubblica Centrafricana e in Repubblica Democratica del Congo in favore dei bambini malnutriti”.

La prima data è venerdì 18 luglio a Copenaghen in Danimarca.

In fuga dall’Honduras. Appello agli Usa

hondurasL’Honduras chiede aiuto agli Stati Uniti per contrastare l’insicurezza e il narcotraffico, e che rappresentano le cause principali dell’emigrazione verso gli Usa; il paese centramericano infatti ha il più alto indice di omicidi al mondo.
Lo scorso ottobre sono stati intercettati alla frontiera statunitense 57.000 minori non accompagnati provenienti da Honduras, Guatemala e Salvador; secondo le stime,  entro il prossimo settembre potrebbero superare i 90.000.
L’appello per una soluzione del problema è arrivato dal presidente Juan Hernández e dal ministro degli esteri Mireya Aguero, il quale ha affermato la necessità di rafforzare i confini e  lanciare un “mini Piano Marshall” per creare delle opportunità e andare alle radici del problema.

Brasile 2014: Mondiali sostenibili ma inquinanti

maracanaCala il sipario sulla ventesima edizione della Coppa del Mondo di calcio.
Oltre al bilancio sportivo, è tempo di valutare anche l’aspetto ambientale della manifestazione.
I Mondiali brasiliani sono stati allo stesso tempo quelli più inquinanti ma anche quelli più sostenibili.
Una contraddizione che si aggiunge alle molte critiche piovute sull’organizzazione.
Il Brasile infatti ha stabilito diverse linee di azione per garantire la sostenibilità ambientale dei Mondiali 2014, fra cui la costruzione o la ristrutturazione degli stadi con tecnologie ecologiche certificate. Stadi costruiti sfruttando dell’acqua piovana, la luce solare, le fonti di energia rinnovabili, l’illuminazione a basso consumo tanto che, come sostenuto ministro dell’Ambiente Izabella Teixeira, rappresentano “un precedente nella gestione ambientale dei grandi eventi sportivi”.
Ma se i Mondiali sono stati anche l’occasione per inaugurare a San Paolo il primo impianto di separazione di rifiuti solidi in America Latina, è troppo elevato il numero di emissioni nocive registrate.
Secondo la Fifa infatti, il campionato del mondo ha generato 2,72 milioni di tonnellate metriche di diossido di carbonio. Il triplo rispetto a Germania 2006 e il doppio di Sudafrica 2010.

Giochi per tutti

oarco8La battaglia di Iacopo Melio #vorreiprendereiltreno incontra l’attenzione dei media e l’adesioni di cittadini, politici ed amministratori. Anche il presidente di Cesvot, Federico Gelli, ha accolto l’invito ed ha “rilanciato” cogliendo l’occasione per ricordare ai Comuni della Toscana di attuare i Peba, Piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Infatti solo il 18,8% dei Comuni, malgrado le risorse a disposizione, ha rispettato la legge ed attuato progetti per migliorare l’accessibilità delle città.

In Italia vivono oltre 4 milioni di persone con disabilità. Molti di loro sono bambini, categoria per la quale trovare dati certi, omogenei e significativi è molto difficile, anche secondo l’ultimo rapporto Unicef. Sicuramente sappiamo che gli studenti disabili sono circa 215 mila, che un’aula su quattro non è a norma e che solo uno studente su due partecipa alle attività extra scolastiche.
Iacopo vorrebbe prendere il treno, alcune mamme invece vorrebbero far giocare i loro bambini disabili nei parchi giochi, con i loro amici. Nasce così un’altra battaglia “Parchi per tutti” lanciata da Claudia Protti e Raffaella Bedetti di Santarcangelo di Romagna. La questione è la stessa. Ma la declinazione della rivendicazione è tanto ovvia quanto nuovissima: rendere accessibili ed usufruibili a tutti i parchi giochi. Anche ai bambini disabili.
Claudia Protti ci racconta del diritto al gioco, troppo spesso negato, e della necessità di ampliare i parchi con giochi “inclusivi”. leggi la sua intervista. Ma ci dimostra anche che è possibile invertire la rotta dell’indifferenza che esclude e discrimina. Idee chiare, determinazione, collaborazioni fra enti, amministrazioni sensibili. Questi gli ingredienti necessari.
Sì, perché i giochi inclusivi esistono ed esistono anche delle Linee guida per costruire parchi giochi accessibili. Il problema è che in Italia sono veramente pochi i parchi giochi che sono stati pensati per tutti i bambini, abili e disabili.
Pensate che in tutta la città di Firenze, per quello che ci risulta, esistono soltanto due altalene accessibili. Ed in Toscana bastano le dita di una mano per contare le aree gioco inclusive. Cari Sindaci, forse le mamme di Romagna possono insegnarci qualcosa. (Fonte: Pluralweb, rivista online Cesvot)

AAA….. Casa della salute cercasi a Roma e nel Lazio

casa della salute fotoEra una casa tanto carina, senza soffitta, senza cucina…..Chissà perché mi viene in mente questa filastrocca, di tanto tempo fa, sin da quando sono entrata nella sala consiliare di un municipio di Roma per partecipare ad uno degli incontri di presentazione di questo progetto di Casa della Salute, già attuato con successo in Toscana, Emilia Romagna e Marche.

Il  titolo è promettente “Il welfare è di “casa”.     Ma dopo le prime battute  dei relatori, mi rendo conto che non mi sbagliavo! Qui si sta parlando di case da favola, dove tutti, anziani e bambini per primi, saranno accolti con amore e dedizione, come pure le cure  loro prestate, esclusivamente da personale medico e paramedico formato per dare il meglio di sé, non solo professionalmente, ma anche a livello di rapporti sociali. Rapporti sociali e alta professionalità, è proprio su questi la scommessa maggiore: ridare ai cittadini un servizio funzionante, in alcuni casi 12h, in altri anche 24h, che garantiscano cure immediate e sollevino i pronto soccorso degli ospedali dalla ormai costante strozzatura, soprattutto in alcuni periodi del giorno e dell’anno, e le lunghe attese per l’erogazione di prestazioni specialistiche.

Ma che cos’è la casa della salute che i politici hanno in mente?

La Casa della salute è da intendersi come la sede pubblica dove trovano allocazione, in uno stesso spazio fisico, i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale, e sociali, per una determinata e programmata porzione di popolazione.Saranno l’alternativa alle file in Pronto soccorso, uno strumento per combattere l’impoverimento della sanità a seguito delle chiusure di reparti, servizi e ospedali, avvenute in questi anni, oltre all’integrazione con i servizi sociali. Le famiglie riceveranno, infatti, assistenza in un solo posto, senza dover bussare a mille porte diverse, come accade ancora oggi, essendo, la Casa della salute, un modello che si adatta alle caratteristiche del territorio e non il contrario.

“Le case della salute  saranno tutte interconnesse tra di loro per garantire il massimo  dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi, finalizzati a dare risposte certe agli utenti. Per ogni paziente ci sarà un piano terapeutico ad personam che si integrerà con gli altri servizi sanitari, anche a livello informatico, utilizzando il valido strumento della telemedicina, nel segno dell’accoglienza a tutto campo del paziente”. Così…dicono.

Ma nel corso dell’incontro, viene fuori che nel Lazio solo 3 Case della salute sono state avviate, a Sezze, Pontecorvo e Rocca Priora,  delle 33 previste, mentre  per Roma se ne aspettano 15, una per ogni Municipio,   di cui in attesa del via libera per  il  San Michele nel  municipio VIII (uno dei più antichi istituti di accoglienza e lotta alla povertà per i giovani in stato di abbandono) , mentre è certa la sede di Santa Caterina delle Rose, in V Municipio.

Insomma, nonostante la volontà e l’ottimismo dei politici per questo nuovo modello di Casa della salute,  unico nel suo genere, i tempi di attuazione non sembrano proprio rispettare le promesse e cominciano a sorgere tanti problemi di natura burocratica e non solo……

Alla fine dell’incontro, dopo la meraviglia iniziale,  chissà perché mi torna a mente il ritornello della filastrocca di quando sono arrivata, ma questa volta accompagnata da una certa delusione “…..ma era bella, bella davvero, in via dei matti numero zero!”

Per ulteriori approfondimenti: www.teresapetrangolini.it/casa-della-salute/

 

RiciclareCircolare. Quando l’economia ha alla base riuso e riciclo

riciclo-rifiuti-europa-datiSui rifiuti, l’obiettivo riciclo sale al 70% per il 2030, contro quello del 50% fissato al 2020.

Più ambizioni e meno discariche! Le nuove norme proposte dalla Commissione europea prevedono infatti il riciclo del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% degli imballaggi entro il 2030, lo stop alla discarica per i materiali riciclabili per il 2025 e la riduzione del 30% dei rifiuti alimentari. Con l’obiettivo di rendere realizzabile il passaggio alla cosiddetta ‘Economia Circolare’, una nuova visione che rende ogni materia prima utilizzabile una prima volta e diventare – grazie al riuso, alla riparazione e al riciclaggio – non più rifiuto ma nuova risorsa.

La nuova strategia sulla gestione dei rifiuti proposta da Bruxelles dovrebbe avrebbe un impatto anche sul fronte dell’occupazione, con 580mila nuovi posti di lavoro, e rendere l’Unione dei 28 più competitiva e meno dipendente dall’import di materie prime, sempre più costose.

Il passaggio ad un’economia circolare, e quindi sostenibile, all’insegna del riuso e del riciclo è possibile se vengono applicate le giuste politiche “. Ecco quindi l’accelerata su nuovi target di riciclo, che nel caso degli imballaggi variano a seconda dei materiali: il 90% per carta e cartone entro il 2025 e il 60% per la plastica, l’80% per il legno, il 90% per i metalli ferrosi, alluminio e vetro entro la fine del 2030. Niente più rifiuti riciclabili come questi dovranno finire in discarica entro il 2025, con la possibilità di predisporre ulteriori divieti per altri materiali recuperabili per il 2030.

Le proposte legislative riguardano principalmente la direttiva quadro sui rifiuti, la direttiva sulle discariche e la direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio. Si tratta di proposte che ora passano al vaglio del Consiglio e del Parlamento europeo.


Per maggiori informazioni: Il comunicato della Commissione europea

Parte il primo campionato nazionale di calcio a 5 per atleti Down

Calcio-a-5CoorDown onlus, Fisdir e la Fondazione Più di un sogno promuovono, presso gli impianti dell’Asd Gabriella Vivalda onlus di Bosco di Zevio (Ve), il primo Campionato nazionale di calcio a cinque completamente dedicato agli atleti con sindrome di Down: un appuntamento nato per dare impulso ad una nuova forma di socializzazione e per ribadire il diritto allo sport di tutte le persone con disabilità. L’appuntamento è da venerdì 4 luglio fino a domenica 6 luglio.

“La felicità e il benessere delle persone con sindrome di Down dipendono dall’inclusione nella società e dalla possibilità di poter esercitare i propri diritti – scrivono in una nota i promotori -: un percorso scolastico di qualità, i necessari interventi riabilitativi, la possibilità di trovare un lavoro e di praticare sport, come chiunque altro”. Tre le squadre che si sfidano: Asd Parco de Riseis di Pescara, l’Associazione Trisomia21 Onlus di Firenze e l’Associazione Down Onlus di Torino.

L’idea nasce dopo anni di fruttuose collaborazioni tra CoorDown e Fisdir, già protagonisti negli scorsi anni di importanti eventi, e ha l’obiettivo di favorire una concreta diffusione dell’attività sportiva tra le persone con disabilità, di fornire alle famiglie i punti di riferimento per poter avviare i propri figli alla pratica di una disciplina e di consentire agli operatori del settore di avvicinarsi con la giusta competenza per riconoscere le potenzialità di ogni atleta. I benefici che ogni ragazzo con sindrome di Down può trarre da una buona attività fisica sono evidenti sia a livello fisico che psichico: la pratica sportiva favorisce la socializzazione e l’acquisizione di una maggiore autonomia ed è il momento in cui ogni ragazzo con sindrome di Down ha la possibilità di confrontarsi con gli altri, anche con i propri limiti, imparando a rispettare le regole e il giusto impegno.

Anche per il presidente Fisdir Marco Borzacchiniquesti momenti di incontro sono una chance per i ragazzi con disabilità, che aspettano solo di dimostrare le loro qualità: “In Italia il numero degli atleti con sindrome di Down è altissimo e Fisdir, grazie al lavoro delle società e delle delegazioni regionali sul territorio, mira a una crescita esponenziale nei prossimi anni. Questi numeri sono punti di partenza sui quali poter lavorare e dai quali poter partire per nuove e interessanti avventure come l’integrazione nel Campionato nazionale di calcio a cinque, a partire dal 2015, di una squadra interamente composta da persone con sindrome di Down”. “Oltre all’importanza del benessere fisico, ogni attività sportiva – aggiunge il presidente CoorDown Onlus Sergio Silvestre- porta con sé delle precise regole e dinamiche di autodeterminazione che consentono ai ragazzi di interagire, di mettersi in gioco e di esprimere se stessi e le loro grandi potenzialità. Quello che noi auspichiamo è che in futuro siano sempre più le società sportive in grado di integrare atleti con sindrome di Down sia in discipline individuali che di squadra”.

Africa, strategia comune contro l’Ebola

Ebola_virusIl virus dell’Ebola continua a terrorizzare l’Africa occidentale.
L’epidemia, che fino ad ora ha fatto registrare 759 casi e 467 morti in Guinea, Sierra Leone e Liberia, rischia di diffondersi ancora di più a causa delle molte persone in fuga per sfuggire al virus.
I Ministri della sanità di 11 paesi dell’Africa occidentale, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno adottato una strategia comune per combattere l’emergenza.
Ad essere coinvolti, oltre ai tre paesi in cui il virus è già esploso, sono Costa d’Avorio, Repubblica democratica del Congo, Gambia, Ghana, Senegal, Uganda, Mali e Guinea-Bissau.
Il programma prevede innanzitutto la sensibilizzazione delle persone: in alcune zone infatti, pratiche culturali e credenze popolari hanno ostacolato le misure di contrasto, contribuendo alla diffusione della malattia.
L’Organizzazione mondiale della Sanità avrà un centro di controllo in Guinea per supportare e coordinare le operazioni.
L’OMS ha inviato inoltre più di 150 esperti in Africa occidentale per cercare di contenere l’epidemia.
La Sierra Leone ha annunciato lo stanziamento di 1,32 milioni di euro per la lotta contro l’Ebola, destinati alla campagna di sensibilizzazione e prevenzione, ma anche ai bisogni logistici delle squadre in campo.
I paesi coinvolti hanno promesso inoltre maggiore collaborazione e comunicazione fra di loro.
Non esiste un vaccino o una cura contro il virus dell’Ebola, che si diffonde attraverso il contatto con fluidi corporei e uccide fino al 90% delle persone infette.
La malattia ha un periodo di incubazione compreso tra i 2 e i 21 giorni, e si manifesta con forti mal di testa, diarrea, vomito ed emorragie interne.

Fvg labor: 4 progetti premiati

I vincitori di Fvg Labor, progetto di start up in Friuli

I vincitori di Fvg Labor, progetto di start up in Friuli

4Bit Animation Studio, Lam – Look at me, Tred, Comunicazione integrata ed includente. Sono i 4 progetti che si sono aggiudicati il bando di Fvg Labor ed ai quali verrà assegnato un contributo di 12 mila euro (48 mila euro complessivi messi a disposizione dal bando), e un ulteriore periodo di accompagnamento per l’incubazione e costituzione della start-up, con termine il 30 settembre 2014.

Pubblicate sul sito dell’Unione delle Province del Friuli Venezia Giulia le graduatorie dei vincitori del progetto “Fvg Labor – Laboratori di lavoro giovanile”, promosso dalla sede regionale dell’Upi unitamente alle quattro Province del Friuli Venezia Giulia. Un successo cui si unisce con orgoglio FAB, l’incubatore di innovazione sociale lanciato il 29 giugno 2012 dalla Cooperativa sociale Itaca in occasione del ventennale di fondazione, e divenuto modello per “Fvg Labor”, iniziativa fondata sui principi basilari del Faber Academy Box di Itaca, ovvero cooperare in senso pratico per progetti rivolti alla comunità, che attraverso la progettazione partecipata accolgono, sostengono ed accompagnano le idee e le imprese.

 

Le quattro commissioni valutatrici provinciali (Pordenone, Gorizia, Udine e Trieste) hanno decretato i seguenti vincitori.

Per la Provincia di Pordenone, il progetto “4Bit Animation Studio”, scritto a quattro mani da Lorenzo Giol e Alan Millo, che prevede la produzione di cortometraggi, serie web, serie tv e lungometraggi in animazione 3D, video informativi, educativi, spot e mascotte animate. Progetto molto forte in termini di impatto sociale che si prefigge di offrire possibilità occupazionali all’interno di un settore che in Italia è particolarmente colpito dal fenomeno della “fuga dei cervelli”.

Per la Provincia di Gorizia il progetto “Lam – Look at me”, presentato da Anna De Vecchi, Giovanna Culot e Manuela Iob. Lam è un progetto d’impresa che si propone di promuovere la diffusione di strumenti e servizi ludici come supporto per la prevenzione e lo sviluppo della persona con disabilità nella società. Dunque giocattoli per bambini disabili, una scelta contro la logica del profitto, senza dimenticare però i bambini cosiddetti normodotati. Non solo toys, anche tecnologia, spazi, editoria.

Per la Provincia di Udine, il progetto “Tred”, presentato da Stefania Pinat e Marco Savorgnani che prevede la realizzazione di complementi d’arredo tramite l’utilizzo della tecnologia della stampa 3D e, in particolare, la sinterizzazione laser selettiva con la bioplastica, un biopolimero di origine biologica e biodegradabile. L’obiettivo finale che si pone la neo impresa è di entrare nel mercato dell’arredamento con prodotti plastici eco-bio.

Per la Provincia di Trieste, il progetto “Comunicazione integrata ed includente”, realizzato da Giordano Bianchi e Martina Marafatto, che propone la produzione di video mirati in particolare al sociale. La neo impresa intende realizzare dei video sonorizzati di qualità broadcast, video turistici ed informativi, fiabe, cortometraggi nella lingua dei segni per enti, cooperative, associazioni di categoria ed imprese.

A consegnare il premio di 12 mila euro a ciascuno dei quattro vincitori saranno i presidenti delle quattro Province nella giornata di giovedì 10 luglio, in un apposito incontro che si terrà alle 11 nella sede dell’Unione delle Province di Udine in piazza XX Settembre.

Fvg Labor ha visto la partecipazione di 154 progetti, presentanti da 263 giovani di età compresa fra i 18 e i 35 anni. Superata la fase di selezione iniziale, 7 per ciascuna provincia hanno avuto accesso alla fase di Academy, della durata di tre mesi, che ha consentito di sviluppare l’idea progettuale.

Fvg Labor, promosso da Upi Fvg in stretta collaborazione con le Province di Gorizia, Pordenone, Trieste, Udine, Cooperativa sociale Itaca, associazioni Arccs Arci Casa dello Studente, Banda Larga, Eureka, Gap Tricesimo e Lucide, rientra nel quadro di Azione ProvincEgiovani 2013 promossa da Upi e finanziata dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri.