Cicloturismo da record
In Italia 33 milioni di presenze per 4 miliardi di euro: il rapporto Isnart con Legambiente fotografa l’evoluzione del settore e conferma che non è più un fenomeno di nicchia: raddoppiati italiani e stranieri che scelgono il nostro Paese per una vacanza su due ruote.
Ormai è un dato di fatto: il cicloturismo non è più un fenomeno di nicchia, ma una voce sempre più importante del comparto turistico, uno dei “nuovi turismi” emozionali ed esperienziali a più rapida crescita. A certificarlo è “Viaggiare con la bici 2023- terzo Rapporto nazionale sul cicloturismo” curato da Isnart (Istituto Nazionale Ricerche Turistiche) in collaborazione con Legambiente e presentato alla Fiera del Cicloturismo di Bologna. E a testimoniarlo è il raddoppio del numero dei cicloturisti “puri” aumentati dai circa 4 milioni del 2019 a più di 9 milioni del 2022; si tratta di turisti italiani e stranieri che scelgono il nostro Paese per una vacanza su due ruote, «generando nelle destinazioni che li ospitano un impatto economico stimato in oltre 1 miliardo di euro».
Ci sono poi quei turisti, mossi da altre motivazioni, che trascorrono parte della vacanza utilizzando la bicicletta: nel 2022 si stimano siano stati quasi 24 milioni le presenze turistiche riconducibili a questa categoria, per una spesa sul territorio pari quasi a 3 miliardi di euro. «L’aumento considerevole dei cicloturisti puri” – secondo il presidente di Isnart Roberto Di Vincenzo – dimostra come sia cresciuta la maturità del settore perché questo tipo di cicloturista è quello che richiede servizi specifici per il mondo della bicicletta. Chi va in bicicletta per fare una passeggiata non ha una domanda molto forte di bike station o di ciclofficine. Il turista puro invece sì ed è quello che compra le bici, le rinnova, che è attento al mercato e che lo indirizza profondamente».
Secondo il Rapporto, «il cicloturista puro ha un’età media compresa tra i 28 ed i 57 anni (nel 71% dei casi) cui si aggiunge un interessante quota, seppur minoritaria, di baby boomers (il 17,3% ha tra i 58 ed i 72 anni), caratterizzati da una maggiore capacità di spesa rispetto ai più giovani». Un cicloturista su tre viaggia in coppia, uno su cinque da solo o con gli amici. Per l’alloggio si prediligono i bike hotel (28%), seguiti da agriturismi (11%) e camping (7%) attrezzati per le vacanze in bicicletta. I cicloturisti stranieri spendono tendenzialmente di più degli italiani, non solo (comprensibilmente) per le spese di viaggio (si parla di una differenza di 143 euro) ma anche per l’alloggio: in media 15 euro in più al giorno a persona.
«Il fenomeno del cicloturismo si sta consolidando e rafforzando in tutto il Paese – spiega Sebastiano Venneri, responsabile Turismo e Innovazione di Legambiente -, ma uno dei dati più interessanti è quello della redistribuzione dei flussi verso il Sud, che rappresenta la vera novità e sul quale questo rapporto dedica un focus particolare».
Se è infatti vero che il mercato del cicloturismo italiano si è sviluppato prima ed è ancora in gran parte concentrato in alcune regioni italiane, con Veneto, Trentino-Alto Adige e Toscana che da sole attraggono il 47% dei flussi cicloturistici del 2022, è anche vero che ci sono interessanti segnali di come il fenomeno si vada progressivamente diffondendo in tutto il Paese.
Tra il 2019 e il 2022, infatti, la quota di cicloturisti che scelgono il Sud è passata dal 7% al 17,4% del totale; ed in crescita risulta anche il Centro Italia passato dal 10,9% al 15,8%. «Se nel 2019 otto turisti su dieci andavano nel Nord a pedalare – continua Venneri – ora sono diventati 6, 5. Il fenomeno è esploso nel Sud trainato dalla Puglia e nel Centro dalla Toscana e dall’Abruzzo, regione questa che ha una delle più alte presenze di cicloturisti sul totale delle presenze turistiche, quello che il Rapporto chiama indice di specializzazione».
Per il Sud Italia, il cicloturismo rappresenta una importante occasione per un allungamento della stagionalità, per contrastare il fenomeno dell’overtourism e un importante volano di potenziale sviluppo in chiave turistica delle aree interne. «Il cambiamento climatico – spiega Venneri – impone la destagionalizzazione. Occorre dare una alternativa alla canicola estiva, ad esempio, sfruttando le aree più interne o ripensando l’utilizzo delle nostre montagne di inverno, ora che la neve scarseggia».
Un segmento in forte espansione e al quale il Rapporto Isnart dedica un altro focus è il cicloturismo di alta gamma, «nicchia di cicloturisti a elevata capacità di spesa che sta progressivamente creando un’offerta caratterizzata da servizi personalizzati e ad alto valore aggiunto». È un turista che proviene spesso dal mondo anglofono, viaggia in coppia o con gruppi di amici, ha una età media tra i 50 e i 55 anni, di elevato profilo sociale e curioso di conoscere territori italiani, l’enograstronomia, le tradizioni locali e i luoghi meno battuti dal turismo di massa .
Il mercato del cicloturismo è previsto in ulteriore crescita nel 2023 da 9 operatori specializzati su 10, gli stessi che, mediamente, hanno visto crescere il proprio fatturato fino a quasi triplicarlo nell’ultimo triennio, «anche sfruttando in questo caso positivamente – sottolinea il Rapporto – gli esiti della pandemia».
Un settore che dunque ha ancora enormi potenzialità di crescita, ma al quale è necessario dare risposte rapide e concrete, a partire dalle infrastrutture. Su questo il Rapporto suggerisce di battere su un aspetto fortemente caratterizzante del nostro Paese, cioè la presenza di strade secondarie a bassa intensità di traffico abbandonate dal traffico motorizzato, un patrimonio di cui è ricca l’Italia, un sistema di ciclovie di fatto.
«L’Italia – spiega Venneri – è l’unico Paese in Europa che può vantare una rete di collegamento fatta di piccole arterie tra centri di alta attrazione turistica e che hanno il meglio del patrimonio paesaggistico, storico, naturalistico ed enogastronomico, un’offerta cicloturistica originale tipica italiana, capace di colmare il divario con quei paesi del centro Europa che possono contare da anni su una solida rete di ciclovie dedicate. Ben venga dunque investire nel Sistema delle ciclovie turistiche di interesse nazionale, ma basarsi solo su quello significa tempi troppo lunghi rispetto alla velocità di crescita del comparto».
Riportare in vita queste infrastrutture “naturali” spesso inutilizzate significa anche migliorare la connettività rurale, rigenerare territori, restituire vita in aree in aree remote e stimolare le economie locali. Infrastrutture “naturali” che possono essere fruibili dal cicloturista con investimenti limitati nei tempi e nei costi, da realizzarsi prevalentemente sulla segnaletica, su servizi specifici dai bike hotel, al noleggio alle ciclofficine. Importante è anche la realizzazione di colonnine di ricarica delle ebike, mezzi che assumono un ruolo sempre più importante nello sviluppo del cicloturismo, permettendo ad una fascia sempre più ampia di turisti non particolarmente allenati di affrontare salite o lunghi percorsi su due ruote.
E i dati di Confindustria Ancma confermano questa tendenza positiva delle bici elettriche: se infatti nel 2022 il mercato delle bici in generale ha registrato un -10% di pezzi venduti (un rallentamento fisiologico, secondo Ancma, soprattutto dopo il boom prodotto in particolare dagli incentivi) quello delle ebike è schizzato a + 14 % . In questo senso, scrive il Rapporto, «un’occasione sicuramente importante e da non lasciarsi sfuggire, anche in termini di adeguamento infrastrutturale del Paese, a cominciare dalla disponibilità di una rete di colonnine di ricarica, è offerta dal Pnrr che, nell’ambito di più missioni, ha destinato cospicue risorse finanziarie ad investimenti che al cicloturismo più o meno direttamente si riconducono».
Piano sport sociale: boom di domande per i bandi su Inclusione, Quartieri, Carceri e Parchi
Promuovere la partecipazione
Boom di domande per i bandi di Sport e Salute su “Inclusione”, “Quartieri”, “Carceri” e “Parchi”. Sono state circa 1500 le domande inviate per partecipare ai progetti previsti dal Piano per lo Sport Sociale da 16 milioni di euro.
Sono state circa 1500 le domande inviate alla scadenza di venerdì scorso sulle piattaforme per l’inserimento delle candidature agli Avvisi pubblici “Inclusione”, “Quartieri”, “Carceri” e “Parchi” attiva dal 24 febbraio sul sito di Sport e Salute S.p.A.. Si tratta dei progetti previsti dal Piano per lo Sport Sociale da 16 milioni di euro, promosso grazie al Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e al Dipartimento per lo Sport, che mira ad abbattere le barriere di accesso all’attività sportiva e a declinare concretamente il principio del diritto allo sport per tutti.
I progetti sono quattro: Inclusione (2,4 milioni) che si pone l’obiettivo dell’integrazione dei gruppi a rischio di emarginazione e delle minoranze, garantendo a tutti l’accesso alla pratica sportiva, Quartieri (3,7 milioni) che intende favorire l’alleanza educativa tra il sistema sportivo e il sistema del Terzo Settore, Sport nei Parchi (3,3 milioni) che ha l’obiettivo di realizzare nuove aree sportive attrezzate all’interno di parchi comunali pubblici o spiagge e per la prima volta Carceri (3 milioni) che promuove lo sport come strumento ed opportunità di rieducazione per i detenuti, attraverso il potenziamento dell’attività sportiva. Le richieste sono state avanzate da ASD/SSD, Enti del Terzo Settore di ambito sportivo e Comuni.
Analizzando i dati si evince che per il progetto Inclusione il maggior numero di domande sono giunte da Lazio, Sicilia, Campania e Puglia. Per quello dei Quartieri Lazio, Campania e Sicilia sono in testa per numero di richieste. Situazione simile per il progetto Carceri dove Lazio, Sicilia e Puglia sono in cima alla lista. Scenario differente per quanto riguarda Sport nei Parchi per il quale invece il maggior numero di domande è giunto da Piemonte, Veneto e Toscana.
A Firenze arriva la prima edizione di “IN/VISIBIL3”: esplorare il mondo dei giochi a 360°
Giochi inclusivi
Domani e domenica a Firenze arriva la prima edizione di IN/VISIBIL3, un evento dedicato al mondo dei giochi a 360°, da tavolo, di ruolo, videogiochi, interpretati in chiave intersezionale. Durante la due giorni ci saranno laboratori per la costruzione di spazi, attività ludiche accessibili e panel condotti da esperte ed esperti.
Il primo fine settimana di aprile a Firenze presso la Casa della Cultura e della Ricreazione (Via Enrico Forlanini 164) si terrà la prima edizione di IN/VISIBIL3, un evento dedicato al mondo dei giochi a 360° (giochi da tavolo, giochi di ruolo, videogiochi) in chiave intersezionale.
Si tratta di un evento gratuito organizzato da Arcigaymerz (gruppo ludico di Arcigay Firenze), Isola Insolita e owof games (studi indie di videogiochi), LemuRivolta (Collettivo di divulgazione e creazione videoludica), e Pink* (gioco transfemminista contro le discriminazioni di genere) con il patrocinio di Women in Games International, Federludo e Arcigay ed il supporto di Arcigay Firenze Altre Sponde.
Durante le due giornate sarà possibile accedere alla LUDOTECA gestita dalle persone volontarie, partecipare ai laboratori per la costruzione di giochi e spazi di gioco accessibili e inclusivi o assistere ai PANEL con esperte ed esperti di gioco e comunità ludiche.
I panel saranno trasmessi anche in streaming sulla pagina Facebook https://www.facebook.com/invisibil3con; Youtube https://www.youtube.com/@INVISIBIL3con/featured.
“Con questa prima edizione abbiamo l’obiettivo di creare spazi di elaborazione sicuri, dove poter riflettere sulla cura della rappresentazione, del linguaggio, delle community; dove parlare di sicurezza, di marginalizzazione, di accessibilità nel gioco da tavolo, di ruolo e nel videogioco. IN/VISIBIL3 è un evento per tutte le persone che pensano, progettano, creano e giocano i giochi di oggi e di domani. Vi aspettiamo per giocare al futuro insieme”.
Uisp, torna Vivicittà: la “Corsa dei diritti” farà tappa anche al carcere di Brescia-Verziano
Vivicittà Porte aperte
Domenica 2 aprile torna la manifestazione podistica dell’Uisp, decine le città coinvolte insieme a molte carceri. Il 1 aprile si corre nella casa di reclusione di Verziano, a Brescia. Le parole della direttrice degli istituti penitenziari di Brescia, Francesca Paola Lucrezi.
Torino è “Biciclabile”: persone con disabilità e senza dimora coinvolte nel recupero dei mezzi abbandonati
Biciclabile
Persone con disabilità e senza dimora sono coinvolte nei lavori di riparazione delle bici abbandonate per le vie di Torino e hanno così l’occasione di mettersi in gioco, imparare cose nuove e rendersi utili alla comunità.
«BiciclAbile», spiega Lorena Cugusi, vicepresidente di Stranaidea, «è un’attività di recupero di biciclette abbandonate che vengono riparate e rimesse in circolazione. Insomma, dove molti vedevano un rifiuto, noi abbiamo visto un’opportunità. Le persone con disabilità e gli adulti senza dimora vengono coinvolti nei lavori di riparazione e hanno così l’occasione di mettersi in gioco, imparare cose nuove e rendersi utili alla comunità. Siamo consapevoli che nell’era del consumo riparare le cose sia non solo un atto di ribellione, ma anche e soprattutto di responsabilità civica. Ridurre i rifiuti ed estendere il ciclo di vita dei prodotti produce un plus valore non solo economico ed energetico, ma anche di senso».
Infatti, fino a qualche tempo fa, le biciclette che l’amministrazione comunale di Torino raccoglieva e portava nel deposito dei vigili urbani, rimanevano lì inutilizzate. Grazie al progetto BiciclAbile quello che era solo un oggetto di rottamazione ha ripreso a vivere dopo un sapiente lavoro dei ragazzi che le riparano e le mettono a disposizione gratuitamente di chi è in difficoltà o ne ha bisogno.
Disabilità, l’allenamento speciale del “Vharese”: a sorpresa scende in campo mister Pioli
Un allenamento speciale
L’Apd Vharese promuove la pratica sportiva come occasione di incontro e di socializzazione, ma anche di promozione di una diversa cultura sulla disabilità, da tre anni veste i colori del Milan e nei giorni scorsi ha avuto l’occasione di allenarsi con il tecnico rossonero Stefano Pioli che ha detto “Con la passione si può superare qualsiasi ostacolo”.
Il tecnico rossonero ha sorpreso i ragazzi che partecipano alla Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della Figc dirigendo una sessione di allenamento. «Ho visto ragazzi entusiasti ma soprattutto attenti e vogliosi di far bene, rispettando consegne e ruoli» ha commentato il tecnico.
Con Briantea84 l’Apd Vharese da tre anni veste i colori del Milan. Indossare la maglia del Milan è far parte di una grande famiglia che condivide gli stessi valori e la stessa passione. Lo sanno bene i ragazzi del Vharese, una delle due realtà – l’altra è Briantea84 – che vestono la maglia rossonera nella Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale – Dcps della Figc. Nei giorni scorsi, a pochi minuti dall’inizio di quello che si prospettava come un regolare allenamento, infatti, Stefano Pioli ha sorpreso tutti entrando sul terreno di gioco per dirigere la speciale sessione. Tra corse, esercitazioni tecniche e tiri in porta, senza tralasciare la tradizionale partitella per tutti i partecipanti al training con il mister rossonero è stata l’occasione per condividere un’esperienza fatta anche di abbracci, incoraggiamenti e foto ricordo da incorniciare.
«Rappresentare il Milan in queste occasioni mi rende ancora più orgoglioso», ha commentato l’allenatore rossonero. «Ho visto ragazzi entusiasti ma soprattutto attenti e vogliosi di far bene, rispettando consegne e ruoli. Quando hai l’opportunità di passare del tempo in questi contesti, capita di osservare chi ti sta intorno proprio per rafforzare determinate convinzioni: i sogni non possono essere transennati e con la passione si può superare qualsiasi ostacolo».
Apd Vharese onlus – si legge in una nota – è un’associazione polisportiva dilettantistica con sede a Varese che promuove la pratica sportiva come occasione di incontro e di socializzazione, ma anche di promozione di una diversa cultura sulla disabilità. I suoi atleti competono a livello regionale e nazionale non solo a calcio, ma anche basket, sci, nuoto, bocce, canottaggio e boxe. Insieme a Briantea84, da ormai tre stagioni Vharese rappresenta i colori rossoneri nella divisione della Figc nata come Quarta Categoria con l’obiettivo di contribuire a garantire l’accesso alla pratica sportiva agonistica alle persone con disabilità intellettivo-relazionali e patologie psichiatriche.
Anche questa attività – conclude una nota – si inserisce nell’ambito del più ampio Manifesto RespAct, attraverso cui il Club rossonero concretizza la propria visione e il proprio impegno nella condivisione e la diffusione dei valori positivi di equità sociale, uguaglianza e inclusività.
“Tutti in sella” a Torino: oltre 30 chilometri di pista ciclabile con il bike sharing accessibile di Fondazione Paideia
Tutti in sella
Oltre 30 chilometri di pista ciclabile: grazie al Bike Sharing Accessibile di Fondazione Paideia, tutti possono visitare Torino in bicicletta. Il progetto è rivolto a bambini con disabilità e le loro famiglie. A disposizione un parco di 15 biciclette accessibili, adattate alle diverse esigenze e specificità, a disposizione ogni sabato fino al 17 giugno.
Grazie a Fondazione Paideia da oggi il turismo a Torino è ancora più accessibile con il progetto “Tutti in sella!”, il servizio di bike sharing inclusivo e gratuito ideato e realizzato dall’ente torinese che, fin dalla sua fondazione, si impegna per offrire un aiuto concreto ai bambini con disabilità e alle loro famiglie.
Da sabato 25 marzo, presso il Centro Paideia di Via Moncalvo 1, riapre il parco di 15 biciclette accessibili, pensate per offrire alle famiglie, agli affidatari e ai caregiver di bambini e ragazzi disabili la possibilità di usufruire di mezzi a due ruote adattati alle diverse esigenze e specificità.
Le biciclette di Paideia sono a disposizione gratuitamente per turisti e cittadini e per chiunque vorrà divertirsi scoprendo la città, pedalando in collina, lungo fiume o per le vie del centro.
Le biciclette saranno a disposizione ogni sabato di apertura del Centro Paideia, dal 25 marzo al 17 giugno, dalle ore 9.30 alle 12.30, per poi riprendere a settembre con la programmazione autunnale. I volontari di Fondazione Paideia e gli istruttori di Paideia Sport saranno a disposizione per fornire consulenza e aiuto nell’identificare la bici più adatta ad ogni singolo bambino.
Sport e inclusione: domani sarà Baskin-day al Palabarbuto di Napoli
Baskin-day
Al Palabarbuto di Napoli domani è in programma una giornata di sport e inclusione. Il servizio di Elena Fiorani
Il baskin è uno sport di squadra, giocato insieme da persone con disabilità e non, e il termine è l’unione di “basket” e “inclusivo”. La giornata di domani si aprirà con un doppio appuntamento formativo per aiuto allenatore e allievo arbitro, mentre nel pomeriggio si terrà l’incontro tra Baskinsieme e RaggioSunBoys Baskin.
“Sarà un’occasione di coinvolgimento dei ragazzi e di educazione al rispetto delle differenze, attraverso un gioco nel quale le regole si adattano alle abilità di tutti”, commenta Emanuela Ferrante, assessora allo Sport del comune di Napoli, che patrocina l’iniziativa al fianco di Unicef Campania.
Arriva la Coppa Sport Per Tutti: il 25 marzo a Milano un calcio alla discriminazione di genere
Un calcio ai pregiudizi
A Milano arriva la Coppa Sport Per Tutti contro la discriminazione di genere. Il 25 marzo il quadrangolare di calcio fra tre squadre femminili e il primo team di atlete trans, parte del progetto ‘Te lo do io il Qatar’ in cui il calcio diventa strumento di inclusione sociale.
Open Milano Asd, con la collaborazione del Comitato di Milano di Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti) e il patrocinio del Municipio 9 del Comune di Milano, lancia la prima ‘Coppa Sport Per Tuttз’.
Si tratta di un quadrangolare di calcio fra tre squadre femminili e la prima squadra di Milano di altetз transgender che si terrà sabato 25 marzo dalle 10 presso il Centro Sportivo Comasina – Sport Promotion di Via Salemi 19 a Milano. La Coppa è parte di un progetto più ampio chiamato ‘Te lo do io il Qatar’ dove il calcio sarà uno strumento per la promozione dello sport come mezzo per il miglioramento del benessere psicofisico di tuttз e come strumento di inclusione sociale. In particolare, il progetto è pensato da Open Milano per includere nel mondo dello sport le persone discriminate per il proprio genere (transgender, non-binary, genderfluid e tutte le persone che non si riconoscono nel sistema binario di assegnazione del genere alla nascita) e per il proprio orientamento sessuale.
Per la ‘Coppa Sport Per Tuttз’ in campo vedremo la squadra femminile di calcio del Municipio 9 di Milano, il team cinisellese di Ladysoccer, associazione sportiva che promuove e sviluppa il movimento del calcio femminile, la squadra di YouSport, associazione che lavora per ‘l’inclusione di chiunque sia fuori dal cerchio’ con particolare attenzione al tema della migrazione e una rappresentanza dell’ACET – Associazione per la cultura e l’etica transgenere, attiva sul territorio Lombardo.
Alle 12 si terrà un torneo a 20 squadre di calcio a 5 nella formula ‘open’ (senza limiti di genere ed età) con quattro gironi all’italiana e una fase finale ad eliminazione diretta. Nello spazio del Centro Sportivo Comasina sarà inoltre presente il Milano Check Point con un punto dedicato all’informazione e la prevenzione delle Ist (Infezioni Sessualmente Trasmissibili), dove sarà possibile eseguire i test rapidi per Hiv e sifilide, con la presenza di consulenti e figure mediche di supporto. Sarà, inoltre, presente il Cig – Arcigay Milano con un info-point rivolto alle persone Lgbtqia+ e alle loro esigenze.
Ecco l’impatto sociale dello sport di base: ogni euro investito produce circa due euro e mezzo di ritorno
Impatto sociale
Ogni euro investito nella promozione sportiva produce circa due euro e mezzo di ritorno economico-sociale. A rilevarlo è stato il progetto di ricerca “Riunisci”, promosso dagli enti di promozione sportiva Aics, Acsi, Csen e Libertas, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Milano Bicocca e il finanziamento di Sport e salute
Il progetto di ricerca “Riunisci – Valutare l’impatto sociale dello sport di base”, promosso dagli enti di promozione sportiva Aics, Acsi, Csen e Libertas, consente di quantificare il ritorno economico e sociale degli investimenti fatti dagli enti di promozione sportiva nel nostro Paese. Condotto un sondaggio somministrato a 6.300 persone.
La ricerca ha permesso di indagare l’impatto sociale dello sport di base individuando i cambiamenti prodotti su persone e comunità, sia in relazione agli indicatori di benessere equo e solidale (Bes), sia in relazione agli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sdg) individuati dall’Agenda 2030. Non solo: è riuscita a tradurre in euro i benefici prodotti, utilizzando come riferimento alcuni indicatori di valore in termini monetari, come il costo di una visita medica o un corso di formazione sulle abilità sociali, o ancora il costo medio della psicoterapia. Il tutto, condotto attraverso un sondaggio somministrato nei mesi scorsi a 6.300 persone tra uomini e donne che praticano sport, famiglie di ragazzi e ragazze adolescenti, allenatori e preparatori atletici.
«Per noi enti di promozione sportiva l’autovalutazione è molto importante: ci permette di certificare il contributo che, come enti, diamo alle politiche pubbliche del Paese, orienta il nostro operato facendo in modo che si possa dare risposta efficace ai bisogni emergenti, dà conto alle autorità pubbliche della nostra capacità», sottolinea il presidente dell’Aics, Bruno Molea. «Questa è la quarta ricerca in sei anni che l’Associazione italiana cultura sport dedica all’impatto sociale dello sport di base. Per la prima volta emerge forte come lo sport di base strutturato e promosso dagli enti di promozione sportiva rappresenti un valore sociale economicamente misurabile: impossibile non tenerne conto».
L’impatto generato è stato misurato sfruttando la piattaforma digitale di Open Impact e utilizzando la metodologia Sroi, che prevede appunto l’ottenimento di un indice dato dal rapporto tra l’impatto netto totale e l’investimento complessivo. L’indice Sroi identificato dal processo di valutazione è quindi pari a 2,42, dettagliandosi nella generazione di valore sociale pari a due milioni 316mila 237,82 euro a fronte di un investimento stimato sul costo sostenuto dagli enti per il periodo di progetto pari a 957.041 euro.
Ma quali sono i benefici prodotti? Di quei due milioni e 316mila euro prodotti, circa 400mila euro valgono un aumento della consapevolezza sull’uguaglianza di genere (valore calcolato in base alle risposte ottenute dal campione intervistato e al costo medio di un corso di educazione alla differenza di genere che avrebbe valso lo stesso miglioramento di consapevolezza); circa 130mila euro valgono il miglioramento della salute e l’adozione di uno stile di vita sano (calcolato in base al costo medio di una visita medica e all’importo speso nello stesso periodo per una dieta sana); circa un milione e 300mila euro per il miglioramento delle cosiddette soft skill, le competenze trasversali (in base al costo medio per la psicoterapia e per un corso sulle abilità sociali); oltre 350mila euro valgono un aumento della consapevolezza dei bisogni delle persone con disabilità e delle categorie a rischio emarginazione (valore espresso in base al costo di un corso di formazione sulle abilità interpersonali); infine, circa 125mila euro valgono l’aumento dello scambio interculturale (calcolato in base al costo di un corso di educazione interculturale). Insomma, per chi fa sport con gli enti di promozione sportiva, le competenze guadagnate e il miglioramento della propria vita in termini di salute e di socialità sono gratis.
I cambiamenti positivi prodotti nelle persone generano ovviamente anche impatti sulla comunità e, facendo riferimento all’Agenda 2030, gli obiettivi di sviluppo sostenibile a cui lo sport di base contribuisce sono certamente quelli di salute e benessere, uguaglianza di genere, riduzione delle disuguaglianze e costruzione di città sostenibili. Miglioramenti di vita di cui le persone che fanno sport sono ben consapevoli. La ricerca fa emergere come sette allenatori su 10 conoscano tecniche di sport integrato, come per il 66% di loro lo sport di base offra uguali possibilità di allenamento per persone normodotate e per persone con disabilità, e come per l’83% di loro lo sport migliora l’apprendimento di valori educativi. Dunque, non solo sport di base come strumento di benessere fisico ma anche soprattutto come leva di socialità: l’85% degli atleti e delle atlete partecipa ad eventi ricreativi connessi alle attività sportive, l’82% dichiara l’assenza di linguaggio discriminatorio, più di 8 su 10 dichiarano un miglioramento del benessere mentale, l’84% delle famiglie intervistate dichiara di passare maggior tempo di qualità coi propri figli grazie allo sport, e il 66% – sempre grazie allo sport – ha partecipato a iniziative a vantaggio del proprio quartiere di residenza.