Diritti
È quanto sta accadendo a Roma da alcuni giorni. Il commissario del Comune, Francesco Paolo Tronca, sfratta associazioni e onlus dagli immobili comunali. Sotto la scure capitolina finiscono importanti realtà che operano nella città da decenni.
E’ l’effetto scandalo affittopoli. Sono già arrivate le lettere di avviso sgombero. A queste associazioni di volontariato si chiedono addirittura gli arretrati, come ad esempio al Grande Cocomero, per un’ammontare di 112 mila euro. “Abbiamo sempre pagato i bollettini, circa 300 euro al mese, chiesto negli anni un contratto regolare, invece in base al valore di mercato dell’immobile, 1250 euro, il comune ci chiede il mancato introito degli ultimi tre anni di concessione, ci risulta una morosità di 27 mila euro, ma non applica lo sconto dell’80%, l’agevolazione dovuta a chi fa un servizio sociale” spiega Giovanni Giustiniani di ‘A Roma, insieme. “Non possono non sapere chi siamo, il comune paga ogni anno l’Atac per fornirci il pulmino con cui tutti i sabato portiamo in gita i bambini del nido di Rebibbia” prosegue. “Se tutte queste situazioni sono irregolari la colpa è anche del padrone di casa, il comune è responsabile, non ha saputo gestire il proprio patrimonio immobiliare” replica Lorenzo Manni, volontario del Grande Cocomero. “Fanno porcate e pretendono di avere un’immagine pulita, ma stavolta lo scempio è lampante” chiosa Graziana Bastelli, anima de il Grande Cocomero e capo sala al reparto di Neuropsichiatria infantile del Policlinico.
Internazionale
Così la portavoce dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati Carlotta Sami commenta la visita, lo scorso sabato, di Papa Francesco a Lesbo tra i migranti. Un messaggio a tutta l’Europa, dice. Ascoltiamola. (sonoro)
Società
Vince l’astensionismo al referendum contro le trivelle. Delusione delle associazioni ambientaliste che in queste settimane hanno provato a portare il tema alla ribalta dell’opinione pubblica nonostante il boicottaggio mediatico e politico. “Ennesima occasione persa – dicono – l’Italia ha scelto di non investire sul futuro”.
Cultura
Fino a domenica a Roma si tiene la VII Edizione del Festival Internazionale del Cinema Patologico. Una giuria composta di ragazzi con disabilità valuterà i lungometraggi e cortometraggi in concorso. La kermesse vedrà la presenza di molti artisti, ma sarà anche l’occasione per lanciare il primo corso universitario al mondo di “Teatro Integrato dell’Emozione”.
Sport
Domani Gianni Maddaloni sarà ad Andria per esportare il suo progetto in atto a Scampia. Il servizio di Elena Fiorani.
Il maestro di judo e campione olimpico porta in giro per l’Italia il suo impegno per la costruzione di una società civile attraverso lo sport, la cultura e la legalità, come da tanti anni fa a Scampia, quartiere degradato di Napoli, dove lotta per coinvolgere con lo sport l’intera famiglia, dando la possibilità di fare attività con le sole quote “sociali” dei genitori e iscrivendo gratuitamente i figli. Sempre attento alle problematiche delle disuguaglianze sociali, soprattutto tra i bambini, porta avanti un’associazione in prima linea per il recupero di giovani in difficoltà e con disabilità. Maddaloni punta a creare una “cittadella dello sport” in ogni quartiere disagiato d’Italia, dove i giovani potrebbero essere recuperati attraverso uno sport inclusivo ed economicamente accessibile
Internazionale
Nella sua lotta al terrorismo, la Turchia sta calpestando la dignità dei cittadini e attaccando la libertà di stampa. A denunciarlo è il commissario dei diritti umani del Consiglio d’Europa, che parla di “danni irreparabili al pluralismo” e di ingiustificate restrizioni imposte alla popolazione.
Citando le operazioni antiterroristiche degli ultimi mesi, Nils Muiznieks ha detto che in Turchia “il rispetto per i diritti umani si è deteriorato a una velocità allarmante”. Sono sempre di più le città a maggioranza curda dove viene imposto il coprifuoco e l’esercito esegue raid contro i militanti del Pkk. Nelle operazioni, come denunciano molte ong, non vengono colpiti soltanto i combattenti per l’indipendenza, ma anche civili. Secondo Strasburgo, “le autorità turche hanno il dovere di condurre inchieste effettive” sull’accaduto, “e risarcire senza indugio la popolazione locale che chiaramente ha sofferto enormi danni”.
Diritti
A 89 anni ci ha lasciato Pietro Pinna, fondatore del Movimento nonviolento. È ricordato come il primo obiettore di coscienza “politico” italiano. Dal suo rifiuto dell’uso delle armi, che gli costò anni di carcere, ha preso il via la campagna per la nascita del servizio civile. Organizzò con Aldo Capitini la prima marcia Perugia-Assisi.
Nato nel 1927 a Finale Ligure (SV), di origine sarda, Pinna è ricordato come il primo obiettore di coscienza “politico” italiano. Dalla sua personale scelta nonviolenta e di rifiuto dell’uso delle armi, per la quale subì due processi militari e dovette scontare vari mesi di carcere militare prima di essere riformato per motivi medici, nascerà una campagna sostenuta da molti intellettuali, come Aldo Capitini, giuristi e uomini politici che porterà alla ribalta del dibattito pubblico italiano la questione dell’obiezione di coscienza e del servizio civile “alternativo”. Con Capitini, filosofo antifascista considerato il “Gandhi italiano”, Pinna organizzerà la prima Marcia della Pace Perugia-Assisi nel 1961 e successivamente fonderà nel 1962 il Movimento Noviolento e nel 1964 la rivista “Azione nonviolenta”, della quale è stato fino ad oggi direttore responsabile. “Capitini e Pinna si resero conto che se si voleva incidere sull’avanzamento di una proposta di pace occorreva darsi una struttura organizzativa. Da qui l’idea di fondare il Movimento Nonviolento, che incentra le sue prime azioni fondative, portate avanti con i Gruppi d’Azione Nonviolenta (G.A.N.), nel riconoscimento del diritto dell’obiezione di coscienza attraverso una legge”, ci dice Pasquale Pugliese, della Segreteria nazionale del Movimento Nonviolento.
Economia
Secondo gli ultimi dati Eurostat, in Italia l’8,2% della popolazione fatica a permettersi un pasto a base di carne, non può riscaldare adeguatamente la propria casa o deve rinunciare all’acquisto di beni durevoli. Sette milioni soffrono di gravi privazione materiali, dato inferiore solo alla Grecia.
In Italia sono quasi sette milioni le persone che soffrono di gravi privazioni materiali: un numero inferiore, a livello europeo, solo rispetto ai Paesi dell’est e alla Grecia. In Europa, la popolazione che vive in questa condizione rappresenta l’8,2% di quella totale (in tutto 41 milioni di europei).
Sono questi gli ultimi dati Eurostat, che prendono in esame le persone che oggi non possono riscaldare le proprie case, faticano a permettersi un pranzo a base di carne o devono rinunciare all’acquisto di beni durevoli come un’automobile o una lavatrice. La percentuale rimane elevata, nonostante si registri un miglioramento rispetto al 2014, quando coloro che erano sottoposti a gravi privazioni materiali rappresentavano il 9% della popolazione. Il calo continua ormai da diversi anni dopo il picco raggiunto nel 2012: in quell’anno le persone che dovevano rinunciare a una serie di beni considerati utili o indispensabili per condurre uno stile di vita adeguato erano il 9,9% della popolazione, cioè quasi un cittadino europeo su dieci. Altri Paesi europei vivono una situazione molto peggiore di quella italiana: in Bulgaria la percentuale sale al 34,2% dei cittadini, in Romania al 24,6%, in Grecia al 22,2%, in Ungheria al 19,4% e in Lettonia il 16,4%. Rispetto a stati come la Francia (4,5%), la Germania (5%) e il Regno Unito (6,1%) , però, gli italiani sono il fanalino di coda. In Spagna il problema della privazione materiale riguarda il 6,2% degli abitanti.
Società
Alla vigilia del referendum sulle trivelle, si moltiplicano gli appelli di associazioni e comitati per andare domenica a votare. Disertare le urne sarebbe un colpo alla democrazia, ripetono. Tesi condivisa anche da molti intellettuali come lo scrittore Erri De Luca. (sonoro)