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Rapporto sulle Agromafie: i clan puntano a fondi pubblici e nuovi mercati

di Redazione GRS


Fondi pubblici e nuovi mercati, sono gli obiettivi dei clan nell’8° Rapporto Eurispes-Coldiretti sulle Agromafie. Il servizio è di Federica Bartoloni.

Al centro dell’8° Rapporto sulle Agromafie di Eurispes e Coldiretti i nuovi fenomeni che minacciano aziende e consumatori. Un giro di affari che ha raddoppiato la sua azione in poco più di un decennio estendendosi anche a nuovi ambiti: usura, cybercime, caporalato internazionale, pirateria dei prodotti. L’obiettivo principale è l’accesso ai fondi pubblici e il controllo dei mercati. Il modello normativo italiano, forte anche della recente approvazione del ddl riguardante i delitti contro il patrimonio agroalimentare, richiede un’attuazione delle stesse direttive al livello europeo. Focus sul caporalato trasnazionale favorito dal fenomeno delle “imprese senza terra” che forniscono manodopera a bassissimo costo alle nostre aziende recrutandola direttamente dal subcontinente indiano.

Misure preventive, arriva il primo accordo globale per gestire future pandemie

di Redazione GRS


L’Organizzazione mondiale della sanità ha adottato una misura condivisa preventiva per future crisi come quella del Covid. Il servizio è di Anna Monterubbianesi.

Ieri, 20 maggio, a Ginevra, gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno formalmente adottato il primo Accordo pandemico al mondo, dopo oltre tre anni di negoziati.  L’obiettivo è rafforzare la prevenzione e la risposta alle future crisi sanitarie attraverso un migliore coordinamento internazionale. Tra le misure previste: accesso equo a vaccini e terapie, e strumenti diagnostici, e una rete globale per la distribuzione di prodotti sanitari. Il trattato entrerà in vigore dopo la ratifica da parte di 60 Paesi. L’Italia, insieme ad altri dieci Stati, si è astenuta.

Gaza, serve un’informazione corretta: parla il giornalista Alhassan Selmi

di Redazione GRS


Mentre nella Striscia si continua a morire e la carovana solidale è in viaggio a Rafah, appello per un’informazione corretta. Ascoltiamo Alhassan Selmi, giornalista palestinese, tradotto con la voce di Raffaele Oriani.

Nella tragedia di Gaza non sono solo migliaia di civili, ma anche molti cronisti che perdono la vita nel silenzio dei media e delle istituzioni. A denunciarlo nella sede dell’Ordine dei giornalisti, che ha recentemente approvato un documento contro il blackout mediatico nella Striscia, sono le associazioni di categoria e non solo.

Nell’incontro che si è tenuto ieri a Roma, è stato sottolineato che sono ormai più di 200 (le stime vanno da 217 a 230) i giornalisti e gli operatori dell’informazione uccisi a Gaza, molti mentre facevano il loro lavoro con il giubbotto “Press”, e che alla stampa internazionale da 19 mesi è impedito l’accesso a Gaza e la possibilità di testimoniare in maniera indipendente quello che accade.   All’iniziativa “Verità su Gaza: giornalisti uccisi e stragi ignorate.

#Stopblackout mediatico”, promossa da Articolo 21, Amnesty International Italia e Controcorrente Lazio, è intervenuto in collegamento da Gaza il giornalista Alhassan Selmi. “La situazione va di minuto in minuto di male in peggio -ha raccontato -. Ora l’esercito israeliano costringe le persone all’evacuazione per svuotare il nord di Gaza e distruggerlo. È difficile spiegare a parole quello che sta succedendo”. Il cronista ha spiegato che “l’esercito israeliano cerca di silenziare il flusso informativo”. “Di solito un giornalista racconta la storia, ma loro in questo caso sono parte della storia – ha proseguito -. Soffrono insieme al popolo: basti pensare che è da poco stato bombardato un ospedale, solo per uccidere un collega.

Due milioni di persone sono senza cibo, acqua e medicine, con tanti bambini piccoli”.

“Questa è la casa dei giornalisti e della libertà di informazione – ha sottolineato il presidente dell’Ordine Carlo Bartoli -. Non solo non possiamo essere insensibili, ma dobbiamo essere anche parte attiva, denunciando quello che accade. Di fronte a un’operazione militare con uccisioni indiscriminate di civili ogni coscienza si deve ribellare”.

Il presidente di Articolo 21 Giuseppe Giulietti ha invitato la categoria a dare luce a quanto sta accadendo a Gaza. “Proviamo a organizzare iniziative in modo generoso, ma tra un po’ non ci saranno più i palestinesi. Bisogna saperlo – ha detto-. Che si muovano almeno le istituzioni e le associazioni dei giornalisti è positivo, bisogna farlo con ancora più forza con una campagna di indignazione contro chi si muove con cinismo”.

“I giornalisti palestinesi si appellano, anche industriandosi con ingegno fra blackout e bombe, per continuare a inviare immagini e notizie ai colleghi occidentali e del resto del mondo – ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International -. I cronisti di Gaza si chiedono se devono continuare o meno, perché anche le loro famiglie sono in pericolo, vittime di bombe che uccidono interi edifici per colpire loro. Ma tutto questo materiale viene ignorato”.

Dalle associazioni la richiesta di una mobilitazione dei giornalisti in Italia e in Europa, davanti al Parlamento europeo, con comunicati dei cdr sui giornali e videocomunicati. Un appello è stato lanciato anche affinché la Rai dedichi, oltre a un’attenzione costante e veritiera dei suoi Tg e Gr, una prima serata su Gaza.

Festival dello Sviluppo Sostenibile a Bologna: serve innovare le filiere produttive

di Redazione GRS


Dal cuore produttivo e resiliente dell’Emilia-Romagna, nel corso della tappa bolognese della nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, arriva un chiaro messaggio: è necessario rafforzare la sostenibilità delle filiere come motore dello sviluppo economico, potenziando i distretti produttivi all’insegna dell’economia circolare e dell’innovazione a tutto campo.