Sport
Cgil, Cisl e Uil hanno scritto al ministro Spadafora per chiedere sostegno anche per i collaboratori del settore sportivo. Il servizio di Elena Fiorani
I sindacati di categoria, insieme alle federazioni del lavoro atipico, hanno scritto una nota con cui evidenziano che l’emergenza coronavirus mette a rischio oltre 500mila collaboratori che operano nel settore sportivo. Il fronte sindacale si mostra compatto nel chiedere che siano anch’essi beneficiari del sostegno al reddito straordinario e in deroga, così come contemplato per i tutti gli altri lavoratori dagli interventi normativi adottati dal Governo. I sindacati hanno una interlocuzione aperta con il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, alla luce delle ultime disposizioni dell’Esecutivo sulla chiusura di tutte le attività sportive su tutto il territorio nazionale, misura che, se pur utile a contrastare l’epidemia Covid 19, rischia di trasformarsi in una vera emergenza sociale per decine di migliaia di addetti.
Economia
Sono a rischio 200 mila occupati che erogano servizi di welfare a 6 milioni di italiani. Lo scrivono Confcooperative – Federsolidarietà, LegacoopSociali, Agci Solidarietà insieme ai tre sindacati confederali in una lettera al Presidente del Consiglio, ai ministri del Lavoro e dell’Economia, ai presidenti della Conferenza Stato Regioni, dell’Anci e dell’Upi per lanciare l’allarme sui presidi sociosanitari, sociali ed educativi che il mondo della cooperazione sociale sta garantendo.
Diritti
Decine di migliaia di persone senza fissa dimora e in condizioni di fragilità ed emarginazione restano escluse dalle misure di prevenzione sanitaria per la pandemia. Per queste ragioni l’associazione umanitaria indipendente MEDU, Medici per i diritti umani, ha rivolto un appello al governo e alle autorità sanitarie affinché si prevedano piani d’azione specifici per proteggere i gruppi di popolazione più vulnerabili.
Cultura
Restare a casa per contrastare l’emergenza Coronavirus. È questo il messaggio unidirezionale che proviene da tutti i settori della società italiana. Almeno fino al 3 aprile (termine ultimo dei provvedimenti adottati dal governo) tutte le attività ricreative terranno le porte chiuse. A farne le spese saranno soprattutto i luoghi dell’arte e dei beni culturali, centri nevralgici per l’intrattenimento, l’economia e la creatività del Belpaese. Musei, gallerie, siti archeologici non potranno ospitare al loro interno appassionati e turisti, cancellate mostre ed eventi programmati per questo periodo. Tutto sembra essersi fermato. Riprendere sarà ancor più faticoso. Il rischio è di perdere il passo, bloccare un’intera stagione artistica e culturale.
La chiusura imposta mette l’intero settore di fronte alla necessità di ridefinire tutte le proprie modalità di contatto e comunicazione, a pensare in maniera laterale. Proprio per mantenere vivo il rapporto con cittadini e potenziali visitatori. Nei momenti di emergenza come questi emergono genio ed estrosità, tratti storicamente distintivi del popolo italiano. Mentre in questi giorni si diffonde l’hashtag #iorestoacasa per la quarantena nazionale, si moltiplicano le iniziative culturali di “resistenza”. Dagli Uffizi di Firenze al Museo etrusco di Villa Giulia – Roma, i direttori organizzano tour virtuali tra le grandi opere che in questo momento non si possono vedere fisicamente. Il Museo Egizio di Torino rompe l’isolamento sia su internet che sui social. Dal sito si possono visitare le sale ristrutturate. Mentre su Facebook il direttore Christian Greco conduce dei videotour per raccontare gli oggetti della prestigiosa collezione, promuovendo l’hashtag #LaCulturaCura. A Milano, la Pinacoteca Brera permette di ammirare da vicino i capolavori della storia dell’arte mondiale che custodisce, grazie a una campagna di digitalizzazione in altissima definizione per consentire un approccio agli originali che va oltre ciò che percepisce l’occhio umano. Così il direttore generale della Pinacoteca di Brera, James Bradburne ha lanciato la sua speciale galleria a distanza: “un museo non è soltanto composto dai suoi oggetti fissi. Le persone, in un momento come questo, non hanno bisogno di venire al museo per ammirare le opere esposte. Vi chiedete come sia possibile? Per farlo, stiamo realizzando un programma in cui tutti i nostri dipendenti mostrano ed illustrano i quadri della Pinacoteca”. Tanti altri ancora sono i siti culturali che stanno sperimentando un approccio digitale all’arte. Una condizione di necessità che potrebbe addirittura trasformarsi in una grossa opportunità. Perché se c’è uno spazio libero che ci sta lasciando il virus, è la riflessione sui sistemi operativi che governano la società, su come le varie sfere sociali possano essere ripensate. E per quanto concerne l’industria culturale una delle domande più frequenti, anche alla luce delle iniziative promosse in questi giorni, riguarda un possibile punto d’incontro tra tradizione e innovazione, tra analogico e digitale. Se oggi dirette streaming e visite virtuali sono una necessità, domani potrebbero essere una virtù. Perciò valutarne gli effetti positivi e negativi in questi giorni di sperimentazione servirebbe ad apportare un cambiamento nel modo di vivere l’arte nel futuro. Una prospettiva che offrirebbe ai luoghi della cultura inedite opportunità di crescita facilitando nuove metodi di contatto con il pubblico. Con riferimento soprattutto a quella fetta di mercato nata con la tecnologia tra le mani: ragazze e ragazzi che della nicchia di interessati ad un’esposizione artistica ne rappresentano un angolino. Occorre dunque che l’arte vada incontro ai suoi spettatori, con un occhio di riguardo ai giovani, attraverso processi di digitalizzazione. Non basta parlare di innovazione, né è sufficiente appellarsi al ruolo educativo dei luoghi della cultura. Bisogna che il patrimonio rimanga vivo e sopravviva alla rivoluzione in atto. Partendo da queste settimane di incertezza, nelle quali si assiste ad una vera e propria virtu-arte, al tempo del Coronavirus.
di Pierluigi Lantieri
Internazionale
Dal prossimo lunedì anche la Francia chiuderà scuole e università a causa del coronavirus. È la risposta, secondo molti giudicata tardiva, del governo di Parigi, per cercare di contenere il contagio. Chiusure anche in Belgio e Portogallo, restrizioni a livello locale in Germania, mentre in Spagna sono state isolate quattro città nella provincia di Barcellona. Una situazione inedita e in continua evoluzione.
Società
Il 40% di tutto il Terzo settore italiano è già fermo. “È indispensabile e urgente mettere in sicurezza e continuità l’opera di milioni di volontari, operatori e organizzazioni”. Questo l’appello del Forum del Terzo settore, nel servizio di Anna Monterubbianesi
“Tutto il sistema del welfare nazionale si basa su due pilastri, da una parte il pubblico, dall’altra l’energia sussidiaria del Terzo Settore”. Così lancia l’allarme del mondo del non profit e del volontariato italiano Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore. “E’ indispensabile e urgente mettere in sicurezza e continuità l’opera di milioni di volontari, operatori e organizzazioni del Terzo settore Italiano che stanno segnalando le loro difficoltà tra chiusure e lavoratori messi a riposo forzato a causa del blocco dei servizi e dei pagamenti, mobilità dei volontari impegnati in opera di aiuto ai cittadini più fragili, irreperibilità sul mercato dei dispositivi di protezione indispensabili per garantire in sicurezza la continuità del servizio e degli aiuti alla popolazione. Situazioni allarmanti che richiedono una risposta coraggiosa, efficace e tempestiva. Tra le misure richieste: l’estensione anche agli enti di terzo settore di interventi di sostegno alle attività, la sospensione di scadenze fiscali contributive e per i mutui.
Economia
“Chiediamo che si provveda a estendere gli ammortizzatori in deroga a tutte le imprese, comprese le micro nel segmento 1–4 lavoratori e di adottare interventi urgenti con iniezioni di liquidità per consentire anche alle ditte più fragili di accedere alla moratoria siglata con Abi sulla sospensione dei mutui”. Sono le richieste dell’Alleanza delle cooperative al Governo dopo il varo del decreto da 25 miliardi sull’emergenza coronavirus.
Diritti
Tutti si preoccupano degli anziani con malattie croniche, ma chi si occupa dei disabili gravi?” Nicolas Sportelli ha 27 anni e abita a Rozzano, in provincia di Milano, nel cuore della Regione che da più di due settimane sta affrontando l’emergenza peggiore. I timori, l’attesa e le scarse comunicazioni dalle istituzioni, per Nicolas, come per migliaia di persone nella sua condizione, sono le preoccupazioni più grandi.
Internazionale
Le forze militari statunitensi hanno cominciato a lasciare l’Afghanistan dopo 19 anni di guerra: è il risultato dell’accordo dello scorso 29 febbraio tra Washington e i talebani e dei negoziati con il governo di Kabul. La risoluzione è stata approvata all’unanimità dalle Nazioni Unite e prevede lo scioglimento di tutte le organizzazioni terroristiche.
Cultura
Si chiama Spread Good Vibes ed è una delle più interessanti iniziative musicali al tempo del coronavirus. Il servizio è di Clara Capponi.
La crisi sanitaria che stiamo vivendo ha portato all’annullamento di tutti gli eventi culturali e musicali, almeno fino al 3 aprile. E visto che bisogna restare casa non resta che sfruttate le potenzialità del web per condividere la passione per la musica. Cosi nasce Spread Good Vibes, palinsesto improvvisato di volti, voci e selezioni musicali diverse. A metà tra una radio pirata – come si sono definiti – e una piattaforma di streaming musicale, dj, producer, cantanti artisti, giornalisti, addetti del settore e amanti della musica si stanno alternando da un paio di giorni nel proporre, direttamente dalle rispettive case, dj-set o selezioni musicali, parlate o no, della durata di 2 o 3 ore. Senza barriere di generi musicali, ognuno può offrire la propria disponibilità per costruire un palinsesto libero e 2.0. «Vogliamo entrare nelle case a portare un po’ di musica – affermano i promotori in un comunicato stampa – un po’ di compagnia, un po’ di voglia di stare insieme.