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Napoli, ancora intimidazioni alla sede dell’Arcigay

di Giovanna Carnevale


Bozzolo_ArcigayNapoli22082016_1Nuovo episodio intimidatorio alla sede dell’Arcigay Napoli. La mattina del 22 agosto, giorno di riapertura della sede, è stato ritrovato un bossolo di proiettile esploso sul chiavistello della porta dell’edificio in vico San Geronimo. L’Arcigay di Napoli “Antinoo” si trova si trova a pochi metri da via Benedetto Croce, frequentatissima da turisti e visitatori.

 

Episodi di violenza regolarmente denunciati alle forze dell’ordine sono stati registrati con maggiore frequenza negli ultimi mesi: carcasse di animali morti lasciati davanti alla sede, porte ritrovate aperte senza furti o apparenti forzature, cassonetti della spazzatura spostati ad ostruire gli ingressi sulla strada. Una sera di luglio, un gruppo di ragazzi su ciclomotori ha costretto all’interno alcuni associati con la minaccia di armi da fuoco.

 

“L’ultimo episodio del proiettile lasciato sulla soglia della nostra porta è inquietante perché viene dopo molti altri episodi di vandalismo che sono avvenuti negli ultimi mesi ai danni della sede storica dell’Arcigay di Napoli e prontamente segnalati alle forze dell’ordine e alle istituzioni locali”, ha affermato Antonello Sannino, presidente dell’Arcigay di Napoli.

 

“La comunità Lgbt ha ottenuto nel nostro Paese conquiste rivoluzionarie, in termini di visibilità sui media e di diritti, per questo non possiamo escludere attenzioni di forze reazionarie ed antidemocratiche, ma non ci lasceremo intimorire, l’associazione continuerà ad erogare i suoi servizi e a tenere aperti i suoi sportelli tutti i giorni dalla mattina alla sera. Per questo chiediamo l’immediato intervento del Sindaco e dell’Assessore delegata alla sicurezza urbana, del Presidente della Municipalità 2 e la convocazione di un Tavolo con Comune e Questura perché vengano messe in essere efficaci misure di sicurezza per la cittadinanza”.

 

L’Arcigay di Napoli in vico San Geronimo offre da molti anni servizi gratuiti di assistenza alla cittadinanza sulle questioni di genere, con sportello psicologico e legale e sulle malattie a trasmissione sessuale.

 

È  inoltre la sede di uno dei più ricchi e importanti Centri di documentazione Lgbt della nazione, fa parte del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli ed attende l’assegnazione definitiva alla storica associazione in difesa delle persone omosessuali, transessuali e intersessuali della città.

 

Bambini migranti, quei “sogni spezzati” tra Messico e Usa

di Giovanna Carnevale


child-887395__180Nei primi sei mesi del 2016, ventiseimila minori non accompagnati sono stati fermati al confine tra America centrale e Stati Uniti, in fuga da povertà e violenza. Circa trentamila, invece, le persone che hanno viaggiato come nuclei familiari, soprattutto madri e bambini. Di immigrazione si parla prevalentemente con riferimento all’Europa, ma oltreoceano il fenomeno è vissuto con simile drammaticità.

 

Secondo il nuovo rapporto Unicef “Sogni spezzati. Il pericoloso viaggio dei bambini dall’America Centrale agli Stati Uniti”, ogni mese migliaia di bambini dall’America Centrale rischiano di essere rapiti, venduti, violentati o uccisi per cercare di raggiungere gli Stati Uniti per chiedere protezione da bande criminali e dalla povertà. La maggior parte proviene da Paesi come Honduras, El Salvador e Guatemala, dove ci sono alcuni dei tassi più alti al mondo di omicidi.

 

“È straziante pensare a questi bambini, la maggior parte dei quali adolescenti, ma alcuni anche più giovani, che devono affrontare un viaggio estenuante ed estremamente pericoloso in cerca di sicurezza e di una vita migliore”, ha dichiarato il vice direttore Unice Justin Forsyth. “Questo flusso di giovani rifugiati e migranti sottolinea l’importanza di affrontare la questione della violenza e delle condizioni socio-economici nei loro Paesi di origine”.

 

I minori non accompagnati fermati negli Stati Uniti hanno diritto ad essere ascoltati da un Tribunale per l’immigrazione, ma non hanno diritto ad un avvocato nominato dal Tribunale. I bambini che viaggiano con un genitore rischiano una rapida espulsione o mesi di detenzione.

 

Secondo i dati, i bambini non accompagnati che non hanno un rappresentante legale nelle udienze presso il Tribunale dell’immigrazione degli Stati Uniti  (il 40%) hanno maggiori probabilità di essere rimpatriati rispetto a quelli rappresentati. In casi recenti, al 40% dei bambini senza rappresentanza è stato disposto il rimpatrio rispetto al 3% per i bambini rappresentati.

 

(Fonte: Redattore Sociale)

Paralimpiadi, bilancio in rosso: 10 Paesi a rischio partecipazione

di Giovanna Carnevale


paralimpiadiChiusura degli impianti, tagli ai servizi per gli atleti, ai mezzi di trasporto, agli spazi riservati ai giornalisti: le Paralimpiadi prenderanno il via il 7 settembre, ma il Comitato organizzatore ha già annunciato una serie di risparmi sull’evento: “mai prima d’ora, nei cinquantasei anni di storia dei giochi Paralimpici ci siamo trovati di fronte a una situazione così difficile”, ha detto il presidente Philip Craven.

 

Decine di Paesi rischiano di non riuscire a coprire il costo della trasferta a Rio per i loro atleti a causa del mancato invio di contributi alle spese di partecipazione da parte del Comitato delle Paralimpiadi a quelli nazionali.

 

Sicuramente uno dei principali motivi della carenza di fondi è il bassissimo numero di biglietti venduti finora: poco più di 290 mila su oltre tre milioni, una cifra decisamente inferiore di quella di Londra 2012.

 

Ma a influire è anche la guerra giudiziaria in corso da settimane in Brasile, dove il Tribunale ha stabilito il divieto assoluto di aiuti statali al Comitato organizzatore dei Giochi fintanto che esso non renderà noti i suoi bilanci.  Richiesta che il Comitato, sottolineando la sua natura privata e pertanto non soggetta alle regole di trasparenza del settore pubblico, ha rispedito al mittente, esponendosi però così al rischio di dover versare la salata multa prevista dalla sentenza: 100mila real al giorno (quasi 30 mila euro).

 

Il sindaco di Rio de Janiero si è detto disponibile a offrire un contributo tra i 30 e i 45 milioni di euro. Intanto, però, i tagli sono inevitabili: le gare di scherma in carrozzina verranno disputate nella Carioca Arena 3, dentro il Parco Olimpico di Barra, per consentire la chiusura totale dell’Arena nel Deodoro Park, dove erano inizialmente previste. Sono inoltre stati decisi tagli ai mezzi di trasporto, alla ristorazione, con una revisione degli spazi in tutte le sedi e la chiusura di un certo numero di centri allestiti per la stampa presso gli impianti di gara.  “Stiamo lavorando disperatamente”, ha detto presidente del Comitato delle Paralimpiadi, “per proteggere i servizi destinati agli atleti, in particolare quelli all’interno dei campi di gioco: hanno dedicato la loro vita al raggiungimento di questi Giochi e faremo del nostro meglio per cercare di mantenere i livelli di servizio che ci si aspetta da un Paralimpiade”.

 

“Speriamo in una campagna promozionale che coinvolga il pubblico brasiliano, ma certo a questo punto per noi è difficile aspettarsi gli impianti pieni che abbiamo visto a Pechino o Londra e che ci aspettiamo di vedere a Tokyo fra 4 anni”.

 

(Fonte: Redattore Sociale)

Agricoltura sociale, aperto un bando da 50mila euro per il miglior progetto

di Giovanna Carnevale


campi-legalitaConfagricoltura, Onlus Senior e Intesa San Paolo promuovono “Coltiviamo agricoltura sociale”, un concorso con il quale si intendono valorizzare le iniziative di aziende agricole e cooperative sociali che realizzano progetti con percorsi di inclusione e sostegno sociale alla categorie più deboli della popolazione.

Il progetto più originale vincerà un premio di 50mila euro.

 

L’iniziativa “Coltiviamo agricoltura sociale”, che sarà presentata il 24 agosto alle 13 al Meeting di Rimini, è riservata a imprenditori agricoli singoli o associati, cooperative sociali che esercitano attività agricola e altre forme di associazione di promozione sociale. Beneficiari delle proposte presentate devono essere minori e giovani in situazione di disagio sociale, oppure anziani, o disabili, o rifugiati o richiedenti asilo.

 

I progetti dovranno riguardare uno o più dei seguenti ambiti: inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità o svantaggiate e di minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione e sostegno sociale; prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali che utilizzino le risorse materiali e immateriali dell’agricoltura per sviluppare le abilità e le capacità delle persone e per favorire la loro inclusione sociale e lavorativa, di ricreazione e di servizi utili per la vita quotidiana; prestazioni e servizi a supporto delle terapie mediche, psicologiche e riabilitative per il miglioramento delle condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive delle persone interessate, anche con l’ausilio di animali addestrati e la coltivazione delle piante; educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità, conoscenza del territorio mediante le fattorie sociali e didattiche per l’accoglienza e il soggiorno di bambini in età prescolare e di persone in difficoltà sociale, fisica e psichica.

 

Le proposte dovranno essere presentate entro il 15 ottobre 2016, mentre i progetti andranno realizzati entro il 30 ottobre 2017. Tutti i dettagli per la partecipazione sono contenuti nel bando.

 

(Fonte: Redattore Sociale)

“Non lasciarlo perdere”, campagna della Regione Lazio contro il gioco d’azzardo patologico

di Admin GRS


grs ludopatiaLa Regione Lazio scende in campo contro il gioco d’azzardo patologico, lanciando la campagna di comunicazione sociale “Non lasciarlo perdere”, finanziando con 1 milione di euro la nascita di una rete regionale dei centri No slot, costituita da sportelli di ascolto e accoglienza per giocatori patologici in cerca di aiuto e per i loro familiari.

Tramite il sito regione.lazio.it/stopazzardo viene offerta la possibilità di geolocalizzare tutti gli sportelli aperti sul territorio regionale ed essere aggiornati sui giorni e sugli orari di apertura degli stessi. Inoltre, è stato attivato un centro di ascolto regionale telefonico, corrispondente al numero verde 800.001.133, attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 17.00. Il piano comprende anche la costituzione dell’Osservatorio regionale sul fenomeno del gioco d’azzardo, come previsto dalla legge 5/2013, e la distribuzione del marchio regionale “slot free-rl”, riservato a esercizi commerciali, circoli privati e altri luoghi d’intrattenimento che non accolgono al loro interno apparecchiature per il gioco d’azzardo.

A Rio il Team rifugiati entra nella storia. E ha già vinto

di Elena Fiorani


grsDal campo profughi di Kakuma in Kenya allo stadio Maracanà di Rio: sarà Rose Nathike Lokonyen, 23 anni, originaria del Sud Sudan, la portabandiera olimpica della squadra dei rifugiati. Il team sponsorizzato dall’Unhcr ( l’Agenzia Onu per i rifugiati) e dal Cio (Comitato olimpico internazionale) che per la prima volta partecipa a una Olimpiade: dieci ragazzi in tutto che entreranno nella storia. E che, solo per essere arrivati fin qui, hanno già vinto. Rose e gli altri porteranno, infatti, con sè le storie dei paesi da cui sono stati costretti a fuggire: il dramma della situazione in Siria, ma anche i conflitti armati in Congo e in Sud Sudan.

Proprio dal Sud Sudan è fuggita Rose, a soli dieci anni. Il resto della vita l’ha passata in Kenya, in un campo profughi. Qui, durante una gara a scuola, un insegnante le suggerì di partecipare alla 10 chilometri.”Non ero addestrata – racconta – E’ stata la prima volta che correvo e sono arrivata seconda. Ero molto sorpresa”. Da allora si è trasferita in un campo di addestramento vicino Nairobi, e lì in questi mesi si è preparata per gareggiare a Rio 2016 negli 800 metri. Stasera sfilerà come simbolo di tutti i rifugiati nel mondo: “Rappresenterò la mia gente lì a Rio, e magari, se riesco, potrò tornare e gareggiare per promuovere la pace”.

 

La squadra dei rifugiati si aggiunge alle 207 nazioni in gara, ed è composta da due nuotatori siriani, due judoka provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo e sei corridori provenienti da Etiopia e Sud Sudan. Sono tutti fuggiti da violenze e persecuzioni e hanno cercato rifugio in altri paesi come Belgio, Germania, Lussemburgo, Kenya e Brasile. La partecipazione alle Olimpiadi del team è particolarmente significativa e arriva nell’anno in cui il numero dei rifugiati nel mondo ha sfiorato la cifra record di 60 milioni. Servirà, dunque, ad accedere i riflettori su una vera e propria nazione di senza patria: i migranti forzati e gli sfollati di tutti i paesi.

 

Durante la presentazione ufficiale della squadra a Rio, due degli atleti, Yusra Mardini, 18 anni, e Yiech Pur Biel, 21, hanno ringraziato il Comitato Olimpico e l’Unhcr, “per la possibilità che ci hanno dato di inseguire nuovamente i nostri sogni” hanno detto, spiegando cosa significa per loro gareggiare a Rio. Yusra, per esempio, l’anno scorso ha nuotato per la sua vita quando il gommone su cui viaggiava dalla Turchia alla Grecia ha imbarcato acqua e ha iniziato ad affondare”. Questo è un nuovo inizio che cambierà la nostra vita per sempre – ha aggiunto Biel – Non dimenticheremo ciò che Cio e l’Unhcr hanno fatto per noi: sono stati una madre e un padre. Ci sentiamo di appartenere di nuovo a una comunità, in quanto esseri umani. Grazie a tutti e che Dio vi benedica”. “La loro partecipazione ai Giochi Olimpici è un segno di speranza per tutti i rifugiati del mondo – ha aggiunto il presidente del Cio Thomas Bach -. Non avevano un paese o una bandiera con cui gareggiare. Da oggi ce l’ hanno”. (Fonte: Redattore sociale)

Chi sono i 10 atleti del Team Refugees?

Aperto a Milano un centro Sprar per minori

di Elena Fiorani


grsA Milano era qualcosa di cui si sentiva la mancanza: un centro Sprar per minori. Ora grazie a Fondazione Progetto Arca e alla Fondazione L’Albero della Vita che gestiscono un centro del Comune in via Zendrini un luogo dedicato ai minori è una realtà. Ha aperto i battenti a metà luglio e ai primi di agosto accoglieva già 26 ragazzi tra i 14 e i 18 anni. “Si tratta di minori che erano già sul territorio, ma occorreva un luogo come questo per poterli proteggere – spiega Tina Regazzo direttore dei servizi di Progetto Arca, onlus che si occupa della parte organizzativa di questa struttura – A Milano è la prima volta che si realizza questo tipo di accoglienza specializzata, con questa esperienza costruiamo un modello che può essere utile anche per gli altri”.

“Quello che colpisce è la loro voglia di integrazione, evidente dall’entusiasmo con cui partecipano alle lezioni di italiano – osserva Alberto Sinigallia, presidente di Fondazione Progetto Arca onlus – Questo è un progetto pilota per la città e tutte le attività sono mirate a un’integrazione sociale reale, perché con la maggiore età i ragazzi lasceranno il centro e dovranno essere in grado di provvedere alla propria indipendenza”.

Ivano Abbruzzi, presidente de L’Albero della Vita, la onlus che cura il progetto educativo spiega le fasi dell’iniziativa: “I ragazzi che abbiamo accolto erano o in strada o in altri centri di accoglienza con gli adulti e nei primi giorni abbiamo curato soprattutto il fatto che si riposassero, che recuperassero un’alimentazione corretta e ora cerchiamo di curare anche l’aspetto emotivo”. Il progetto pensato per questi ragazzi che provengono da diversi Paesi – Egitto (35%), Kossovo (19%), Ghana (15%), Gambia (8%), Mali (8%), Nigeria (8%), Bangladesh (4%) e Costa d’Avorio (4%) – punta al loro inserimento sociale e lavorativo. “Passando dalla presa in carico della persone si cerca di predisporre l’inserimento sociale, ma speriamo anche che al compimento dei 18 anni possano rimanere in un programma di tutela perché per i più grandi il tempo a nostra disposizione è poco. A Palermo abbiamo una struttura per ragazzi tra i 17 e i 21 anni è importante pensare al loro inserimento – continua Abbruzzi – a breve arriveranno gli altri quattro ragazzi”, assicura Abbruzzi.

Inoltre, è stato attivato un centro per mamme e bambini in via B.V. da Carcano. Qui l’accoglienza per transitanti e per richiedenti asilo si realizza in piccoli appartamenti dove gli uni posso trovare uno spazio di unità e intimità in un percorso migratorio sempre travagliato, gli altri condizioni adeguate per una crescita nella direzione dell’autonomia e dell’integrazione sociale. Una grande attenzione viene dedicata alle condizioni specifiche di bambini e ragazzi, allo sviluppo della genitorialità e al recupero dalle condizioni traumatiche causate sia dalle difficoltà dei contesti di provenienza, sia dalle difficoltà del viaggio che hanno dovuto affrontare. “Dal 18 luglio, abbiamo accolto 25 famiglie, per un totale di 89 persone: 45 adulti (di cui 31 donne e 14 uomini) e 44 minorenni – spiega Abbruzzi – Queste famiglie vengono definite “transitanti” perché il loro obiettivo è continuare a “transitare”, a spostarsi per raggiungere altri luoghi in cui iniziare una nuova vita: difatti, delle 25 famiglie inserite, 10 (per un totale di 44 persone) hanno lasciato il centro dopo qualche giorno”. (Fonte: Vita.it)

Nuovo Cinema Aquila di Roma: da bene confiscato a spazio partecipato

di Elena Fiorani


aquilaDa bene confiscato a luogo “partecipato”: pare avvicinarsi la riapertura del Nuovo Cinema Aquila, il cinema del Pigneto che, dopo essere sottratto alla criminalità organizzata, ristrutturato ed assegnato al consorzio il Solco, per “illeciti amministrativi” è stato sottratto a chi lo aveva in gestione, quindi chiuso un anno fa e finora non riassegnato né riaperto.
Oggetto di discussioni, polemiche e proteste il bando pubblicato dalla precedente giunta e non andato a buon fine: nessuno dei candidati aveva requisiti o punteggio sufficienti per l’assegnazione. Ancor più discussa la notizia, circolata per vie ufficiali, di una prossima assegnazione alla fondazione Cinema per Roma. Poi la caduta della giunta Marino, il commissariamento, le votazioni e il cambio di giunta avevano rimesso in gioco le sorti di questo spazio.
Oggi la notizia è che comune e municipio (il V) hanno raggiunto un accordo, grazie anche alle associazioni che stanno seguendo la vicenda e al neonato gruppo di lavoro “Riapriamo il Cinema Aquila”, promotore di recenti iniziative: il 2 agosto, infatti, un incontro tra assessore capitolino alla Cultura, dipartimenti IV, municipio V e lo stesso Gruppo di lavoro ha stabilito “che il cinema venga affidato temporaneamente al municipio, in attesa della sua assegnazione definitiva. Il municipio potrà autorizzarne l’uso per finalità socioculturali e, sotto il suo patrocinio, potrà ospitare attività proposte delle comunità di riferimento al fine di attuare riaperture temporanee, dando luogo ad iniziative e rendendo il cinema fruibile alla cittadinanza. Questo è, a nostro avviso, un primo importante risultato per l’attivazione di un processo partecipato ed orizzontale per la gestione del Nuovo Cinema Aquila”, commenta infine il Gruppo di lavoro, che nei prossimi giorni presenterà al municipio progetti di natura culturale e sociale da realizzarsi nel cinema, da svolgersi a partire dal mese di settembre in attesa della sua riapertura definitiva. E invita quindi “tutte le associazioni, le realtà sociali e i singoli cittadini interessati alla sua riapertura prendere parte a questo lavoro”. Si prevede quindi che a settembre il cinema, secondo queste modalità, tornerà ad essere uno spazio sociale e culturale aperto e a tutti gli effetti funzionante, con la partecipazione attiva di cittadini e associazioni.

L’obiettivo finale è “attivare il cinema come luogo vivo di fruizione della cultura cinematografica e non solo, ma anche come luogo di sperimentazione che, coerentemente alla sua natura di bene confiscato alla criminalità organizzata, sia uno spazio di coesione sociale, inclusivo e a beneficio del territorio, slegato dalle dinamiche classiche di consumo – spiega il comitato – Un cinema quindi al di là delle logiche commerciali, che oltre da una programmazione di qualità (dalle prime visioni alla cinematografia indipendente) sia caratterizzato anche da accessibilità, inclusività e dalla possibilità di sperimentare – con laboratori, spazi assembleari – le pratiche atte a favorire la costituzione di un tessuto sociale ricco e partecipato nel territorio e nella città”.

La lotta contro il doping è in viaggio per Rio de Janeiro

di Elena Fiorani


donatiEsito negativo dell’ultimo controllo antidoping fatto a sorpresa il 22 giugno scorso su Alex Schwazer. Il controllo è stato disposto dal Coni. Al marciatore erano state prelevate le urine a Racines (Bolzano). E’ il 20° controllo subìto dall’atleta dal 2015 sia dal Coni, sia dalla Iaaf: tutti questi esami (sangue o urine) sono stati negativi tranne quello del primo gennaio 2016, dov’è stata riscontrata una modesta presenza di testosterone nelle urine.

Intanto, il 6 agosto il marciatore altoatesino partirà per il Brasile, dove il Tas si pronuncerà sulla sua partecipazione ai Giochi, con l’obiettivo di gareggiare nella marcia. L’udienza è fissata per lunedì 8 agosto, i testi saranno collegati via Skype e il giudizio pieno nel merito si avrà in 1-2 giorni.
La Repubblica ha realizzato un docufilm, firmato da Attilio Bolzoni e Massimo Cappello con la regia di Alberto Mascia, in cui sono ricostruiti tutti i misteri del caso Schwazer. Il video contiene intercettazioni telefoniche inedite sui tentativi di pilotare gare internazionali di atletica e sui segreti del doping russo. GUARDA IL VIDEO

Se l’intero sistema si regge sull’imbroglio vale la pena intervenire il prima possibile, senza l’illusione che questo sport sia il migliore dei mondi possibili.

 

Accesso all’informazione e alla cultura per le persone con disabilità

di Anna Monterubbianesi


LibriE l’Italia manca all’appello. Ratificato da 20 Paesi, ultimo in ordine di tempo il Canada, il Trattato di Marrakech potrà finalmente entrare in vigore dal 30 settembre.

Il Trattato renderà possibile il libero scambio internazionale non commerciale di materiale librario protetto dal diritto d’autore, in modo che possa essere utilizzato in formati accessibili, quali Braille e audio. Oltre che per ciechi e ipovedenti il Trattato avrà effetti positivi anche per le persone dislessiche o con altre difficoltà di lettura.  Un Trattato internazionale adottato all’unanimità dalla Conferenza Diplomatica dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI) a Marrakech, Marocco, il 27 giugno 2013 e volto ad agevolare l’accesso alla lettura per tutti.

“In Europa solo il 5% dei libri è accessibile ai non vedenti e questo numero si riduce all’1% nei Paesi in via di sviluppo”, come ha dichiarato il Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Mario Barbuto. “Col Trattato di Marrakech, avremo una opportunità in più per accedere al sapere, alla cultura, alla conoscenza in una posizione di uguaglianza, cittadini tra i cittadini.”

La mancanza di informazioni in formato accessibile pone tutte le persone con disabilità in una condizione di grande svantaggio e di negazione di un diritto umano fondamentale.

Tuttavia il nostro Paese sembra preoccuparsi ben poco dell’accesso al  sapere per tutti, tanto che non ha ancora ratificato il Trattato.

“Auspichiamo che presto anche l’Italia proceda alla ratifica del Trattato, sarebbe un modo di rispondere all’impegno che lo Stato ha assunto con la ratifica della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità” come ha dichiarato il Presidente nazionale dell’Unione Mario Barbuto.